Carissimi, non sono amico di Dolce o di Gabbana, ho molti amici ma purtroppo loro non sono tra questi.
Non sono un danaroso cliente di Dolce & Gabbana, sono un normale cliente che compra, semmai i loro profumi e allora me lo dite perché “cazzo” dovrei stare in un evento privato a tavola insieme a miliardari che non conosco, io che sono a mala pena un impiegato pubblico?
Eppure la notizia che in città ci fosse un evento (privato) di tale importanza, ha fatto impazzire tutti coloro abituati a sentirsi “qualcuno” e immagino soprattutto le loro compagne che avranno assillato costoro affinché si facessero valere per avere un posto a loro riservato.
Sappiamo tutti, non solo gli operatori del settore che c’è chi fa di tutto per imbucarsi negli eventi, anche in quelli strettamente privati essendo fuori luogo, pur di strappare un selfy e per una notte, da impiegato, sognare seduto accanto alla Contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Io immagino la scena, in un salone con tavoli composti di miliardari russi, cinesi, arabi con mise lussuose e di alta moda e un tavolinetto in un angolo, con loro (gli scrocconi) mentre qualche invitato sta a chiedersi, da quando tanta democrazia nei confronti della servitù.
O meglio immagino scene di “scrocconi” più fortunati seduti in quei due posti rimasti liberi in un tavolo da dieci, quelli per intenderci dove finiscono gli ospiti che s’integrano male con il resto degli invitati (in genere quelli con i quali non vorresti mai sedere).
Immagino anche le discussioni imbastite in una lingua inglese stentata facendo convenevoli del tipo: “Lei da dove viene? Dall’Oman? Ci devono essere delle belle spiagge lì da Voi. Con mia moglie abbiamo deciso che quando coincideranno le nostre ferie prima o poi visiteremo il Suo paese.”.
Oppure “Ah, il paese è proprio tutto Suo? Certo un bel lavoro deve essere il Vostro. Io non mi posso lamentare, lavoro per la pubblica amministrazione che non è proprio tutta mia, ma è come se lo fosse. Sono dirigente di un ufficio ben avviato, con tanto personale.”
Il tutto nella speranza che a tavola non servano le “stronzette lumachine”.
E’ così che incidentalmente scopri che il mondo va fuori da quel “cato” dove avevi vissuto fin a quel momento e che si potesse viaggiare garantendosi dei lussi senza necessariamente in missione a spese del contribuente.
Comprendi che quando “il mondo” passa dalle nostre latitudini tutte le piccinerie provinciali alle quali si era abituati, diventano ridicole.
Comprendi che non ci si “autoproclama autorità” sol perché si mette in croce l’organizzatore di un evento per farci avere il biglietto d’ingresso omaggio nelle prime file riservate.
Capisci che “autorità” comporta un “protocollo e un cerimoniale” (quello vero, governato da una legge che stabilisce finanche le priorità dei posti a sedere).
Capisci che o si ha un ruolo e quindi saranno gli altri ad avere il piacere di invitarti oppure sei “fuori luogo” e come scrissi qualche settimana fa, o “si è” o “non si è”, non esistono vie di mezzo come c’insegna la “rana di Fedro” e a poco, servono gli auto attribuiti titoli di “Dottore” senza aver senza aver conseguito una laurea.
Chi frequenta le vere capitali mondiali sa delle frequenze di questi “eventi riservati” in locali in o contesti di grande prestigio e allora perché tutte queste polemiche rispetto alla impenetrabilità e riservatezza dell’evento?
Dobbiamo a mio parere esser grati a “uno di noi” che con il suo talento ha fatto fortuna ed è tornato qui (investendo risorse personali) nelle stesse location ormai arcinote per il business delle “serie di mafia, antimafia e squadre di polizia”, per non parlare una volta di mafia ma per presentare a danarosi amici e clienti personali le bellezze di Sicilia a partire dalle piante di limoni, dall’essenza bella e meravigliosa di questa nostra sicilianitudine. Nella speranza che certe opportunità si ripetano se vogliamo crescere e vogliamo essere degni di questi titoli che con periodicità ci vedono capitale di qualcosa, dobbiamo crescere noi individui imparando a convivere a “alta quota”.
Dedicato a Fantozzi. Un abbraccio Epruno.  

(Articolo pubblicato su www.ilsicilia.it 11/7/2017)