“U sa fari a Chimenti?”
Questa era la domanda frequente verso la fine degli anni settanta quando i ragazzini giocavano per strada con il pallone evocando i campioni del calcio.
Ma chi era Chimenti e soprattutto cosa significava “fare Chimenti?”
Chimenti Vito da Bari, nella stagione 1977-1978 proveniente dal Matera giunge al Palermo in serie B, dove gioca due stagioni ad alto livello con 29 reti complessive.
Grazie anche ai suoi goal, la squadra rosanero otterrà un sesto e un settimo posto.
Cosa significava “fare Chimenti?”
Pochi sanno che per il popolo di fede rosa-nero, l’inventore della bicicletta è stato Vito Chimenti e poco importa se nel resto del mondo tutti attribuiscono al barone Karl Von Drais, da Baden in Germania l’invenzione nel 1817 della “draisina”, la prima bicicletta antesiniana, ma a Palermo a parlar di bicicletta ancorchè di Totò Cannatella, si doveva parlare di Chimenti, con il famoso suo gesto tecnico, “pallone alzato di tacco da dietro per superare l’avversario con un pallonetto” battezzato la “bicicletta”, che faceva impazzire lo Stadio della Favorita.
“Fare Chimenti”, significava fare il gesto tecnico della “bicicletta”. Per molto tempo tutti i più famosi difensori delle squadre avversarie, subirono la “bicicletta” fin quando un terzinaccio di mestiere, alle sue ultime partite in carriera, di nome Ubaldo Spanio da Chioggia, con la maglia del Varese, non ne neutralizzò l’effetto aiutato dalle immagini più volte riprodotte da Bruno Pizzul con la sua “moviola”, pazzo per il gesto tecnico di colui che chiamava il “torello del Palermo”, a causa del suo fisico tracagnotto per nulla assimilabile a quello dei grandi centravanti del momento.
Ma non finisce qui ….. la presenza nel Palermo di Chimenti, viene segnata da un mistero legato alla sua partecipazione alla finale di Coppa Italia 1978-1979, dove con un suo gol al primo minuto di gioco, il Palermo passa in vantaggio perdendo poi la partita, dopo esser stato raggiunto in 11 contro 10, da un goal di Brio a 9 minuti dal termine e superato nei tempi supplementari da un definitivo goal di Causio.
Chimenti in quell’incontro, dopo aver fatto impazzire la difesa per 45 minuti viene sostituito durante l’intervallo inspiegabilmente, si dirà successivamente a causa di un infortunio procurato da Cabrini.
La domenica successiva, appena a quattro giorni di distanza, con il Taranto nell’ultima partita della stagione, Chimenti risulterà regolarmente in campo ma inizierà a manifestare malumori chiedendo di esser ceduto a fine stagione. ”
(Da Leggendo Epruno 4 – “Le Vite degli Altri” di Epruno andato in scena il 20/10/2015 al Teatro Ditirammu nelle rassegna, “Ditirammu d’Autore” e il 12/06/2016 sempre al Teatro Ditirammu nella “Mini Rassegna di Leggendo Epruno”).
Il mio ricordo è arricchito dalla circostanza che grazie all’amico giornalista Gaetano Perricone, che in una delle due serate al Ditirammu lesse questo brano, Vito Chimenti ricevette il testo e si commosse tanto per esser diventato “oggetto di narrazione” e quindi volle chiedermi l’amicizia su facebook per ringraziarmi personalmente, con la promessa che ci saremmo incontrati di persona alla prima occasione.
Sognavo una ulteriore replica con lui in sala, addirittura sul palco ma purtroppo oggi devo registrare soltanto la sua assenza con profondo dolore da tifoso rosanero e da individuo che con poche righe aveva avuto l’ambizione di consegnare a futura memoria quello che a Palermo resterà per sempre “l’inventore della bicicletta”.
Un abbraccio, Epruno.