Le Vite degli Altri

imagesPerchè mi sono convinto a scrivere un performance di brani su questo tema? Certamente il discorso agli studenti di Steve Jobs ha acceso in me una lampadina, facendomi ripercorrere la mia storia personale, partendo dal momento in cui anche io sono stato studente fino al giorno d’oggi. Non nascondo di esser rimasto fregato dall’aver vissuto la vita altrui e ancora oggi, se ben siano presenti i primi segnali dell’anzianità, continuo spesso a cedere in questo imbroglio. Le nostre vite sono frutto dei nostri incontri e non sempre dietro la porta c’è San Francesco, tutt’altro, c’è uno vestito da San Francesco che non altro fine di giungere ai propri scopi utilizzando il prossimo e facendo sì che si rimanga coinvolti nelle ambizioni altrui finendo per convincerci che quella sia la nostra vita, mentre stiamo vivendo la vita di altri. Bisogna quindi essere affamati e senza scrupoli come lo fu Jobs per non vivere la vita altrui ma per far si che gli altri vivano la tua, una sorta di giungla.

Non nascondo che la personalità ha un suo ruolo in tali vicende, poichè non è dal rimanere integri da tale tentazione che misureremo il ns successo, ma dalla capacità che avremo dal rialzarci dopo esser stati fregati, ma abbiate fiducia, chi vuole raggiungere a tutti i costi uno scopo, lo farà servendosi di voi o di qualunque altro utile idiota si ponga sul suo cammino, certa gente e come i mostri dei film di fantascienze si nutre di altre creature per sopravvivere.

C’è un mondo idealizzato, spesso costruito nei catechismi per tenerci a bada poichè da grandi ci si rende conto che il boia e il tuo confessore, spesso sono la stessa persona. C’è un mondo governato dalle ipocrisie e falsità, c’è chi giornalmente costruisce false verità e magari e colui che è posto a garantire la giustizia. Scopo delle persone pulite è quello di smascherare e denunciare certi giochi anche se in una partita a carte, tutte le carte di maggior valore stanno dalla loro parte. Poi c’è una umanità che vive sfruttando queste nefandezze e certi cattivi maestri a discapito di chi segue le regole. C’è anche una umanità che decide di non esporsi ma che finisce per essere coinvolta dalla casualità degli incontri. Infine c’è proprio chi ha la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato e tutto ciò fa si che “le vite degli altri” diventano inevitabilmente le nostre vite.

Noi siamo persone positive, ma il mondo è popolato di gente negativa che finisce per inaridire le nostre vite, allora prima che sia tardi è meglio …………….

Mini Rassegna di Leggendo Epruno – ” IL VIAGGIATORE”

Leggendo Epruno 3.1 115La gente ha ancora voglia di sentire i racconti se questi vengono proposti innanzi tutto pieni di contenuti, anche se presentati con una certa ironia per renderli più assimilabili e soprattutto con l’aiuto di due condimenti importanti, prima di tutto, l’ottima musica di sottofondo e come ciliegina sulla torta l’aiuto dei moderni strumenti multimediali.(Epruno)

Continuo ad esserne convinto e proprio per questo mi sono fatto convincere a mettere in piedi una rassegna che celebrasse questi  15 anni di attività “Epruno”, anche se sono sempre stato convinto che ciò avrebbe rappresentato per me uno sforzo editoriale e produttivo non da poco, visto la cadenza mensile dei quattro appuntamenti.

Ho riscontrato fino ad oggi grande partecipazione visto la tipicità del genere. Un editoriale lo si legge o lo si ascoltà nei posti più impensati ed in massima libertà, portare gli editoriali in teatro creando questo format è stata una grande scommessa, poichè non solo ho dovuto vincere la tradizionale “pigrizia” della mia utenza abituata fin dall’inizio ad esser raggiunta con la mail-list posto casa ogni venerdì mattina, ma inoltre ho dovuto costruire scrivendo una struttura narrativa, un vero e proprio contenitore supportato da strumenti multimediali.

Il mio selezionato ed affezionato pubblico mi ha seguito anche questa volta, dandomi fiducia, dopo avermi seguito per sei anni nell’avventura radiofonica di “la Voce di Epruno”, sono riuscito a portarlo in un posto unico quale il Casateatro Ditirammu.

Domenica 15 Maggio 2016 sarà il momento dell’ennesima scommessa, la terza riproposizione della lettura di ” IL VIAGGIATORE” (andata in scena al Teatro Ditirammu nell’ambito della rassegna “Ditirammu d’Autore” il 28 Marzo e 16 Maggio 2015) e che ha riscosso tanto successo a tal punto di farlo conoscere a quanti più amici possibili. L’aver legato questa volta l’antologia di brani della mia produzione al diario del transito da Palermo nel 1782 di Johann Wolfgang Von Goethe, rappresenta un gustoso momento per rappresentare il carattere e gli atteggiamenti nei secoli del Palermitano, visto attraverso gli occhi di un viaggiatore attento ai fatti di costume, dimostrandone l’immutabilità nei secoli.

Come già avvenuto in occasione del secondo appuntamento di questa rassegna, anche questa volta vedremo la partecipazione amichevole e straordinaria di un noto attore del nostro teatro locale ….

 

 

 

 

“Aristos”

12 Panchina belvedereQuesta volta, la mia panchina, posta davanti al belvedere su quelle serene vallate madonite a Crongoli, era parzialmente occupata, dal mio amico, il Popè di Myconos, Aristos Napazza, intento a meditare e pregare con il suo lungo rosario di legno, il quale appena vistomi fece cenno di sedermi accanto a lui. Il belvedere e l’unica cosa di pregio presente nella povera Crongoli, un patrimonio naturale e meta di arrivo di tutte le passeggiate, dette in dialetto “passiate”, una sorta di struscio interminabile intercalato da discorsi persi, per paesani e i forestieri nelle giornate di bel tempo.

Un croce in alto, ricorda il punto dal quale i paesani, si dice, gettarono nello strapiombo il Senatore Burbazza il giorno in cui sopraelevò abusivamente la sua casa in paese, occultando per sempre l’irraggiamento diretto della piazza, vista l’altezza delle montagne che circondano il paesino e che da allora, per strane concomitanze geografico-astrologiche, fece sì che la piazza restasse in ombra per tutto l’anno, tranne il 29 di Febbraio.

Che volete, è gente semplice anche, se ufficialmente si parlò di suicidio, benché da allora nessuno si azzarda più a pensare opere abusive.

Mi sedetti accanto al Pope che per me rappresentava una figura di riferimento culturale, con il quale poter parlare di tutto. Conobbi Aristos cinque anni fa qui a Crongoli in Ottobre, in occasione dei tradizionali “lavori dell’Ubalda“, una sorta di “fiera delle vacche” mista a proiezioni cinematografiche e dibattiti su temi di grande interesse ……. mi sedetti e passarono circa dieci minuti di meraviglioso silenzio prima che io mi voltassi verso il Pope chiedendo: “Aristos, ormai ci conosciamo da un po’ di tempo, eppure non ti ho mai chiesto che cazzo ci fa un Popè in un paese spopolato con una sola chiesetta e per di più cattolica?

Lui sorrise con quella lunga barba bianca ingiallita in parte a causa delle tante sigarette e mi rispose: “Lunga storia. Italiani, Greci una faccia, una razza!

E io “Aristos, per favore ……. Ora ti metti a utilizzare i luoghi comuni con me?

E qui iniziò a raccontare la storia di un giovane pieno di speranze che non si piegò alla repressione dei colonnelli in Grecia e scappo a Palermo dove venne a studiare all’università come tanti giovani connazionali. Dai suoi racconti, Palermo era una città magica e piena di vita, di tante pulsioni intellettuali e di tante iniziative culturali, era la città che diede i natali a tanti intellettuali, giornalisti, artisti che trovarono poi fortuna altrove. Palermo era la città dei grandi eventi, era la città che si immaginò Woodstock organizzando Palermo POP70 e 71, vedendo tutti i grandi artisti che avrebbero fatto la storia della musica, lì in quella stessa Palermo del sacco che mischiava i cementi dei basamenti fondali con sventurate vittime di nascoste guerre di mafia. Palermo era anche la città dove si spariva e fu così che minacciato di morte dagli emissari del suo paese, Aristos Krjstojanis scomparve rifuggiandosi in un paese Abresh dove si inventò sacerdote e visto i suoi modi effeminati oggetto di continuo sfottò, sposò il suo soprannome “una pazza”, come nuova identità “Napazza” e si era divenuto dal nulla, Aristos Napazza.

Ma si racconta, che fu la sua natura , a metterlo nei guai, venendo fuori, quando Aristos fu sorpreso in un “atto d’amore” con un giovane che come lui condivideva gli stessi orientamenti sessuali. Ciò gli costò la cacciata dalla comunità. Caduto nel frattempo il regime in Grecia, potè tornare in patria, dove prese questa volta realmente i voti, ma crescendo e da anziano sacerdote, senti sempre il richiamo della Sicilia e di un luogo dove fuggire periodicamente, per trovare un po’ di pace interiore.

Fu così che giunta l’età della pensione anche per lui, scoprì Crongoli, un po’ come accadde a tutti noi non congolesi perdendosi un giorno in una strada inerpicata tra le montagne delle Madonie, attraversando un inusuale banco di nebbia. Il fascino di questo posto povero in mezzo a gente semplice e ospitale fece, si che Aristos lo scegliesse per vedere i rimanenti tramonti della sua vita.

La sua storia mi fece riflettere, probabilmente un misto di verità e cazzate, come quelle di tutti i “santoni” ma sta di fatto che costui, invece di fuggire in Atlantide, come molti, era rimasto come tutti noi qui a vedersela fino alla fine. Si, noi che avremmo potuto essere Peter Pan ancora per un altro po’, invece di fuggire siamo rimasti qui, non so per quale vigliaccheria o per quale amore.

Teniamo ancora una valigia piena di ricordi, conservata e nascosta bene sotto il letto, e come qualcuno disse “ci compiaciamo forse di esser stati degli eroie certamente per qualcuno lo siamo stati, ma quasi sempre fummo e siamo rimasti dei Gattopardi e ce ne rendiamo conto ogni qualvolta aperta quella valigia, troviamo dentro le foto, o quando, nel desiderio di vivere una “città soltanto normale”, ci lasciamo buggerare da realtà virtuali, fatte di città capitali che non esistono o meglio non esistono più, e chi sa,…… ma non sta più a me dirlo …….. se mai esisteranno ………..

Rimasi con gli occhi gonfi di lacrime di commozione a sentire questa bella storia, quando mi accorsi che nel raccontare Aristos, aveva poggiato la sua mano sinistra, sulla mia gamba destra, fu allora che voltatomi verso di lui, atteso qualche secondo,  dissi spontaneamente e forse in modo irriverente “Aristos ….. eh ….. i manu du caliaturi!

” E lui fattasi una crassa risata disse: “Vedi Epruno, i preconcetti? Tu sei come tutti. Sempre ammesso che io sia, come dite voi “frocio” e quindi mi dovessi sentire dentro, donna, ……. per voi omofobi è prassi che il diverso vada con tutti e non abbia i propri gusti, come li ha un uomo, o una donna? “tranquillo, sono passati quei tempi e quelle giovani pulsioni. Oggi sono un vecchio uomo e se poi la vogliamo dire tutta, non saresti stato il mio tipo! Nzepete!

 

“Leggendo Epruno n.2 – DIETRO LE QUINTE DEL WOMAD”

2011-10-21 19-04“Mini Rassegna di Leggendo Epruno”, Domani il 2° appuntamento.

In occasione del 15° compleanno di attività di “Epruno”, il Casateatro Ditirammu ha il piacere di ospitare una mini rassegna che riproponga l’intera produzione degli “incontri in musica”, ritornando all’originale formula dell’aperitivo letterario-musicale, attraverso quattro appuntamenti  mensili, la domenica pomeriggio.

Domenica 17 Aprile 2016 – “Leggendo Epruno n.2 – DIETRO LE QUINTE DEL WOMAD” (Il Sogno) 

Domenica 17 Aprile 2016 – ” DIETRO LE QUINTE DEL WOMAD” (Il Sogno).

Epruno è il bello della vita? La Musica è o non è una delle cose più belle della vita? Allora come potersi perdere una opportunità quale quella di vivere un festival da dietro le quinte, in mezzo ai tecnici, gli artisti, gli uomini di fatica, la security?  Epruno lo ha fatto e come sempre ha approfittato dell’occasione per prendere spunto per le proverbiali riflessioni sul costume attraverso “il sogno”, “il viaggio” e “la pazzia o l’accettazione delle diversità”.

La Musica diventa sotto questo spirito, la giusta colonna sonora dei fatti della vita, successi, contemporanei e da succedere, l’unica lingua straniera in grado di far comprendere popoli e razze diverse.

Pretesto, la descrizione di tre serate, svoltesi al Teatro della Verdura in occasione del WOMAD IN SICILY, “World of Music Arts and Dance”, un appuntamento tra il festival e gli eventi attraverso il mondo, progetto creato dal mitico Peter Gabriel.

2016. Epruno compie 15 anni …. e poi dici ca unu s’incazza!

natale eprunoCirca quindici anni fa, attraverso una mail circolare con la quale condividevo un brano “Tu solerte Consigliere”, nel quale descrivevo la storia di una “rubiconda” moglie di un consigliere di circoscrizione, la quale non avendo la piena comodità per le sue forme a passeggiare nei marciapiedi prospicienti l’albergo Hotel la Torre di Mondello, vista la presenza di moto e auto in pieno Luglio a ridosso dei marciapiedi, approfittando di cotanto marito “autorità” in quanto consigliere di circoscrizione, richiedeva una vera e propria “retata” a furia di vigili, carri attrezzi e multe.

Questo gesto, stimolò in me la prima disobbedienza civile a mezzo satira. Vedere questa rediviva grassa “vergine cuccia” utilizzare per interessi più privati che pubblici, una carica politica acquisita, ma soprattutto il dover pagare una salata multa per una giornata a mare attrezzata di sole capanne e non di servizi, quali i parcheggi, fece nascere quella sorta di moderno “pasquino” che in questi anni avete imparato tutti ad apprezzare.

In principio era una comunity ristretta di 500 amici che il Venerdì mattina riceveva una mail al proprio indirizzo di posta, oggi tra utenza attraverso la carta stampata, la radio, il teatro e soprattutto il web non saprei numerarli, ma per me, per rispetto ad Alessandro Manzoni, sono sempre rimasti 24 lettori ……….

Il 2016 sarà quindi il 15° anno che passeremo insieme a Dio piacendo ……..

“Sono sette..”

Sono sette i giorni della settimana.

Oggi come ieri, alla luce di “una candela di sol dodici denari” verremo chiamati a sentire un nuovo appello ed attirata la nostra attenzione, scorgeremo dietro una “candela, tremolante nel bagliore, co’ pennoni del comune, a cavallo un banditore”.

Sembra ieri eppure ecco giunta una nuova chiamata alle armi per noi pugnaci.

Questa volta, saremo più lenti nel raggiungere il luogo di raccolta, supponendo il testo del messaggio e memori dell’ultimo reclutatore che “sonava a più riprese de la tromba, e urlava forte: Viva il popolo ……a la vita ed a la morte!

Non c’entra nulla il banditore amici miei e non è neanche la qualità della tromba che è messa in discussione, sono gli slogan che non hanno più effetto su di noi che ci siamo ritrovati “orfani dei sogni”. ……..Ma gli eventi ci cambiano!

Personalmente ricordo il giorno in cui dovetti lasciar cadere i legamenti delle mie ginocchia, in quell’incrocio, così, casualmente, senza rendermene conto e sol perché ero partito un istante prima o forse dopo, oppure avevo scelto una strada anziché un’altra, giungendo lì ad un appuntamento con il mio destino.

Chi raccolse ciò, non ne conosceva neppure il valore, come avrebbe potuto, da inconsapevole comparsa in una storia non sua, …….. la mia storia?

Nulla sarebbe stato come prima e chi lo sapeva? Quelle gambe che avevano macinato chilometri che avevano calciato tanti palloni che avevano supportato sforzi inimmaginabili, all’apparenza intatte, sarebbero andate in pensione anzitempo ed a me non sarebbe rimasto altro che “trapiantarmi un’anima”.

Quindi, quello che il banditore di turno non sa e che malgrado “l’anima trapiantata” vorrebbe prendere nuovamente i vessilli ed insieme ai “mercatanti, i buoni artieri o i conti … dai selvatici manieri” lasciarsi travolgere in nuove battaglie per la difesa o il successo di questo o quel signore, non c’è più la forza di un tempo per parteggiare nell’ennesima “faida di comuni”!

Sono sette i giorni della settimana e c’è un tempo per tutti, c’è un tempo per tutto, superato il quale si finisce per diventare ridicoli, superato il quale si finisce non più per aver vantaggio ma addirittura per danneggiarsi.

E’ vero, forse la “candela di sol dodici denari” può apparir la stessa, anche se il fatto che sia passato inesorabilmente del tempo e presa consapevolezza che la “cera squaglia” ci dovrebbe far sorgere il dubbio che ciò che vogliamo credere è solo frutto di una immagine fornita dalla nostra “anima trapiantata”, ma non è reale percezione della forza delle nostre gambe!

Spargeremo quindi ancora il nostro sudore per le fortune altrui? Francamente non lo so!

Spingeremo anche questa volta la nostra “anima trapiantata” oltre l’ostacolo delle barricate? ……… C’è un tempo per tutto!

C’è un tempo per fare il fante e di martedì, fare forza sulle gambe e correre, correre forte per superare l’ostacolo e battere l’avversario!

C’è un tempo per fare il colonnello e di venerdì, da una collinetta, dall’alto di un cavallo, riferire le tattiche dei generali e mettere in atto le loro strategie!

Poi, giunge la domenica e quel giorno, …………. anche i generali, si riposano!

“Ancora un su Pronti”

Eh si …… ne avete tempo di lamentarvi oggi!

Io sono cresciuto in una generazione nella quale ancora si risuolavano le scarpe e pertanto era necessario avere a che fare con una figura ormai in estinzione quale il ciabattino, al quale si portavano le scarpe buone da riparare e si dava inizio a frequenti pellegrinaggi dovuti a reiterati appuntamenti per il ritiro delle stesse che si concludevano tutti tranne uno, ………l’ultimo, con la risposta di rito: “Ancora un su pronti!

Credetemi era frustrante l’attesa ed altrettanto scoraggiante, quasi come una bocciatura, la risposta alla domanda: “Su pronti i scarpi?

Eppure ce ne facevamo una ragione e sapevamo attendere, e con l’esperienza imparavamo anche un trucco che avremmo riproposto in altre occasioni nella nostra vita, quello di sederci difronte al ciabattino, nella sua angusta bottega per fargli compagnia mentre lui metteva mani alle nostre scarpe, portando a compimento il lavoro, pur di sentirsi dire “Adesso su pronti!

Giovani…….., siete abituati troppo bene. Siete cresciuti nel culto dell’usa e getta. Siete cresciuti nell’epoca del “tutto pronto e subito”! Oggi non siamo più abituati ad aspettare, ciò si manifesta nel lavoro, nei servizi, nelle offerte. Prima ad esempio, se desideravamo una cosa, mettevamo i soldi da parte ed una volta raccolta la cifra, compravamo quanto avevamo sognato, oggi portiamo via il prodotto subito e magari lo cominciamo a pagare in comode rate dopo 6 mesi.

Figuratevi se di questi tempi, con gli ipermercati di calzature, un ciabattino avrebbe potuto far concorrenza con il suo costo per le riparazioni, e soprattutto con l’attesa per la consegna. Abbiamo guadagnato tempo, ma ci abbiamo perso in qualità, è ovvio che prima le scarpe venivano risuolate perché partivano da una struttura solida e consistente, oggi e la gomma e la plastica, la finta pelle, ad aver soppiantato il tutto.

Oggi affidiamo i nostri piedi e come direbbe qualcuno, di conseguenza il nostro cervello a prodotti immediati, seriali, di scarsa qualità, pur di non sentirci dire “Ancora un su pronti”, pur di fare tutto ed in fretta, ma era in quell’attesa che di fatto sorseggiavamo la vita apprezzandone la qualità, fermandoci in quello sgabello ad ascoltare storie di altra gente, di altra umanità che come noi decideva di aspettare!

Sapremo riguadagnarci quanto perso? No ormai paradossalmente siamo condannati a fare più in fretta, ma di contro, a vivere di più!

 

Dietro un donna c’è quasi sempre un complesso di pensieri che mettono insieme, la famiglia, i figli, il lavoro e si rischierebbe di essere banali facendo i soliti discorsi pronti per le occasioni come in questa ricorrenza.

Eppure nel 2000 c’è bisogno di normare per affermare che uomini e donne sono uguali e soprattutto complementari.

E’ banale, ma è evidente, se ci riflettete che oltre ai vari ruoli in eguaglianza e complementarità, la Donna è Madre e da la Vita, quindi ad una delle due parti, in più, è dato il naturale mandato di procreare e senza di questa, l’altra potrebbe stare a spargere il suo seme onanisticamente in tutti gli anfratti del mondo, senza generare alcunchè.

Basterebbe soltanto questo per ribaltare l’oggetto del contendere a favore delle donne, ma noi ancora oggi dobbiamo lottare per fare accettare norme sulle “pari opportunità di genere”.

Dietro ogni ipocrisia, il mondo è fortemente maschilista e lo dimostrano le contraddizioni in popoli che tecnologicamente evoluti, governati da leggi di religione nate migliaia di anni fa, escludono la donna dalla vita sociale, relegandola allo stato di inferiorità, impedendole la guida o peggio, vendendola quale sposa alla stessa stregua degli animali,  o peggio ancora, imponendole il burcha, mutilazioni genetiche o condannandola a morte con lapidazione.

Un mondo morale non permetterebbe relazioni politico, economiche con popoli e nazioni che ad oggi operano in tal senso.

E che dire delle nostre così dette società civili dove si contano ancora violenze tra le mura domestiche, femminicidi, sfruttamento della prostituzione, pedofilia?

Che dire della tanta violenza psicologica che ancora oggi nel mondo viene fatta sulle donne senza alzare un dito, ma che lascia anche essa profonde ed insanabili ferite?

L’universo donna passa tra due estremi del legame di sangue, la madre e la figlia. Tutti abbiamo avuto una madre!

Mi chiedo sempre: “con quale natura si può fare violenza su chi è madre di altri figli come noi, oppure figlia di altri padri… come noi?

Come reagiremmo se ciò fosse fatto a nostra madre o a nostra figlia?

Un mondo morale, nelle nostre società civili, pretenderebbe pene esemplari per chi opera violenze tra le mura domestiche o stupri.

Dobbiamo ancora fare passi da gigante in certe direzioni.

“E Dio creò ….”

Si racconta che il creatore prima di creare l’uomo, ……si dice a sua immagine e somiglianza, sia dovuto passare da tanti tentativi preliminari, più funzionali, ma che alla fine a seguito di tanti compromessi, si sia rassegnato a creare questo essere imperfetto che noi conosciamo.

Ad esempio, il primo modello di uomo, neanche uomo si chiamava, poiché non vi era una necessità di distinguere gli uomini dalle donne ed è per questo che si dice fosse un essere in possesso di due sessi, un ermafrodito, con il sesso maschile e femminile, in condizione da essere autosufficiente, ma addirittura di amarsi tra di loro. Di tali predisposizioni, troviamo gli effetti latenti ancora oggi, non solo per le varie tendenze sessuali, ma per il fatto che alcuni, seppur non evidenziato fisicamente, hanno mantenuto i due sessi, uno tra le gambe e l’altro sempre presente in testa, ventiquattro ore su ventiquattro.

Ma da che è mondo è mondo, i poteri forti occulti, i salotti, hanno avuto la meglio sulle scelte del quotidiano ed anche sulle scelte divine e fu così che il creatore fu costretto a creare la donna, da una costola dell’uomo ed a lasciare all’uomo un solo sesso.

Ad esempio, i primi uomini, non avevano la bocca e si alimentavano attraverso il naso, comunicavano attraverso onde cerebrali, almeno quelli che avevano un cervello, poiché furono fatti anche degli elementi senza cervello, poi prontamente ritirati, o mandati a vivere in altri sistemi solari, anche se qualcuno asserisce che un certo numero, da parte dei poteri forti, fu nascosto sul nostro pianeta per essere utilizzato in posti di responsabilità, di governo, oppure come assessori nelle città, ma sono soltanto dicerie non provate…..ma dicevamo che i primi uomini erano senza la bocca e fu soltanto per le pressioni fatte sul creatore dalle lobbie del tabacco che lo stesso fu costretto a creare le labbra per poter tenere in bocca la sigaretta.

Ad esempio i primi uomini avevano un braccio solo poi, per l’intervento delle forti lobbie delle automobili, il creatore fu costretto a creargli un secondo braccio, per poter tenere tra le due mani un volante e dirò di più, colui che tutto può, aveva anche progettato l’uso di un terzo braccio, per poter tenere il telefonino mentre si guida, ma poi si convinse che era ancora molto presto ed il creatore una volta guardata la sua creatura, si convinse che aveva creato di meglio, ma che in fondo, in fondo …. era stato fatto bene! ….E fu sera e fu mattino …..

 

“Camminare”

Provate a farlo con i vostri piedi se ci riuscite.

Provate a raccontarmi alla fine quanta strada avrete percorso. Provate a camminare con i vostri piedi se questi vi sostengono, provate a farlo con ginocchia ammalate o con il supporto di stampelle.

Adesso provate a guardare attorno a voi tutta quella gente che a piedi corre e provate a convincervi che “chi va piano, va sano e va lontano”!

Aimè, scoprirete che mentre voi camminate, c’è chi attorno a voi corre, non solo a piedi, ma usa qualunque mezzo per andare quanto più lontano possibile.

C’è chi utilizza l’auto, c’è chi utilizza il treno, c’è chi utilizza l’aereo non solo per arrivare prima, ma per andare più lontano, proprio mentre voi camminate.

Adesso, provate a riempirvi le vostre scarpe di pietre, di fastidiose pietruzze  che in queste strade sterrate facilmente capita di imbarcare, il vostro intercedere non sarà cosi sicuro e scevro di dolori, immaginate inoltre che la vostra strada sia sconnessa ed in salita e mentre voi sudate, provate a guardare chi con le moto da cross vi supera e corre davanti a voi fino a diventare un puntino a perdita d’occhio e fin quando le gambe non vi faranno male. Avrete ancora il coraggio di dire: “chi va piano, va sano e va lontano”?

Ma l’uomo è uno strano animale che scrive le regole già pensando alle deroghe e per salire gli ardui gradini, usa e in modo improprio, “l’ascensore”!

Siete ancora convinti “che l’importante sia partecipare”?

E si! La vita è strana, ma pur sempre bella, ma occorre stare concentrati nella propria strada e nella propria camminata per arrivare comunque a qualcosa, ed evitare di etichettare il proprio transito terrestre come un vero e proprio fallimento.

E’ questo il momento in cui comprendi tante cose, ad esempio perché il cavallo con la sua carrozzella procede spedito, tenendo i paraocchi, oppure perché al velocista che corre i 100 metri piani, nella sua corsia, è dato consiglio di non voltarsi a guardare cosa fanno i suoi avversari affianco a lui o addirittura dietro, per non perdere preziosi secondi che inficerebbero il risultato finale.

Purtroppo non è pessimismo, ma sano realismo, i bilanci si fanno soltanto alla fine e con le proprie risorse, avendo contezza del punto di partenza, avendo un progetto di vita che fissi un punto di arrivo ed aggiungendo una buona dose di spezie data dalla costatazione, da me sempre ricordatavi che “la vita è in comodato d’usoe senza alcun contratto, senza alcuna scadenza prefissata, vi verrà in qualunque momento richiesta in dietro, in qualunque stato essa sia!

Ed allora, se cammini, corri, vai in auto, in treno o voli in aereo, un segreto per essere felice è il sapersi godere quello che si ha, ancor prima di vivere nell’affanno di ottenere una nuova cosa, essere prima di tutto felice di se stessi! Questa è la vera saggezza, questa è la vera chiave di lettura di una vita, Come diceva quel tipo in carrozzella … “Questa è la vera elemosina”!