Carissimi
“Sono tutte stronzate” diceva il grande Leslie Nielsen durante una “scrollata”, avendo dimenticato il radiomicrofono aperto nel wc. Quanto abbiamo riso e forse non ci rendiamo conto che abbiamo tanto bisogno di ridere ancora per trovare la giusta positività per affrontare le contingenze.
Torniamo nei luoghi ai quali abbiamo tanto tenuto e ci accorgiamo che l’atmosfera non è più la stessa, qualcosa sembra esser cambiata e ci vuole un po’ di tempo prima che ci accorgiamo che siamo stati noi principalmente a cambiare. Il passato è fantastico perché nel bene e nel male rappresenta la nostra storia, ma se ci fate attenzione questo passato diventa terribile solo per chi fa attualmente politica poiché denuncia sempre che i mali di tutto ciò che viviamo, sono causa dei politici che li hanno preceduti, come se si fosse giornalmente davanti ad una continua ricerca di peggioramento, come se ogni giorno fosse peggiore del giorno prima e quindi come se ci fosse il bisogno di dare ragione all’ingegner Edward Murphy con il suo mitico: “sorridi domani sarà peggio”.
“Sono tutte stronzate” sappiamo che non è così, sappiamo che ciò è uno dei tanti alibi che accampa chi non ce la fa o chi non è in grado. L’unica legata al tempo cosa che è certa è quella della naturale crescita e con la crescita sappiamo che si accompagnano tanti appuntamenti, ricorrenze, eventi, gioie e dolori, ma classificare il tutto come “negativo”, non è assolutamente vero.
L’unica verità sotto gli occhi di tutti è l’incapacità di una classe politica e dirigenziale in questi ultimi decenni, di dare una inversione di tendenza verso il positivo, alla gestione della cosa pubblica, anteponendo gli interessi della collettività a quelli propri. Diciamolo, da questo punto di vista hanno fallito, mentre sotto il punto di vista personale…
Cerchiamo di ristabilire con un paio di provvedimenti, l’equità sociale. “Sono tutte stronzate”. Rifletteteci, il problema è la Legge Fornero che ha ritardato la possibilità di andare in pensione o la circostanza che il lavoratore (mi riferisco al pubblico) vuole scapparsene dai posti di lavoro?
Certo, se non se ne capisce più una “beata m…” direbbe Cetto La Qualunque, su chi comanda, sul da farsi, sulle piante organiche, sugli obiettivi, sulla certezza del futuro, sulla qualità della vita nel posto di lavoro (adempimenti per le responsabilità della sicurezza D.lgs. 81/08 a parte), non so dargli tanto torto.
Ricordo periodi in cui il lavoratore doveva essere “assicutato” per buttarlo fuori dall’ufficio una volta raggiunto il limite pensionabile, gli si organizzava una festa, a volte a sorpresa, gli si regalava l’orologio d’oro (o simil oro con l’incisione), poi lui continuava a rompere i coglioni ai colleghi ritornando per qualche altro giorno “solo per salutarli”, e dopo un po’, preso di malinconia, non sapendo cosa fare, moriva.
Orologio – morte, un connubio assassino “attassatore”. Oggi sarebbe tutta colpa della Fornero. Oggi che la gente non riesce più a provare malinconia da allontanamento da posto di lavoro, ma solo il desiderio di fuggire, sarebbe colpa della Dr.ssa Fornero? Come sempre in questo paese “poco serio” come dico sempre, si guarda all’effetto e non all’abolizione della causa che lo ha generato.
Si faranno “provvedimenti di sostentamento a chi è disoccupato” come avviene nei paesi del centro e nord Europa (civile iniziativa) per contribuire a cambiare le cose e a dare una svolta. “Sono tutte stronzate”, ma voi quando vi muovete in questa città, vi guardate attorno? In questa terra, di questi redditi …. “Avica”!
Come si spiega il fatto che a tutte le ore c’è traffico per strada? Come si spiega che davanti ai negozi, i supermercati, lì dove “autorizzati” ci stavano le famiglie di zingari, oggi in un razionale “controllo del territorio” ci sta un omaccione di colore con un cappello in mano e iphone con cuffiette d’ordinanza?
Sei disperato e ci può stare, ma stai a fare accattonaggio, spesso molesto e non ci può stare, perché? “Sono tutte stronzate”, io ci vado per logica, ammettiamo che ci fossi io in quelle condizioni e se l’andazzo è questo potrà capitare a molti di noi, la mia prima necessità non sarebbe il moderno telefonino, poiché io per mangiare e sopravvivere mi venderei anche il telefonino.
Mi chiederete: “che dietro allora?” Vi rispondo come faceva il mio meraviglioso professore di matematica delle medie durante i temuti compiti in classe: “che mi domandi? Io u panellaru fazzu” (Io sono il panellaro)! Esatto…
Un abbraccio, Epruno.