Carissimi
Certo da sempre si dice “fatti a fama e va curcati”.
Nel mondo delle invenzioni è accaduto un sacco di volte, ma è accaduto spesso che noi oggi ci si ricordi di chi ha fatto successo perfezionando e commercializzando brevetti altrui e non dei veri inventori.
Ad esempio, tutti guardiamo con un certo disprezzo al dottor Joseph-Ignace Guillotin, che certamente diede il nome alla ghigliottina, accusandolo di una invenzione mostruosa che fino al 10 settembre 1977, giorno in cui lo “strumento” andò in pensione, diede la morte (utilizzando il termine a volte a sproposito “giustiziare”) a circa 30.000 persone, spargendo tanto sangue, mentre pochi sanno che il vero inventore fu Maximilien de Robespierre che per circostanze che non sto qui a raccontarvi, dovette personalmente sperimentare la sua invenzione.
E che dire dell’italiano Antonio Santi Giuseppe Meucci e il suo telefono attribuito di contro a Alexander Graham Bell, ingegnere, inventore e scienziato statunitense di origine scozzese che fu il primo a brevettarne un prototipo funzionale.
Inoltre quanti conoscono Martin Cooper che ha inventato il telefono cellulare?
Tutti di contro ci ricordiamo di Steve Jobbs che ha commercializzato in tutto il mondo l’iphone. Quanti morti sulla coscienza a causa di incidenti per distrazione causati dall’incauto uso di questo innaturale e diabolico strumento (ma questa è un’altra storia).
Ci fu un tempo in cui ci sentivamo dire: “mi passi la biro?”
E noi passavamo qualcosa che oggi chiameremmo penna ma che grazie a László József Bírógiornalista e inventore ungherese di Budapest oggi possiamo chiamare penna a sfera.
Bíró, si era rotto le scatole nell’esercizio della sua professione di usare lo “cummattusa” penna stilografica, che presentava diversi inconvenienti, l’inchiostro che macchiava i fogli, che si asciugava con tempi di asciugatura lunghi e andava ricaricata spesso.
Un giorno, come accade casualmente a tutti i geni, ebbe la grande intuizione guardandosi intorno, osservò dei bambini giocare con le biglie per la strada e si rese conto che le palline, dopo aver attraversato una pozzanghera lasciavano dietro di se una riga di fango uniforme e regolare.
Detto, fatto, Bíró inserì all’interno della punta della penna una piccola pallina metallica che permetteva la distribuzione omogenea dell’inchiostro, suo fratello György socio nella ricerca di tale invenzione sviluppò un inchiostro a rapida asciugatura e di buona qualità.
Era il 15 giugno 1938 i due fratelli crearono prima penna a sfera.
Certo a Birò rimase il nome ma non troppe soddisfazioni visto che per una serie di concomitanze, la seconda guerra mondiale, l’origine ebraica della sua famiglia, le fughe in Spagna e poi in Argentina dove rimase fino alla sua morte, la mancanza di un successo industriale e commerciale, fu costretto ormai disilluso a cedere il brevetto al barone italiano naturalizzato francese Marcel Bich che intendeva creare uno strumento di scrittura, pratico ed economico con materiali poco costosi.
Così nel dicembre 1950 Bich commercializzò in tutto il mondo la penna a sfera “Bic Cristal” che tutti almeno per una volta abbiamo utilizzato per scrivere che costava cinquanta centesimi di franco, ottenendo un grande successo.
Certo una storia curiosa e personalmente sono convinto (essendone stato in gioventù vittima) che se il barone si fosse limitato soltanto a perfezionare l’invenzione di Birò, senza spingere la sua inventiva verso uno “strumento di tortura” che fa passare per un gioco di bimbi la ghigliottina e mi riferisco al primo “mono lama-rasoio usa e getta” che tanto sangue ha versato sulle nostre facce spingendoci ad imprecare prima di cospargere di allume i nostri tagli, costui avrebbe arrecato miglior servizio all’umanità.
Un abbraccio, Epruno.