Ci vorrebbe poco per far pace con la mia città! Basta aprire la finestra in una mattinata d’inizio estate come questa e riempirsi i polmoni e l’anima della brezza marina, mentre stormi di rondini ruotano sopra le nostre teste.
Eppure, basta abbassare gli occhi dal cielo o dall’orizzonte e guardare per terra per scoprire che nulla è cambiato.
Percorro le stesse strade di sempre con i problemi di prima, ma non sento lamentare nessuno, non sento scrivere accuse sul quotidiano locale, non sento nessuno indignarsi e chi lo fa, si esprime a bassa voce o in anonimato.
Ma che succede! Siamo forse maturati come cittadini? Abbiamo preso consapevolezza che i tanti difetti che ci circondano sono solo la proiezione dei nostri difetti e che su di noi che dobbiamo prioritariamente operare? O forse tutto lo schiamazzo di prima era funzionale ad un avvicendamento di potere?
Intanto la sala cinematografica della “vertigine” continua a proiettare le pellicole da “cinema dessai” per pochi “eletti” in ogni lingua e la gente gratuitamente accorre come sempre, anche se non ci sono sottotitoli, anche se i sottotitoli non si comprendono. Basta esserci ….
Quindi perché lamentarsi e soffrire quando c’è chi si accontenta di vedere soltanto le poche cose che funzionino non vedendo il tanto che non funziona e si ostinandosi a venderti l’idea che la realtà sia cambiata in positivo?
Quanta ipocrisia, quanta pochezza umana, quanta pena.
E così come “il vecchio professore che di giorno chiama con disprezzo pubblica moglie” la meretrice ed al buio la sera bussa al suo portone, quei tanti che di giorno si lamentano dello status quo additando il carrozzone pubblico quale il male della società e la fonte degli sprechi, finiscono poi per quietarsi dopo aver spillato, dalla stessa botte in modo e tempistiche diverse, le varie prebende e concessioni giunte da colui che altro non fa che elargire ciò che già ci appartiene, ma solo dopo estenuanti questue.
Abbiamo perso serietà, abbiamo perso credibilità, abbiamo perso dignità.
Le masse da che è mondo si governano perchè tendono sempre a stare plaudenti sotto ai balconi. Il problema è rappresentato dalla qualità delle storie che vengono raccontate da quei balconi, ma oggi la gente non crede più alle storie, neanche se fossero scritte dai “Premi Nobel quali i Dario Fo”!
Dopo anni trascorsi a credere a chi da quei pulpiti proferiva il “verbo” facendosi i fatti propri ma dando da sopravvivere, la gente stando giù pressata come sardine ad aspettare che dall’alto giungesse un “benevolo osso”, oggi che quell’osso non giunge vuole di più e aguzzato l’ingegno, chiuse le orecchie a qualunque sentire, vuole salire li su quel balcone, per risolvere i propri problemi per sempre e per guardare dall’alto come se la passa la folla pigiata.
Uomo, ma credi realmente sia stata la difesa del privilegio per pochi ad averci condotto in questa condizione o la ricerca dei tanti ad avere dei privilegi?