Carissimi
Quando questa città avrà un Auditorium degno di questo nome o un complesso riconducibile ad una vera e propria città della musica? La città da qualche tempo mi sembra matura e pronta per la sua voglia di musica, le sue storiche istituzioni musicali per poter ospitare una struttura moderna dedicata alla musica, ai grandi numeri e ai grandi eventi.
Più volte ho contestato il modo semplice di utilizzare il termine “eventi” nel campo dello spettacolo e dell’arte, a maggior ragione quando questo è preceduto dall’aggettivo “grande”.
Probabilmente bisogna tornare indietro fino a “Palermo Pop 70” per trovare una manifestazione degna di utilizzare un termine “grande evento”, seppur negli anni recenti abbiamo avuto strutture pubbliche con uffici dedicati che hanno portato questo nome, ma non sono molti in questo recente periodo gli spettacoli che siano passati alla storia per la loro unicità o valenza per definirsi “eventi”, momenti indimenticabili quasi storici.
Abbiamo avuto delle belle produzioni che potevano diventare eventi con cadenza annuale e siamo stati in grado di perderle, per motivi burocratici o perché strutturalmente non eravamo pronti.
Oggi questa città ha più teatri “aperti”, ma nessuno di questi è dotato di una agibilità definitiva per il pubblico spettacolo e nell’attesa di lavori che comporterebbero serie risorse dedicate e destinate alla loro messa in sicurezza (anche nel rispetto delle varie normative che nel frattempo si sono succedute), questi plessi vanno avanti con richieste e provvedimenti di proroga di agibilità temporanea per permetterne l’attività specialmente in quei siti che ospitano le grandi istituzioni cittadine.
Discorso a parte andrebbe fatto per il Real Teatro Santa Cecilia che ha ottenuto l’agibilità definitiva a seguito dell’ultimo intervento “comunitario” di ristrutturazione (tra i più antichi della città, veniva citato da Goethe nel suo “viaggio in Italia”) e che nei secoli da deposito commerciale, svuotato dei suoi ordini di palchi e stato ristrutturato e riaperto come “sala” per spettacoli gestito dalla “Fondazione Brass Group”. Una goccia nel deserto, ma ben poca cosa rispetto alla richiesta e all’utenza cittadina, pertanto tutto il resto dell’attività viene svolta mediante l’utilizzo dei teatri suddetti (spesso non al pieno della loro massima capienza) o in allestimenti temporanei presso strutture che possiedono ben altre vocazioni, monumenti, strutture private, piazze, chiostri, ville, giardini con tutto lo sforzo organizzativo che ne consegue per il loro allestimento, per la loro sicurezza per il pubblico spettacolo e cosa di non poco conto, per l’ordine pubblico.
Tutto quanto sopra per me a che vedere con una mia vecchia battaglia che porto avanti da anni interessandomi da più di trenta anni di eventi e di pubblico spettacolo, con diversi ruoli, pubblici e privati, libero-professionali o come dipendente di pubblica amministrazione, riportare le manifestazioni ai loro luoghi d’origine nati per supportarli, costruiti nel rispetto delle norme proprie del pubblico spettacolo, mentre assistevo “all’angolo” spesso all’uso alquanto invasivo di spazi per lo sport o di beni artistico monumentali.
La musica, gli spettacoli meritano e necessitano di spazi propri sia per apprezzarne in pieno la qualità, sia per garantire quella trascurata dalle nostre parti “qualità di vita”, diritto di tutti coloro che a seguito di una vita lavorativa, meritano servizi di qualità per il cittadino (quello a cui sempre si fa retorico riferimento dicendo che “paga le tasse”).
Chi ci restituirà questo tempo perso invecchiando nell’inefficienza e balordaggine di una terra vocata alle chiacchiere di facciata e lontana dalla validità dei servizi, non solo di quelli propri del “tempo libero”, ma anche e soprattutto quelli di base, strettamente legati alla “qualità di vita”, sancita quale diritto costituzionale? Vogliamo fare un esempio più generale e parlare di trasporti?
Sorvolo sullo stato delle nostre strade e chiunque è intellettualmente onesto e ha buona memoria non può negare che mai nella storia si è arrivati a questo punto di degrado, ma voglio almeno parlare del trasporto pubblico e mi rode nel pensare che appena il 10 gennaio 1863 nasceva la prima metropolitana londinese. Oggi 2020 devo prendere consapevolezza che per quanto riguarda la mia vita lavorativa non giungerò ad utilizzare nella mia città (Palermo) una metropolitana, così come intesa nelle “vere” capitali europee e quando i mega progetti delle infrastrutture tra burocrazia, imprevisti e quant’altro, verranno completati, offrendo il basilare servizio pubblico di rete di trasporti (metrò, tram, autobus elettrici etc.), io li potrò utilizzare soltanto per andarmi a sedere ai giardinetti (che peraltro attualmente ho sotto casa).
Penso a Peter, mio coetaneo tedesco, ma che grazie alla sua qualità di vita, dovuta anche all’uso di un fitto sistema di servizi pubblici nella sua terra, riesce a non sprecare il suo tempo in enormi ingorghi e a farcire la propria giornata con innumerevoli attività extra lavorative e oggi dimostra venti anni in meno rispetto a me. Un abbraccio, Epruno.