Carissimi
Avete mai avuto un “amico scroccone”? No? Allora non siete mai stati nessuno, intendiamoci “nessuno o qualcuno” dal punto vista della persona di potere, sia essa politica che mediatica.
Anche nella natura, non c’è grande animale che non porta addosso qualche animale saprofita o parassita. Non c’è Linus senza Sputnik.
Purtroppo quando si sale nella scala gerarchica, oltre al cerchio magico frequente e figlio di personaggi mediocri più simili a capi compagnia di filodrammatiche di parrocchia, esistono i consigliori, i Iago di otelliana memoria, gli amici scrocconi quelli che approfittando del fatto che il nostro cervello rimane fasciato dalle responsabilità, che il nostro ego cresce in misura proporzionale ai nostri incarichi, che le porte e le segretarie tra noi e il resto del modo prolificano, come un virus informatico ben costruito, subdolamente creato, riescono non solo a scavalcare qualunque filtro dal mondo esterno, ma si insediano nell’ultimo livello, quello della nostra stanza personale e trascorrono il tempo seduti difronte noi approfittando di quei momenti di stanca nei quali vorremmo uscire dal nostro ruolo e a volte solo sfogarci.

L’amico scroccone molto spesso non è neanche gradevole di aspetto, spesso ha anche qualche difetto fisico e un’infanzia di frustrazioni che motiva la sua grande cattiveria della quale noi presi da ben altro non ci accorciamo nel momento massimo della nostra autocelebrazione e durante la continua “incenziata” riesce a inserire le sue richieste di prebende o peggio le sue vendette, filtrando e influenzando i giudizi su tutto il mondo delle nostre conoscenze.
Guai a farsi nemico, l’amico scroccone di un potente e non parliamo del caso in cui l’amico scroccone è un’amica scroccone, poiché lì c’è l’aggravante del coinvolgimento sessuale o spesso come accade la “sindrome della profumiera”, colei che promette e non da, ma li si aprirebbe il capitolo della “signorina Silvani” di cui vorrei parlare in altra occasione.
Diciamo che l’amico scroccone ha un parere, spesso non richiesto, su qualunque decisione che frequentemente finisce per essere la nostra decisione finale. L’amico scroccone e sempre presente, puntuale, noiosamente invadente al punto giusto e riverente tanto da farci esprimere la ferale sentenza: “Menomale che c’è lui”.
A quel punto siamo realmente fottuti, poiché ha preso il totale controllo del nostro cervello annebbiato e mentre noi finiamo sempre più seppelliti dai pensieri delle nostre responsabilità, lui trova anche il tempo di presenziare in nostra assenza, usufruendo di fatto dell’unica parte probabilmente meno stressante del nostro ruolo, l’amico scroccone fa politica sociale in nome nostro, anche senza alcuna delega espressamente rilasciata, l’amico scroccone di fatto governa al nostro posto.
L’amico scroccone e colui che geloso di tutte le nostre amicizie e delle persone che potrebbero varcare quel cerchio e giungere a noi, ci stermina tutti i contatti, dileggiando questo e quello, creando falsità e cattiverie gratuite, rovinando persone e a quel punto cementando ancora di più in noi inconsapevoli di tutto ciò che ci sta umanamente accadendo attorno, vituperati da chi sentitosi offeso di quanto subito o riportato ci manda a fanculo, l’idea del: “Menomale che c’è lui”.
Ma il capolavoro dell’amico scroccone è “l’accerchiamento familiare”, attraverso lei, “la moglie dell’amico scroccone” che in sinergia con il marito, operano lo sfondamento della linea Maginot entrando nella nostra vita privata, attraverso regali a moglie e figli, inviti a cena e quant’altro.
Avendo guadagnato anche quei residui spazi di nostra privacy e libertà nei quali a quattrocchi poter avanzare ulteriori prebende per se e per il costruendo sotto-staff degli amici dell’amico scroccone o dileggiando e rovinando ulteriori suoi nemici, ci crea una surreale solitudine spacciandocela quale sollievo, e noi soli a questo punto e in alta quota rimaniamo annientati poiché è lui che decide tutto, la gente passa prima da lui per arrivare a noi che non dobbiamo essere disturbati ma che ci andremo a coricare la sera cercando requie e prima di spegnere la luce sul comodino pensando: “Menomale che c’è lui”.
Un giorno purtroppo la ruota gira e la nostra vita cambia, non siamo più nessuno perché è cambiato il vento politico, siamo stati assegnati ad altro incarico meno prestigioso o peggio, siamo stati messi in quiescenza. In un attimo ci rendiamo conto che il nostro telefonino non squilla più e se riceviamo qualche telefonata insieme a questa giungono anche le precisazioni del tipo: “scusi ho sbagliato numero”.
È a quel punto che cerchiamo l’amico scroccone e ci rendiamo conto che è da tempo che non lo sentiamo, lo chiamiamo a casa e la moglie che ci risponde al telefono imbarazzata ci racconta del marito molto impegnato e pieno di problemi assicurandoci che riferirà certamente della nostra chiamata.
Per strada incontriamo l’amico che fu che alla nostra vista cambia direzione, o volta lo sguardo dall’altra parte pieno di livore per quello che l’amico scroccone gli ha fatto passare e mentre andiamo alla ricerca di qualche cantiere stradale per mettere a disposizione consigli come tutti i pensionati, ci accorgiamo che dietro una vetrina di una caffetteria c’è il nostro amico scroccone seduto al tavolino del potente che ci ha sostituito, nell’esercizio della sua funzione consigliori di chi oggi comanda, per lui non è cambiato nulla, anzi ha fatto carriera, noi comprendiamo tardivamente in un attimo non solo l’inganno, ma di non contare più un cazzo e ci spegniamo a poco, a poco nell’attesa che qualcuno a natale si ricordi di noi almeno con una telefonata.
Dedicato ai miei tanti amici che furono, saliti e discesi, vittime degli amici scrocconi di turno.
Un abbraccio, Epruno.