Se già in latino actor, era inteso come “colui che agisce” e tale termine si evolverà nell’italiano “attore” riservato agli uomini, bisognerà aspettare secoli per la coniazione del termine “attrice”?
Nell’antichità e nel Medioevo, era quanto mai inconsueto e scandaloso per una donna salire sul palcoscenico sebbene vi sia modo di sospettare che vi fossero donne che recitavano (illegalmente) mascherate da uomini.
In alcuni casi mascheravano con un doppio lavoro la professione più antica del mondo dietro un pessimo esercizio dell’arte di Euterpe.
Le “attrici” iniziarono a recitare solo nel XVII secolo e per la prima volta a Venezia.
Fino ad allora e anche al tempo di William Shakespeare, le parti femminili erano interpretate da uomini o ragazzi.
Nella borsa dell’attore sia esso uomo o donna, ci sono dentro tante parti e ruoli da interpretate e tanti personaggi fortemente tipicizzati da caratterizzare.
Le parrucche, i trucchi modellano la faccia che accompagnerà nuove espressioni, non la nostra naturale o forse e chi lo sa, in quanto un attore nel pieno della sua esperienza finisce per essere la sommatoria di tutti i suoi personaggi interpretati.
Un attore normalmente recita un personaggio, una storia vera, un personaggio storico, un personaggio reale, o una sua versione romanzata, eventualmente se stesso, ma la cosa che più ammiriamo in lui è la possibilità di entrare e uscire a propria volontà dal personaggio interpretato, a differenza nostra, condannati a questa perenne recita senza copione che è la nostra vita.
(Scritto e Letto nell’ 13° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)