Carissimi,
Si lavora per vivere o si vive per lavorare? Quante volte ve lo avrò chiesto? Questo è uno dei miei tantra che mi porto appresso da anni in special modo da quando personalmente ho compreso che non avrei fatto sempre il lavoro dei miei sogni, poiché ogni qualvolta mi confronto con quella che è la mia professione legata ai titoli per i quali ho studiato, ho sempre esercitato con piacere e allora la distinzione tra lavorare e vivere non mi è mai pesata.
La vita è di certo una accozzaglia di adempimenti che si esaurisce in sintesi tra due atti sessuali quello naturale del concepimento e quello innaturale della morte, ma tra tutti questi adempimenti, atteso che questi sono frutto delle latitudini geografiche dove a sorte nasciamo, dobbiamo necessariamente operare con discrezione e soprattutto stabilendo delle chiare “priorità” per non rimanere schiacciato dal peso degli accadimenti.
Bisogna quindi dare a tutto il “giusto peso”.
Ammettiamolo, sappiamo tutti che le nostre priorità cambiano anche con l’età, non mi sarei mai perso una partita di pallone in gioventù, oggi sarei disposto a sacrificare qualunque altro impegno per una partita di pallone in TV, soltanto se fossi certo (e non so come potrebbe accadere) che in campo a giocarla ci fossi anche io.
C’è chi ad esempio ha fatto delle “donne” la sua priorità e per dirla alla Pierino “ha avuto sempre due sessi una tra le sue gambe ed un altro perennemente in testa”, collezionando atti sessuali con donne di qualunque tipo e dimensione, senza appagare alcun sentimento, senza applicare alcuna discrezionalità qualitativa, illudendo spesso povere disgraziate ma non riuscendo mai a comprendere realmente il “genere femminile”, che ne sarà di costui alla fine?
Avrà appagato certamente soltanto uno dei suoi organi, quello genitale, perdendosi l’occasione di scoprire in lui l’esistenza di altri più importanti organi prima che il principale di questi gli fermasse la vita.
C’è poi chi ha vissuto solo per il denaro accumulando tutto ciò che per gli altri avesse valore e potesse essere utilizzato come merce di scambio senza attenzionare che gli oggetti si distruggono, le banconote si bruciano, le azioni si volatilizzano, i beni si perdono e cosa resterà loro come direbbe il mitico Peter Sellers, “la soddisfazione di essere il più ricco del cimitero?”
Pensate a tutto quello che avete accumulato, ma senza di voi. Pensate a chi entrerà un domani nella vostra casa alla ricerca di cose di valore, buttando tante di quelle cose che “trasudano della vostra vita, in vita” ma che per loro non hanno alcun valore barattabile.
Io ci ho pensato molto ed è per questo che vi invito ad utilizzare i vostri averi per ottenerne un giovamento e godimento in vita, le successive generazioni si rassegneranno a darsi da fare come avete fatto voi.
In ultimo mi vorrei dedicare a coloro che non hanno priorità così universalmente riconosciute come quelle di prima, ma dedicano la loro vita trovando piacere a vivere con la loro faccia immersa nel vostro piatto, a farvi le pulci, a rovistare nella vostra immondizia convinti che questa a differenza della sua sia soltanto rose e fiori. Parlo di coloro che sottolineano ogni passaggio della nostra vita con l’affermazione “eh certo …tu”, coloro che hanno la bilancia nelle mani e giudicano tutto e tutti, coloro che stanno male per la nostra vita, morsi dall’invidia.
Peccato se potessi a costoro pagherei sedute di analisi per tirare fuori questa “siccia” come la chiamiamo da queste parti e spendere il residuo tempo che gli rimane da vivere godendo del loro quotidiano.
Ma purtroppo l’invidia è una grossa dipendenza, ancora più forte della droga, del fumo e del sesso ed è del tutto irrazionale, a chi non è capitato di mettere su un piedistallo qualcuno che ammirate per subirne delle cattiverie illogiche se non giustificate dalla folle invidia dovuta a motivazioni a volte banali, pensate al boss del film che era invidioso della libertà e il fancazzismo di Ficarra e Picone.
Ecco il motivo per il quale quando si percorrono gli “anta” necessariamente bisogna dare alla vita il “giusto peso” e per far ciò occorre stabilire delle “priorità” e lo dico a tutti voi che magari presi dalle vostre competenze vi siete soffermati a leggere questo mio piccolo “pensiero” settimanale e state per dire: “cosa c’entra in questo contesto?” Dovete lavorare ancora molto su di voi.
Un abbraccio, Epruno.