Ho nostalgia dei tempi in cui si pareggiava, oggi come nel basket o sei vincente o sei perdente, ma nessuno ne ha memoria.
Se diventerò sindaco, impianterò in ogni individuo un “chip” sottocutaneo che fornisca una memoria aggiuntiva, perché mi rendo conto che la gente da queste parti dopo un paio di anni dimentica la qualunque e se questa è una chance in più per le meretrici che dopo un tale periodo possono ricostruirsi una verginità, figuratevi per chi fa scelte controverse o opera nefandezze. Ci arriveremo presto, mi rendo conto che trattasi di una mostruosità, ma credetemi per migliorare questo mondo e smascherare inganni, un upgrade di memoria personale, sarebbe a dir poco indispensabile.
La nostra è una società poco seria e ingiusta. Ricordo di com’era la mia città qualche anno fa e ho nostalgia di quando esisteva un’umanità che pareggiava, ma passo dopo passo, un punto alla volta giungeva alla meta, l’agognata salvezza.
Così una persona umile venuta fuori dalla guerra, metteva su una famiglia e poteva con sacrifici fare studiare i figli, l quali con un concorso (potevano competere e alla fine) trovavano lavoro. Chi non trovava lavoro nel pubblico, in qualche modo un lavoro per campare lo portava a casa, così senza termini ipocriti come “meritocrazia” (quell’adoperata da chi favorisce gli amici degli amici) la società, un passo alla volta andava avanti e tutti alla fine del loro percorso lavorativo potevano migliorarsi.
Quella era una società che dava delle speranze. Oggi siamo davanti ad una società piena di sconfitti e insoddisfatti e i pochi vincenti sono coloro che spesso hanno truccato le regole. Conoscere qualcuno una volta serviva per trovarti un lavoro, oggi ti serve per avere un padrino e scavalcare gli altri.
Oggi concorsi non se ne fanno più, dopo che per anni sfruttando scorciatoie, liste di utilità, corsi formativi ad hoc e quant’altro, si è creata una classe dirigente non all’altezza della situazione, ma soltanto furba, accondiscendente e arrogante grazie all’uso di regole truccate ma vincenti.
Da una parte questi pochi “unti dal signore”, dall’altra, una pletora di perdenti che avevano puntato tutto su quelle regole morali di base della convivenza civile, oggi messe costantemente sotto i piedi. E sì, nella pratica sono cambiate le regole, come se a causa di una tempesta magnetica i poli si fossero invertiti.
Eppure questi vincenti li abbiamo visti crescere, li abbiamo visti sorpassarci e sappiamo come, basterebbe soltanto avere un po’ più di memoria per esporli al pubblico ludibrio.
Ma questa società è smemorata ed è in crisi, ma ci piace crogiolarci dietro i soliti luoghi comuni, ci piace riversare sempre la colpa sugli altri, finanche sull’uomo nero che giunge clandestino sul gommone, ci ruba il lavoro e ci porta insicurezza.
Tornando a casa tardi e con il gelo di queste notti, vedo accovacciato davanti alla vetrina sotto casa mia un clochard, uno di questi disperati, coperto in qualche modo, dormire il primo sonno dietro una espressione sorridente, nella speranza che la “signora in nero” non lo prenda a braccetto durante il suo bel sogno.
Lui è uno sconfitto da questa società e dire che costui è bianco, ha la mia stessa pelle e chi sa che storia alle spalle, probabilmente non dissimile da quella di noi “non vincenti”. La nostra è una società poco seria.
Un Abbraccio, Epruno.
(pubblicato su www.ilsicilia.it il 13/1/2017 – http://www.ilsicilia.it/ho-nostalgia-dei-tempi-in-cui-si-pareggiava/ )