Se non fosse successo, quella domenica in spiaggia e non avessi subito quel torto, se non avessi provato quella condizione di impotenza davanti all’autorità che si fa giustizia privata utilizzando il suo ruolo (seppur piccolo nella scala gerarchica) Epruno non sarebbe esistito.

Quella immeritata multa sul parabrezza del ciclomotore, mi lasciò pieno di rabbia e impotenza, malgrado la solidarietà e il disagio di chi era costretto ad operare, come i VVUU chiamati appositamente dal “Solerte Consigliere” di quartiere che vedeva impedita alla sua strabordante signora di espandersi nello spazio urbano per transitare con la propria carrozzella con bambino, in un posto penalizzato dalla mancanza di regolari parcheggi e per lo più in mano a indisturbati posteggiatori abusivi.

Capii che affidare le mie esternazioni al quotidiano locale sarebbe stata una perdita di tempo, figuratevi il giornale locale che avesse scelto di parteggiare per me e allora decisi di fondare un appuntamento settimanale chiamato Epruno, attraverso una mail list di 500 utenti per una ridotta e selezionata classe di “autorevolezze mentali”.

Il primo editoriale di protesta fu una vera e propria ode intitolata “Tu solerte consigliere”.

L’unico ricordo oltre “l’ode” di quell’episodio è conservato nella ricevuta di pagamento di quella multa, appesa nella bacheca del mio studio a futura memoria delle ingiustizie e della nostra facoltà di ribellione.

Sì, dovetti pagare lo stesso quella multa in un periodo in cui avrei voluto farne a meno, ma come spesso mi è capitato di costatare in questi anni, anche del “solerte consigliere” non ne è rimasta traccia, dopo aver vissuto un momento di gloria che probabilmente tocco l’apice in quella retata di motorini di ragazzi e di gente che dopo una difficile settimana di lavoro, avrebbe voluto godersi quattro ore di meritato riposo e non a caro prezzo.

La soverchieria e prepotenza esercitata da certi “personaggiucoli” che per un attimo vedono il sole prima di ritornare nel “cato” è una cosa che mi dava estremamente fastidio.

Pertanto come tanti italiani anche io decisi di affidare i miei pensieri a un foglio (seppur virtuale), per mitigare incazzature o per elaborare dispiaceri, decidendo anche di denunciare ove possibile attraverso l’ironia convinto che questa rappresentasse l’asticella oltre la quale gli idioti non riescono ad arrivare.

Pensavo che un ventennio di picconature potevano sorbire il loro effetto e invece siamo ancora qui a fare gli stessi discorsi, meravigliato dalla circostanza che questa continua lamentela dell’uomo qualunque non avrebbe portato alcun effetto.

Mi sono chiesto anche se la causa di tutto ciò potesse addebitarsi ai nostri leader, ma ciò sarebbe stata una falsa giustificazione da talk-show e non intellettualmente onesta. Cosa volete che siano gli effetti di una sindacatura della stessa persona perpetratasi per 19 anni, se non la naturale costruzione di una nuova aristocrazia come tante altre prima, poiché non dobbiamo dimenticarci che i politici sono il nostro specchio e vivono di consensi, ma questi consensi li diamo noi da sempre abituati alle monarchie per volere divino o solamente democraticamente elette e quindi un sindaco o un altro che differenza avrebbe fatto?

Una cosa è certa, se la maggioranza delle persone stesse male o fosse arrivata al limite di saturazione certamente avremmo fatto tutto per sovvertire lo stato delle cose, qualunque esso sia.

Appare evidente che tutti ci si lamenta di qualche cosa poiché lamentarsi è diventato uno sport nazionale e a poco prezzo, pertanto in fondo ci lamentiamo o ci beiamo di ciò che ci viene raccontato, spesso frutto di una realtà e a volte soltanto frutto di una accurata propaganda e poi la sera andiamo a dormire tranquilli.

In fondo, ognuno di noi trova il suo giusto compenso (no per favore non sentitevi offesi, ma fatevi prima un sereno esame di coscienza).

Siamo molto ipocriti, contestiamo il più delle volte perché non siamo riusciti ad ottenere, perché ci sentiamo trascurati e messi da parte, perché qualcuno ci ha sottovalutato, ma sono certo che non appena troviamo l’amico dell’amico pronto ad aiutarci ad avere anche noi la nostra briciola, a prestare attenzione alle nostre istanze, anche se ciò avrebbe comportato il danneggiare altri, sono certo che qualunque nostra perplessità nei confronti di chi ci regna sopra, cadrebbe.

Ammettiamolo, in molti non si vendono perché nessuno li compra, o perché sono andati fuori listino.

Quanti Don Chisciotte da strapazzo con l’etichetta attaccata sulla giacca una volta ottenuto l’osso decidono di vivere tranquillamente sotto la benevolenza del sistema, votando e dormendo. Un abbraccio