Carissimi
L’attendiamo per nove mesi, quasi fosse un parto, ma quando arriva non tutti manifestiamo lo stesso grado di gioia, poiché essendo di memoria corta, dimentichiamo che dalla nostra latitudine, estate significa caldo, tanto caldo, caldo disumano, eppure, ad esempio io penso che qui nella mia terra l’estate sia una stagione di sofferenza, poiché è solo caratterizzata da caldo, prevalente siccità, non più una stagione nella quale ormai la gente decide di andare in ferie, lavorando in maniera random 365 giorni all’anno, e quindi una piaga da superare.
Se devo dire come la penso, la vera estate per me è l’autunno, poiché per noi siciliani rappresenta quello che è l’estate climaticamente per buona parte delle popolazioni del continente, difatti non è di rado vedere turisti fare il bagno a ottobre o novembre a Mondello davanti allo sguardo allibito dei passanti (noi che attendiamo che sia fine novembre inoltrato per poter pensare di mettere un maglioncino sopra la maglietta a maniche corte).
Ma i tempi cambiano e noi con loro, il caldo c’è sempre, stato facciamo di tutto per dimenticarlo, ma schiacciati come sardine nell’autobus che ci portava a Mondello (ma quale aria condizionata), uscivamo fuori come gatti impazziti alle fermate prestabilite e cominciavamo a fare strada verso il nostro varco, in base a dove avevamo posizionato il nostro “cortile”.
Quale bellezza della lingua italiana, il poter identificare un modo di chiacchierare in compagnia parlando male di chiunque con la corte sulla quale si affacciavano le capanne di legno anch’esso chiamato cortile.
Bisognava averla vissuta questa realtà per avere contezza di cosa stiamo descrivendo, la spiaggia libera di Mondello, grazie a una società che nel nome dava l’impressione di essere una multinazionale, ma che di fatto altro non era che una proprietà locale che si era aggiudicata i diritti d’uso per un secolo, diventava un tappeto nel susseguirsi di queste unità collettive detti cortili, all’interno dei quali dicevamo trovavano spazio le capanne.
Ma siccome è nella natura della gente il volersi distinguere, anche i cortili non erano di per sé tutti uguali in quanto si passava dalle prime capanne, di lusso che avevano pure una piccola pensilina davanti l’ingresso, e molto spesso una pedana in legno, al centro del cortile, ombreggiata da un telo, fino alle capanne “schitte, schitte”, in cortili che più si avvicinavano a Mondello paese, più diventavano popolari.
Identificato il cortile bisognava dare riferimenti topografici, per dare l’appuntamento a chi ci veniva a trovare (col tempo furono creati varchi sempre più rigidi), andando dalla Sirenetta, al commissariato o centro radio, al Charleston, fino a Mondello paese, dove diciamolo, c’era la cosiddetta spiaggia libera.
Il povero Dante Alighieri era morto da secoli ma sono certo che avrebbe potuto ambientare lì un girone dantesco, in più con la sensibilità di oggi, capiremo che avvicinandosi al paese, qualcosa nell’acqua doveva cambiare, non necessariamente un colore, ma l’incontrare******* galleggianti, sia essi umani che frutto di defecazione non faceva più impressiona nessuno, bastava solo gridare, BAGNINOOOO.
E li dal 15 di giugno fino al 15 di settembre si sviluppavano storie, si vivevano estati, si intrecciavano i primi amori, si consumavano le eterne vassoiate di “pasta col forno”, “mullinciani friuti”, si mangiava di tutto, si mangiava tanto, poiché il mare c’era ma era difronte ppi i fatti sua, ma lo scopo vero e proprio dopo 10 minuti di bagnetto era quello di comprendere che cosa ci fosse da mangiare, iniziando dalla ciambella comprata alla Sirenetta per finire ai veri e propri pranzi con più portate, prodotti nelle mattinate in casa, e coperte da mappine, trasportate su quella padana riparate che a questo punto vi renderete conto quale fosse la vera e propria destinazione d’uso.
I ragazzi che giocavano a pallone, assucutati come sempre, poiché da regolamento non si potevano fare giochi con la palla, ma figuratevi in quanti erano disposti ad ascoltare, le passeggiate lungo i cortili sulla sabbia rovente con piedi adiabatici dai venditori di cocco bello, di ghiacciolo, di bibite, finanche di sfincione ed anelletti per chi li avesse dimenticati a casa.
Era tutto un grande magna, magna, era tutto molto popolare, si socializzava (nca quali circoli), li si giocava a carte mentre la signora Lo Stimolo sognava ascoltando i racconti dei viaggi dalla professoressa Mangiaformaggio, della cabina accanto.
Si mettevano insieme anche futuri amori tra i ragazzini sapendo che il 15 di settembre, una volta calato il sipario, non solo non avremmo rivisto i nostri vicini di capanna, ma avremmo anche sconfessato la loro conoscenza, perché il palermitano è così.
La capanna rappresentava il villino (di cui abbiamo già parlato) dei “poveri”, coloro che non avevano tanto da potersi permettere estati diverse, ma a Mondello, per tre mesi ci si sentiva tutti uguali, diventavamo più scuri con l’abbronzatura per schiarire dopo pochi giorni e a ottobre riprendere l’anno scolastico. E’ vero la scuola cominciava l’uno ottobre, vedete tutto aveva una cadenza, c’era ad agosto la chiusura ferie, a giugno finiva la scuola e tutti eravamo coordinati sì in una ricerca di qualità della vita, seppur basata semplicità, il nulla.
Non nascondo che in questa strana città, in quei periodi c’era chi realmente la vita la “sfardava”, ma quella è un’altra storia, è stato sempre così e sarà sempre così, ma mi ritorna simpatico il ricordo della signora giunonica sulla battigia che dopo aver rimproverato i figli che non volevano uscire dall’acqua, si voltava verso lui il ganimede di serie B (se paragonato ai colleghi grandi latin lover delle spiagge romagnole, con la sua canotta rossa) urlando BAGNINOOOOOO.
Un abbraccio, Epruno.