Carissimi …. Guardo il vassoietto di cartone con l’essenziale addobbo natalizio ed il bigliettino con scritto “Buone Feste”, posto sul piano di lavoro di Salvatore, il mio barbiere che ormai conoscete da tempo, che mi ricorda che siamo già a Natale. Sono stato un po’ distratto poiché gli addobbi luminosi della città, in verità sempre più scarsi, anche quelli per inerzia messi dai negozianti nelle loro vetrine, mi dovevano far pensare che ormai eravamo nuovamente vicino alle sante festività. Ma diciamocelo, non ci sono più le decorazioni di una volta, non c’è più l’attesa di una volta, e siamo sinceri fino all’ultimo, forse non c’è più il Natale di una volta. Mi chiedo spesso se ciò è frutto del fatto che sia cresciuto io o del fatto che sia cambiato il mondo intorno a me. Forse un po’ di tutte e due le cose. Il Natale è la festa della famiglia ma è anche e soprattutto la festa dei bambini e non essendo più io bambino, ecco che magari vivo questa festa con uno spirito diverso, ma di contro anche il modo di sentire la famiglia non è più lo stesso ed in questo caso è il mondo ad essere cambiato. Ma torniamo alle luci nelle strade, quelle luminarie che vogliono sfidare qualunque idea di crisi, quelle luminarie a volte non spontanee, quelle luminarie novelle stelle comete che ci accompagnano all’oggetto del nostro interesse, la vetrina dove sta esposto l’oggetto del desiderio di questo anno. Ci saranno tredicesime da spendere, ci saranno incassi disastrosi di negozi da rimpinguare, ci saranno produzioni da smaltire, ci sarà un solo desiderio, il “consumare” anche per dimenticare chi ci punisce con la speculazione internazionale, se mettiamo soldi da parte. Ci sarà ancora questo Natale, inversamente proporzionale al tenore della ricchezza, poiché è vero che un regalo tecnologico o un gioiello, ci aiuteranno a stare bene, per qualche ora, ma non arriveremo mai a trovare quelle sensazioni da grande riunione familiare, tipica di quando stavamo molto peggio, di quando l’evento finale della serata era la “tombolata” con le cartelle di cartone ed i fagioli secchi a segnare i numeri che erano usciti. Non ci saranno più quei Natali in bianco e nero, quei Natali in 600 multipla, quei Natali con lo stesso cappotto riadattato per più anni. Non ci saranno più quei Natali “poveri” ma permettetemi di dire “felici” passati in famiglia nel cenone e nel pranzo della domenica di Natale, perché è vero che non avevamo computer, SUV, telefonini e schermi al plasma, ma avevamo una ricchezza che oggi è persa: “la capacità di sognare un futuro migliore”. Avevamo la speranza che il domani sarebbe stato migliore e questo sogno ci aiutava ad affrontare qualunque sacrificio, questo sogno ci ha aiutato a diventare una “Grande Nazione” in barba a qualunque sorrisino internazionale. Nell’attesa del mio turno, mi volto verso Salvatore intento a tagliare la barba ad un altro cliente e gli chiedo: “Salvatore, parte per queste feste?” La risposta, senza distrarsi dal suo lavoro non tarda ad arrivare. “Di testa dottore! E dove dobbiamo andare? Dove sono i soldi? Staremo in famiglia……..come ai vecchi tempi”. Come sempre, la semplicità di Salvatore mi suggerisce pensieri ben più profondi. Prendendo spunto dal suo suggerimento questo Natale, riunite le nostre famiglie, regaliamoci un “sorriso”, sarà un modo positivo per investire sul futuro “sostenibile” dei nostri figli, con una certezza: “Siamo una Grande Popolo” e nella storia abbiamo dimostrato di essere stati più grandi di qualunque avversità naturale o umana ed in questo meraviglioso spirito “unico e raro”, sapremo ritrovarci per un domani migliore! Tanti Auguri di Buon Natale ed un Sereno Anno Nuovo a Voi ed alle Vostre famiglie.……Un abbraccio, Epruno.