Il ragazzo era alla sua prima corsa in quel grande stadio, lui che nel suo gruppo di provenienza era stato da sempre il più veloce, ma da velocista per la prima volta si confrontava con una prova di mezzofondo, essendo in fuga dal primo momento e da 800 metri, quando mancavano soltanto 200 metri all’arrivo e solo una curva per tagliare il traguardo.
Non so se si sentì per prima quella esclamazione da parte dell’omino al bordo della pista o giunse prima quel boato assordante, ma so solo che il ragazzo non alzò più un piede e quegli ultimi 200 metri sembrarono una eternità, mentre vedeva svanire la medaglia d’oro, superato dal primo atleta, la medaglia d’argento, superato dal secondo atleta ed infine anche il bronzo di consolazione, superato dal terzo, poi dal quarto ed infine il quinto finendo miseramente sesto, dopo aver dominato la sua prima gara.
L’omino si addannava la vita ed imprecava all’indirizzo del ragazzo chiedendogli di come mai gli fosse passato per la mente di partire a razzo come se stesse correndo la sua gara naturale, gli 80 metri!
Ma chi era questo Zátopek che da quel momento entrò nella sua vita?
Emil era un uomo di oltre cortina, un cecoslovacco noto per ansimare pesantemente mentre correva, tanto da esser soprannominato “la locomotiva umana”.
Emil era un eroe nel suo paese e fu una figura influente del Partito Comunista. Il mondo dell’atletica lo conobbe alle Olimpiadi di Londra 1948, dove vinse i 10000 m (alla sua seconda gara su quella distanza) e arrivò secondo nei 5000 m piani.
Era una forza della natura e nei quattro anni seguenti infranse più volte i record mondiali dei 5000 e 10000 m, dei 20, 25 e 30km e dell’ora di corsa, spesso andando in fuga ad inizio gara per vincere in solitudine.
Ma la sua fama è legata principalmente alla straordinaria impresa alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, dove vinse tre medaglie d’oro stabilendo tre record olimpici, nei 5000 e nei 10000 m, oltre che nella maratona, gara ma fatta prima decidendo di competere all’ultimo minuto.
Prima di ritirarsi nel 1957, vinse ancora ai Campionati europei del 1950, i 5000 e i 10000 m e i 10000 m nel 1954.
Due settimane prima delle Olimpiadi del 1956, Zátopek venne operato all’ernia, ciononostante finì sesto nella maratona olimpica.
Dopo la Primavera di Praga, venne rimosso da tutti gli incarichi importanti e costretto a lavorare in una miniera di uranio come punizione.
Ecco perché Zatopek, ma quel ragazzo non aveva colpa, guardatosi attorno dopo pochi metri e vedendo che gli altri andavano piano, da velocista e alla sua prima gara di mezzofondo, si convinse che costoro erano più deboli e andò in fuga, non sapendo che gli altri, più allenati e conoscendo la distanza, andavano a ritmo per dosare le forze.
Ancora oggi vedo moderni piccoli Zatopek giungere in un ambiente convincersi di essere i più furbi o i più della situazione.
Quel giorno imparai una cosa, qualunque sia il contesto, mi guardo sempre intorno e chiedo, chi sono gli altri?
E se non li conosco, non prendo mai per primo l’iniziativa, perché aimè non sono mai stato Zatopek.