Carissimi

ho ritrovato un volume in ottimo stato, quasi mai sfogliato, risistemando i miei libri dell’età scolastica. Premesso che io non strapazzo i libri, non li troverete magari conservati con la doppia copertina di plastica, ma non li troverete neanche né segnati, né con le cosiddette “orecchie” fatte agli estremi della pagina, perché ho avuto sempre rispetto dei libri a maggior ragione quelli sui quali studiavo a scuola e poi successivamente all’università.

Questo libro acquistato alla scuola media faceva il paio con un altro libro intitolato “religione” che a solo pensarci oggi mi mette tanta tenerezza poiché anche in quei periodi dove potevi ottenere il “buono libri” rappresentava comunque un costo per i nostri genitori, in famiglie monoreddito, inutilmente speso per dei libri che non sarebbero mai stati utilizzati, ma che era d’obbligo portare.

Ma torniamo al libro di cui sopra dal titolo “educazione civica”, che riletto a quest’età mi ha dato molti spunti di riflessione, non solo perché letto in età matura, ma per come i principi riportati all’interno di questa opera editoriale oggi potrebbero assumere grandissimo valore e dirimere qualunque tipo di dubbio o di posizione estrema, molto spesso non supportata da logica, con una facilità essenziale, mettendo quasi un punto fermo di partenza per quello che è il concetto eccelso del vivere in “comunità”.

Vivere insieme è difficile, figuriamoci se ciò deve accadere al di fuori di nuclei familiari, mettendo insieme in una condivisione di beni e responsabilità con quello che per noi è “l’estraneo”.

Non parliamo di quando l’estraneo diventa pure “diverso” ma in periodo di “par conditio” ci attireremmo qualche problema. Comunque ci ritorneremo. Parliamo quindi di principi di base e accontentiamoci.

Se oggi avessimo tutti chiaro il concetto di condivisione in comunità dal bene che diventa pubblico, poiché di tutti, sarebbe difficile riscontrare ancora ai giorni d’oggi casi di appropriazione indebita, di corruzione e di quant’altro riconducibile alla questione delle questioni, dopo quella “meridionale” e cioè la “questione morale”.

Si è in presenza di una questione morale nel momento in cui chiunque ricopra un ruolo pubblico o perché dipendente pubblico o perché uomo amministratore pubblico, mette il cappello su una poltrona e oltre a dire “da adesso si fa come dico io” (in barba a qualunque legge) e in più giunge alla conclusione che, se è qualcosa è di tutti (non è riconducibile ha un singolo soggetto) diventa di nessuno e quindi da questo momento, avendone l’uso, “è mia, ma pozzu pigghiare” per averne un vantaggio, per accluderla al patrimonio personale di qualcuno, per venderla o per l’argilla quale regalo.

Pensavamo che fossero passati questi tempi, in cui “il che ci azzecca” ci fu sbattuto in faccia in maniera molto evidente e cruda e dove anche i più distratti, quelli disposti sempre a dire “oooooh non me lo immaginavo”, durante lo scandalo di “Tangentopoli”, scoprirono che giravano mazzette.

Non è bastata la sfilza di condanne, non è bastato il sovvertimento degli equilibri politici, la scomparsa dei partiti storici, la nascita di nuovi movimenti perché ancora oggi continuano a scoprirsi evidenti casi di concussione e di corruzione, dove l’oggetto delle gratificazioni non diventano più i lingotti d’oro, o le banconote chiuse nella bustarelle o le valigette ventiquattrore piene di denaro, ma oggi l’essere umano, (il pezzo di merda) è arrivato a vendersi per un ciclo di massaggi offerti, per serate con escort, per ingressi e partecipazioni omaggio e soggiorni gratuiti, insomma tutto quanto può essere considerato “a scrocco”.

Capirete di come ciò porta alla nausea le persone che ancora oggi fanno di tutto per mantenere una certa dignità.

Ciò che disturba tanto e il fatto che le amministrazioni si sono dotate di scienziati, di circolari, di modulistiche e di dichiarazioni atte ad evidenziare la nefandezza e coloro che le commetto, per scoprire che alla fine altro non sono che palliativi per tenere a posto la coscienza di chi deve controllare ed è consigliato il più delle volte a girarsi dall’altro lato.

La corruzione esiste ancora? I corrotti continuano ad esistere?

Non si sa mai con chi ci si siede al tavolo, poiché l’esser corrotti non è una “qualità” che si sviluppa esercitando un ruolo, ma è una “predisposizione” che è presente nell’animo dell’individuo, per cui è vero, potremmo studiare quel libro di “educazione civica” di cui vi parlavo, possiamo studiare e applicare i “codici da ontologici“ nelle professioni, possiamo prendere tutti questi accorgimenti didattici ma è la natura propria dell’individuo e l’esempio che riceve che finiscono sempre per essere determinanti.

Come da sempre dico “non tutti i dipendenti pubblici sono corrotti, non tutti gli uomini politici sono corrotti, non tutti gli uomini politici sono delinquenti” ma al contrario è causa di scelte e di selezioni fatte che noi finiremo per avere dei “delinquenti che accedono alle pubbliche amministrazioni diventandone parte integrante e parte apicale, delinquenti che finiscono per candidarsi o esser nominati che alla fine avranno dei ruoli apicali nel governo della cosa pubblica”.

Pertanto, è vero, la questione morale alla base ha pochi semplici principi, ma la garanzia e la tutela del pubblico ne ha soltanto uno, “una seria e corretta reale meritocratica (non corrotta) nella scelta della classe dirigente di questo paese”, solo allora potremmo definire il nostro un “paese serio”.

Un abbraccio, Epruno.