Carissimi

La guerra, la morte, la devastazione non sono di certo contesti nei quali trovare spunti che possono sembrare irriverenti, il tempo passa ma il mio punto d’interesse rimane sempre lo stesso, “l’uomo”, l’individuo, con i suoi pregi e difetti su cui poter a volte ironizzare.

Dove c’è la dittatura, non è tollerata la satira, ma sappiamo benissimo che questa è veicolo per trasmettere clandestinamente conforto per chi ha perso tutte le lacrime o per chi fa affidamento alle ultime energie per resistere o per spiegare concetti che a volte sembrano incomprensibili.

Prendete questa frase e conservatela, ci servirà dopo: “dopo ogni distruzione viene il tempo della ricostruzione”.

Prendiamo il personaggio vignettistico interessante, il capo di stato ucraino che tolti i vestiti del ruolo, l’elegante giacca e cravatta, lasciata nei camerini del set della serie televisiva “Servant of the People” (dove da attore interpretava il presidente dell’ucraina), si è creato l’immagine di un novello piccolo Yasser Arafat che indossa i vestiti del combattente, maglioni o mimetica, per andare in giro ospite di tutti gli eventi occidentali culturali o i summit di potenti che (non per i contenuti ma per i risultati) sono ormai declassati a tour organizzati di promozione turistica.

I “personaggi” finiscono per diventare icone mediatiche con i quale tutti vogliono farsi fotografare e vedere, ad iniziare da “Ursula, la donna senza sedia” che ogni volta che lo incontra ha uno slancio pari a quello delle ragazzine che negli anni 60 che aspettavano i Beatles o chi qualche decennio dopo stava a ridosso dei red carpet in attesa dell’arrivo di Richard Gere.

Si giunge finanche a litigare per contendersi l’ospite e questa cosa mi fa immensamente ridere perché mi ricorda episodi di vita relegati ai tempi dell’adolescenza e delle comitive, dove si facevano i sotto gruppi che uscivano insieme all’insaputa degli altri, facendo rimanere male chi restava fuori dall’invito.

Ma di che stiamo a parlare? Addirittura qualche intelligentone, ma soltanto per aprire la finestra in una stanza dove si sta sviluppando un incendio, arriva a dire per fare “spregio” ….. “vedi, non ti hanno invitato perché non conti nulla. Ti ricordi Zio Mario? Lui era lì nel vagone, nel tavolo a tre”.

Se si arriva a contendersi la compagnia del “Mahmood ucraino”, (con il suo “volevi solo soldi….”) siamo messi male, ma seppur decantiamo a Sanremo la nostra Costituzione, parlare male di costui rimane politicamente scorretto, in deroga alla libertà di pensiero.

Non si può non avere solidarietà con una nazione invasa, ma di contro non si può parteggiando, fomentare un odio interno che non porterà mai ad un cessate il fuoco, se non dopo un annientamento e sconfitta di una delle due parti e che comunque avrà prodotto tanti morti e sofferenze.

Ecco, se ci fosse un organismo sovranazionale serio e non un “circolo ricreativo” bloccato dai poteri di veto di un pugno di vincenti nazioni di un confitto conclusosi ottanta anni fa (di cui una, la Francia a detta dei tedeschi, non si potrebbe considerare poi così vincitrice, ma questa è un’altra storia), imporrebbe ai contendenti della guerra per l’invasione della ucraina, il cessate il fuoco, una tregua e un tavolo di trattative per la pace.

L’uomo dai verdi maglioni” avendo accanto lo Zio Sam nei panni “Papa Barzetti” stagionato presidente americano che continua a ripetergli “quanto ti serve, vuoi piccioli, armi” con lo stesso cinico interesse che potrebbe avere uno spacciatore per creare non solo la dipendenza, ma l’usura, si sente catapultato in un negozio di giocattoli e alza la posta delle richieste, come i carrarmati, missili, addirittura aerei bombardieri come se l’iniziale sostegno a quella che doveva essere una resistenza, fosse diventata una vera e propria guerra contro la Russa.

Che fosse diventato anche lui un utile idiota in una guerra tra l’America e la Russia?

Ecco perché mi rimane in tutta questa vicenda tragica (ma ridicola se vista attraverso la valutazione dei soggetti in campo) dietro questa corsa da parte di qualcuno per essere tra i primi a farsi i selfi con il Marchionne dei poveri (vedasi l’uso incondizionato del maglione in qualunque contesto ufficiale) e le offese per non esser stati invitati, il sospetto che il vero interesse è quello di prenotarsi con le proprie imprese nazionali, per la ricostruzione con i contributi internazionali a seguito dei danni di guerra.

Ciò lo hanno chiaro il “gatto e la volpe”, franco tedesco, lo ha chiaro “papa Barzetti”, ovviamente il “segugio d’Albione” ma dovremmo spiegarlo un po’ meglio alla nostra Giorgia o a chi sosteneva che Zio Mario almeno viaggiava nel vagone a tre con il “piccolo Napoleone” e “l’Ulisse tedesco” dimenticando che Zio Mario era il padrone del vagone e mentre la gente continua a morire, invece di imporre con i “grandi del mondo” un cessate il fuoco all’Uomo del Cremlino e al presidente ucraino, noi continuiamo a comprargli i giocattoli di morte.

Un abbraccio, Epruno.