Carissimi
Questo strano modo di vivere che ci sta condizionando tutti, sta anche rovinando la nostra salute e il nostro preziosissimo sonno. La notte ci fanno compagnia personaggi dimenticati nella nostra memoria oppure ci fermiamo a pensare e ad approfondire temi del nostro vissuto con una capacità di lettura pari alle gocce di tropina per gli ottici.
Me ne stavo seduto nel mio balcone (che poi non era quello di casa mia, ma probabilmente un balcone con ringhiera su una via grande che somigliava alla via Roma a Palermo) e da lì guardavo il passaggio, il cosiddetto “passio”, davanti il mio portone con un impermeabile e un cappello borsalino c’era un figuro che controllava il flusso di persone e guardava me, ogni tanto.
Ad un certo punto riconoscendogli una qualche autorità dal balcone gli chiesi: “posso scendere?”
La risposta fu secca: “No, sei stato tu a decidere di ritirarti “sull’Aventino” in quel balcone!”
Io risposi infastidito: “Ma quando mai, se siete stati voi a cambiare la serratura di casa mia per non farmi scendere e soprattutto per non permettermi di ritornare a casa.”
La risposta fu ancora più decisa: “A noi risulta, perché c’è stato detto, che tu non gradisci questo passio e che sei nemico di tutto ciò che possa portare gaio tra la gente, a differenza di tutta quell’altra gente che è subito accorsa a farci festa (e che poi è stata quella a parlare male di te), pertanto resta nel balcone!”
Ma guarda che sogno, io Epruno, il bello della vita, cinque minuti di sorriso settimanale, ma mi hanno mai conosciuto personalmente prima dare determinate sentenze sulla mia persona? …..
Ricordo solo che chiesi: “mi scusi, ma almeno mi dica in che anno siamo”.
L’uomo chiudendo la conversazione mi rispose: “siamo negli anni venti!”
E proprio mentre gli gridavo “si, ma il secolo mi deve dire…” mi agitai e queste immagini mi passarono dalla mente e mi ritrovai in un grande salone con un lungo tavolo di riunione e una serie di personaggi con le mascherine anticovid nella faccia che non mi permetteva di riconoscerne alcuno, colui che sedeva a capo di questo lungo tavolo fu l’unico ad accorgersi della mia presenza e mentre la realtà intorno a me si frizzò, Lui mi disse: “Eccoci finalmente, e allora?”
Io risposi: “Ormai è troppo tardi, dovevo diventare invisibile come una mosca per giungere a dirle di non fidarsi di quel “sarto” e di ciò che dice la gente sui suoi vestiti, lo so, anche se c’era stato chiesto il silenzio non toccava a me dire “acqua alle corde”. Ormai a poco serve, io e chi come me, abbiamo la coscienza a posto, pur non essendo protagonisti di questo sfascio, ci siamo prestati a fare il nostro dovere e dove lo sapevamo fare non ci siamo tirati indietro, anzi ci siamo proposti ma in un sistema fortemente adiabatico non siamo riusciti a far valere il principio dell’interesse comune sulle logiche dei cerchi magici e dei circoli che hanno spinto il ns territorio in una entropia crescente in maniera smisurata, tanto da superare l’entropia dello stesso universo e dove le visioni, probabilmente anche ottime in alcuni casi, si sono manifestate, affidate a dilettanti allo sbaraglio si sono rivelate micidiali e gli errori sono soltanto rimasti coperti dal concomitante immobilismo da forza maggiore portato dalla pandemia”.
In un attimo prima che Lui mi potesse rispondere la sala si rianimo e i commessi m’intercettarono e mi buttarono fuori al grido “che ci fa lei qui? Qui non si può entrare?” Da quel momento tutto si confuse non riuscii a capire chi realmente fosse il Lui (di turno) che aveva parlato con me.
Trovai davanti la porta l’uomo con l’impermeabile e il borsalino (del sogno precedente), del quale riuscivo ad intravedere il taglio degli occhi che mi affrontò dicendomi: “hai visto? Che ci hai guadagnato a scendere dal tuo balcone? Ti senti un eroe solo perché hai voluto dire ciò che pensi, solo perché hai dato la tua disponibilità? Fossi il solo, non credi che se ci fossi servito …AVICA!” Poi mi mostro il bavero del suo impermeabile che era pieno di distintivi e mi disse: “quello che conta sono questi, tu a cu appartieni? A quanti appartieni?”
A quel punto nel salutarlo gli dissi “ho capito, almeno salutiamoci romanamente.”
Lui stranito mi rispose, preso alla sprovvista: “e perché?”
Mi svegliai di soprassalto e pensai, “un’altra delle mie ennesime gaffe, ma questa è politica e io non capisco nulla di politica, ma chi mi ci porta a fare questi sogni. Vedo troppi film?” Ma si, e forse digerisco pure male, ma è la pressione alta a preoccuparmi e a farmi dormire male”.
Un abbraccio, Epruno.