Carissimi,
Ce li facciamo gli auguri di Natale?

Ogni anno celebriamo la nascita e attraverso questa ricorrenza, festeggiamo una perenne rinascita dell’essere umano affidando ad esso tutti i buoni propositi di cambiamento. Dobbiamo cambiare, vogliamo cambiare e attraverso questo auspicio lo trasmettiamo agli altri con gli Auguri.

Eviterò come sempre gli Auguri “obbligati” tra quelli che si sono definite “autorità” ma che non hanno alcuna “autorevolezza”.

Gli Auguri a mio parere dovrebbero avere un costo affinché li si possano spendere con raziocinio, non comprendo perché bisogna fare degli auguri generalizzati, ipocriti a sconosciuti o a gente che non conosciamo.

Perché si fanno gli Auguri? Chi ha bisogno di Auguri? Cosa sto facendo per cui la gente debba farmi gli auguri? C’è una perdita di valori in tutto finanche nelle parole.

Dovendo fare degli Auguri sinceri inizierei dalla mia città affinché si liberi da questa cappa di inconcludenza e di questo ingiustificato spacciato ottimismo, si liberi da questo manierismo formale e da questa ricerca di slogan da bassa propaganda e investa maggiormente in “visite ottiche” per la gioia degli oculisti.

La gente “non vuole vedere” o “non vede”?

Io del resto non capisco nulla in materia e aver partecipato alla redazione di un piano del traffico e della segnaletica turistica negli anni 90 non mi dà titolo ad intendermi di traffico come potrebbe fare un dirigente scolastico, sapete come la penso sulla cattiva sorte che hanno avuto le lauree tecniche,

parlo però da utente giornaliero della strada attraverso un mezzo privato senza lampeggianti, senza l’uso di corsie privilegiate e senza scorta e mi chiedo?

Con quale ratio si chiuderà anche via Ruggero Settimo nel periodo in cui, pure Alì che mi viene a lasciare con il carrello la spesa a casa sa che tutti i palermitani si riverseranno per le strade, in auto e in massa? Mi auguro solo che sia una falsa notizia, uno scherzo di un buontempone.

Auguri pertanto ancora alla mia città perché guadagni i primi posti nella classifica nazionale per la qualità della vita e anche della normalità, affinché si possa necessariamente perforare nel sottosuolo per dotarla di infrastrutture necessarie, organizzando tutte le misure alternative, cose semplici senza doverne avere necessariamente ulteriori disaggi.

Auguri alla mia città affinché possa ritornare ad avere un salotto buono cittadino e non una innumerevole sequenza di taverne a cielo aperto e un bivacco notturno spesso insicuro, il tutto con qualità, ordine e pulizia, nel rispetto di tutti.

Farei gli auguri agli ultimi di questa città, qualunque sia la loro nascita e la provenienza, affinché a loro volta si possano augurare che chi amministra finalmente prenda consapevolezza di essere pagato dalla collettività, scenda per tempo da quel cocchio dorato prima della mezzanotte, per non trovarsi col culo sopra una zucca e trainato da topini, strombazzi di meno all’inaugurazione del nulla o di opere in palese ritardo, metta qualche addobbo in meno, faccia qualche concerto in meno, distribuisca qualche onorificenza in meno e si segga seriamente a lavorare attorniandosi di gente all’altezza dei compiti.

Auguri a tutti coloro che aspirano a rendere la nostra terra migliore e non la pensino “come una miniera da cui trarre risorse” che andranno a rimpinguare patrimoni per vite di qualità da svolgere altrove.

Auguri a Noi che speriamo in un futuro migliore, vissuto soprattutto in qualità, un futuro dove non vi siano privilegi e sfilate per pochi, ma offerta e opportunità per tutti.

Ecco a cosa servono i miei Auguri poiché una città cambia per sua natura nel tempo, ma non è detto che riesca a cambiare positivamente, mi auguro quindi che questa città generosa e accogliente diventi ancor prima bella da vivere per chi ci nasce e ci cresce, al fine di offrire ad altri la possibilità di giungere per contribuire al miglioramento avendo garantite le condizioni di dignità umana proprie di una cultura occidentale, poiché seppur di frontiera non dobbiamo vergognarci nel difendere le nostre millenarie tradizioni e le nostre radici.

Perché quindi dovrei fare gli auguri a tutti?

Un abbraccio, Epruno.