La nostra è già di per se una strana società, aggiungeteci la congiuntura di un periodo non dei migliori ed ecco che la mediocrità impera!

La mediocrità è un fenomeno del tutto naturale che si alimenta grazie al nulla, difatti più pochezza intellettuale, ma soprattutto intellettiva, c’è, più è facile per lei diffondersi nei meandri del nostro vivere.

Il nostro è un piccolo mondo, una piccola realtà, quasi provinciale che ha bisogno di una struttura artificiale per sopravvivere.

Fateci caso, viviamo in un contesto di non eventi, amplificati artificialmente attraverso i prodotti della comunicazione, dalle continue conferenze stampa che permettono al nulla di esistere.

La non notizia che si auto alimenta sponsorizzandosi da sola.

E dire che nel mondo, quello vero, la notizia non ha bisogno di auto promuoversi, se è notizia vera, poiché nasce naturalmente sotto i riflettori. Da noi, non avendo la possibilità di fare cose importanti con i mezzi naturali che abbiamo, ci accontentiamo di valorizzare il nulla, creando noi stessi sia il prodotto che la ribalta.

Un po’, per intenderci, come avviene per coloro che pur di apparire sulle riviste di cultura, si comprano le pagine delle stesse, in occasione delle loro ricorrenze più importanti, quali il compleanno o un matrimonio, rigorosamente accompagnati da servizio fotografico, da auto referenziati vip di provincia, finendo per essere notizia di qualcosa che non c’è o di qualcosa  che sarebbe troppo piccola per esser vista ad occhio nudo!

Costruita l’artificiosità, dobbiamo poi riempire questo “piccolo mondo” di comparse qualificate che finiscono per alimentarsi da questi surrogati di cultura, da questi prodotti “similpelle”, “made in cina”, da questi “tarocchi d’autore” e tutto ciò, per aiutarci a rendere il boccone meno amaro, anzi in assenza di boccone, a distrarci dalla fame.

La cultura che in passato ha abitato in questa città, oggi è alla merce di personaggi atteggiati e di un pubblico di falsi intenditori.

Oggi la cultura è diventata spudoratamente un mestiere. Oggi la cultura a queste latitudini diventata un ammortizzatore sociale.

Come sono lontani i tempi in cui la cultura e soprattutto l’arte, erano sinonimo di fame, l’unica cosa che di certo non è cambiata nel tempo è l’ignoranza dei mecenati e la loro indisponente supponenza.

A noi cultori plebei della cultura, non rimane che starcene in piccionaia a godere dei rari buoni prodotti e tenerci lontani dalle “costose prime” o dalle file riservate a non autorevoli autorità, lontani dal popolo di comparse che riempiono la mondanità post-gattopardesca, e dalle tante presentazioni di opere prime.