Carissimi,

Appartengo ad una terra ed una città che “è oltre”.

Ammetto che da palermitano quando in tutta Italia litigate per mettere in atto qualche cosa, io vi guardo con una certa curiosità, ma senza tanto interesse poiché sono convinto che questo canale che ci separa, visto che il “ponte levatoio” non si calerà mai, perché non si farà mai, ci lascerà da sempre nella pace degli angeli.

O Dio, non è che la condizione di insularità ci ha mai tutelato da invasioni, sbarchi bellici, clandestini e non, poiché in Sicilia ognuno ha fatto ciò che caz** ha voluto, è giunto, si è fermato un po’ di tempo e poi se ne è andato.

I più generosi hanno lasciato una “mancia simbolica”, tipo qualche monumento, ma intendiamoci, hanno messo le idee, no i soldi, poiché quelli nelle loro intenzioni dovevamo metterli noi. Ma si sa, da questo punto di vista il siciliano è santo che non suda, figuratevi per pagare o lavorare.

E quindi noi siamo insulari e ciò ci protegge dalle pandemie (sembrerebbe) a meno che dalle altre parti del mondo non uscite da casa per venirci a consumare, ma anche in questo caso, in silenzio vi curiamo tutti, anche quelli che giungono con grandi pregiudizi, anche quelli che quando se vanno dicono la cosa più offensiva che si potesse dire: “mi sono dovuto ricredere, non pensavo foste così?”

Ma così come? Tutti scuri, baffuti con le donne con i veli neri e la barba? Per quanto tempo avete creduto di imitarci parlando e mettendo il verbo all’infinito a fine frase? Credetemi se parlassimo con uno dei tanti nostri dialetti, la nostra “lingua siciliana” perché la nostra è una lingua, voi non ne capireste un “H”.

Eppure siamo stati sedotti e abbandonati ….. o meglio sedotti, perché abbandonati mai, siete venuti e ve ne siete andati, senza alcun nostro sforzo. Certo mi verreste a dire: e vespri siciliani? Quella fu una questione d’onore e poi sapete quanto ci mettono i francesi a divenire antipatici, ma c’era bisogno di toccare il sedere ad una dama, all’uscita dalla messa, davanti alla chiesa? Questo vuol dire andarsele a cercare, anche perché il gentiluomo non è che poteva “accucchiarci una figura di cornuto e debole”?

Su questa espressione ci vorrebbero pagine e pagine di spiegazione.

Noi non veliamo le donne, noi non le fasciamo anzi ci “priamo (compiacciamo) della loro bellezza e del desiderio e l’invidia che generano in altri, ma se le toccate, piomba il silenzio e per strada c’è il fuggi fuggi, perché da noi in un certo senso il “codice Rocco” (ovviamente è scontato precisare che malgrado l’assonanza il Siffredi non c’entra nulla), non è mai stato abolito.

Pertanto, non lo volete fare il Ponte? Fatti vostri, divertitevi con il traghetto. Lo volete fare il ponte? Fate, baste che non ci domandate “piccioli” e non fate tanto rumore e soprattutto polvere perché per qualcuno di noi che in alcune stagioni prova “arsura” ci potrebbe fare male più del covid-19. Noi qua siamo!

Quando finite, passate la scopa e quando ve ne andate, perché come tutti ottenuto ciò che vi serve, ve ne andrete, lasciate la chiave al solito posto, sotto lo zerbino.

Un abbraccio Epruno