Watzlawick affermava che “non può non comunicare” ed io aggiungo che “non si può non occuparsi di politica” se vuole vivere in comunità con gli altri. Il modo stesso di come ognuno di noi intende vivere in società si trasforma continuamente in atti politici.
Se butto l’immondizia facendo la raccolta differenziata o la lascio all’angolo buio della strada formando una discarica abusiva, sto già prendendo una decisione politica. Se chiudo abusivamente tre elevazioni sopra la mia palazzina a due piani, sto facendo politica. Se posteggio in doppia fila, fregandomene delle code e del traffico che si forma, per lasciare i miei figli a scuola, sto facendo politica. Se continuo a trascurare chi guida parlando costantemente al telefonino e multo senza pietà chi posteggia in zona rimozione, faccio una scelta politica. Se privilegio il diritto di cento di manifestare ma in modo tale da bloccare una città di restanti settecento mila, meno cento, faccio una scelta politica.
La politica, la facciamo e la subiamo tutti a meno che non decidiamo di vivere in eremitaggio sul pizzo di una montagna. Se non prendiamo consapevolezza che la nostra proprietà privata, si estende fuori dal nostro uscio di casa, diventando proprietà comune, non saremo mai un popolo, non capiremo mai nulla di politica e continueremo a sopravvivere fin quando lo sfascio definitivo non seppellirà, non una nazione, ma un insieme di “furbastri” individui.
Comune, vuol dire, proprietà comune, proprietà di tutti!
Qui, casca l’asino poiché attraverso questa sottile distinzione, nascono le diverse “filosofie politiche” di questa terra, nasce la continua lotta da parte di chi, ignorante pensa che la cosa di tutti non appartiene a nessuno e la lascia deperire imprecando contro colui che dovrebbe giungere chi sa da dove, per ripararla costantemente ed il furbo che accusa il sistema e distraendo tutti, si impossessa della cosa pubblica dicendo “è mia”!
Quest’ultimo inganna tutti con una parziale verità, poiché è vero che la cosa pubblica è sua, ma è anche di tutti gli altri, ed ecco perché a questo punto è necessario avere una politica seria che offra pari opportunità sulla cosa di tutti. Quindi, chi è peggio tra i due?
Sono entrambi deplorevoli, ma sono maggiormente deplorevoli, coloro che non scelgono, scelgono male o scelgono con atteggiamento sufficiente i loro delegati e perdono il diritto di essere rappresentati nella democrazia attraverso un diretto consenso, lasciando nelle mani dei pochi la “nomina” di “utili individui” senza alcuna delega popolare, senza alcuna conoscenza del territorio, dilettanti allo sbaraglio a garantire atto di presenza e alzata di mano per garantire la volontà e gli interessi di pochissimi.
Chi sa, fa! Chi non sa, e non ama farsi prima esami di coscienza, continuerà a chiedersi, “chi è il responsabile”, fin quando non ci saranno più “capri espiatori” ….