Il vestito migliore, quante volte lo abbiamo indossato!
Il vestito migliore, si chiama così, poiché è il più bello, il più costoso, certe volte l’unico, tra quelli dignitosi che abbiamo e ci serve, come spesso si usa dire, per “fare figura”.
Il vestito migliore è quello che utilizziamo per le occasioni e proprio perché è il migliore, spesso queste occasioni, non sono tante nella nostra vita, ma sono quelle da prendere al volo, quelle che ci cambiano l’esistenza.
Il vestito migliore è quello che indossavamo fin da bambini, quando le nostre madri ci vestivano e ci preparavano per l’evento e ci richiamavano all’ultimo minuto per dare gli ultimi ritocchi ai capelli.
Il vestito migliore è quello che mettevamo il giorno degli esami di maturità o addirittura il giorno della laurea, per un duplice scopo, il primo quello di grande rispetto celebrativo per l’evento che stavamo affrontando, il secondo per rimanere indelebile nei ricordi che da questa circostanza ne sarebbero restati.
Ma il vestito migliore è stato anche quello del primo appuntamento, quello che ci ha aiutato a conquistare con la prima impressione, così come è stato quello che abbiamo indossato il giorno del matrimonio e che campeggia in casa nella cornice d’argento, in quella espressione presa da una giornata felice, che per molti si annovera come l’unica, di vite difficili, a volte sbagliate, a volte brevi e per le quali la foto con il vestito migliore , il giorno delle nozze, rimane la foto del ricordo.
Paradossalmente, il vestito migliore e quello che ci accompagna nell’ultimo viaggio, anche quando non avremmo bisogno di tanto spreco, quando saranno gli altri a prepararci, visto che saremo arrivati alla fine di un percorso.
Il vestito migliore quale simbolo dell’ultima speranza del genere umano, della gente povera, della gente modesta, della gente dignitosa ad ogni latitudine e ad ogni cultura.
Non bisogna meravigliarsi se in certe inconcepibili tragedie, raccogliamo in mare, i resti di poveri disgraziati dentro il loro vestito migliore, quello indossato dopo aver venduto “tutto” che in queste circostanze può coincidere con “poco o nulla”, per comprare dal “caronte scafista” il viaggio, il passaggio, l’attraversamento che avrebbe potuto cambiargli la vita, fuggendo da una esistenza priva di speranze.
Il vestito migliore quello che ci rende un po’ ….. tutti più uguali …..
Siamo sporchi e purtroppo sporchiamo tutto ciò che tocchiamo.
Legati al secolo, ai privilegi, ai ruoli, facciamo di tutto per scongiurare la consapevolezza che prima o poi bisogna passare la mano.
Diversamente, cambiando le regole, si diventa sporchi e si sporca tutto ciò che ci circonda, finanche i giovani per truccarli come noi e manovrarli da burattinai nascosti, perpetrandoci la giovinezza.
Spesso dimentichiamo che pensionarsi, vuol dire si, “togliersi dai coglioni”, ma non vuol dire essere inutili. La vita è fatta di cicli e concluso il ciclo lavorativo per il quale viene stabilito un tetto biologico, si comincia una nuova vita per la quale non dobbiamo aver paura di essere anziani. Se la nostra vita era vuota prima e riempita soltanto dal ruolo sul lavoro, sarà vuota, vuotissima, anche la nostra pensione.
Avete mai notato come in altre nazioni, giungendo vicini al pensionamento, la gente si compra una barca a vela per godersi successivamente la propria libertà? Questa è qualità della vita!
Ma purtroppo nel nostro paese nessuno ha la dignità di guardare il proprio orologio biologico e farsi da parte, anzi, se qualcuno lo fa, già pensa a come ingannare la natura e la collettività, per ritornare alla ribalta con un nuovo ruolo da esterno! Ma così facendo, quando toccherà ai giovani? Purtroppo non c’è e non ci sarà mai un patto generazionale pronto a far fuori gli ingombranti “grandi vecchi”, intendiamoci, brave persone, ma con un cervello ormai usurato dagli anni e non nascondiamocelo, obsoleto. Quando vediamo giovani nei posti che contano, inorridiamo già difronte al loro aspetto “giarno”, “dal vecchio dentro” che si portano, dalla loro paura di dire ciò che pensano e di rischiare di passare per impopolari. Poi abbassiamo la luce ed in penombra vediamo una persona vestita di nero con una calzamaglia nera, che da dietro, muove il giovane burattino.
Dove vogliamo andare? Ma quale spread, ma quale IMU, quale conflitto di interesse, quale cultura posta a speranza, quale anti qualunque cosa, quale addio a questo ed a quello? Se dietro ci sarà sempre “l’uomo nero” per garantire il chroma key, se dietro ci sarà il papà mimetizzato, se dietro ci sarà “il padrino” truccato ..….. questo paese morirà! Si … si estinguerà e resteranno purtroppo solo i vecchi che anche in buona fede, anche per amore, troppo amore, morboso amore per i propri figli, ritardano a togliere le rotelle delle loro biciclette, facendo crescere a loro volta dei vecchi! Questo paese è ormai vecchio, ma quello che preoccupa in prospettiva è che non costruiamo più giardinetti pubblici con delle belle panchine.
Non so quanti anni avesse avuto, certamente non era più giovane, ma neanche tanto vecchio, sarà stata la sua voglia di smettere con la qualunque, finanche con la lama del rasoio, che gli regalava quell’aria trasandata agevolata da quella barba incolta.
Aveva smesso! Non so cosa facesse di specifico e penso che probabilmente sarà stato un uomo attraente da giovane, ma qualcosa, o nulla, lo avevano portato da un certo momento in poi a salirsene sulla punta della sua montagna panoramica per rimanere li a guardare il mare.
Eh già, che strano, il mare visto dalla montagna era certamente una condizione unica, ma assomigliava più alla voglia di un isolamento contemplativo, che ad una sparizione. E lui stava li.
Non riceveva nessuno, eppure chi sa quanta gente aveva frequentato, chi sa quanta gente avesse incontrato, chi sa per quanta gente era stato importante e determinante, eppure adesso era li sul pizzo della montagna, non tanto a guardare cosa facesse giù l’umanità, ma a guardare il mare e l’orizzonte, come colui che attendeva ancora qualcosa da venire.
Il vecchio, era si vecchio, ma manteneva in se tutti i desideri dei giovani poiché non era certamente stato sempre vecchio, anzi, dentro di se si sentiva ancora più giovane di qualunque giovane egli avesse incontrato, ma, aveva smesso.
Per vedere il mare, non era necessario guardare accanto a lui, come lui l’orizzonte, ma basta guardare fisso nei suo occhi chiari, per immergersi in lunghe bracciate, in grandi nuotate o soltanto galleggiare.
Certe volte lo vedevi li assorto mentre guardala la sua vecchia TV o sentiva alla sua radio, sempre gli stessi programmi, sempre le stesse cose e lui li attento, a dare la sensazione di vedere e di sentire quelle cose per la prima volta, con grande meraviglia.
Tutto, attorno le sue giornate si ripeteva con ciclicità ed il vecchio stava zitto, tanto che qualcuno arrivo a pensare che era muto, se non fosse stato per quel poderoso rutto che chiudeva con soddisfazione tutti i suoi pasti.
Il vecchio era li, con il suo sorriso sornione di chi aveva visto tutto, di chi prevedeva le mosse altrui perché li aveva osservati bene ripetere i loro gesti, i loro errori, presi dal loro orgoglio. Tanta cocciutaggine lo aveva portato a stancarsi delle cose e del prossimo, lo aveva portato a smettere come colui che non voleva più giocare e si teneva lontano dalle folle transumanti e belanti o compiacenti, ma non perché fosse diventato scucivolo, ….. Si era soltanto rotto i coglioni!
Se dovessi giudicare giornalmente il nostro modo di essere fin dal momento nel quale metto il naso fuori dalla porta, non potrei che giungere alla conclusione che siamo veramente strani! Che fossimo i “miegghiu”…….. ne abbiamo da sempre grande convinzione, basata su non si sa su quale fondamento scientifico se non dal conforto del nostro specchio, unico elemento di sostegno per il nostro incoraggiamento nel momento in cui quotidianamente da supporto alla scelta del nostro riportino, ma una volta messo piede fuori dalla porta, il tutto diventa oggetto di esami, e la parola esami per noi, non è mai stata molto digeribile, poiché ci mette subito davanti ad una grande e pesante verità: la presenza degli “altri”!
La presenza comunque di “altri soggetti miegghiu”………pronti ad un confronto e ad una competizione che comunque non passi dalla ricerca del: “Conosci qualcuno a …..”!!!
Quindi …… Consapevolezza necessaria ed opportuna, superata la soglia di casa è quella della scoperta della “collettività”, in quanto insieme di individui e di conseguenza, la scoperta del concetto di “cosa pubblica”, intesa come una proprietà collettiva, ad iniziare dal concetto di “città”, da molti interpretata come “un enorme contenitore di spazzatura”…. nel quale buttare tutto quanto non usiamo più, attraverso la finestra di casa o il finestrino dell’auto, cominciandoci dal pacchetto delle sigarette vuote o dalle cicche ancora non spente, fino ad enormi frigoriferi in disuso, vecchi salotti o sanitari dismessi.
Ma a proposito di finestrino dell’auto, la “città” si materializza anche attraverso il concetto di “strada, viabilità, trasporti” ….. La strada, perde il concetto di strumento vettore per raggiungere due punti da “A” (meta di partenza) a “B” (meta di arrivo), ma diventa un luogo “stanziale” dove, attraverso la propria autovettura, perdere il proprio tempo.
Difatti, se fate attenzione, scoprirete che siamo diventati un popolo di grandi manager continuamente legati al concetto del “comunicare” in tempo reale. Anche le “scuole guida” hanno dovuto cambiare i loro quiz ed i loro disegni, ammettendo che un’automobile, la si conduce con la sola mano sinistra attaccata al volante e la mano destra impegnata alternativamente nel sostegno del telefonino e “di quando in quando”, nel cambiare marcia, mentre la nostra attenzione è rivolta a dare continue indicazioni al nostro agente di borsa, attraverso l’uso del cellulare.
Cosa dite? Non è consentito dal codice della strada? Scusate, chi vi dovrebbe sanzionare? Forse un Vigile anch’esso continuamente impegnato al telefonino a ricevere informazioni da “viaggiare informati”??? Purtroppo, tale circostanza porta alla considerazione che oggi è il pedone ad avere l’obbligo di stare attento a cosa possa passare nella mente del guidatore ………….
Belli i tempi in cui campeggiavano i cartelli “non parlate al conducente” …….
Esistono due modi di rappresentare la realtà: il primo, è quello di idealizzarla, proposta attraverso i proclami ai fedelissimi ai quali chiediamo di socchiudere gli occhi e sognare, giocare, pensare solo a cose positive.
Il secondo, è come noiosa, reale, a volte difettosa e difficile, come lasciata in eredità sempre dagli altri, quelli che devono rassettare dopo che altri hanno giocato.
Le cose belle ed i frutti del cambiamento sono sempre opera di coloro che si autopropongono come giusti, di quella sparuta minoranza di eletti che guarda alla realtà con la positività dell’intelletto e la dotazione di “cultura”.
I problemi, le cose brutte, appartengono agli altri, ai nemici del progresso.
La verità sta in questi pochissimi “dettagli”, la verità è di chi non sbaglia mai, la verità è di chi sa scegliere, poichè chi sa scegliere, sceglie il giusto, le cose corrette, le cose già fatte bene! ….. Le cose fatte male, si lasciano agli altri.
Essere nel giusto è giungere per primi e sapere scegliere da un cesto di mele le migliori, quelle ammalorate si lasciano agli altri, a chi viene dopo!
Fatto ciò non dobbiamo fare altro che aspettare che venga il loro turno, per poter dire: “vedete costoro, sbagliano, guardate il loro cesto e guardate la percentuale di mele buone!”
Pertanto per essere nel giusto basta non sbagliare e per non sbagliare basta non fare, oppure scegliersi le cose semplici e dimostrarsi sempre impegnato, oppure basta far fare agli altri ed attendere i risultati ed a risultati ottenuti, prendersi i meriti delle cose buone, le cose cattive, vengono attribuite agli altri, a chi sbaglia!
Intanto regola fondamentale è mettere sempre le mani avanti, dichiarando subito di aver trovato una situazione difficile ed aver ereditato un disastro, da chi c’era prima, gli altri!
Ma se sfortunatamente siamo costretti a fare e non sappiamo fare, o se mentre facciamo, sbagliamo, basta creare un diversivo, affinchè chi ci segue distolga l’attenzione da noi, fin quando o sarà scomparso per meriti altrui l’errore, o peggio, avremo fatto dimenticare cosa stavamo facendo!
Il tempo quindi, quale complice di negatività, il tempo che verrà è il tempo che non si può sottoporre ad esami, poiché quando arriverà, noi non ci saremo e se avrà prodotto cose positive, pretenderemo che si venga ricordati per ciò, ma se malauguratamente avrà prodotto risultati negativi,
sarà stata sempre colpa di chi verrà dopo, degli altri, di chi avrà avuto in sorte i frutti del nostro lavoro, ed a noi non resterà che aspettare ……… e dopo qualche tempo, …… magari … ritornare!
Chi sono i pazzi? E quando si prende consapevolezza della pazzia?
Ci siamo fatti compagnia in questo lungo viaggio ed abbiamo tentato con razionalità di trasgredire tutti gli schemi. Abbiamo tentato di sembrare più banali quando ci proponevamo con chi si approcciava con noi pieno di se ed abbiamo voluto sembrare seri quando i temi affrontati erano banali. Ecco questa è stata “LA VOCE DI EPRUNO” in sintesi. Nulla di quanto sembra vero è vero e nulla di quanto sembra falso è falso. Per mano, in amicizia, attraverso la porta del sogno, abbiamo voluto esercitarci a sognare, poiché soltanto tutto ciò che può essere prima sognato può essere successivamente realizzato. Ogni progetto è stato prima un sogno! Ogni programma è un sogno di coloro che sono razionali, ma di contro i programmi sono fatti anche per essere disattesi e infranti. Ma bisogna sentirsi perdenti se non si riesce a raggiungere un obiettivo sognato, anche avendo dato il meglio di se? Dietro una donna matura in sovrappeso c’è stata una modella, dietro una vita ai fornelli ed al ricambio di pannolini c’è stata una brillante carriera, dietro una partita di calcetto scapoli ammogliati ci sono stati tanti finalisti di coppe dei campioni …..
Si, …….sogniamo ed abbiamo sognato tutti, dobbiamo soltanto esser consapevoli che dopo ogni sogno c’è il risveglio, ma per questo non dobbiamo mai smettere di sognare, fin quando il tempo ci coglierà con un ultimo sorriso sulle labbra. La vita è difficile, ma è il sogno che la migliora e se poi alla tirata delle somme, non tutti riusciranno a realizzare i propri sogni, le proprie aspirazioni, non lasciatevi ingannare da chi vorrà appellarvi come perdenti, poiché chi vince, arriva primo, tutti gli altri, saranno secondi ex-equo, pronti per una gara successiva. Non saprò mai chi siete e quanti siete stati, ma sono certo di una cosa, è stato bello stare insieme senza saperlo! Ho voluto come sempre provare a me stesso che se una cosa la si vuole, la si può fare, sarà questione di tempo, magari non verrà subito bella come quella di chi la sa fare, ma il nostro obiettivo lo si potrà ottenere. Nel rispetto di un principio fondamentale della vita, abbiamo cercato di condividere le belle esperienze necessariamente approfittando della complicità altrui, perché le idee pazze, vedono sempre alle spalle un gruppo di pazzi, ecco perché “se non son pazzi non li vogliamo”, ecco perché non sono mai stato avvezzo alla ricerca dei consensi, e dei “mi piace”, non sono mai stato avvezzo alle tavolate, ma ho voluto sempre che questo cammino restasse libero per me e per gli altri, perché la pazzia ed il sogno non hanno regole di intruppamento ed ho quindi lasciato una porta aperta per coloro che hanno voluto condividere con me e con noi la “stravaganza” ed anche quando l’uscio vi sia sembrato chiuso, sarebbe bastato guardare sotto lo zerbino, i pazzi sono imprevedibili ma abitudinari …la chiave è sempre stata li!
……Ciao, adesso svegliatevi, …….era solo un sogno …..
Perché? …… Perché “il sole, ogni giorno, spunta ppi tutti e la luna, no?”
Innanzi tutto, siamo certi che il sole, dato per scontato che sorga ogni giorno, lo faccia per tutti?
Certamente sarebbe un auspicio e non vi nascondo che questa fu una filosofia che nei tempi in cui la Repubblica fu garantita dai “Crociati con gli Scudi”, prese molto piede ed aiuto la nostra terra a risollevarsi dalle macerie di una guerra dichiarata da una parte e finita persa dall’altra, ma ci addentreremmo in considerazioni storiche che necessiterebbero l’uso della memoria.
Ma scarseggiando in memoria ci siamo rifatti abbondantemente in ambiguità!
Quel sole permetteva di avere un minimo di tepore un po’ tutti.
Erano giorni di logiche scorrette come adesso, ma erano giorni nei quali la politica esisteva, bastava un titolo di studi per avere una rosa di proposte per un posto al sole e si veniva chiamati per assunzione diretta.
Poi questo non bastò e fu necessario fare i concorsi ed anche li, se “il sole”, non ti illuminava alla prima occasione lo avrebbe fatto in una successiva. Certo, “il sorgere del sole era governato” come adesso, ma con un po’ di buon senso, e maestria ……diciamo con misura.
Poi un giorno, chi giunse nella stanza dei comandi da dove si governava il sorger del sole, pensò che questa razione di tepore, personalmente, non gli bastava più ed allora inizio ad accaparrare calore per se stesso, sempre di più, e per creare il silenzio almeno nel suo entourage, anche per i suoi accoliti che diventavano sempre di meno, ma sempre più riscaldati.
La nostra terra cambiava morfologia perché c’erano zone sempre più irraggiate e piene di calore, ma essendo sempre la stessa la quantità di irraggiamento disponibile, iniziarono ad esserci zone sempre meno illuminate e riscaldate. Si era aperta la forbice e chi doveva garantire che il sole continuasse a sorgere per tutti in egual modo, non lo fece più!
Il popolo era stanco di vedere gente abbronzatissima e di contro guardare i propri figli sempre più pallidi! Finchè un giorno qualcuno e guarda caso abbronzato disse: “Non c’è più abbastanza sole per tutti, bisognerà fare sacrifici”.
Ma quali potevano essere i sacrifici che la gente pallida e sempre più malata poteva ancora fare? Che fine avevano fatto i raggi del sole? Dove aveva iniziato a sorgere, da qualche tempo, il sole mancante?
E fu così che qualche astuto prestigiatore per distrarre le masse e fargli dimenticare la mancanza di tepore, iniziò a lavorare anche sotto i riflessi della fredda luna, che non sorge intera ogni notte, ma che ogni mese si rinnova, quindi chi era abbronzato rimase sempre più abbronzato, nel buio della notte e chi era pallido, sotto questo chiaro di luna, divenne sempre più pallido e si ammalò, fintanto che il sole si spense! …..
Ed il maestro lasciò il podio mentre l’orchestra suonava ancora e la folla festante plaudiva più alla musica famosa che alla sua esecuzione, ma il maestro che era un piacione e sapeva ciò, e per questo uscì prima per fare un gesto che lo facesse ricordare, per fare un gesto volto a lasciare tutta la ribalta all’orchestra. Che spettacolo era quello?
Il maestro era ormai abituato a tornare a casa stremato dall’aver dato tutto se stesso nelle sue esecuzioni e si chiedeva sempre se la sua smisurata voglia di fare musica non gli faceva perdere di vista il suo obiettivo di vita.
Molte volte al ritorno da un successo si doveva confrontare con il tempo che gli strappavano al suo riposo, alla sua voglia di crescita, quei teatri e teatranti da strapazzo o quegli “azzecca garbugli” al soldo di avidi impresari danarosi che avevano fatto fortuna facendo la cresta al suo lavoro e che avrebbero voluto per lui, che non era certamente un Mozart, farlo spegnere nell’intento di completare un requiem che non avrebbe mai avuto un suo compimento!
Il maestro si addormento sulla sedia è sognò, come aveva fatto altre volte,
ma questa volta sognò profondamente di un omino che andava in giro per la notte alla ricerca di tutto ciò che nella sua città andava bene, ..attenzione, andava bene e non male come in genere farebbe un qualunque giornalista per scrivere un pezzo di successo, sul giornale scandalistico locale.
Che strano, un omino che andava in cerca, di notte, di tutte le cose che andavano bene nella sua città, chi sa perché?
Quale esempio di grande attaccamento alla propria terra!
Ma purtroppo questo era un sogno, perché quell’omino ogni mattina, ultimato il giro, riferiva a coloro che avevano il compito di distruggere tutto, anche qualunque barlume di positività e di speranza, per lasciare la gente nello sconforto e nel lassismo, sarebbe stato il regno della mediocrità, nessuno si sarebbe dovuto sforzare per fare cose giuste e cose fatte per bene, poiché queste, non sarebbero interessate a nessuno!
L’opera di quell’omino, utile idiota, convinto di lavorare per il bene di tutti, sarebbe servita agli scopi di chi voleva che la gente si abituasse ad avere falsi risultati temporanei, giusti o sbagliati, senza alcuna differenza, anche ignorando le regole!
Fu allora che il maestro si svegliò, e capì che qualunque cosa avrebbe deciso di fare per migliorare la qualità del prossimo concerto, non sarebbe servita a nulla e che mancava sempre meno tempo, la sala era ormai piena, la gente attendeva impaziente l’inizio del concerto ed il maestro salì sul podio, si volto a salutare la gente e d’improvviso vide li in prima fila, al centro, sotto il podio, l’omino del sogno, intento a battere le mani con tanto entusiasmo.
La luce in sala si spense ed inizio nuovamente la musica.