Archivio per la categoria: La Voce di Epruno – L’Editoriale

“Uscite”

Non si esce dalla porta di sicurezza utilizzandola come una uscita normale, se le uscite vengono battezzate di sicurezza, ci sarà un motivo?

Eppure molte volte la tentazione è grande.

In momenti che ci sembrano di grande difficoltà, ce la troviamo a portata di mano e vorremmo spingere quel maniglione, anche esso di sicurezza, per uscire, ma poi ci riflettiamo e notiamo che malgrado la nostra angoscia ed il nostro affanno, tutto intorno a noi regna la calma.

Le uscite di sicurezza sono progettate con l’auspicio che non debbano mai servire, quindi se noi ne facciamo un uso spropositato, violiamo le regole. Nella vita dobbiamo sforzarci di cercare soltanto le uscite principali e non dobbiamo aver vergogna ad utilizzarle, anche quando fuori, gli occhi di tutti sono puntati su di noi.

Solo gli inferi possiedono porte che non portano da nessuna parte,

le porte di sicurezza spesso ci conducono verso uscite secondarie, attraverso retroprospetti bui.

La vita, quella vera, quella onesta, quella che vale la pena di vivere è piena di difficoltà ed è cosparsa di tante uscite di sicurezza.

Quanti più ostacoli si incontreranno, quanto più saremo allenati a superare le difficoltà, con gradualità e più grande sarà la nostra capacità di sopportare il dolore Quanto meno sarà riempita la nostra esistenza di continui ostacoli, quanto più difficile per noi sarà l’affrontare quei pochi ostacoli, che comunque tutti dovremo incontrare ma, che a quel punto ci sembreranno giganteschi.

Accanto ad ogni ostacolo, piccolo o grande ci sarà sempre una uscita di sicurezza alla quale dovremo resistere.

La vita quella vera è fatta di continue cadute ed immediate rialzate.

Pertanto si può andare giù in un istante senza accorgersene, si può cadere senza necessariamente esser calpestati dalla folla, avendo quindi il tempo per potersi rialzare, si potrà andare a fondo senza annegare poiché se ci fideremo della fisica e non perderemo la calma sarà la stessa spinta dell’acqua a riportarci nuovamente in superficie.

Dunque, non lasciatevi attrarre da apparenti facili uscite di sicurezza, non abbassate mai il vostro sguardo, non sfuggite ai problemi e guardateli negli occhi. Fate valere la vostra presenza, ciò metterà gli altri in difficoltà, poiché gli assenti hanno sempre torto.

Solo così, se avrete personalità, potrete percorrere l’esistenza in un corridoio tra due ali di folla…Poiché l’uscita è una sola e si attraversa una unica volta e passa per l’uscita principale!

 

 

“29 …”

Bisogna essere un idiota per mettere un voto quale il “29”. Bisogna aver vissuto un’infanzia difficile per giungere a fare il professore che nel momento massimo del giudizio, mette un “29”, con la motivazione che siamo stati bravi ma non perfetti per meritare il “30”. Se dovessi definire un fallito frustrato, lo definirei così! Non pensando ad un allievo che prende un “29”, ma a colui che giudica e che ha il coraggio di dare un “29”!

La vita è fatta di episodi ed una materia per un giovane è un episodio da mettere nella cartella delle esperienze da dimenticare, ma se qualcuno dall’alto della sua somma saggezza ti mette un “29”, nella sua mente perversa è passata l’idea che tu per una vita intera te lo possa ricordare, mentre per lui rimarrai uno dei tanti esami di routine da dimenticare.

C’è chi per esistere ha bisogno di fare gesti singolari, ossessionato dal trasmettere ai posteri un ricordo di se, lasciandovi un rimorso per sempre. Io non ho mai ricevuto un “29” e non so come avrei reagito, ma certamente la vita, come a molti di voi, mi ha regalato ben altri “29” davanti ai quali ho dovuto non perdere la calma. Quanti capi, quanti direttori, quanti maestri impongono la loro autorità senza diventar mai autorevoli. Se ci riflettete, avente incontrato tanti professori, con i loro “spregi”, ma pochissimi maestri che vi hanno regalato lezioni di vita.

Lo “spregio”, la violenza gratuita, è anche frutto di una mancata attitudine al comando ed è strumento di coloro che hanno ricevuto in “regalo” un ruolo di potere che gli altri hanno dovuto sudarsi, figli di una errata selezione naturale. L’arte del potere, l’arte del comando, l’arte del giudizio non si apprende attraverso i libri e non c’è nessuna accademia che può insegnare ciò che si impara soltanto in trincea, li dove si forgiano gli uomini ed i loro capi. Una grande malattia di questa società democratica e la pessima scelta della classe dirigente, creata attraverso il nepotismo e la nomina, attraverso un orribile arma chiamata “meritocrazia”, strumento di valutazione pericolosissimo se non gestito attraverso asettici ed imparziali parametri, pericolosissimo se vengono truccate le regole e non dato a tutti le stesse opportunità.

Purtroppo l’aver lasciato questi strumenti in inesperte o corrotte mani, ha fatto si i criteri di giustizia sono stati sostituiti da “simpatia” e “tornaconto”, premiando spesso, “gli utili idioti”, “puttane e puttani” e “gli eterni leccaculo”, creando danni irreparabili per questa società, ed azzerando il “dissenso critico”. Non credo ai giovani capi, i geni non nascono con facilità e quando nascono sono asociali e mai portati a comandare o organizzare il lavoro altrui chiusi come sono nella loro genialità.

Nel mondo normale si ha bisogno di fare esperienza, tanta esperienza, prima di giungere ai vertici, come accadeva in passato attraverso quella parola magica detta “anzianità sul campo”, che portava tutti a fare un percorso di saggezza quella che ti faceva scegliere se darti un “28” o un “30”, ma mai un idiota “29”.

 

Che Strano …..

Che strano! Sa tutto di molto strano …A darmi riprova di ciò è il fatto che i grandi chiacchieroni, coloro che hanno da sempre avuto le frasi fatte e gli slogan di regime, oggi sono in silenzio!

Tutti coloro che hanno da sempre vissuto in un mondo dove la colpa era di qualcun altro, si ritrovano in un istante catapultati in una realtà dove devono decidere se uscir fuori da un mediocre copione che gli impone idee ed atteggiamenti e li premia con qualunque tipo di assopimento artificiale o iniziare a vivere accendendo in piena libertà il proprio cervello.

Eppure c’è ancora chi si accontenta di transumare in grande solitudine in un oceano di gente e c’è chi si ostina a chiamare arte la stravaganza, prendendo ad alibi la stravaganza certifica di grandi menti del passato. Ma è vero, la genialità spesso si sfoga in stravaganza, quindi si può essere geni o grandi artisti e stravaganti, purtroppo non è vero il contrario e non c’è alcuna reciprocità tra genio e sregolatezza e quindi non è vero che ogni stravagante è anche artista, ma il più delle volte, anzi, è una testa di cazzo!

Quindi è subdolo colui che vuole buttare il tutto in una grande confusione, giustificando ogni cosa come espressione dell’animo libero.

Non si può fare tutto ciò che ci passa per la testa e chiamarla “libertà” e chi ci vende questo caos per libertà è in malafede, poiché il più delle volte dietro finti miti ed ideologie, campeggia il vile denaro ed il guadagno che qualcuno ne ricava, dal vendere i “falsi paradisi terrestri”.

Fateci caso, coloro che organizzano questi piaceri, sono sempre dietro le quinte delle quinte, nascosti e sempre savi e scevri da qualunque coinvolgimento che ne potrebbe far perdere qualunque lucidità.

Se tutto ciò fosse vero ed universale, nessuno troverebbe la forza e la volontà per resistere al coinvolgimento. Fintanto che c’è qualcuno che organizza stando ai margini del gioco è tutto finto e dietro c’è certamente il “dio denaro” o qualunque interesse monetizzabile attraverso il potere a governare il tutto, ed intanto, molte vite si svuotano e perdono di vista la realtà.

Ma cosa è la libertà? Libertà viaggia attraverso concetti banali! E’ soprattutto, non solo potere agire, o farcirsi di idee altrui attraverso le letture di esperienze del prossimo. Libertà è non avere obblighi di orientamento, ma non farsi imbrigliare da obblighi abitudinari, non affezionarsi alle proprie idee. Libertà è soprattutto pensare, anche in controtendenza, anche se qualcuno ci resterà male, poiché chi si offende per le vostre idee è sempre in malafede. Libertà è avere una sola certezza, quella di non essere custodi di chi sa quali verità. Libertà è esser liberi di sparare la propria cazzata ……

 

 

“Anche loro si sono estinti”

Un genere umano come il nostro, sempre soggetto all’azione esterna della natura, sempre soggetto alla fragilità di quell’appuntamento imprevisto con la propria dipartita, può mai definirsi potente?

Se pensate a quanti uomini nel tempo, in balia di catastrofi, sono stati spazzati via in un istante, senza che qualunque sofisticata tecnologia a protezione avesse potuto porvi rimedio!

Quindi, anche quando parliamo di potenza, quando ci sentiamo onnipotenti rispetto agli altri ed a tutto il creato, sappiamo che basta un istante, basta un “tic”, basta un battito che si ferma ed ecco che diventiamo passato.

Ma malgrado ciò, ci ricadiamo sempre e periodicamente! Ricordatevelo almeno voi che con me dovete condividere il concetto di “bello della vita”! Solo se abbiamo piena consapevolezza di ciò che realmente siamo e di quanto appariamo fragili nel contesto universale, ma soprattutto di quanto poco tempo “duriamo” in rapporto alla eternità, solo così, possiamo ambire alla conquista di quella qualità di vita che da sola giustificherà il nostro transito terrestre.

Anche i dinosauri si sono estinti, eppure erano giganteschi rispetto a noi, basta confrontarsi con quei pochi reperti ritrovati che ne provano la loro esistenza. Malgrado ciò, non è certo come, sono stai spazzati in un istante dalla faccia della terra.

Mistero dei misteri ……

Ciò andrebbe ricordato con chiarezza, ai nuovi dinosauri, a coloro che senza aver studiato la storia, si ripropongono con gli stessi vizi e difetti di questo genere estinto. Certo il pianeta all’epoca ancora giovane, doveva essere più bello, ma loro che ne erano i padroni assoluti, in un batter di ciglio, per chi sa quale evento straordinario della natura, sono diventati oggetto per i cartoni animati dei nostri bimbi.

Ah cari odierni nuovi dinosauri, comprendo la vostra voglia di specchiarvi e di vedervi imponenti e forti, comprendo la vostra voglia di occupare spazi e di affermare la vostra ferocia e potenza, anche in alcuni casi, occultandola dietro la fama di esser di specie “erbivora”, comprendo la vostra voglia di far ruotare la vostra robusta e lunga coda, comprendo la vostra voglia di muovere quelle piccole braccine per afferrare il tutto, comprendo anche la tentazione che avete di addentare con ferocia i vostri simili e non solo per cibarvi, ma adesso siete voi, che dovete comprendere una sola cosa, guardatevi bene allo specchio ed oltre a scoprire che avete una piccola testolina su un corpo imponente, guardate le vostre rughe, siete vecchi, come è vecchio il vostro modo di pensare, come è vecchio quel mondo ormai estinto, artificialmente vi ostinate a tenere in vita, e come disse una volta Gandi: “E’ arrivato il momento che ve ne andiate!

Ed aggiungo io, per il vostro bene, prima che sia una nuova “catastrofe a spazzarvi via ….

“La Roba”

Abbiamo parlato tanto del tempo, dei sogni, dell’essere, ma come dimenticarsi dell’avere, inteso come cosa che mi appartiene?

Prendete ad esempio la cosa pubblica, prendete la nostra terra, se è vero che noi siamo stati generati su questa terra e certamente è nata prima la terra, a meno che la nostra origine non venga da un altro pianeta ed allora potremmo stare qui a fare un’altra discussione, ma a me piace pensare che il genere umano sia stato concepito sul pianeta terra.

Quindi dal momento in cui abbiamo aperto gli occhi e siamo stati eretti e coscienti abbiamo iniziato a dare clavate a destra ed a sinistra ed abbiamo iniziato a dire: “questo è di mio!” Ne più ne meno che come i bimbi.

Abbiamo cominciato a recintare tutto quanto ci circondasse e dall’accaparramento di ciò che era di tutti perché non era di nessuno è nata la nostra ricchezza e la nobiltà!

Si………, tenuto conto che un individuo non viene al mondo portandosi con se della ricchezza, appare scontato dimostrare che i primi ricchi erano necessariamente dei ladri!

Ed i primi nobili, sono stati certamente i primi ricchi e per transitività anche essi dei ladri!

Ma perché ladri se ancora non esisteva il diritto?

Bella domanda! Da quel momento chi rubò, finendo il suo rubare disse: “da adesso colui che mi toglierà la roba, che io ho preso e che è diventata mia, sarà punito” e da quel momento divenne “reato rubare”!

Poiché nacquero le leggi, gli avvocati ed i giudici!

Ma purtroppo erano nati anche i poveri! Ma chi erano i poveri?

I poveri erano coloro che all’inizio non ebbero il coraggio di rubare ciò che era di tutti e quindi di nessuno e di conseguenza anche loro, oppure arrivarono in ritardo, quando non c’era più nulla da prendere!

Ma i poveri non erano nobili ed erano anche ignoranti e non potendo parlare loro con il linguaggio dotto delle leggi, fu necessario inventare le religioni ed i sacerdoti, per poter predicare loro con parole semplici non solo “non rubare, ma che ad esser poveri si era anche beati!

Pensate la beffa ….. Per esser arrivati in ritardo a rubare ed accaparrare ciò che era di tutti si sono scritte storie e destini diversi che hanno contrassegnato generazioni!

Beffa delle beffe, da allora, se i poveri avessero voluto avere qualcosa, l’avrebbero dovuto comprare, pagando a coloro che precedentemente l’avevano rubato come si dice “a gratis”!

Ma beffa delle beffe, delle beffe, i poveri, una volta comprato e pagato a coloro che in origine era stato rubato, avrebbero dovuto successivamente pagare una tassa con ulteriore denaro a coloro che erano giunti per primi a mettere mano a ciò che era di tutti e quindi di nessuno e divento loro!

Eh si, questa si chiamava era antica e poi medio evo, meno male che queste cattive abitudini non si siano perpetrate ai giorni d’oggi, nell’era moderna, ce lo vedreste un potente odierno, che so un politico, a rubare ciò che è di tutti e quindi di nessuno ed accaparrare ricchezze?

 

“Attimo”

L’unica cosa importante che si fa crescendo, è quella di riuscire ad interpretare il tempo, sconfitti come siamo spesso dall’intenzione di poterlo governare. Bene, aldilà delle considerazioni fisiche ed astronomiche di approfondimento che lasciamo agli esperti, sappiamo che il tempo insieme al peso ed alla lunghezza, appartiene a quel sistema internazionale di misure così detto “m.k.s.”, (metro, kilogrammo, secondo).

Il tempo è certamente regolato dalle evoluzioni della terra sia su stessa che attorno al sole e quindi aldilà dell’interpretazione che ne possiamo dare, è una entità uguale per tutti.

La dotazione di tempo purtroppo, non è uguale per tutti, poiché è legata a quel concetto di “vita in comodato d’uso” di cui spesso vi ho narrato, ma malgrado i secondi, i minuti, le ore durano da sempre allo stesso modo, noi abbiamo la sensazione che i tempi vissuti siano volati con una certa rapidità rispetto al presente!

Sensazioni! Chi non ha mai pensato al tempo che corre troppo in fretta in occasione di scadenze importanti? Chi non ha mai pensato al tempo che non passa mai davanti a pesanti sofferenze? Sensazioni quindi …..

Da come gestiamo il concetto di tempo, indirizziamo il livello di qualità della nostra vita, solo se abbiamo consapevolezza di non sapere quanto dotazione ne abbiamo a disposizione.

Nella prima parte della nostra vita, si usa il tempo per correre e per giungere primi, nella seconda parte della nostra vita si utilizza il tempo per pianificare il nostro quotidiano, il quotidiano dei nostri cari, il quotidiano della gente a noi affidata sia per motivi di lavoro che per qualunque altra opportunità. Se avremo fatto bene i bilanci e saremo fortunati, potremmo godere di una terza parte della nostra vita con tanto tempo a disposizione.

Ma non ci sarà mai tempo sufficiente a disposizione per portare correzioni a quanto fatto, non ci sarà abbastanza tempo per perdonare o farsi perdonare, non ci sarà tempo sufficiente per parlarsi, per chiarirsi, per dirsi ciò che avremmo voluto dire da tempo se dietro “quella porta” la dotazione del nostro tempo non coincida almeno con la dotazione di tempo del nostro prossimo.

Quindi il tempo è scandito sempre con lo stesso ritmo, ma noi abbiamo il potere di fermarlo nel concetto di “attimo”! Basta un “attimo” sia per fare fesserie, che per fare un “buon gesto” o per fare “una grande impresa”!

Per le grandi cose, può bastare un attimo e non è detto che un attimo coincida con il così detto “colpo di testa”, potrebbe esser anche lungamente programmato, poiché sempre ammesso che ci rimanga tempo sufficiente per coglierlo, chi ci assicura che il nostro prossimo abbia tempo necessario per riceverlo? Prendete l’iniziativa …….

 

“Tubi o non Tubi”

Che bello il verbo “essere”!

Una cosa fantastica della nostra lingua e lo dico sempre è il fatto che esiste una parola per ogni singolo significato! Ma vuoi mettere i verbi?

I verbi sono come delle sentenze lapidarie scritte nel tempo ed attraverso un pronome e come se ti raccontassero un intera storia.

Ad esempio, dicevamo del verbo “essere”!

Prendete il tempo Presente: “Io sono”! Non c’è bisogno di dire altro!

“Io sono”ed ho detto tutto! Se “sono”, “sono” …… basta!

Poiché c’è tantissima differenza tra chi è e chi non è!

Poiché se chi non è si sente come chi è ….. Allora cosa abbiamo combinato?

Basta vedere chi è, per dire senza rifletterci sopra, a primo acchitto, quello è! Quanti ci hanno fatto e ci fanno ridere perché si “sentono” e non “sono”!

Ma “sentire” è un verbo molto diverso da “essere” e poi è suscettibile di sinonimi, poiché potrebbe anche utilizzarsi per “percepire”, “ascoltare”, ma non “essere”!  Perché ripeto e lo diceva anche Amleto “si è o non si è”!

Ammetto anche che qualche volta, in qualche circostanza fortuita, qualcuno si trovato nel punto giusto al momento giusto e si èsentito di essere, ma purtroppo per lui, non era e se ne è accorto! E quando se ne è accorto era troppo tardi!

Ma lasciamo il presente e prendiamo il tempo passato. “Io ero” …. Mamma mia che tristezza, quante volte avete incontrato gente era, che è stata e quante volte avete trovato una certa pesantezza a sentire i loro discorsi … sempre a ripetere quando ero qua, quandoero la, quando ero su, quando ero giù ……. Che palle!!!

Esser stati è una cosa triste, ma bisogna ancora una volta essere, in questo caso, essere maturi, per comprendere che il tempo non ritorna, ma ne verrà dell’altro!

Oh … intendiamoci, non è che necessariamente bisogna essere, non facciamo passare questo falso concetto, molte delle persone più interessanti che ho conosciute non erano, anzi dico di più, non erano un cazzo, ed io mi priavo a presentarli ….. Sai caro, ti presento “nessuno”, sai lui ha una grande peculiarità, non è nessuno e quel che è più bello, non conta un cazzo!

Eh si ….. Che grandi persone libere costoro ……

Ma dopo il presente ed il passato, passiamo al tempo futuro di questo meraviglioso verbo essere! Sai ….. “Io sarò” …… si, ma amu a viriri quannu!!

“Non Capisco”

Non capisco perché un giorno sono sceso dalla bicicletta,

ho staccato le mie scarpe dagli agganci o svitato il sellino, ed ho iniziato a camminare.

Non capisco perché un giorno ho spento il mio lettore cd, ho tolto il supporto riponendolo nella sua custodia ed ho smesso di ascoltare musica.

Non capisco perché un giorno ho riposto i miei occhiali da vicino,

inserito il segnalibri nella pagina che stavo leggendo ed ho riposto il libro sul comodino, smettendo di leggere.

Non capisco perché  ……

Si non capisco cosa mi spinse quella volta a smettere e non capisco quale fu la molla che mi convinse ad iniziare, so solo che è stato un istante, so solo che in un momento mi sono fermato, mi sono guardato attorno e mi sono chiesto cosa sto facendo.

Tante sono le cose che avrei voluto capire e che non comprendo ancora.

Tante sono le cose che avrei voluto sapere e che non so.

Tanti sono i misteri o le parti non capite della mia vita, come angoli o vicoli ciechi della mia esistenza.

Tante sono le partite che non andavano giocate, tanti sono i libri che non andavano letti, tante sono le amicizie che non andavano strette, ma è bastato un istante affinchè tutte queste finissero, perché l’ho voluto io, ma non vi è mai stato un vero motivo, una vera giustificazione perché tutto ciò accadesse!

Fu così che smesso di voltarmi, non perché avevo paura di vedere quanta strada avevo già percorso, quel giorno in cui smisi di correre, mi fermai piegandomi, poggiando i palmi delle mie mani sulle ginocchia, quasi a voler riprendere fiato per la strada fatta ed abbandonai la pista, convinto come ero che fosse già giunto il momento di smettere, perché lo volevo io, prima che fosse stato il tempo a convincermi che non era più il caso perché non ce l’avrei fatta!

Si, il tempo, l’unico che tiene memoria di ciò che eravamo, l’unica forza in grado di portarsi via qualunque cosa a prescindere dal suo peso o dalla sua entità, l’unico in grado di portarsi via l’immagine di quello che fummo, l’immagine di ciò che furono coloro che con noi hanno diviso il nostro tempo e ci sono stati compagni dei tanti momenti meritevoli di essere ricordati.

Il tempo, l’unica cosa in grado di sapere andare avanti, anche quando tutto intorno a noi, sarà fermo, anche quando noi ci saremo fermati ed allora comprenderemo che può bastare!

 

“Ode ad una Saracinesca”

Ode a te amica saracinesca.

Ci conosciamo da sempre, poiché tu c’eri ancor prima che io arrivassi. Siamo cresciuti insieme e le tue vicende mi hanno accompagnato in questi anni. Il tuo aprire e chiudersi ha scandito il tempo della mia giornata.

Ricordo ancora quando tu lucida e nuova facevi bella mostra accanto a quel cancello di un nobile portone, lui si sempre più vecchio ed austero. Sei stata buona con me ed hai giocato diventando la “porta romana” del nostro gioco del calcio ed hai diffuso in tutta la tua zona, il botto sordo delle pallonate, bloccato soltanto dal solerte portiere custode del portone accanto, quando richiamato al dovere dai condomini interrompeva i giochi con autorità pronunciando l’idiomatica frase: “l’amu a tagghiari stu palluni?”

Ma amica mia saracinesca, tu non sei stata sempre chiusa. A te hanno rivolto nel tempo i sogni di tanta gente. Ah quante gente ti ha sollevato ed abbassato, si …. Quanti proprietari!

Ricordo ancora quando ad ogni cambio di gestione, sotto le luminarie di una nuova insegna e di vetrine multi colorate i nuovi proprietari ripetevano il rito dell’inaugurazione, con la gente che affollava il marciapiede e brindava con calici augurali ed arraffare i pasticcini ripetendo: “Auguri!”. Ah quante inaugurazioni, quante speranze.

Hai vissuto tanti bei momenti, come quando per anni sei stata la protezione di un famoso negozio di giocattoli e vedevi realizzare i sogni di tanti bimbi, mentre ti attraversavano. Ah quanti bimbi ….

E ti ricordi quando per lungo tempo proteggesti le spoglie vetrine di quella merceria, sempre con lo stesso allestimento più vecchio quasi delle due anziane sorelle proprietarie. Sei stato a protezione di quel bar, con i suoi squattrinati avventori, aihmè sempre pochi, e sei stata testimone di chissà quanti discorsi da caffè.

Quanta gente, ti ha ripitturato e quanta gente amandoti ha amato le proprie speranze. E quanti proprietari ti hanno accarezzato, come ad una vecchia amica, quando ti hanno richiuso per la loro volta, dopo tante giornate tristi e senza un cliente!

Sei sempre li, amica saracinesca, a quel numero 18, ma ti vedo adesso stanca come me …… e sempre chiusa, quando anche la ruggine ha preso il sopravvento e tu porti ancora incollato un vecchio ed ingiallito manifestino di uno spettacolo di una volta, a testimoniare ….. Tempi che furono!

 

“E Lucevan le Stelle”

“E lucevan le stelle” …. Non tanto quanto ci si aspettava, ma comunque abbastanza per illuminare la strada in una notte buia, in una notte nella quale mancava anche la luna. Ma potevamo perdere tempo a contare le stelle?

Potevamo rimanere con il naso all’insù sforzando la nostra cervicale con il rischio che ci girasse la testa?

No! Dovevamo andare avanti, nel buio, ma andare avanti in mezzo ai rumori della notte! Avevamo una sola speranza per salvarci, non pensare a niente e fare in fretta, poiché il buio della notte faceva paura.

Ed intanto c’era buio in quella strada e forse non era più notte, o meglio era una di quelle notti nordiche destinate a durare mesi.

Ed in questa notte, i giovani talmente pieni di aspettative e già delusi ed in molti casi incazzati, non riconoscendo la strada, non potendo fare affidamento alla propria esperienza, andavano alla ricerca della meta, affidandosi alle urla e seguendole ad occhi chiusi, pur di tirarsi fuori da questo buio!

Tutti gli altri procedevano tenendosi per mano, per non perdersi e stando attenti a dove mettere i piedi per non cadere ed era la paura più che la saggezza a dominare il tutto! Era la paura a governare i loro passi!

Che mondo era diventato questo governato da vecchi, che ormai superata l’età della saggezza, pur di non passare la mano, ritornavano a comportarsi da bimbi, “dimenticandosi di dimenticare” che tutto ciò poteva esser frutto dell’Alzheimer ?

Ma che mondo era diventato questo, se anche il nostro attuale Celestino, stancatosi di tutto e rinunciando al suo ruolo, ci voltava le spalle, e si ritirava nella preghiera, mandandoci “ a fanculo”? Ma non lo dovevamo immaginare?

Bastava ascoltare, bastava leggere, invece di perder tempo a guardare inutili dibattiti dove protagonisti stridulanti, parlandosi di sopra, senza capire, ne far capire nulla, adottavano una sola parola d’ordine …… “se mi lascia finire, io no l’ho interrotta ….”!

Questo popolo pantofolaio che governa, che allena, che dirige, che fa le rivoluzioni dalla poltrona del proprio soggiorno, con il telecomando davanti la TV, pensavate che avesse imparato a memoria la lezione di chi ti imponeva il suo modello “di giusto e vero”?

Ma pensavate che non volesse nel segreto dell’urna prendere le distanze dagli stereotipi di moda, facendo valere la propria individualità, vi dichiarasse la propria intenzione di voto esponendosi al pubblico ludibrio?

Forse il “popolo sovrano” con un solo gesto ha spazzato via tutto, cancellando dal panorama storiche certezze di chi si autoreferenziava del titolo di “giusto”! Adesso, nel rispetto dell’individualità, sappiamo da dove iniziare a ricostruire grazie a questo nuovo umanesimo!

Ed intanto con il buio, arrivo la notte senza luna, e con la notte …. “lucevan le stelle” ed io ……”non ho amato mai tanto la vita!”