Archivio per la categoria: La Voce di Epruno – L’Editoriale

“Stranezze”

Certo che siamo strani!

Se dovessi giudicare giornalmente il nostro modo di essere fin dal momento nel quale metto il naso fuori dalla porta, non potrei che giungere alla conclusione che siamo veramente strani! Che fossimo i “miegghiu”…….. ne abbiamo da sempre grande convinzione, basata su non si sa su quale fondamento scientifico se non dal conforto del nostro specchio, unico elemento di sostegno per il nostro incoraggiamento nel momento in cui quotidianamente da supporto alla scelta del nostro riportino, ma una volta messo piede fuori dalla porta, il tutto diventa oggetto di esami, e la parola esami per noi, non è mai stata molto digeribile, poiché ci mette subito davanti ad una grande e pesante verità: la presenza degli “altri”!

La presenza comunque di “altri soggetti miegghiu”………pronti ad un confronto e ad una competizione che comunque non passi dalla ricerca del: “Conosci qualcuno a …..”!!!

 

Quindi …… Consapevolezza necessaria ed opportuna, superata la soglia di casa è quella della scoperta della “collettività”, in quanto insieme di individui e di conseguenza, la scoperta del concetto di “cosa pubblica”, intesa come una proprietà collettiva, ad iniziare dal concetto di “città”, da molti interpretata come “un enorme contenitore di spazzatura”…. nel quale buttare tutto quanto non usiamo più, attraverso la finestra di casa o il finestrino dell’auto, cominciandoci dal pacchetto delle sigarette vuote o dalle cicche ancora non spente, fino ad enormi frigoriferi in disuso, vecchi salotti o sanitari dismessi.

Ma a proposito di finestrino dell’auto, la “città” si materializza anche attraverso il concetto di “strada, viabilità, trasporti” ….. La strada, perde il concetto di strumento vettore per raggiungere due punti da “A” (meta di partenza) a “B” (meta di arrivo), ma diventa un luogo “stanziale” dove, attraverso la propria autovettura, perdere il proprio tempo.

Difatti, se fate attenzione, scoprirete che siamo diventati un popolo di grandi manager continuamente legati al concetto del “comunicare” in tempo reale. Anche le “scuole guida” hanno dovuto cambiare i loro quiz ed i loro disegni, ammettendo che un’automobile, la si conduce con la sola mano sinistra attaccata al volante e la mano destra impegnata alternativamente nel sostegno del telefonino e “di quando in quando”, nel cambiare marcia, mentre la nostra attenzione è rivolta a dare continue indicazioni al nostro agente di borsa, attraverso l’uso del cellulare.

 

Cosa dite? Non è consentito dal codice della strada? Scusate, chi vi dovrebbe sanzionare? Forse un Vigile anch’esso continuamente impegnato al telefonino a ricevere informazioni da “viaggiare informati”??? Purtroppo, tale circostanza porta alla considerazione che oggi è il pedone ad avere l’obbligo di stare attento a cosa possa passare nella mente del guidatore ………….

Belli i tempi in cui campeggiavano i cartelli “non parlate al conducente” …….

“Il Vincente”

Esistono due modi di rappresentare la realtà: il primo, è quello di idealizzarla, proposta attraverso i proclami ai fedelissimi ai quali chiediamo di socchiudere gli occhi e sognare, giocare, pensare solo a cose positive.

Il secondo, è come noiosa, reale, a volte difettosa e difficile, come lasciata in eredità sempre dagli altri, quelli che devono rassettare dopo che altri hanno giocato.

Le cose belle ed i frutti del cambiamento sono sempre opera di coloro che si autopropongono come giusti, di quella sparuta minoranza di eletti che guarda alla realtà con la positività dell’intelletto e la dotazione di “cultura”.

I problemi, le cose brutte, appartengono agli altri, ai nemici del progresso.

La verità sta in questi pochissimi “dettagli”, la verità è di chi non sbaglia mai, la verità è di chi sa scegliere, poichè chi sa scegliere, sceglie il giusto, le cose corrette, le cose già fatte bene! ….. Le cose fatte male, si lasciano agli altri.

Essere nel giusto è giungere per primi e sapere scegliere da un cesto di mele le migliori, quelle ammalorate si lasciano agli altri, a chi viene dopo!

Fatto ciò non dobbiamo fare altro che aspettare che venga il loro turno, per poter dire: “vedete costoro, sbagliano, guardate il loro cesto e guardate la percentuale di mele buone!”

Pertanto per essere nel giusto basta non sbagliare e per non sbagliare basta non fare, oppure scegliersi le cose semplici e dimostrarsi sempre impegnato, oppure basta far fare agli altri ed attendere i risultati ed a risultati ottenuti, prendersi i meriti delle cose buone, le cose cattive, vengono attribuite agli altri, a chi sbaglia!

Intanto regola fondamentale è mettere sempre le mani avanti, dichiarando subito di aver trovato una situazione difficile ed aver ereditato un disastro, da chi c’era prima, gli altri!

Ma se sfortunatamente siamo costretti a fare e non sappiamo fare, o se mentre facciamo, sbagliamo, basta creare un diversivo, affinchè chi ci segue distolga l’attenzione da noi, fin quando o sarà scomparso per meriti altrui l’errore, o peggio, avremo fatto dimenticare cosa stavamo facendo!

Il tempo quindi, quale complice di negatività, il tempo che verrà è il tempo che non si può sottoporre ad esami, poiché quando arriverà, noi non ci saremo e se avrà prodotto cose positive, pretenderemo che si venga ricordati per ciò, ma se malauguratamente avrà prodotto risultati negativi,

sarà stata sempre colpa di chi verrà dopo, degli altri, di chi avrà avuto in sorte i frutti del nostro lavoro, ed a noi non resterà che aspettare ……… e dopo qualche tempo, …… magari … ritornare!

 

 

“Sogno”

Chi sono i pazzi? E quando si prende consapevolezza della pazzia?

Ci siamo fatti compagnia in questo lungo viaggio ed abbiamo tentato con razionalità di trasgredire tutti gli schemi. Abbiamo tentato di sembrare più banali quando ci proponevamo con chi si approcciava con noi pieno di se ed abbiamo voluto sembrare seri quando i temi affrontati erano banali. Ecco questa è stata “LA VOCE DI EPRUNO” in sintesi. Nulla di quanto sembra vero è vero e nulla di quanto sembra falso è falso. Per mano, in amicizia, attraverso la porta del sogno, abbiamo voluto esercitarci a sognare, poiché soltanto tutto ciò che può essere prima sognato può essere successivamente realizzato. Ogni progetto è stato prima un sogno! Ogni programma è un sogno di coloro che sono razionali, ma di contro i programmi sono fatti anche per essere disattesi e infranti. Ma bisogna sentirsi perdenti se non si riesce a raggiungere un obiettivo sognato, anche avendo dato il meglio di se? Dietro una donna matura in sovrappeso c’è stata una modella, dietro una vita ai fornelli ed al ricambio di pannolini c’è stata una brillante carriera, dietro una partita di calcetto scapoli ammogliati ci sono stati tanti finalisti di coppe dei campioni …..

Si, …….sogniamo ed abbiamo sognato tutti, dobbiamo soltanto esser consapevoli che dopo ogni sogno c’è il risveglio, ma per questo non dobbiamo mai smettere di sognare, fin quando il tempo ci coglierà con un ultimo sorriso sulle labbra. La vita è difficile, ma è il sogno che la migliora e se poi alla tirata delle somme, non tutti riusciranno a realizzare i propri sogni, le proprie aspirazioni, non lasciatevi ingannare da chi vorrà appellarvi come perdenti, poiché chi vince, arriva primo, tutti gli altri, saranno secondi ex-equo, pronti per una gara successiva. Non saprò mai chi siete e quanti siete stati, ma sono certo di una cosa, è stato bello stare insieme senza saperlo! Ho voluto come sempre provare a me stesso che se una cosa la si vuole, la si può fare, sarà questione di tempo, magari non verrà subito bella come quella di chi la sa fare, ma il nostro obiettivo lo si potrà ottenere. Nel rispetto di un principio fondamentale della vita, abbiamo cercato di condividere le belle esperienze necessariamente approfittando della complicità altrui, perché le idee pazze, vedono sempre alle spalle un gruppo di pazzi, ecco perché “se non son pazzi non li vogliamo”, ecco perché non sono mai stato avvezzo alla ricerca dei consensi, e dei “mi piace”, non sono mai stato avvezzo alle tavolate, ma ho voluto sempre che questo cammino restasse libero per me e per gli altri, perché la pazzia ed il sogno non hanno regole di intruppamento ed ho quindi lasciato una porta aperta per coloro che hanno voluto condividere con me e con noi la “stravaganza” ed anche quando l’uscio vi sia sembrato chiuso, sarebbe bastato guardare sotto lo zerbino, i pazzi sono imprevedibili ma abitudinari …la chiave è sempre stata li!

……Ciao, adesso svegliatevi, …….era solo un sogno …..

 

“Perché?”

Perché? …… Perché “il sole, ogni giorno, spunta ppi tutti e la luna, no?”

Innanzi tutto, siamo certi che il sole, dato per scontato che sorga ogni giorno, lo faccia per tutti?

Certamente sarebbe un auspicio e non vi nascondo che questa fu una filosofia che nei tempi in cui la Repubblica fu garantita dai “Crociati con gli Scudi”, prese molto piede ed aiuto la nostra terra a risollevarsi dalle macerie di una guerra dichiarata da una parte e finita persa dall’altra, ma ci addentreremmo in considerazioni storiche che necessiterebbero l’uso della memoria.

Ma scarseggiando in memoria ci siamo rifatti abbondantemente in ambiguità!

Quel sole permetteva di avere un minimo di tepore un po’ tutti.

Erano giorni di logiche scorrette come adesso, ma erano giorni nei quali la politica esisteva, bastava un titolo di studi per avere una rosa di proposte per un posto al sole e si veniva chiamati per assunzione diretta.

Poi questo non bastò e fu necessario fare i concorsi ed anche li, se “il sole”, non ti illuminava alla prima occasione lo avrebbe fatto in una successiva. Certo, “il sorgere del sole era governato” come adesso, ma con un po’ di buon senso, e maestria ……diciamo con misura.

Poi un giorno, chi giunse nella stanza dei comandi da dove si governava il sorger del sole, pensò che questa razione di tepore, personalmente, non gli bastava più ed allora inizio ad accaparrare calore per se stesso, sempre di più, e per creare il silenzio almeno nel suo entourage, anche per i suoi accoliti che diventavano sempre di meno, ma sempre più riscaldati.

La nostra terra cambiava morfologia perché c’erano zone sempre più irraggiate e piene di calore, ma essendo sempre la stessa la quantità di irraggiamento disponibile, iniziarono ad esserci zone sempre meno illuminate e riscaldate. Si era aperta la forbice e chi doveva garantire che il sole continuasse a sorgere per tutti in egual modo, non lo fece più!

Il popolo era stanco di vedere gente abbronzatissima e di contro guardare i propri figli sempre più pallidi! Finchè un giorno qualcuno e guarda caso abbronzato disse: “Non c’è più abbastanza sole per tutti, bisognerà fare sacrifici”.

Ma quali potevano essere i sacrifici che la gente pallida e sempre più malata  poteva ancora fare? Che fine avevano fatto i raggi del sole? Dove aveva iniziato a sorgere, da qualche tempo, il sole mancante?

E fu così che qualche astuto prestigiatore per distrarre le masse e fargli dimenticare la mancanza di tepore, iniziò a lavorare anche sotto i riflessi della fredda luna, che non sorge intera ogni notte, ma che ogni mese si rinnova, quindi chi era abbronzato rimase sempre più abbronzato, nel buio della notte e chi era pallido, sotto questo chiaro di luna, divenne sempre più pallido e si ammalò, fintanto che il sole si spense! …..

 

 

“La Marcia di Radestky!”

Ed il maestro lasciò il podio mentre l’orchestra suonava ancora e la folla festante plaudiva più alla musica famosa che alla sua esecuzione, ma il maestro che era un piacione e sapeva ciò, e per questo uscì prima per fare un gesto che lo facesse ricordare, per fare un gesto volto a lasciare tutta la ribalta all’orchestra. Che spettacolo era quello?

Il maestro era ormai abituato a tornare a casa stremato dall’aver dato tutto se stesso nelle sue esecuzioni e si chiedeva sempre se la sua smisurata voglia di fare musica non gli faceva perdere di vista il suo obiettivo di vita.

Molte volte al ritorno da un successo si doveva confrontare con il tempo che gli strappavano al suo riposo, alla sua voglia di crescita, quei teatri e teatranti da strapazzo o quegli “azzecca garbugli” al soldo di avidi impresari danarosi che avevano fatto fortuna facendo la cresta al suo lavoro e che avrebbero voluto per lui, che non era certamente un Mozart, farlo spegnere nell’intento di completare un requiem che non avrebbe mai avuto un suo compimento!

Il maestro si addormento sulla sedia è sognò, come aveva fatto altre volte,

ma questa volta sognò profondamente di un omino che andava in giro per la notte alla ricerca di tutto ciò che nella sua città andava bene, ..attenzione, andava bene e non male come in genere farebbe un qualunque giornalista per scrivere un pezzo di successo, sul giornale scandalistico locale.

Che strano, un omino che andava in cerca, di notte, di tutte le cose che andavano bene nella sua città, chi sa perché?

Quale esempio di grande attaccamento alla propria terra!

Ma purtroppo questo era un sogno, perché quell’omino ogni mattina, ultimato il giro, riferiva a coloro che avevano il compito di distruggere tutto, anche qualunque barlume di positività e di speranza, per lasciare la gente nello sconforto e nel lassismo, sarebbe stato il regno della mediocrità, nessuno si sarebbe dovuto sforzare per fare cose giuste e cose fatte per bene, poiché queste, non sarebbero interessate a nessuno!

L’opera di quell’omino, utile idiota, convinto di lavorare per il bene di tutti, sarebbe servita agli scopi di chi voleva che la gente si abituasse ad avere falsi risultati temporanei, giusti o sbagliati, senza alcuna differenza, anche ignorando le regole!

Fu allora che il maestro si svegliò, e capì che qualunque cosa avrebbe deciso di fare per migliorare la qualità del prossimo concerto, non sarebbe servita a nulla e che mancava sempre meno tempo, la sala era ormai piena, la gente attendeva impaziente l’inizio del concerto ed il maestro salì sul podio, si volto a salutare la gente e d’improvviso vide li in prima fila, al centro, sotto il podio, l’omino del sogno, intento a battere le mani con tanto entusiasmo.

La luce in sala si spense ed inizio nuovamente la musica.

 

 

“E’ prudenziale!”

E si! E già, è prudenziale!

Quante volte dopo aver parlato, vi viene voglia di dire “nte cannarozza”? E sì, il “35”, è prudenziale!

Poiché ci sarebbe la voglia di parlare, di dire qualcosa, soprattutto di dire la propria, ma subito dopo, guardato gli sguardi di chi ci sta attorno, comprendiamo che è meglio di no! E’ prudenziale!

Ma come? Intorno a noi vediamo che le cose non sono come qualcuno vorrebbe farle sembrare, apriamo i giornali e guardiamo la fotografia di un luogo, ci rechiamo in quel luogo con la pagina aperta in corrispondenza della fotografia e con un occhio guardiamo il luogo e con un altro occhio guardiamo la foto, eppure, ci sembrano differenti!

Allora vorremmo parlare, dire la nostra, dire qualcosa diversa da quella del giornale, ma poi incrociamo gli sguardi di quelle persone che ci fissano, con sguardo spersuaso e con più esperienza di noi, sembrano volerci dire, “lascia perdere”, e pensiamo, meglio di no, è prudenziale!

Eppure, fino a qualche tempo fa, guardavo la stessa foto nel giornale, mi recavo sul luogo e scoprivo anche allora che le due cose erano differenti, ma abbassavo il giornale ed incontravo sguardi di persone incazzate che gridavano contro il giornale, contro il luogo, contro il fotografo e che volevano farmi prendere coscienza e farmi aderire alla protesta!

Non è passato molto tempo, il luogo è lo stesso, il foglio di giornale con la foto è lo stesso, ma non è opportuno lamentarsi, stare zitti e meglio, poiché non sai chi di loro, ha fatto la foto, chi è il proprietario del luogo, chi ha scritto l’articolo, ma soprattutto, chi è il proprietario del giornale!

Ed anche se fermassimo qualcuno dei passanti per scuoterlo, ci accorgeremmo il fastidio che questo avrebbe nell’esprimere le sue opinioni, ma soprattutto nell’ascoltare le nostre ragioni, preso com’è nel raggiungimento della sua meta! Pertanto anche per lui è meglio stare zitti, è prudenziale!

In un mondo di muti all’apparenza contenti o soddisfatti, tanto da stare in silenzio, in un mondo di gente tutta con la riga a sinistra, perché provocatoriamente portare la riga a destra? Poiché sarà una scelta difficile il poter decidere tra una dittatura dove ognuno può giocare a chi la spara più grossa ed ad una libertà dove ognuno è libero di dover stare zitto per non offendere qualcuno.

Potere del pensiero! Potere del pensare a ciò che gli altri devono pensare! Potere di avere la libertà di stabilire che ciò che io penso è l’unica verità! Il potere del protagonismo. Parlare per essere e non sembrare per volta una zucca vuota, anche parlare da sciocchi, ma parlare da liberi anche se come Albertone, ci toccherà dire ciò che non si diceva più da 100 anni …… “s’è spenta!” …..

 

“Non Capisco”

Non capisco …… No ci arrivo, ….forse, e penso sempre a quel professore che davanti alla consapevolezza che l’allievo stesse dicendo un mucchio di cazzate, lo interrompe dicendo: “io per il momento ti metto 2 ….. ma tu continua, perché la teoria che mi racconti, mi intriga e mi diverte!

Ma voglio essere ancora più imparziale dicendo che probabilmente io non vesta i panni di quel professore, ma sono bensì l’allievo che sta prendendo un bel 2. Se così fosse i casi sono tre:

A) io non so nulla, non ho studiato e sto dicendo tante cose sbagliate;

B) Io sono in malafede, poiché non solo non ho studiato, ma sto tentando di ingannare il professore per farla franca, nella speranza che con una botta di fortuna, riesca a prendere un voto rimediabile;

C) Il professore non capisce nulla e sono io che dico cose giuste, ma rimango un genio incompreso.

Quindi, tutto si basa sul fatto che riconosciamo al professore il potere istituzionale di giudicare e di metterci quel “2” e se così fosse, escludiamo subito la terza ipotesi, e scegliamo soltanto con un esame di coscienza quale delle prime due meglio si addice al nostro caso.

Purtroppo vedete, oggi, io tutta questa certezza sull’autorità del professore non l’ho più!

Io, non mi fido più della preparazione di chi mi deve giudicare, non mi fido più del modo arbitrario e superficiale, per non dire subdolo, con il quale vengono scelti costoro e posti nei ruoli per dare giudizi. Personalmente, davanti a certe “lezioni”, davanti a certe “azioni”, davanti a certi “giudizi”, io inizio a prendere consapevolezza che quella terza ipotesi, possa essere valida! Comprendere la pericolosità di questa evenienza?

Se Giovenale avesse ragione, crolla tutto! Se nessuno custodirà “ipsos custodes”, se nessuno garantirà per gli “ipsos custodes”, gli studenti, noi quindi, avremo la libertà non solo di sparare le più grosse cazzate e venderle come verità, perché non ci sarà nessuno più sapiente di noi in condizione di poterci dire “stai sbagliando”, ma rischieremo …. E credetemi ciò è molto peggio, di avere “professori, custodi, giudici” che ci premino per cose, iniziative e convincimenti sbagliati, punendo con il “2”, magari, chi sta nel giusto!

La famosa “culpa in eligendo” quindi, minerà le basi del nostro vivere democratico, poiché continuando con questa china, saranno sempre di più i pochi, le minoranze, a scegliere attraverso le loro cerchie ristrette chi dovrà decidere per tutti, anche per coloro che gridando “schifiu” si celano dietro le astensioni, e saranno sempre più pochi, sempre di meno, coloro che decideranno per tutti, finchè non ne resterà solo uno e certamente non sarà Highlander, e saranno cazzi per altri 20 anni, ma certamente il popolo accorrerà in massa ad applaudire sotto quel balcone!

“L’Accendiamo?”

Immaginate il nulla, non sempre pensato come l’assenza di tutto, anzi …..

Immaginiamo tanti mucchi terra lasciati qua e la, chi coperti di gramigna, o  aridi e spogli…. immaginiamo che questi mucchi di terra non siano stati sempre in queste condizioni, anzi … probabilmente sono stati parte di giardini …. Immaginate che un appassionato di “botanica” si prenda il gusto di raccogliere la terra e di riutilizzarla mettendola in un contenitore, che so, un vaso, e che da tutta questa terra ne ricavi un fiore.

Peccato! Distratti dall’aver visto spuntare un fiore e convinti che questo sia frutto della sola terra, noi che siamo “la terra raccolta” ci compiaciamo di aver generato un fiore, dimenticando completamente che se non ci fosse stato qualcuno che si fosse preso la briga, con passione, di prendere questa terra, dai vari mucchi isolati e fatto un minimo di “crivio” prima di metterla nel vaso, oggi non ci sarebbe il fiore.

Di più se costui che ha messo la terra ed ha curato il vaso, con il tempo se ne disinteressa,  il fiore appassirà e ricrescerà l’erbaccia, perché è vocazione di quel tipo di terra, generare erbaccia, se “non curata”.

Immaginiamo di aver tanto digiunato, immaginiamo che la causa del nostro digiuno è stata anche una nostra indolenza, immaginiamo che qualcuno mossosi a compassione, ci invita ad una tavola imbandita di tutto e noi non solo ci abbuffiamo, ma parliamo male del sistema che fino ad oggi ci ha tenuti digiuno, in più, convinti di aver risolto il problema della fame, addirittura ci dimentichiamo di ringraziare il padrone di casa.

Parliamo della nostra vita. Ma siamo convinti che le cose non vadano per il verso giusto soltanto per colpa degli altri o per le condizioni esterne?

Se non siamo in grado di guardare in faccia la realtà e di guardarci allo specchio, di vedere prima tutti i nostri limiti ed i nostri difetti per tentare di migliorali, se non siamo in grado di spendere “un grazie” o un “mi scusi”, se non siamo in grado di comprendere che in alcuni casi i treni passano una o due volte al massimo, se non siamo in grado di capire che quelli che pensiamo esser contenuti nostri, gli altri li hanno già scartati da tempo, alimenteremo la nostra mediocrità autodistruttiva che ci porterà sempre più ad essere isole, oggi fiorite e domani aride e dimenticate!

Rimarremo nelle mani per sempre di dilettanti allo sbaraglio che nella pura indifferenza delle masse distratte da chi sa chi a chi sa cosa, saranno deputati dai giornali o dalle tv a decidere il destino nostro senza aver mai avuto un incidenza determinante sulla propria vita.

L’Accendiamo?

La nostra vita, l’accendiamo? ……Per una volta la vogliamo trovare la forza di ritornare padroni della nostra vita?………….Si, l’accendiamo!

 

 

“Sono Stanco”

“Sono Stanco e me ne vado!” Quante volte lo avete detto e soprattutto quante volte lo avete pensato! Ma sono stanco di cosa? Ma vado via da dove?  Ognuno di noi è stanco di qualcosa e vuole andare via da qualche posto, da qualche situazione, da qualche contesto.

Personalmente sono stanco di certa gente!

Non della gente in generale, diversamente non avrei pensato Epruno e non starei qui a fare una trasmissione dando “la voce ad Epruno”!

Sono stanco di certi personaggi che popolano il nostro quotidiano.

Sono stanco del “nulla mentale” venduto come massima espressione dell’intellettualità. Sono stanco dei ragionamenti del cazzo fatti passare per contenuti o per filosofia. Sono stanco delle nicchie di persone che si candidano a dettare le regole per la collettività. Sono stanco dei capipopolo e dei “peti con le cravatte” e di tutti quegli ex ovicultori che da poco hanno scoperto l’uso delle scarpe, e si danno un tono.

Sono stanco delle auto blu e delle file riservate.

Sono stanco di chi pretende biglietti per ingressi di favore e poi li regala, per il solo gusto di esercitare un misero potere e far sapere a tutti che lui può.

Sono stanco dei SUV che percorrono le traversine del centro storico, restandovi incastrate e bloccando il traffico in tutta la zona. Sono stanco di tutti quei fessi che in cerca di protagonismo organizzano cortei per dieci gatti e paralizzano la città. Sono stanco di tutti coloro che si fanno pubblicità personale e che si costruiscono mestieri appellandosi “professionisti dell’antiqualcosa” quando già a Santa Rosalia hanno rubato la grata.

Sono stanco delle “sue eccellenze” e delle “sue eminenze”, che condividono le tavole e sono altresì stanco della loro meraviglia quando dopo anni scoprono che alla stessa vi stava seduto anche “sua delinquenza”, ovviamente a loro insaputa!

Sono stanco di sentir parlare idioti che stanno li a farmi le prediche.

Sono stanco di assistere ai talk-show, dove ci si flagella parlando di crisi e del lavoro che non c’è; dove ci son sempre gli stessi opinionisti, arricchitisi con tali comparsate. Sono stanco di tutti coloro che “si io l’avevo detto”, per poi qualche giorno dopo correggersi dicendo si, “ma è vero anche il contrario”, per poi qualche giorno dopo ancora ricorreggersi dicendo, “ma effettivamente erano vere entrambe le ipotesi”.

Sono stanco di constatare la validità, giorno dopo giorno, dei miei postulati:

“Dietro un figlio testa di caz__ c’è sempre un padre testa di caz_” e che

“Tutte le teste di cazzo si conoscono”!!!

Per questo motivo, per tale ragione, me ne vado, ………si………… ma dove??????  Meglio che me ne vado a dormire …! …………..Buonanotte!

 

 

“Peppino”

Peppino, io in questa casa ci sono già stato!

Chi sa quante volte te lo sarai sentito ripetere, ma tu …. No, tu eri ostinato e pertanto continuavi imperterrito a fare la tua satira, sfidando l’ignoranza di ti chi ti ascoltava e l’ignoranza di chi scuncicavi, ma mentre chi ti ascoltava, avrebbe avuto la necessità di ascoltarti per tanto tempo, prima di capire ed aprire gli occhi, gli altri, quelli, i malvagi, capirono subito e non essendo avvezzi alla satira, si dimostrarono non pronti ad accettare l’ironia e fu così che decisero che la tua voce non avrebbe dovuto più parlare.

Oggi è facile contestare con la Kefiha palestinese al collo, da figli di papà che sconoscono magari i confini geografici della Palestina e la sua storia, oppure fare movimenti di opinione dopo che gli eroi ci son stati, ma al tempo, fare “l’Apache” in un paese come il tuo, ci voleva coraggio, molto coraggio. Al tempo per mettersi contro lo status quo in una terra come la nostra, bisognava essere eroi o incoscienti, ……… piccoli eroi di grandi storie.

Chi sa Peppino, come avresti vissuto i giorni d’oggi, in mezzo ai giovani d’oggi e se avresti fatto lo stesse battaglie, magari con gli strumenti informatici di oggi. Io penso che tu, anima in pena, come quella di tanta gioventù insoddisfatta del mondo regalatogli, avresti trovato lo stesso il modo di non tacere davanti l’ingiustizia e la soverchieria, poiché a queste latitudini, non è l’ideologia a fare la differenza, ma il sopruso.

E si, Peppino, in questa casa ci siamo stati entrambi e purtroppo non siamo stati i soli e questa non è la casa della “sora Gina”, ma è pur sempre “un vecchio bordello”, ..è la nostra terra, dove da un lato i furbi, i ricchi, i potenti prendono stuprando tutto, perché dal loro punto di vista, tutto gli appartiene, dall’altra parte, noi, che non ci rassegniamo a fare la parte dei fessi, non comprendendo il perché, ci chiediamo se è giusto che biologicamente nascendo tutti allo stesso modo da uno spermatozoo, dobbiamo avere chance diverse.

Eppure, c’è chi fa la storia e chi no ……… e Tu Peppino purtroppo quel giorno di campagna elettorale, la “tua storia” la compisti su un binario, mentre per un fatale scherzo del destino, un altro Lui, un uomo importante, avvolto nel suo cappotto, veniva rinvenuto in un bagagliaio di una Renault 4, oscurando la tua notizia …… ironia della sorte entrambi zittiti ed adagiati in due mezzi di trasporto, …. due storie agli antipodi, due belle intelligenze, ma tu, uno dei tanti, uno scocciatore di cui diffidare, ….  parlavi di indiani e la gente non ti capiva, e andavi in giro in dolce vita e non con la cravatta, era normale all’epoca che qualcuno pensasse di cancellare finanche il rispetto e soprattutto la memoria di te con infami falsità ………… E ho detto tutto! Ciao …