Archivio per la categoria: La Voce di Epruno – L’Editoriale

“Prima e Dopo”

Non possiamo fare a meno di concentrarci sul concetto del prima e del dopo. Tutto può essere ricondotto a questi due avverbi.

Tutto è teoria, ma la vita purtroppo è “pratica”! Gli slogan e regole sono importanti, ma si esauriscono e banalizzano davanti alla evidenza dei fatti.

La saggezza, la santità, l’onestà, sono qualità che vanno messe alla prova prima di essere ratificate.

Si è saggi, fintanto che non si decide di uscire dalla finestra o si decide di andare in giro nudo!

Si è santi, finchè non ci si lascia ammaliare da una meretrice scivolando nella lussuria e nella perdizione!

Si è onesti, fino al momento in cui qualcuno non cercherà di comprarci facendoci una offerta che non ci lascerà dormire ed alla quale non sapremo dire no! Non importa essere saggio, santo, onesto prima, per decreto, ma è assolutamente importante rimanerlo dopo, …… dopo che gli eventi ti hanno messo alla prova!

Ma in fondo, chi è più saggio di chi messo alla prova ha saputo dire di no?

E di più, chi è più saggio di colui che messo alla prova ha sbagliato, ma ha saputo riconoscere i propri errori e porvi rimedio?

Molti, rimangono santi, bravi, onesti perché non usano la propria vita, perché non si fanno troppe domande, perché non sono curiosi, perché si accontentano!

Tanti angeli sulla carta, sono tali, perché non si sporcano, evitando con ogni stratagemma di trattare tutto quanto può dare il minimo rischio di sporcarsi e quel che è peggio, mandando avanti gli altri come cavie.

Ma se costoro sono gli angeli, i buoni, i bravi d’ufficio, penso proprio che il diavolo non deve essere poi cosi brutto come lo si rappresenta.

E’ vero, solo chi non mangia non fa molliche, ma che abilità c’è nel non mangiare?

La vita va vissuta, va spremuta, va esplorata in ogni suo angolo, poco importa se per far ciò dovremo subire ammaccature, dovremo prendere delle batoste, dovremo rischiare di sporcarci, dovremo scoprire i nostri limiti, solo dopo potremo sapere se siamo realmente santi, se siamo realmente onesti o se quanto meno siamo saggi!

Diversamente saremo soltanto un elemento di passaggio, in mezzo ad un prima, le nostre radici ed un dopo, i nostri frutti e quando sarà il tempo, diverremo anche noi soltanto radici e successivamente soltanto polvere che il vento spazzerà via senza lasciarne il ben che minimo ricordo!

Un inutile ricordo di un uomo saggio che seppe rimanere tale evitando di esporsi, di apparire, di pensare per non dispiacere nessuno e vivere tranquillo, tra un prima e dopo!

“L’Esercito delle Formiche”

L’umanità nelle nostre società “marziane” si divide principalmente in due categorie: “quella che ha il porco dentro” e “quella che ambirebbe ad avere il porco dentro” per le scorte invernali.

In entrambi i casi, sempre di “porco” parliamo!

Quindi, una volta messo dentro il “porco”, in qualunque maniera, chi per eredità, chi per essere stato “l’unto del signore”, chi per pura fortuna, chi perché se lo è guadagnato, si guarda alla vita con un certo ottimismo, spesso con un certo menefreghismo e molto spesso con l’arroganza di chi, certo del “porco” in casa, non gliene po’ fregà de meno, di tutto quello che accade alla gente comune!

Di frequente, chi ha un “rubicondo porco” tra le mura di casa, si “tiene chiuso” e non parla, non dandolo a vedere!

Tutti gli altri, coloro che non hanno un “porco” dentro, ma ambirebbero ad averlo, si dividono in varie sottoclassi:

la prima quella di chi crede ancora che basti impegnarsi seriamente per acquisirlo; la seconda che spera sempre che un giorno qualcuno bussi alla loro porta portandogli un “porco impacchettato”; la terza che si stressa nel cercare con tutti i mezzi illeciti di procurarsi un “porco”; l’ultima quella che da l’aria di non interessarsi in alcun modo al “porco” e passa tutto il tempo a dire “schifiu …… damminni n’anticchia!”

Tutti costoro che non hanno il porco dentro, rappresentano un vero e proprio esercito di formiche che freneticamente si muovono da una punta all’altra della fila, in due sensi di marcia, chi con una “briciolona” sulla schiena, chi senza peso, e si incontrano sbattendo l’uno con l’altro prima di allargare la propria traiettoria e continuare nella loro direzione verso la tana.

Ma le formiche, sono piccole, ma dannose, perché davanti ad una prospettiva di risorsa, sono in grado di spostare pesi di molto più grandi del loro. Avete mai visto il loro raccogliersi davanti ad un pezzo di mangiare caduto per terra?

E si …. A loro spetta il lavoro duro, perché difficilmente si apriranno nuove finestre per poter passare dalla categoria di chi il “porco” non lo possiede ancora, a chi il “porco”, anche se per puro caso e senza alcuna attitudine, lo ha dentro casa da un pezzo!

Perché ciò avviene? …….. Perché quando non c’era nulla, quando si ricostruiva sulle macerie, chi potè afferrò un “porco” e lo porto a casa, ma chiunque allora poteva ambire a farlo!

Oggi che c’è un certo benessere medio diffuso, chi ha il “porco”, ha paura che altri possano ambire ad acquisirne uno uguale ed allora si è inventato la favoletta che non ci son più soldi, e non ci sono “porci” per tutti, se si vuole garantire un “patto per la stabilità”!

Ma la stabilità di chi? …… Di chi è già sazio???

“Il Rumore del Silenzio”

Sentendo distrattamente la TV, in cerca d’ispirazione a tarda ora, ascolto sempre gli stessi starnazzanti commenti, fatti dai soliti “attori professionisti della dialettica” che hanno come unico obiettivo quello di portare la ragione dalla propria parte, costruendosi quella che faranno passare per “verità”.

Il segnale sonoro giunto dal computer mi avvisa del recapito di una nuova e-mail, uno di quei messaggi circolari nei quali “il presidente di turno” attraverso frasi subliminari con tono “starnazzante”, tiene a ricordare che “il padrone dello stagno è sempre lui”, dettando i paletti di una nuova “verità”. Un messaggio giuntomi al telefono cellulare mi ricorda altre “verità urlate”!

Quante “verità”!  Tutti hanno delle “verità” da imporre ….

E tra tante “verità”, abbasso il volume ed in un attimo, percepisco immagini di gente che si muove nello schermo ma non distinguo più se trattasi di notiziari, di pubblicità o di fiction.

Analogamente faccio lo stesso con il computer e con il telefonino, perdendomi l’occasione di esser messo in tempo reale a conoscenza di ulteriori “perle di verità” che qualcuno vuole vendermi!

In un attimo, sono nuovamente concentrato e finalmente percepisco “il rumore del silenzio”, come quando seduto su un divano, nell’età dell’adolescenza, nel pieno di una festa ballo casalinga, osservavo quanti ballavano agitandosi, quanti facevano casino per attirare l’attenzione della più carina della classe.

Stavo ore intere ad osservare le varie tattiche portate avanti da i più intraprendenti per mettersi al centro dell’attenzione di precoci profumiere.

Ecco, di quel giovane serioso seduto in quel divano è rimasto un uomo maturo, che forse ha ancora molto da capire, benchè bombardato da decenni di “verità”, ma ha imparato che di tanta energia cinetica spesa, di tante urla per richiamare l’attenzione, non rimane nulla, se non brevi fotogrammi di gloria, muti ed in bianco nero.

Dunque è quasi certo che di queste odierne “verità in saldo”, non rimarrà nulla, malgrado il proliferare di ribalte e di strumenti, per piccoli prepotenti di turno, per tanti attori, preparati e non, con il loro bel copione dove viene riportato finanche il momento degli applausi e delle risate false in sala.

A salvare questo mondo, saranno scomodi posti nel divano, per osservare in silenzio, che ci daranno la forza e l’opportunità per pensare al nostro bicchiere, …….. un quarto pieno.

“Tutte le Voci”

Tutte le voci cantano a Dio?

Ne sono stato da sempre convinto, specialmente se c’è della buona fede dietro ad ogni voce, da qualunque parte essa venga.

Ho diffidato sempre di chi si è posto sopra un piedistallo e da quella posizione privilegiata ha dettato le regole della verità.

La tecnica di dividere in due schieramenti, per imperare, è tanto vecchia quanto i Romani. La tecnica di scegliersi un posto centrale e dire “avete ragione tutti e due” è fortemente paraculistica e dimostra l’assenza di carattere. Pertanto non si può dividere la gente sulla base delle proprie idee, della propria religione, della propria lingua, della propria provenienza, delle proprie tradizioni …….. della propria “cultura”!

Eccoci giunti al dunque! ….Ho detto la parola magica, per molti baluardo, per altri strumento di sopravvivenza, per pochi eletti arma di separazione da chi “è giusto per istituzione” e gli altri …….“gli sbagliati”, i non noi!

E in tale operazione sotto i “vessilli di una cultura del potere”, anche quelle che sono state minoranze, anche coloro che hanno sofferto la persecuzione per la loro diversità, finiscono per diventare anche loro dei ghettizzatori.

Ho sentito tanto parlare del ruolo che la “cultura” può avere nel processo di rinascita del nostro paese, ho sentito dire che “di cultura non si mangia”, ma ho anche sentito dire che coloro che avrebbero dovuto occuparsi della promozione della cultura “hanno rubato tutto e non è rimasto un euro”!

Insomma ho sentito molti riempirsi la bocca della parola “cultura”!

Ma secondo voi c’è più cultura nel popolo dei Vatussi o nel popolo Tedesco? Sarebbe come chiedersi se è migliore Dio di Budda.

Se io sono cresciuto in un paese musulmano è sono stato educato al culto di Allà che cosa avrò di meno di chi adora Dio?

Tutti meritano pari rispetto del loro credo. Tutti meritano pari rispetto della loro “cultura di base”. Lo spirito che ha spinto le crociate, lo spirito che ha spinto le evangelizzazioni di massa di popoli lontani, nel volere imporre il proprio “credo”, gli integralismi cattolici e islamici, quanti morti hanno prodotto? Quanto odio, quanta sofferenza e quanto distacco hanno creato fra i popoli il pronunciare frasi come “Dio lo vuole”, come se noi, assodata l’esistenza di un “Dio” saremmo stati in grado di diventarne portavoce interpretando il Suo pensiero e la Sua volontà!

Scendiamo un attimo da questo piedistallo che ci siamo inventati per avere successo e dominare gli altri. Se si rispetta la “cultura”, si rispetta qualunque diversità di espressione. Una società cresce se c’è posto per la libera espressione di qualunque punto di vista, senza sbarramenti percentuali minimi, senza preconcetti, poiché anche nella persona più diseredata di questo mondo, vi sono valori umani che neanche un “principe” si sogna di possedere.

“Spattare la Settanta”

Quasi sempre, facciamo parte di una realtà nella quale noi siamo delle rotelle di un meccanismo rodato, ma siamo delle rotelle “pensanti” e siamo vincolati ad altre rotelle più grandi di diametro che grazie al nostro funzionamento nel rispetto delle regole, girano o ambiscono a farlo, in cerchi di livello superiore.

E tutto va avanti perché nessuno si può aspettare che una rotella esca fuori dal suo ingranaggio o che si possa bloccare. Siamo utili idioti in cerchi nei quali fin quando ruotiamo con sincronia, fin quando trasciniamo con la forza delle dentellature le altre ruote per far muovere il meccanismo, tutto sembra perfetto e dovuto e nessuno mai si fermerà ad apprezzare gli sforzi fatti.

Purtroppo, non tutte le macchine ed i meccanismi sono costruite ed ideate a fin di bene, o per garantire il bene comune e purtroppo chi sta alla base a far girare i cinematismi, spesso non ha contezza di tutto ciò!

Eppure, basterebbe prendere consapevolezza che anche la rotella, la più piccola ha la sua importanza e qualora si dovesse fermare o rompersi o qualora impazzisse, il meccanismo “perfetto” sarebbe destinato a distruggersi!

Ecco perché, esiste un modo per iniziare in maniera diversa e contro tendenza il nuovo anno! Esiste un modo con il quale da strumento e silente complice, si può diventare protagonista mettendo in crisi il burattinaio, l’assemblatore delle rotelle che periodicamente costruisce i suoi cinematismi! ..Spattare la settanta!

Un meccanismo si guasta, quando una rotella non fa più il suo lavoro.

Ma un meccanismo si guasta anche quando è imperfetto, quando ad una rotella oltre che il proprio lavoro, si finisce per affidargli un lavoro che non gli appartiene, uno sforzo per il quale la stessa non era stata pensata e spesso a vantaggio di altri parti del meccanismo, squilibrando lo stesso.

La differenza tra la nostra società ed una società teutonica sta nel fatto che in quel meccanismo ogni rotella fa il suo lavoro, i pezzi sono quelli necessari e chi controlla il funzionamento si accerta che questi risponda a tali principi.

Dalle nostre parti non solo le rotelle, sono più del dovuto, ma a seconda del punto del meccanismo in cui si trovano, a parità di tutto, non girano alla stessa velocità, ed in più chi ha la responsabilità del meccanismo, effettua con dolo controlli soltanto sulla efficienza della parte funzionante della macchina.

Pertanto per Spattare la settanta, basta garantire ciò che ogni rotella deve fare, ma non dando certezze su ciò che da una rotella ci si aspetti che faccia, …oltre!

Proviamo a Spattare la settanta, qualunque meccanismo ha un punto debole, messo in crisi il quale, il meccanismo “malato si rompe”! Ma non è finita, poiché saremo così vigili e coscienziosi nel seguire che vi verrà per assemblare un nuovo meccanismo, affinchè rispetti le regole della buona meccanica?

“Tutto e Niente …”

Tutto finisce, perché tutto è destinato a iniziare o spesso a ricominciare.

Così finiscono gli anni, perché dietro la porta ce ne sono altri pronti a iniziare e noi stiamo li a parlare di anni fausti ed infausti, convinti che dal 31 Dicembre al 1 Gennaio, il giorno dopo, ma di fatto un anno dopo, tutto possa cambiare.

Se tutti sapessimo con quali convenzioni si è misurato il tempo fino a qualche anno fa, saremmo più cauti in certe affermazioni, ma l’importante e crederci!

Credere che al risveglio di un giorno rispetto ad un altro tutto possa cambiare, ci da degli stimoli esterni che non guastano mai, ma che certamente non hanno alcun rigore scientifico, ma noi ne facciamo un punto partenza e di rinascita.

Prendere un intervallo di tempo, stimarlo in 365 giorni e fare delle statistiche attorno alle quali stabilire trend positivi o negativi, tiene alta la nostra attenzione. Purtroppo sempre di statistica parliamo.

Sono ragionamenti legati a dei campioni scelti più o meno razionalmente che se rapportati a vicende umane, perdono qualunque significato nel momento in cui si incontrano con la casualità, con l’evento che ti cambia la vita, con l’occasione che ti sconfessa le statistiche pregresse.

Un incrocio bruciato, un vaso che cade da un balcone rendono vane tante proiezioni statistiche, chiudono valide vite, smorzano fantastiche ambizioni nel modo più stupido, ma noi vogliamo pensarci, non vogliamo crederci.

Del resto, se prendiamo un oroscopo sentito in TV, statisticamente ci sarà sempre una percentuale  di ascoltatori che si riconoscerà in quella frase pronunziata dopo il proprio segno zodiacale. Quanto sopra, basterà per dar forza a quanti vogliono credere negli oroscopi, di contro non convincerà affatto chi già non credeva in ciò.

Ma tutto scorre ed in mezzo ci siamo noi, con le nostre “certezze”, con la nostra vanagloria, con i nostri progetti e le nostre statistiche, con le nostre bottiglie pronte a stapparsi per brindare ad un nuovo anno, dove tutto sarà differente, se non altro, poiché saremo più vecchi di 365 gg..

Saremo ancora li a tenere la posizione, come un centravanti di esperienza o faremo la partita della vita trovandoci pronti all’appuntamento ogni volta essendo al posto giusto al momento giusto? Questa volta, a questo nuovo “giro”, otterremo tutto o non realizzeremo nulla di quanto prefissatoci?

 

“E Dio creò ….”

Si racconta che il creatore prima di creare l’uomo, ……si dice a sua immagine e somiglianza, sia dovuto passare da tanti tentativi preliminari, più funzionali, ma che alla fine a seguito di tanti compromessi, si sia rassegnato a creare questo essere imperfetto che noi conosciamo.

Ad esempio, il primo modello di uomo, neanche uomo si chiamava, poiché non vi era una necessità di distinguere gli uomini dalle donne ed è per questo che si dice fosse un essere in possesso di due sessi, un ermafrodito, con il sesso maschile e femminile, in condizione da essere autosufficiente, ma addirittura di amarsi tra di loro. Di tali predisposizioni, troviamo gli effetti latenti ancora oggi, non solo per le varie tendenze sessuali, ma per il fatto che alcuni, seppur non evidenziato fisicamente, hanno mantenuto i due sessi, uno tra le gambe e l’altro sempre presente in testa, ventiquattro ore su ventiquattro.

Ma da che è mondo è mondo, i poteri forti occulti, i salotti, hanno avuto la meglio sulle scelte del quotidiano ed anche sulle scelte divine e fu così che il creatore fu costretto a creare la donna, da una costola dell’uomo ed a lasciare all’uomo un solo sesso.

Ad esempio, i primi uomini, non avevano la bocca e si alimentavano attraverso il naso, comunicavano attraverso onde cerebrali, almeno quelli che avevano un cervello, poiché furono fatti anche degli elementi senza cervello, poi prontamente ritirati, o mandati a vivere in altri sistemi solari, anche se qualcuno asserisce che un certo numero, da parte dei poteri forti, fu nascosto sul nostro pianeta per essere utilizzato in posti di responsabilità, di governo, oppure come assessori nelle città, ma sono soltanto dicerie non provate…..ma dicevamo che i primi uomini erano senza la bocca e fu soltanto per le pressioni fatte sul creatore dalle lobbie del tabacco che lo stesso fu costretto a creare le labbra per poter tenere in bocca la sigaretta.

Ad esempio i primi uomini avevano un braccio solo poi, per l’intervento delle forti lobbie delle automobili, il creatore fu costretto a creargli un secondo braccio, per poter tenere tra le due mani un volante e dirò di più, colui che tutto può, aveva anche progettato l’uso di un terzo braccio, per poter tenere il telefonino mentre si guida, ma poi si convinse che era ancora molto presto ed il creatore una volta guardata la sua creatura, si convinse che aveva creato di meglio, ma che in fondo, in fondo …. era stato fatto bene! ….E fu sera e fu mattino …..

 

“Io Sono Devoto”

Io sono devoto, come tutti i Palermitani ed il mio calendario ha si le festività segnate i rosso, ma in arancione ho segnato anche le ricorrenze della devozione.

Posso mai dimenticare San Giuseppe? Posso mai dimenticare Santa Lucia? Posso mai dimenticare i “Morti” (per tutti voi i defunti)? Posso mai dimenticare, “Santa Rosalia”, “La Madonna”, il “Natale”, “Pasqua”?

Eh si! Io sono devoto. Lo è anche il mio colestorolo. Lo sono anche i miei trigliceridi. Lo sono anche le mie transaminasi.

Si, sono Palamito, sono devoto, e ad ogni ricorrenza “santa”, mi levo il testale nel rispetto della tradizione!

Quale ricorrenza di rito non si chiude con un bel festeggiamento al mitico pronto soccorso? Quale momento di sintesi della propria vita, dopo una grande abbuffata, dopo una bella stomacata, non si chiude davanti all’intervista fatta dal paramedico, con la sua cartellina, pronto ad assegnarvi il cosi detto “colore del codice”?

Quale festa che si rispetti, non si chiude davanti alla domanda: “Signora, cosa ha mangiato suo marito?

Ed è li che l’amore e la reticenza della rubiconda “Mater Familia” sicula si manifesta in tutto il suo splendore: “Dottore, poverino, niente si mangiò! Soltanto un paio di arincine! Deve essere stato lo yogurt della mattina, forse scaduto, a fargli male!

Si, lo yogurt! Noi siamo siamo splendidi e devoti, ci “fottiamo a Don Cola con tutto il suo stivale” e poi la buttiamo da tergo allo yogurt!

Basterebbe fare un minimo bilancio numerico e rispondere: “Signora, lei cosa ha mangiato? E i due chili di riso mancanti, chi se li è scrafunchiati?” Ma per fortuna i medici ed i paramedici, dall’alto della loro esperienza, la sanno lunga ed annuiscono all’idea che tutto questo danno, lo ha procurato “lo yogurt scaduto”, prima di consigliare una sana lavanda o un forte digestivo!

Si, io sono devoto e meno male! Sarà per questo motivo che il “Signore mi assiste”, perché faccio una vita saggia e sana. Vado a letto con le galline (per fortuna non le mangio), mi alzo presto, faccio pure una corsetta per sciogliere l’adipe dei medaglioni antipanico dell’amore che mi ritrovo sulla mia circonferenza. Non bevo, non fumo, ma sono devoto e questo fa la differenza e perdonatemi se in un giorno tanto lontano, tra 100 anni, trionferò nella mia devozione finendo il mio transito terrestre a tavola, affogando la mia faccia in un piatto estivo pieno di babaluci, lasciando a metà la frase “Viva Palermo e Santa Rosalia”! Eh si! Sono devoto e le rispetto tutte rigorosamente queste tradizioni!

 

 

“La Solitudine …. dei Primi”

Intrapreso un lungo viaggio, metteremo nel conto di giungere alla meta da soli?

Se saremo stati realmente soli, lo testimonieranno altri, al momento della conclusione di questo transito terrestre.

Solo chi non va da nessuna parte, potrà sempre consolarsi dall’apparente conforto della presenza altrui. Solo chi vive nel gruppo e non abbandona mai il branco potrà spalleggiarsi dell’apparente forza della massa.

L’uomo che ha una meta deve mettere nel conto di rimanere solo.

Se avete fatto una gara di fondo o avete visto una maratona, sapete benissimo che alla partenza ci sarà una massa di concorrenti pigiati dietro la linea di partenza, ma dopo lo sparo dello starter, questo gruppo si andrà sempre più assottigliando, trasformandosi prima in un serpentone che alla fine ci darà un vincitore che di solito, per distacco, giunge solo.

Sarà certamente festeggiato all’arrivo da una folla plaudente, ma quando si spegneranno i riflettori, quando il suo successo avrà esaurito la sua celebrazione, non l’atleta, ma l’uomo o spesso entrambi, torneranno soli.

La solitudine, sarà il prezzo della vanagloria! Tutti gli uomini di potere sono soli!

Eppure le loro corti sono sempre piene di gente adulante che non ti ama, ma ti teme e sotto sotto ti disprezza invidiandoti!

Eppure chi gestisce potere, sarà comunque sempre convinto che il seguito e quell’affetto dimostrato dai propri collaboratori più stretti, sia frutto delle proprie capacità di coinvolgere il prossimo, senza comprendere che è proprio quello il momento nel quale si è più soli, poiché non si potrà mostrare alcuna debolezza.

In quei momenti e a quelle quote, verrà sempre più difficile aprirsi con qualcuno, senza correre il rischio di rimanere feriti a causa della propria vulnerabilità dovuta all’abbassamento degli scudi di protezione.

Verrà il giorno in cui, giunta la pensione, persi i privilegi, oppure, caduti in disgrazia, tutte quelle grandi amicizie, tutte quelle pletore di persone questuanti, tutta quella gente vista come quotidiana compagnia, scomparirà insieme alle cariche e quel telefono, smetterà di squillare.

Non lo so! Ci sto studiando ancora! Forse la solitudine è una sensazione di disagio che colpisce, i potenti, i ricchi, la gente piena di se, coloro sempre pronti a comprare il prossimo e non intacca gli umili, la gente modesta, la gente di principio, la gente che non difende interessi, ma porta avanti sogni.

Chi è più solo? Chi sconta ventisette anni di galera in compagnia dei propri principi morali o chi riempie le piazze e si compiace di quel grande seguito che sarà pronto ad abbandonarlo nel momento in cui la sua stella “decade”?

 

“La Chiave”

Chi di voi ha la fortuna di vedere svegliare la città, si sarà imbattuto, ormai di rado negli omini, degli elfi, che mentre tutti dormono e s’intravedono le prime luci dell’alba, danno la corda alla città, con un’enorme chiave, centrando un buco nell’asfalto della strada.

Siamo abituati, in un’epoca di benessere mediamente diffusa, a trovare dei servizi, più o meno efficienti, a tanta gente che vive e lavora attorno a noi, per permetterci una vita confortevole. Siamo così abituati, da darne per scontata l’esistenza a prescindere da chi li fornisce, come se questi non solo non costassero nulla, ma li pagassero i marziani, quei soliti marziani causa di tutti i nostri problemi. Questi servizi alle nostre latitudini sono generalmente erogati dalla “cosa pubblica”!  Usciamo la mattina da casa presto e c’è qualcuno che si è alzato più presto di noi per guidare l’autobus che ci porterà in ufficio. Torniamo tardi la notte a casa e c’è chi non andrà a dormire per garantire la nostra sicurezza e la nostra salute. E noi pretendiamo il meglio da ciò!

Ma immaginiamo per un attimo di svegliarci una mattina e non trovare acqua che esce dai rubinetti, accendere l’interruttore della luce e non sorbire nessun effetto, luci spente, Tv e tutti gli altri elettrodomestici spenti, ascensori fermi. Immaginiamo tutto ciò esteso ai nostri posti di lavoro, i mega uffici o soltanto i negozi, con la merce deteriorabile che perde.

Immaginiamo che il gas non arrivi più nelle nostre case, immaginiamo le pompe di benzina senza più carburante, i mezzi di trasporto fermi, gli ospedali chiusi, le scuole chiuse, le strade ancor più sconnesse di adesso, con i semafori spenti, senza più nessuno che raccoglie i rifiuti con grandi e reali rischi di epidemie che nessuno avrà la disponibilità di curare, senza nessuno in giro che garantisca il rispetto delle regole. Uno scenario realmente catastrofico!

Tutto ciò, ovviamente, non conseguenza del solito sciopero generale per la stabilizzazione di precari che per un’ora crea disaggi a una città, ma quale effetto di un giocattolo che rischia di rompersi, per incapacità a farlo funzionare.

Ho ben spiegato l’importanza e il rispetto che merita la “cosa pubblica” e le sue istituzioni? Comprendete la pericolosità del populismo che tenta di istigare un conflitto sociale tra poveri, accendendo il riflettore sui piccoli dettagli e distraendo l’attenzione dai grandi temi? Di soldati son pieni i cimiteri, non possiamo sempre scaricare la colpa di tutto sugli operatori.

Ad ognuno il proprio ruolo, a noi il senso civico, ma alla politica, “servizio” che strapaghiamo, va il compito di fornire prestazioni all’altezza del costo.

Sono poche e semplici le regole della democrazia, le regole del vivere comune e non possono prescindere da un’applicazione di una seria solidarietà sociale e dal rispetto di regole certe per tutti, ma soprattutto dalla garanzia di affidarsi a  una classe dirigente, a qualunque livello, capace, scelta e selezionata con seri criteri che sappia dirigere, guidare e controllare, con onestà e senso delle istituzioni, l’efficienza dei servizi resi ….. è questo che da tempo manca!