Carissimi
E se fosse finito tutto veramente e da tempo?
Una verità che tarda ad arrivare, dopo 32 anni, inizia a lasciare in me realmente il sospetto che quella persona autorevole, in lacrime e con il cuore devastato dal dolore, prima di chiudere lo sportello della macchina, nel rispondere a chi voleva strappargli una dichiarazione, nel dire “è finito tutto” avesse ragione.
Che tristezza, che sconfitta il dover accettare che in questi anni, a prescindere dalle parate di rito e dall’alternarsi delle autorità nelle manifestazioni di cordoglio o di commemorazione, in realtà il tutto fosse già finito e da tempo.
Non è vero che nessuno è indispensabile, o meglio che in tutti i ruoli e in tutti i contesti, basti alternare l’uno con l’altro che si possa andare avanti con lo stesso risultato, perché esistono i fuori classe che non sono coloro in grado di stupirci con gesti funambolici, ma a volte e a seconda dei contesti, soltanto con elementari “gesti”, coloro che rompono l’immobilismo prudente, garanzia di carriera e di apprezzamento, coloro che non scaricano sugli altri la responsabilità pur di non sbagliare, coloro che non stanno li a fare le comparsate e attendere l’osso o il biscottino e la carezza, e agiscono, fanno.
Pensate forse che a costoro non sia salito un brivido lungo la schiena durante l’azione nell’incontrare alcuni nomi, nel riscontrare alcuni probabili coinvolgimenti, nel ricostruire alcune parentele?