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Tanta socialità finisce per stimolare la mia asocialità

Carissimi

Tanta socialità finisce per stimolare la mia asocialità.

Prima di scrivervi ho passato un poco di tempo a rivisitare il numero dei miei contatti su Facebook che è rigorosamente tengo intorno ai 1600 ma per un vecchio vezzo, più che un’esigenza, che nacque quando mi deliziavo nel fare i programmi radio, avendo l’opportunità in quel caso di conoscere una serie di contatti interessanti, perlopiù di persona normali che come me gradivano quella passione e di conseguenza mi ritrovavo spesso e volentieri a dover accettarne le richieste di amicizia.

Grazie al cielo, non sono stato mai un uomo di spettacolo per i quali come sapete il mezzo social è importante, i quali finiscono per accettare qualunque tipo di richiesta saturando quelle che all’epoca era il limite dei 5.000 contatti ed essendo nelle condizioni di poter aprire un profilo due e un profilo tre collezionavano quanta più gente per farsi conoscere, cosa lontana dal mio interesse che esercito sul social con i conoscenti il “serio cazzeggio”.

Pochi ma buoni.

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“Astura V’Arrifriscanu!”

Carissimi

Intontiti dal caldo che come sempre a questa latitudine riesce a dare il meglio di sé ci stiamo apprestando alla fine della nostra estate, intesa astronomicamente, e non passerà una settimana che quasi tutti saremmo ritornati alle nostre consuetudini, ai nostri lavori, alla nostra vita quotidiana.

Certo, sento anche io i notiziari parlare di controesodo e di chi ha atteso fino adesso per poter andare in ferie (poi mi spiegheranno che tipo di lavoro fanno costoro), probabilmente c’è chi si può permettere di assentarsi quando tutti gli altri rientrano o perché è padrone della baracca o perché non conta un caz.. nella stessa baracca e la sua assenza potrà tranquillamente passare quasi inosservata.

Ma oggi vorrei occuparmi di chi decide di passare la sua estate, anche se non necessariamente in stato vacanziero, in quella che è la sua città.

Esiste ancora una città che e riesce ad avere due configurazioni, quella estiva è quella consueta per tutto l’anno, e quindi basterebbe fare una fotografia di alcune strade per poter identificare a posteriori in quale stagione questa sia stata scattata.

A prescindere dalle zone blu, dai vari pass, in questo periodo si trova facilmente posteggio e non è poco per chi non riesce a fare a meno di muoversi con l’auto, probabilmente invogliato dalla presenza all’interno dell’auto dell’aria condizionata.

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Giochi Olimpici di “Palermo 2044”, hai visto mai?

Carissimi

Ammettiamolo, siamo troppo ipercritici nei nostri confronti e rappresentiamo i peggiori censori dei nostri difetti e dei nostri errori. Se ciò avviene in quanto italiani figuratevi cosa accade nel momento in cui da palermitani ci mettiamo sulla ribalta internazionale.

Gli altri popoli sono abituati a mettere sotto lo zerbino la spazzatura, noi non solo la esponiamo con grande sdegno ma indichiamo a tutti quanto ciò non è corretto concludendo sempre la ricerca delle cause in una entità esterna, forse sovraumana che crea tutto ciò.

Siamo stati in molti spettatori dell’evento olimpico parigino e ci siamo beati in più occasioni della esposizione della bellezza di una città che da sempre ci ha affascinato per la sua specificità, per la sua unicità e il suo speciale modo di accoglierti e farti sentire bene in un’aria di grande romanticismo.

Siamo stati in molti testimoni di lamentele su alcune cose anche evidenti che non hanno funzionato, l’ambizione di fare gare di nuoto per la lunga distanza nella Senna per la quale il fiume Oreto nelle sue condizioni di “piena” sarebbe stato a confronto acqua distillata, il mangiare per gli atleti non all’altezza delle aspettative, i letti di cartone ma il tutto tenuto sommessamente a bada dall’organizzazione.

La cosa importante era giungere al risultato finale, mostrare come sempre la “grandeur francese” la “città della lumier”, la torre Eiffel illuminata con i cerchi olimpici, quel grande dépliant da sbattere in faccia al mondo con la consapevolezza (da parte loro) di essere i migliori.

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Fa caldo! Bagninoooooo

Carissimi

L’attendiamo per nove mesi, quasi fosse un parto, ma quando arriva non tutti manifestiamo lo stesso grado di gioia, poiché essendo di memoria corta, dimentichiamo che dalla nostra latitudine, estate significa caldo, tanto caldo, caldo disumano, eppure, ad esempio io penso che qui nella mia terra l’estate sia una stagione di sofferenza, poiché è solo caratterizzata da caldo, prevalente siccità, non più una stagione nella quale ormai la gente decide di andare in ferie, lavorando in maniera random 365 giorni all’anno, e quindi una piaga da superare.

Se devo dire come la penso, la vera estate per me è l’autunno, poiché per noi siciliani rappresenta quello che è l’estate climaticamente per buona parte delle popolazioni del continente, difatti non è di rado vedere turisti fare il bagno a ottobre o novembre a Mondello davanti allo sguardo allibito dei passanti (noi che attendiamo che sia fine novembre inoltrato per poter pensare di mettere un maglioncino sopra la maglietta a maniche corte).

Ma i tempi cambiano e noi con loro, il caldo c’è sempre, stato facciamo di tutto per dimenticarlo, ma schiacciati come sardine nell’autobus che ci portava a Mondello (ma quale aria condizionata), uscivamo fuori come gatti impazziti alle fermate prestabilite e cominciavamo a fare strada verso il nostro varco, in base a dove avevamo posizionato il nostro “cortile”.

Quale bellezza della lingua italiana, il poter identificare un modo di chiacchierare in compagnia parlando male di chiunque con la corte sulla quale si affacciavano le capanne di legno anch’esso chiamato cortile.

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“E da qui con ovvi passaggi … è finito tutto”

Carissimi

E se fosse  finito tutto veramente e da tempo?

Una verità che tarda ad arrivare, dopo 32 anni, inizia a lasciare in me realmente il sospetto che quella persona autorevole, in lacrime e con il cuore devastato dal dolore, prima di chiudere lo sportello della macchina, nel rispondere a chi voleva strappargli una dichiarazione, nel dire “è finito tutto” avesse ragione.

Che tristezza, che sconfitta il dover accettare che in questi anni, a prescindere dalle parate di rito e dall’alternarsi delle autorità nelle manifestazioni di cordoglio o di commemorazione, in realtà il tutto fosse già finito e da tempo.

Non è vero che nessuno è indispensabile, o meglio che in tutti i ruoli e in tutti i contesti, basti alternare l’uno con l’altro che si possa andare avanti con lo stesso risultato, perché esistono i fuori classe che non sono coloro in grado di stupirci con gesti funambolici, ma a volte e a seconda dei contesti, soltanto con elementari “gesti”, coloro che rompono l’immobilismo prudente, garanzia di carriera e di apprezzamento, coloro che non scaricano sugli altri la responsabilità pur di non sbagliare, coloro che non stanno li a fare le comparsate e attendere l’osso o il biscottino e la carezza, e agiscono, fanno.

Pensate forse che a costoro non sia salito un brivido lungo la schiena durante l’azione nell’incontrare alcuni nomi, nel riscontrare alcuni probabili coinvolgimenti, nel ricostruire alcune parentele?

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Quando bastava una buona “Portineria avviata”

Carissimi

Ho conosciuto le vere autorità, coloro che lavoravano su strada, coloro che portavano avanti le loro botteghe, coloro che decidevano chi potesse entrare o ancor peggio, chi potesse citofonare e cioè quella figura mitologica denominata “portiere” (non il moderno portiere custode) ma il portiere di portineria.

Quanti ricordi, mi piaceva così tanto l’idea di poter giocare con libertà sul marciapiede con i loro figli, senza il dover costantemente salire e scendere da casa che giunsi da piccolo a fare una proposta in famiglia: “perché non ci compriamo una portineria?

Il fascino di quei piccoli alloggi multifunzionali, quasi quanto la cucina di Norimberga, nei piani semiinterrati, nei quali oggi non avrei alcuna difficolta a mandare l’ASP e l’ufficio del lavoro per sigillarli, ma che al tempo erano mitici covi di libertà, è stato per me di esperienza vitale, facendomi crescere non schifiltoso.

Che ne è stato di queste figure “mitologiche, mezzo uomo e mezza guardiola”? Sono rimaste in poche e con il passare del tempo con l’avvento dei videocitofoni, gli inquadramenti contrattuali e diciamolo pure il braccino corto di molti condomini, una volta che anche la stessa posta è diminuita viaggiando per i vettori informatici, hanno fatto perdere di autorevolezza queste figure abolendole.

Ormai nei nostri quartieri residenziali sono tantissimi i portoni chiusi, ma prima non c’era portone che non avesse un portiere. Ci fu un periodo addirittura in cui questi portieri venivano da colonie geografiche ben identificate, ad esempio non era difficile trovare nei quartieri residenziali di un certo tipo, portieri provenienti dalle Madonie, dall’Agrigentino, poi il mondo del lavoro è cambiato grazie alle assunzioni nel pubblico attraverso una formazione mirata, così da avere oggi da questi territori più direttori generale che mancati “portieri” con una “portineria avviata” per dirla alla Totò, ma di certo con meno autorevolezza.

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“Dante Cruciani, controllo”. Tranquilli.

Carissimi

Giunti a questo punto dell’anno, dalle mie parti, diventano tutti più buoni, tutti più devoti, tutti più pii, tutti più appassionati di musica, tutti più rispettosi delle istituzioni e degli Eroi.

È la stagione delle parate.

Come si può per un anno essere individualisti, farsi con spirito cinico gli affaracci propri, pestare i nostri competitor e giunti al fin della licenza affidarsi al grande rito pagano, nella speranza della benevolenza di chi, di fatto, schifatasi più di 800 anni fa dei palermitani, decise di andarsene a vivere in una grotta, lontano dalla città.

Ad oggi siamo lì a perpetrare la nostra fede a rimarcare il senso di giustizia nella speranza e nella quasi certezza che non esiste una giustizia divina, quantomeno su questa terra e quindi, fatto ciò che la si possa riuscire a farla franca tranquillamente.

Nella vita di ogni giorno non c’è la “VAR” e quindi se tocchiamo la palla con le mani e l’arbitro è distratto o ancora peggio è venduto, chi volete che se ne accorga?

Quindi, arrivato a questo punto dell’anno io ho una sola certezza, è passato un altro anno.

Purtroppo, non mi potrò sottrarre quantomeno dall’essere spettatore, ma fino a qualche anno fa adottavo il metodo di Dante Cruciani e me ne andavo a trascorrere il fine settimana a Crongoli.

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La Insostenibile Promiscuità Estiva

Carissimi

È arrivata l’estate. L’estate nella mia terra è sinonimo di caldo, non come potrebbe essere inteso in qualunque altra parte del continente europeo, ma di caldo, di quello diremmo noi “giusto”, poiché quando in Sicilia fa caldo non è difficile incontrare per strada carovane di Tuareg o cammelli disidratati, anche in pieno centro storico, attorno ai tavolini nella movida, poiché fa caldo, si, ma il primo pensiero è quello di gridare …ah Africa!

Finiva la scuola e si organizzavano partitoni di calcio su quei marciapiedi o ancor meglio negli spiazzali (i più fortunati) che duravano delle ore, iniziavano verso le quattro del pomeriggio sotto il picco del sole e finivano la sera al tramonto. Ma l’estate era sempre un momento di tristezza poiché tra di noi ragazzi c’era chi aveva un padre t.d.c. che decideva di farsi il “billino”, in quel momento di apparente benessere economico, costruendosi la seconda casa o San Martino delle Scale o ancora meglio a Mondello, a mezz’ora da casa, poi cera anche qualche caso da neuro che se la faceva a Romagnolo, ma anche di questo ne parleremo in qualche altra occasione.

Ma parliamo di Mondello ridente località balneare, un posto unico al mondo e se visto da Monte Pellegrino, una baia da fare invidia a Bahia che tutto d’un tratto e per 4 mesi all’anno diventava un carnaio, ancor peggio di un campo profughi, tra capanne sulla spiaggia e “billini”.

In questo Golfo di Mondello a un certo punto, dopo la bonifica della palude, giunse la prima edilizia di villini oggi esempi gradevoli dello stile liberti, ma negli anni 1960-1970 giunsero anche i “Mau Mau”, coloro che iniziarono ad edificare con lottizzazioni “fuddrate”.

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La “Deficienza Naturale”

Carissimi

“Mi vedete preoccupato?”

Non scambiatemi per qualcuno che ha rilevato in passato in modo bizzarro il “Palermo calcio”, con questa domanda, perché non è di calcio che vi voglio parlare adesso, ma di una cosa ancora più importante e a me più consona, la vita quotidiana.

Le preoccupazioni sono tante e i cuori palpitano non più per amore ma per paura, paura di ciò che può fare la cosa più auspicabile di questa vita, dopo la salute e cioè “l’intelligenza”.

Immaginatevi che, se finanche tutti i potenti del mondo si siedono attorno ad un tavolo ovale, con in mezzo il Santo Padre a parlare di intelligenza o, meglio, della “paura che può fare l’intelligenza” a questo mondo nel nostro futuro, dobbiamo esser messi proprio male.

Voi mi direte, vacci piano perché qui si parla di “intelligenza artificiale”.

Amici miei, non so voi, ma io vivo in un mondo dove la fa da padrone la “deficienza naturale” e credetemi, non solo ce ne tanta in giro, ma è così tanto bene diffusa e distribuita e posizionata nei posti chiave dove può far danno che “l’intelligenza” seppur “artificiale” (e avercene) non potrà mai averla vinta a questo mondo.

Ne abbiamo parlato tanto in passato del “cretino” e di come per dirlo alla  Flaiano “oggi anche il cretino fosse specializzato” che per semplificarci le cose, il nostro “mondo che conta” per garantirsi continuità e durata, prenda un “cretino” e ancor meglio se è “raccomandato” da altri “cretini” (il massimo del massimo) e lo metta in posizioni di “responsabilità” dicendogli di non toccare nulla e far fare tutto alla “scimmia” come nella mitica barzelletta del “carabiniere e della scimmia nello spazio”.

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La faziosità e la noia: ancora assai manca?

Carissimi

L’ultima e tiramu”, si sembrerebbe che questo sia l’ultima settimana di avvento prima di queste elezioni che sono riuscite a stancare tutti ancor prima di effettuarle, si perché il proliferare di TV e media che avrebbero dovuto garantire libertà e varietà di pensiero ha di fatto generato un martellamento auxetico degli zebedei ancora più potente di quanto sarebbe avvenuto se li avessimo affidate all’incudine e il martello di un fabbro ferraio.

Siamo giunti al punto di dire ti voto chiunque basta ca a finisci e tinni vai.

Ed è così che per vincere questa lotteria partiti e movimenti hanno imbarcato chiunque che a questo punto per distinguersi ha sparato una minchiata che raccolta dall’avversario politico e rimbalzata in tutti i social della propaganda ha creato un inutile dibattito per giorni interi prima della successiva minchiata detta e questi sono stati i contenuti.

Per quanto concerne le regole, abbiamo messo nuovamente in campo la par conditio che di fatto avrebbe dovuto dare la stessa visibilità al partito di governo e al partito dei “pensionati afflitti dopo la morte di Moana Pozzi”, e invece mentre c’era chi con il cronometro in mano effettuava un conteggio degli interventi, di contro c’erano canali nazionali dedicati alla propaganda contro chi governa, chi esso sia, che dalla mattina per il buongiorno alla sera nei dibattiti e nelle repliche notturne, avevano un unico scopo editoriale riassumibile in “il leader è un cornuto e indegno”. Da lì una serie di editorialisti faziosi e siddriati, pronti ad intervenire, un personaggio di pensiero opposto a cui dare la parola, parlandogli sopra o interrompendolo al fine di non far capire nulla a casa (ma nel puro rispetto della par conditio) e poi vignette, post, filmati fatti da professionisti del mestiere, ma a senso unico, con l’ambizione di orientare il consenso.

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