Carissimi
Berrete e mangerete, riceverete maglioni fuori misura e fascia colli che implementeranno la collezione non usata del cassetto nell’armadio, accorderete qualche desiderio, vi farete le foto con gli anziani genitori delle quali apprezzerete il valore quando dovrete fare i conti con la loro assenza e aspetterete la mezzanotte e sarà Natale anche quest’anno.
Non aspettatevi malgrado tutti gli appelli e gli auspici di essere più buoni dal giorno dopo, il Natale non ha questi poteri, ma di contro possiede il potere della tregua, di quelle tregue che fermano le ostilità almeno per un giorno, poiché dal giorno dopo torneranno le incomprensioni, le liti, le cattiverie, perché il problema non è quello che ci sono pochi “giorni di Natale” in un anno, ma che l’egoismo ed il Natale viaggiano su binari diversi.
Avete notato come tutte le notifiche e le comunicazioni di cose brutte si concentrano a ridosso delle festività?
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Carissimi
diciamolo francamente chi guida parlando al telefonino è un assassino potenziale che gira per strada mettendo a repentaglio la vita di chiunque ha la disgrazia di trovarsi sulla sua strada, in quello che più volte ho definito come “un attraversamento fatale”, e tutto ciò perché? Per non avere si ha il tempo di fermarsi e completare la propria conversazione?
Credetemi non è una esagerazione, ma sono le statistiche che parlano, non potete immaginare quanti giornalmente ne incontro durante i miei spostamenti in moto. Per non parlare dei campioni dell’idiozia che vanno su una motocicletta parlando al telefonino. Sapete tutti della difficoltà a rimanere in piedi sulle strade groviera della nostra città mentre guidate concentrati con entrambe le mani sul manubrio, immaginate adesso la fatica a farlo con una mano mentre l’altra regge l’aggeggio infernale.
Ditemi quindi se ciò non è sfidare la sorte, ma ditemi chi vi ha dato certezza dell’immortalità o chi vi da il diritto di consumare qualcuno inconsapevole che ha il solo torto di uscire per strada ed incontrarvi.
Ma io mi chiedo inoltre, quanto tempo passate al telefonino? Vi siete resi conto di quanto tempo al giorno d’oggi si parla al telefonino?
Una volta, quando si usava il telefono di casa o il telefono pubblico a gettone, le telefonate costavano non solo secondo il tempo impiegato ma anche per lo scatto alla risposta, oltre per la distanza …. bei tempi!
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Carissimi
Certo non scegliamo dove nascere, ma vuoi mettere il farlo a Palermo? Qui dove era sempre estate e splendeva il sole e la gente non amava fare un amato “cribio” e invece.
A dire il vero c’è una stragrande maggioranza di persone che non amano fare un “cribio” ma ciò viene compensato da chi fa da contro peso per far sì che lo spettacolo continui, così preso dal fatto che qui fa sempre caldo e distratto dalle conseguenze, c’è chi finisce per lavorare anche per coloro che magari dietro la porta accanto o nel posto limitrofo trova tutte le scuse e le aderenze per non adempiere al proprio dovere.
Oggi piove e a dire la verità e da un po’ di tempo che piove, anzi devo dire che a differenza dei tempi in cui ci beavamo del fatto che le piogge riempissero gli invasi, oggi ti deve andar bene che non si allaghino i sottopassi e le strade, sotto precipitazioni torrenziali.
Non ci sono più le stagioni di una volta, non ci sono più le città di una volta, figuratevi se possono ancora esistere le persone di una volta.
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Carissimi, tutto quello che vi inventerete per migliorare la qualità della vita della collettività passerà necessariamente da “Lui” che attraverso il suo ego è in grado di condizionare la vita di tutti.
“Lui” è colui che quando hai realizzato le piste ciclabili ed hai ristretto la carreggiata permettendo di posteggiare lungo i due lati della strada, sente la necessità di posteggiare in doppia fila creando un ingorgo perché non ha tempo di andare a cercare un posteggio come tutti, non vuole pagare la zona blu o non vuole utilizzare un parcheggio ad ore seppur offerto gratuitamente dal negozio dove ha deciso di recarsi.
Perché?
Perché è “Lui” e questo dovrebbe bastare a tutti, c’è bisogno di aggiungere ulteriori parole?
Cosa volete che succeda se il mondo è costretto a farsi sequestrare in un ingorgo? Cosa volete che cambi nella sua vita se gli altri saranno costretti ad utilizzare il clacson infastidendolo o peggio ancora lasciandolo nella grande indifferenza, cosa volete che gli possa interessare se un autobus di linea non riesca a passare, vuoi mettere la comodità di “Lui” in confronto alle esigenze degli altri?
Ma come può permettersi costui di fare il “Lui” senza che nessuno lo sanzioni?
“I Vigili, la Polizia, I Carabinieri, i Finanzieri”, tutti coloro che hanno una paletta, dove sono?
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Carissimi
Lo so, avete ragione, con quale coraggio continuo a parlare di ricerca del meglio della vita, di qualità di vita, quando abbiamo problemi ben più gravi di questo voler filosofeggiare sul creato, come quello di dover necessariamente cercare consensi, facendo diventare finanche un virus oggetto di divisione politica, lo conosciamo da poco, ma vogliamo capire soprattutto se è di destra o di sinistra, come tutte le cose in questo paese, se è bene prenderselo e al limite morire (che ci sarebbe di male, pure Mozart, pure Van Gogh, pure i più grandi esteti sono morti) o vaccinarsi e tentare di farla franca?
C’è picca i fari, siamo sempre quelli del siciliano Guglielmo Shakespeare, “essere o non essere …. morire, dormire …. a proposito di dormiri … nun mi diti nienti …. anche quello è diventato un lusso e più andate avanti, peggio è, dormire tutta una tirata …. un sogno ed a proposito di sogno, è così che ogni alzata ed ogni spezzone di sonno notturno diventa anche esso come una puntata di una serie televisiva su Netflix.
Quindi non solo veniamo bombardati di giorno della stessa materia attraverso tutti i media, ma a notte nansunnamu arrieri e così ci alziamo all’orario anticipando la sveglia, anzi ci facciamo trovare assittato nel letto accanto al comodino nell’attesa che questa suoni per comprendere se il fatto stesso di essere seduto è un sogno del fatto che siamo seduti o perché ci siamo già svegliati.
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Carissimi
Quando entrò in casa mia quel libro lo lessi tutto d’un fiato rimanendone affascinato, guardando a quelle vicende impiegatizie con tanto divertimento. Il ritrovarlo sullo schermo nell’interpretazione del suo autore che trovò il coraggio di cambiar vita, prendendo le distanze da un ambiente così lontano dalle speranze di un giovane sognatore mi metteva tanta allegria.
Ma quando un personaggio diviene icona di uno status e esso stesso un aggettivo per intendere una condizione, penso proprio che l’intenzione dell’autore di ironizzare su un ambiente ben conosciuto e oggi guardato dal di fuori, aveva raggiunto lo scopo.
Il giorno in cui anche nella mia vita si profilò accidentalmente l’occasione di finire dietro una scrivania per uno dei tanti dimenticato concorso per titoli il mio allora datore di lavoro mi disse in maniera disarmante: “andrai a fare il Fantozzi anche Tu”.
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Carissimi
“Il silenzio è la conversazione di chi si ama”, diceva qualcuno che ne sapeva di più di me.
Eppure difficilmente oggi si rimane in silenzio per paura di non esser notato, Se poi vogliamo anche aver ragione non ci rimane che gridare più del nostro interlocutore, grazie anche al fatto che se gridassimo da soli, in una piazza nessuno si porrebbe oggi il problema di tacciarci per pazzo, poiché a differenza del passato penserebbe comunque che da qualche parte noi nascondiamo un auricolare e un microfono.
Il telefonino ci ha tolto anche questa soddisfazione, soprattutto certezza, quella di identificare qualcuno come pazzo perché parla da solo.
Se i pazzi quindi non parlano da soli, non gridano da soli, chi sono oggi i pazzi?
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Libertà, che bella parola!
Mi sono riempito la bocca da sempre di questa parola, fin da quando adolescente approfondivo la conoscenza delle vite di personaggi importanti della storia o di grandi pensatori.
Liberi, però chi per un motivo e per un altro avevano finito per fare una brutta fine per la difesa di questa loro libertà o addirittura chi nelle proprie battaglie di principio avesse vinto raggiungendo il proprio scopo, alla fine sarebbe rimasto vittima del sistema perdendo qualunque ideale, o diventando a sua volta il persecutore delle libertà altrui.
Anche io oggi schiavo delle convenzioni del vivere in comune, dell’educazione, dei fogli di transito, delle carte d’imbarco, dei green pass per gli accessi, il tutto stando attento a non violare le norme per la privacy, sono libero, di certo rendendomi orgoglioso quando lo scrivo, eppure la notte non dormo più schiavo dei pensieri causati dalla mia libertà.
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Immaginate, ma soltanto immaginate come si faceva negli incipit delle favole, in una mattina, ai giorni d’oggi, di svegliarvi e sentirvi un pò sopra temperatura e di voler prendere per scrupolo uno di quei moderni termometri che ormai sono diffusi nelle nostre case e dopo averlo adoperato per il tempo previsto, leggere sul display la temperatura di 38° celsius ………………
Terrore!
Immaginate in un istante di sentirvi catapultato in un mondo che non vi appartiene e di contro di non sapere ciò che vi sta accadendo, iniziate a fare tutte le congiutture eliminando le ipotesi più, a vostro giudizio, pur sapendolo vi accertate di esservi sottoposto ad entrambe le dosi vaccinali del più potente ed indiscusso vaccino sulla piazza. Immaginate di aver fatto già in passato un paio di tamponi, di aver sempre rispettato la mascherina nei luoghi affollati, anzi di averli evitati del tutto ove possibile.
Immaginate di aver rivisto i fotogrammi in mente di tutti gli incontri sul lavoro anche con quei colleghi più “sperti” che già da tempo avevano abbandonato l’uso della mascherina, perchè fa più “macho”, immaginate, ma solo immaginate di aver saputo che uno di questi che quel giorno che vi parlava a 80cm di distanza ed era raffreddato, era poi risultato “positivo” e che in conseguenza di ciò avevate fatto già tre tamponi a cadenza di due giorni l’uno dall’altro, ma che erano già passate tre settimane da quell’incontro.
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Carissimi
Una delle cose peggiori per molta gente è la situazione di precariato, specialmente in Italia dove l’ambizione massima è il “concorso truccato” per un “posto fisso”.
In decenni di modelli vincenti, rappresentati da giovani manager vestiti tutti alla stessa maniera, quasi come uomini dell’IBM o testimoni di Geova, la sola idea che posse esistere il “perdente”, colui che arriva “secondo” o addirittura il “primo dei non eletti” ha portato alla depressione tanti competitori sfortunati, spingendoli in alcuni casi alla soglia del suicidio, eppure se ci sono le competizioni, uno solo vince e gli altri arrivano tutti secondi, rassegnatevi.
Vi fu un tempo in cui i vincitori si sceglievano con la monetina, quanto di più crudele, lasciando tutto alla responsabilità del “culo” che in alcuni esseri umani è una componente quasi genetica, così come l’attasso che perseguita a volte degli individui, quasi sempre i più diseredati, e per i quali venne coniato il detto “u cani muzzica u chiu sfardatu”.
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