Stavo per fare la solita rassegna di filmati di yuo-tube da allegarvi, quando ad un certo punto mi sono imbattuto in una pagina che ha attirato la mia attenzione ed aperto lo scrigno dei ricordi. Chi lo avrebbe mai immaginato che il mitico “Giuseppe” sarebbe stato un personaggio “CULT” del WEB e così ho cominciato a leggere una serie di blog che parlavano di lui. Ma io lo conoscevo bene, ed in qualche modo ho contribuito allo sviluppo di quella che è stata la sua seconda vita. Lo vedevi arrivare da lontano con quel suo procedere con una andatura alla Renato Pozzetto, una figura imponente, quegli occhioni azzurri in quel faccione triste, un libro sotto il braccio e si avviava la domenica, verso le 11.00 in direzione della sua prima ribalta, la messa domenicale celebrata da Padre Paletti, un francescano fascistone pieno di se che recitava le sue prediche ed il caro Giuseppe faceva da introducer leggendo le letture sacre. In quel tempo, Giuseppe per vivere (sopravvivere) lavorara c/o due signorine anziane che gestivano una copisteria, come dattilografo, ricopiando documenti con una vecchia macchina da scrivere.
Giuseppe era più grande di me, ed anche se sembrava indatabile, lo doveva esser di molto più grande, poiché mi raccontavano che mio padre lo conoscesse da tempo, dalla fermata dell’autobus che entrambi prendevano insieme per andare a lavorare, e mio padre era morto quando io avevo dodici anni. Ma questa vita semplice, subisce uno scossone quando in città TGS decide di produrre una trasmissione di un presentatore catanese, Gianni Creati, chiamata “Il Pomofiore”. Questa trasmissione, liberamente tratta dalla Corrida di Corrado, lanciava dilettanti allo sbaraglio dividendo la serata in due classifiche, i vincitori dei “fiori” (i più bravi), ed i vincitori dei “pomodori” (il più scarso tra gli scarsi), entrambi venivano fatti bersaglio in scena dei fiori o dei pomodori lanciati dal pubblico. Giuseppe decise di mettere a frutto la sua dote di compositore di canzoni, a tutti fino a quel momento nascosta, tirando dal cassetto brani da lui composti (più che altro pensati) non credo sapesse scrivere la musica, semmai si sarà fatto aiutare da qualche altro artista come lui, per mettere su spartito le sue composizioni quali “Marinà Marinarella”, “In te la Caramella” e “RAI1, RAI2 e RAI3” con le quali per tre settimane vinse alla grande la classifica essendo inondato da quantità industriali di pomodori, da gente che ovviamente non aveva capito il suo talento, e che Giuseppe faceva sul serio e che aveva partecipato per vincere la “classifica dei fiori”. Il nostro amico però seppe cavalcare l’importanza di esser diventato un personaggio televisivo e che da quel momento tutta Palermo sapeva chi fosse Paviglianiti. Di li cominciò la svolta della sua vita e siccome, purtroppo gli eroi non son tutti giovani e belli, ma soprattutto fortunati, Giuseppe perse il “posto di lavoro”, le signorine non potevano permettere che nella loro rispettabile ditta, ci fosse un impiegato diventato un “clown televisivo”, Padre Paletti non gli fece più leggere le sacre letture in chiesa e ironia della sorte, conobbe una compagna, così secca e malaticcia che forse sarebbe stata anche lei in gioventù una ragazza normale, ma gli acciacchi ed i tanti problemi, non gli facevano giustizia. I fratelli di lei, anche con le minacce e non solo, non videro l’ora che qualcuno si sposasse quella povera donna, e costrinsero Giuseppe ad un non allegro matrimonio, che si sarebbe concluso da li a tre anni con la prematura scomparsa di lei. Non passò molto tempo che Giuseppe perse anche l’unica persona che provvedeva al suo sostentamento, la madre, e da quel momento ci perdemmo di vista. Ma la mia frequentazione di Giuseppe è legata al suo momento migliore, poiché avendolo visto al “Pomofiore” ed essendo io in quel periodo liceale invaghito dell’idea di fare teatro, scrissi
una commedia che vedeva come protagonista questo talento naturale e diedi modo di inserire quella che a mio parere era la sua canzone più bella “Marinà, Marinarella”. Conservo ancora gelosamente i copioni dattiloscritti dallo stesso Giuseppe, ma una serie di concomitanze vollero che quella commedia non venisse mai rappresentata e di ciò restano solo nei miei ricordi, un copione, una locandina di scena e tante risate.
Ma quell’esperienza servi probabilmente a convincere Giuseppe che la recitazione doveva essere certamente la sua strada, ed in tal senso l’incontro di Ciprì e Maresco che c/o l’emittente locale della nostra zona “ITC”, dell’allora Berlusconi delle nostre parti, il compianto Sig. Manzo (che aveva trasformato la sua attività di produttore di insegne pubblicitarie, nel business della TV locale—oggì il figlio più grande Gianni è un giornalista di RAI3) iniziarono a produrre “Cinico TV” e Giuseppe, insieme a Giordano, il
ciclista Tirone, i fratelli Abbate ed altri derelitti “veri”, diventò una star di questo circo di “circonvenuti” facendo la fortuna dei due “registi”. Giuseppe in queste “cartoline in bianco e nero” appariva sempre con il solo pantalone dal quale trabordava una pancia enorme ed appariva sempre con una espressione triste non so quanto sceneggiata o dovuta al fatto che stesse già veramente male. Gli unici copioni prevedevano poche parole, ma soprattutto tanti, tantissimi peti.
E fu così che l’arte creativa di Giuseppe si sviluppo nel campo dell’aerofagia, e come disse il grande Shakespeare “Tanto Rumore per Nulla”.
Questa gallina dalle uova d’oro aiuto il successo di Ciprì e Maresco che lo vollero nel loro film “Totò che visse due volte” e con il quale, chi lo avrebbe mai detto, Giuseppe Paviglianiti fu ospite in concorso al “Festival del Cinema di Venezia” e poi a “Cannes”. Sono queste le ultime notizie che avevo di lui, fino a quando due anni fa, a Panare, incontrando il mio amico Paolo, fotografo di scena di Ciprì e Maresco, non seppi tra un discorso e l’atro che Giuseppe era morto nel 2000. Il resto è cronaca di ieri, quando navigando su internet ho trovato questi commenti nei blog.
“Giuseppe Paviglianiti da Cinico Tv all’ossario comune nel cimitero dei Rotoli di Palermo (http://sentenzadimorte.wordpress.com) Ciprì e Maresco dovrebbero mettersi una mano alla coscienza, i resti mortali di Giuseppe Paviglianiti ora sono finiti in un ossario comune perché nessuno ha pagato la concessione. I due registi dopo che per anni hanno abusato della figura del Buddha di Palermo si sono dimenticati che la loro popolarità è dovuta anche alle performance del mitico Paviglianiti “Certamente”. Riposa in pace Giuseppe.”