Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

Ritornare a casa per riposarti veramente

Sei palermitano se per te ogni viaggio diventa una tragedia.

Sei palermitano, abitante della quinta città d’Italia, più volte capitale di qualcosa per vari meriti turistico-culturali, se una volta riuscito a partire per goderti una meritata vacanza non vedi l’ora di ritornare a casa per riposarti veramente. Ecco che da Bellinzona, Vipiteno, Como Brogeda e Aosta tutti pronti a dire: “Ecco il solito siciliano meridionale piagnone“.

Purtroppo si arriva all’età in cui i tuoi freni inibitori, non si manifestano soltanto nella necessità di portare il pannolone, ma anche nelle reazioni inusitate. Provate a dirmi: “In Sicilia si potrebbe vivere soltanto di turismo”? La mia silente reazione sarebbe quella di cercare dove tengo posteggiata la mia storica Fiat 500, aprire il suo cofano, estrarre il vecchio ma sempre affidabile crick e darvi un colpo fermo nella “matrice dei vostri pidocchi” (in testa).

Ma voi sapete cosa significa viaggiare in Sicilia e dalla Sicilia e per la Sicilia? Ricordo ancora i tempi dell’università, quando con il CTS facevamo i biglietti Interail per raggiungere le capitali del Nord Europa, ricordo il ritorno in treno da Londra, Parigi o la Scandinavia, le facce sconvolte dopo circa tre giorni di viaggio, la barba lunga, maleodoranti e l’espressione del viso sconvolta, secondi solo ai reduci dell’ARMIR.

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Fai Presto a Dire “Responsabile”

Carissimi, vi fu un tempo in cui la parola responsabile significava qualcosa di importante. Ti presentavano una persona e ti dicevano: “Costui è il responsabile del settore X dell’azienda Y” e tu ti mettevi sull’attenti perché intuivi di avere di davanti una persona importante, autorevole e preparata per la sua materia tanto da avergli affidato la responsabilità del settore X. Venir indicato come responsabile corrispondeva a dire che tu dirigevi quel vario nucleo di individui avendone la responsabilità e avendo anche il compito di raggiungere quei risultati datoti come obiettivi.

Era anche il momento in cui per fare un complimento ed una attestazione di serietà parlavamo di persona responsabile nelle proprie azioni.

Ci fu anche un tempo in cui i “responsabili” erano coloro che abbandonavano il loro schieramento politico per andare a rinforzare una maggioranza parlamentare in difficoltà, il tutto con “coerente” spirito di servizio al paese, per garantire una governabilità. Certo all’autorevolezza presentata prima si contrapponeva un vero e proprio tornaconto tanto da indicarli alle nostre latitudini quali “facciuoli”.

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“Uomini e Topi. Ne Vogliamo Parlare?”

Carissimi, a Palermo hanno visto un topo! Voi mi direste: “uno?”

A Palermo ci sono i topi? “Avica!”

Si è vero, la continua lotta tra “uomini e topi” è storica. Esiste un disprezzo verso questo “essere” dettato dallo schifo che la sua visione ci fa e per questo non ne vogliamo percepire la sua esistenza, la sua presenza a meno che non lo raffiguriamo nel Topolino di Disney o il cuoco Ratatouille.

Ma i topi esistono e sono tra di noi, in qualunque città e non solo in funzione della sporcizia di questa, ma vivono nella sua parte nascosta, vivono in anfratti, sottoterra e con mille sotterfugi.

I topi sono una “comunità” con regole precise e sono tanto simili a noi “umani” ancor di più di quanto noi possiamo supporre.

È vero che in passato i topi hanno portato epidemie, ma quanti topi muoiono “eroicamente” in laboratorio per sperimentare farmaci e vaccini che ci dovranno salvare la vita?

Pensateci, che ribrezzo, un determinato farmaco che ingeriamo è stato sperimentato inizialmente su un topo.

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“C’è un Uomo Solo al Comando”

Carissimi,

dovremmo diffidare da chi chiede “pieni poteri” o si attribuisce “pieni poteri nell’interesse della collettività”, non siamo tutti uguali (forse soltanto davanti gli occhi di Dio), ognuno di noi ha la sua storia e il suo pensiero.

Non possiamo pretendere, seppur indottrinato, un unico pensiero o addirittura di non pensare.

Ho dubitato sempre da chi si è messo in prima fila e abbia detto: “Ci penso io!”

Qualunque sistema elettorale che elegga un uomo solo al comando, non mi convince più, lo trovo solo come un alibi sulla “governabilità”. Mi spiego meglio. Oggi chiunque giunga ai vertici della politica, anche quando non possegga un carisma, una storia, uno spessore da statista, prova a chiedere per sé i pieni poteri per poter governare, visto che il dissenso diventa un ostacolo, anche dopo aver scelto per nomina i suoi compagni di viaggio.

Oggi si vota continuamente senza incidere sulla guida del paese visto che sovente le coalizioni e le alchimie utilizzate per governare si discostano da quelli che sono gli esiti delle urne.

Oggi si cerca di governare il paese demonizzando l’avversario politico invece di dimostrare con il proprio operato di essere più bravo del “competitor”.

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Musica e Qualità di Vita

Carissimi

Quando questa città avrà un Auditorium degno di questo nome o un complesso riconducibile ad una vera e propria città della musica? La città da qualche tempo mi sembra matura e pronta per la sua voglia di musica, le sue storiche istituzioni musicali per poter ospitare una struttura moderna dedicata alla musica, ai grandi numeri e ai grandi eventi.

Più volte ho contestato il modo semplice di utilizzare il termine “eventi” nel campo dello spettacolo e dell’arte, a maggior ragione quando questo è preceduto dall’aggettivo “grande”.

Probabilmente bisogna tornare indietro fino a “Palermo Pop 70” per trovare una manifestazione degna di utilizzare un termine “grande evento”, seppur negli anni recenti abbiamo avuto strutture pubbliche con uffici dedicati che hanno portato questo nome, ma non sono molti in questo recente periodo gli spettacoli che siano passati alla storia per la loro unicità o valenza per definirsi “eventi”, momenti indimenticabili quasi storici.

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Che Vuoi che Sia?

Carissimi,
Facendo rassegna stampa in questi giorni e tenendomi al passo con i social, mi sono fermato un attimo a sorridere ironicamente pensando come al solito a quanto siamo bizzarri, a quanto siamo fantastici zuzzerelloni per non dire “cazzoni”.

Eccezione fatta per coloro che costantemente “curnutiano” il nostro borgomastro e poi periodicamente lo votano perché dicono che “indubbiamente è una grande intelligenza e oggi non c’è di meglio in giro”, tolti coloro che si “apprecano” all’immondizia lasciata a “svaporare” sotto casa, all’asfalto delle strade pericolosissimo nel suo progressivo deterioramento a causa di usura o di continui scavi, non considerando coloro che manifestano tutto il loro disaggio per le zone a traffico limitato o isole pedonali e strade chiuse per i cantieri, c’è chi alza lo sguardo fuori dal “cato” e guarda oltre. Si ma cosa vede?

Certamente le preoccupazioni per le elezioni in Emilia Romagna che cambieranno le sorti di una élite, ci sono coloro che vivono fortemente la preoccupazione se “Gigino” o i suoi compagni di avventura potranno durare alla guida del paese, mentre il loro leader ideologo dietro le quinte, fa video augurali di buon anno scavando le fosse.

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Una Giornata di Sole

Carissimi,
Abitare in queste latitudini offre il vantaggio che anche in inverno, se non c’è vento e non piove, di godere di giornate soleggiate e di quel cielo azzurro che mette tanto ottimismo. Vorremmo lamentarci perché fa freddo, (non sapendo cosa sia il vero freddo) ma sappiamo benissimo che tranne qualche “pazzo” che già lo fa, tra tre mesi massimo saremo a mare. Pensate quindi che ci possa venire in mente di cambiare il tutto?

Il Gattopardo la sapeva lunga, ma io che ho sempre visto nell’affermazione gattopardesca e in quel mondo fatto da “gente inutile possidente” che mai aveva lavorato, tanto, ma tanto fastidio, mi sono reso conto con il passare del tempo che non ci lamentiamo più seriamente per paura di passarcela peggio. Vediamo gente in strada in Francia, ad Hong Kong e pensiamo a quanto siano tosti e determinati costoro da tenere sotto scacco i loro governi nella speranza (non remota) di ottenere il soddisfacimento delle loro richieste. Qui non è più così.

Operando sulla memoria, cancellando i file, truccando i ricordi invertiamo finanche la verità. In una regione che non cresce riusciamo ad addossarne la responsabilità al fato ealla sventura, pregni di “quell’ottimismo dei Malavoglia di Giovanni Verga”, poi scopriamo che in passato abbiamo fatto delle scelte, alimentate dalla cattiva politica a 360° gradi e scopriamo di aver abbandonato il merito (i concorsi) per creare attraverso “l’amico degli amici la fabbrica del bisogno” dei precari, forza lavoro selezionata con criteri clientelari per far fronte a “lavori di pubblica utilità” per un lasso di tempo determinato. Leggi il resto dell’ articolo »

Chiudiamo un Decennio

Carissimi,
Si chiudono gli “anni dieci”, qualcuno potrebbe dire: “finalmente”.

Purtroppo sono stati degli anni difficili, ma non unici nel loro genere. La contingenza economica ha caratterizzato una crisi globale del pianeta, azioni scellerate portate avanti dalle potenze occidentali negli scenari già caldi quali quelli mediorientali e del nord africa, hanno portato alla guerra civile in Siria e all’uccisione di Gheddafi con la destabilizzazione della Libia e del nord africa e tutto ciò ha portato il proliferare dello stato islamico e del terrorismo, quest’ultimo per fortuna negli ultimi anni parzialmente fronteggiato.

Ci hanno lasciato grandi artisti, abbiamo subito calamità naturali, disastri, abbiamo visto le dimissioni di un Papa e di un Presidente della Repubblica, la nuova cancellazione del Palermo calcio, ma tutto ciò è nella ciclicità della natura, ma quello che ancora suona strano per la mia generazione è il confrontarsi con queste date.

I millenniers ovviamente si trovano a loro aggio ma io ero cresciuto con detti che suonavano come: “ma comu si du 2” (ma come sei dei 2) intendendo: “sei nato nel 1902? Sei antico”.

Il 2002 era stato di contro quasi 20 anni fà ed eravamo già grandi, o il pensare al 2020 come centenario degli anni 20 se riferiti al 1920, decennio che vide la nascita del ventennio e di “storie” ancora oggi non metabolizzate.

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“Loro non Cambiano”

Carissimi,
Non siamo un paese serio, è ormai il mio tormentone e sta alla base di qualunque considerazione.

Siamo un paese diviso in due, sia in orizzontale, settentrione e meridione, sia in verticale, ideologicamente e tranne sporadici ventennali periodi, di grandi consensi bulgari, torniamo a dividerci su qualunque in modo equo.

Non avremo mai maggioranze stabili, malgrado ciò votiamo in continuazione.

Quello che ancora oggi mi sconvolge guardando la pubblica amministrazione (la cosa pubblica in genere) è l’incapacità di fare pulizia e giustizia, eppure la cosa pubblica siamo noi, una grande società dove tutti siamo azionisti, dove giunti all’età stabilita votiamo in questo consiglio di amministrazione fatto di milioni di persone per eleggere le cariche amministrative.

Malgrado ciò riusciamo ad esercitare questo diritto con fastidio e il più delle volte non andiamo a votare delegando l’uso della nostra azione alla maggioranza dei votanti e per di più non esercitiamo alcun controllo sull’esito dell’attività dell’amministrazione.

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Ci Vogliono Occhi Verdi

Carissimi,
Ci vogliono occhi verdi, come i miei, per guardare al passato e al futuro con la stessa serenità, malgrado l’alternarsi di successi e delusioni quotidiane.

Gli occhi verdi sono quelli dei gatti, riescono anche a vedere discretamente nel buio della notte, una volta abituatosi a questo e di buio in questo momento ce ne è tanto.

Ho avuto da sempre la convinzione che se non si amministra garantendo un minimo di dignità ad ognuno, non si riuscirà mai ad auspicarsi una crescita, ma la garanzia del minimo insieme alla libera competizione dei capaci si ottiene soltanto attraverso un governare “deideologizzato”.

Mi spinge questa riflessione l’aver sentito in tv di una mentalità “ambrosiana” che vede da qualche decennio l’alternarsi di sindaci capaci, di estrazioni e ideologie diverse, che tengono costante l’interesse per la collettività, ripartendo dal risultato del predecessore per portarlo avanti e consegnarlo al successore affinché possa fare la sua parte.

Generalmente da noi e non solo, il predecessore è solo la causa di tutto ciò che l’attuale non riesce a realizzare e in ciò io vedo incompetenza o malafede.

Sono stato anche io professionalmente impegnato nel governo di categorie professionali, ma da ancor prima sono un professionista che sa che la genesi di un’opera pubblica dall’idea programmatica alla consegna chiavi in mano, dura dagli otto ai dodici anni, non possiamo nascondercelo e allora a meno che, per evocare figure recenti, non si è Francisco Franco o Ceausescu, dittatori di lunga durata e ovvio che chi programma l’opera non potrà inaugurarla e allora perché raccontare bugie alla collettività intestandosi la paternità di un’opera?

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