Sig. Ministro, intanto buongiorno, mi permetto di poter discutere liberamente con Lei perché quando si interviene in un campo dove ho una certa competenza, mi prendo di coraggio ad affrontare un argomento dialettico anche con chi gestisce il potere pur non avendo io alcun potere se non quello della parola.
Quale è il mio campo, Lei mi chiederà?
La Pubblica Amministrazione, visto che da 25 anni ricopro il ruolo, in una Amministrazione Comunale, di Ingegnere?
No, qui da queste colonne del blog di un giornale libero, scrivo di satira e di costume e cerco quanto meno di dare la possibilità ai miei 24 lettori, di trovare gli spunti nel fine settimana per sorridere cinque minuti, affinché questo esercizio fisico non atrofizzi i propri muscoli facciali.
Ma quando si viene nel mio campo a giocare, auspico che si seguano le stesse regole.
Mi sono permesso di dedicare a Lei questa riflessione, perché seguendola da tempo, mi sono lasciato prendere dal suo modo didattico ed entusiastico di illustrare le sue posizioni.
Sono cresciuto in quella generazione nella quale ogni governo doveva affrontare “la questione meridionale”, per fortuna da qualche anno non si parla più di dover risolvere la questione meridionale e non perché questa sia stata risolta, ma perché non se ne parla più, non se ne deve parlare più, tipico elemento distintivo di una politica che se non è in grado di risolvere un problema, si convince e convince il prossimo che questo non esista.