Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

“La Riforma della Pubblica Amministrazione”, la posso toccare?

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Sig. Ministro, intanto buongiorno, mi permetto di poter discutere liberamente con Lei perché quando si interviene in un campo dove ho una certa competenza, mi prendo di coraggio ad affrontare un argomento dialettico anche con chi gestisce il potere pur non avendo io alcun potere se non quello della parola.

Quale è il mio campo, Lei mi chiederà?

La Pubblica Amministrazione, visto che da 25 anni ricopro il ruolo, in una Amministrazione Comunale, di Ingegnere?

No, qui da queste colonne del blog di un giornale libero, scrivo di satira e di costume e cerco quanto meno di dare la possibilità ai miei 24 lettori, di trovare gli spunti nel fine settimana per sorridere cinque minuti, affinché questo esercizio fisico non atrofizzi i propri muscoli facciali.

Ma quando si viene nel mio campo a giocare, auspico che si seguano le stesse regole.

Mi sono permesso di dedicare a Lei questa riflessione, perché seguendola da tempo, mi sono lasciato prendere dal suo modo didattico ed entusiastico di illustrare le sue posizioni.

Sono cresciuto in quella generazione nella quale ogni governo doveva affrontare la questione meridionale, per fortuna da qualche anno non si parla più di dover risolvere la questione meridionale e non perché questa sia stata risolta, ma perché non se ne parla più, non se ne deve parlare più, tipico elemento distintivo di una politica che se non è in grado di risolvere un problema, si convince e convince il prossimo che questo non esista.

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Il Futuro! Potrei Essere Io ……

Carissimi

La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Fesserie! Chi vi racconta ciò non è mai stato all’inferno e crede solamente che l’inferno sia quell’invenzione religiosa che idealizza un posto dove si espieranno tutte le nefandezze terrene eppure …

Io sono convinto che specialmente per noi cristiani, se mai è stato progettato questo inferno, sia rimasto come una delle tante cattedrali nel deserto, opera incompiuta e rimasta vuota ed inutilizzata e non perché non ci sarebbero stati clienti, … anzi …. ma perché la nostra è una delle religioni tra le più corruttibili e fatta a nostra immagine e somiglianza e non rigorosa come le altre religioni altrettanto antiche o maggiormente seguite, dove l’essere praticante impone la rettitudine sempre e dovunque …. mentre per noi c’è sempre tempo per pentirsi fino all’ultimo e così avrà fatto Hitler, i papi del medioevo e tutti i personaggi diabolici e nefandi che hanno arricchito le loro tavole della presenza cosante di prelati, quegli stessi che potevano permettersi la gestione di una banca e giocare a golf o umili attici di 750 mq che ricordano vagamente la capanna di Betlemme dove la cristianità nacque.

Pertanto, “che ve lo dico a fare!” Il diavolo e l’inferno sono sulla terra, certamente, per il resto vorrei aver lasciato il beneficio del dubbio che vi scioglierei soltanto nel momento in cui vi dovessi arrivare dopo la morte se trovassi il modo di comunicare con voi.

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Nasceranno allora altri Gianni Rivera

Carissimi.

Ero piccolo e pensavo: “come faremo quando Rivera smetterà di giocare? Non sarà più calcio!

Eppure calcio fu e non solo per chi non teneva per il Milan, ma per chi come me era nato nel mito di Gianni Rivera e pensava che non esistessero altri giocatori fuorché lui, per portare avanti la mia fede rossonera e l’amore per il calcio, e così accadde che in quei giorni si affacciava alla ribalta un giovanissimo Franco Baresi lanciato in prima squadra e futura bandiera e capitano della mia squadra del cuore.

Una foto del goal in maglia azzurra piegato sulle ginocchia mentre scriveva la storia con il suo 4-3 dello stadio Azteca venne sostituita da una foto di Baresi in maglia azzurra che piangeva dopo aver perso ai rigori la coppa del mondo, così come quando smise anche baresi, appendendo le scarpette al muro, il Milan ha continuato ad esistere, a giocare e il mondo andato avanti.

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Conoscevo un Cinese che poi non era Veramente Cinese

Carissimi

Conoscevo il Cinese che un giorno desideroso di possedere una Ferrari e non potendosela permettere mandò a prendere una scatola di montaggio per costruirla.

Io ero meravigliato dalla sua passione che lo portò chiuso in un garage a costruirsi una “testa rossa” esternamente somigliante in tutto e per tutto ad una preziosissima Ferrari, ma montata sul motore di una 500 FIAT vecchia da rottamare.

Che senso avesse il tutto, l’ho capito solo dopo anni crescendo, poiché non era la Ferrari in sé il problema, ma il problema del cinese, eravamo noi.

Lui non si era posto neanche i problemi della immatricolazione, non so neanche se questa auto potesse circolare, ma per camminare camminava ed era in bella mostra esposta sotto casa per strada.

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Per la Gioia del Gattopardo

Carissimi.

Se mi doveste chiedere qual è la cosa che mi affascina tanto ma non farei mai, vi risponderei subito il sindaco della mia città.

È certamente una figura di prestigio che giunti all’ultimo terzo della propria vita, un professionista come me, potrebbe ambire a fare, anche nell’ottica di un servizio da fornire alla propria collettività, ma se dovessi soffermarmi a ciò che leggo dai giornali o vedo sui media vi risponderei subito: “Ma chi me lo fa fare?

Non nascondo che ho avuto l’onore di servire la mia città in vari ruoli di responsabilità o di consulenza, ma grazie al cielo sono anche riuscito a ricavarmi questo spazio per scrivere e da quando ci sono i social, anche per cazzeggiare, nel fine settimana, trovandone grande giovamento e forza per affermare e mie difficili settimane lavorative ma soprattutto per saper selezionare le affinità elettive attraverso la scoperta di gente intelligente che sapesse leggere oltre le parole.

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Nato per Errore in Mezzo alle Papere

Gli vedevo sbattere la mano su quella Bibbia posta su una importante scrivania con un antico piccolo crocifisso ligneo da tavolo posto su un piedistallo, ed un elegante sottomano con la sua preziosa penna stilografica in bella mostra, mentre gridava al suo collaboratore entrato nella stanza durante il nostro colloquio.

Più che il suo gesto d’ira era ciò che pronunciava il potente pio professionista mentre toccava quella Bibbia, quelle parole piene di livore riferite ad un impiegato reo di qualcosa o di un disatteso adempimento.

Gridava: “Io a questo per quanto è vero Dio lo rovino per tutta la vita!”

Quel nominare invano il nome dell’onnipotente per me che ero giovane credente, mentre maltrattava in segno di potere i simboli della fede, in una stanza con foto ben in mostra di incontri con i cardinali, o addirittura con il Papa, o nell’indossare il mantello durante una speciale funzione religiosa, mi colpi molto.

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L’Apocalisse e lo Zio Mario

Carissimi

Ma che ve lo dico a fare. Ognuno di voi la mattina esce da casa dopo essersi guardato allo specchio con quella indistinguibile sensazione di essere il migliore, con la rabbia di Chuc Norris e pieno di click come a Clint Eastwood al quale hanno fatto cadere involontariamente il suo whisky per terra.

Uscite dalla Vostra tana pronto a rivoltarlo come un calzino questo mondo, poi mettete i piedi per strada, fuori dal vostro uscio di casa e scoprite che c’è la presenza ingombrante di tutta quella pletora di individui che non siete voi e che normalmente chiamiamo gli “altri”.

Gli altri, coloro che vi portano le infezioni e le pandemie, che mangiano pipistrelli o giungono con i barconi dopo aver mangiato chi sa che cosa e con il loro iPhone che non cresce nei loro paesi sopra gli alberi (anzi li non cresce proprio niente perché c’è la siccità ma ci sono le armi e i fuori strada), vi si presentano con il cappello in mano dicendo: “amigo, devo mangiare”.

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Quella Notte la Luce Rimase Accesa

Quella notte per mia richiesta non si spense la luce di quella commissione al quarto piano negli uffici dell’Ordine degli Ingegneri, era il minimo che potessi fare da Presidente della Commissione che in quella stanza storicamente si riuniva, per onorare un Uomo che del servizio ai colleghi aveva fatto una missione di vita, senza pretendere alcuna carica, senza sottoporsi ai riflettori e per il quale la sua modestia era grande quanto lo era la sua competenza.

Feci anche un’altra cosa stravagante per molti, aggiunsi un pensiero nel librone dei verbali subito dopo la chiusura di quello della seduta di quel martedì e ricordo che nessuno ebbe a che dire, non perché ero il Presidente, ma perché Enrico meritava tanto e pur essendo uscito dalla ritualità delle operazioni lessi in tutti un sorriso di approvazione.

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“Basta Poco che Ce Vò?”

Carissimi

Questa settimana davanti allo spettacolo rituale della crisi di governo non posso esimermi di fare una riflessione con voi a voce alta, su una delle mie peculiarità, l’esperienza di amministrazione sia essa pubblica che privata, sia attraverso il lavoro professionale, sia per la mia esperienza di utente, di amministratore e/o consulente che di quella di volontario.

Stiamo lì a vedere i vertici della cosa pubblica, il parlamento, i ministri, le istituzioni, spesso dare uno spettacolo non degno del ruolo e ci stiamo a chiedere: “perché?”

Ma la “cosa pubblica” la conoscete bene o parlate perché Giletti, Mughini, David, etc. vi mettono le parole in bocca nel dare giudizi in quei tribunali populisti televisivi?

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La Vita: Lasso di Tempo tra due Telefonate

Carissimi

Nulla è come prima, abbiamo voglia di giustificare i nostri attuali comportamenti, la nostra stranezza, pensavamo che tutto potesse accadere, che tutto si potesse fare eppure stiamo facendo tutti i conti con le limitazioni.

Chi di noi non ha avuto una infanzia pensando che quello era si un bel periodo, ma un domani, senza dovere chiedere permessi, chi sa come sarebbe stata la nostra vita.

Chiedere permessi”, per una persona libera come me è stata una grande sofferenza e dire che non è stato sempre così, ci fu un periodo in cui smisero di darmi il permesso e io mi sentii inizialmente perso.

Passammo comunque dal permesso dei genitori, al permesso della famiglia, fino al permesso del datore di lavoro che non scaturiva dall’affetto come i due precedenti, ma dalla necessità di farti sentire debitore, di doverti fare sentire il peso di appartenere a qualcuno.

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