Carissimi, tutto quello che vi inventerete per migliorare la qualità della vita della collettività passerà necessariamente da “Lui” che attraverso il suo ego è in grado di condizionare la vita di tutti.
“Lui” è colui che quando hai realizzato le piste ciclabili ed hai ristretto la carreggiata permettendo di posteggiare lungo i due lati della strada, sente la necessità di posteggiare in doppia fila creando un ingorgo perché non ha tempo di andare a cercare un posteggio come tutti, non vuole pagare la zona blu o non vuole utilizzare un parcheggio ad ore seppur offerto gratuitamente dal negozio dove ha deciso di recarsi.
Perché?
Perché è “Lui” e questo dovrebbe bastare a tutti, c’è bisogno di aggiungere ulteriori parole?
Cosa volete che succeda se il mondo è costretto a farsi sequestrare in un ingorgo? Cosa volete che cambi nella sua vita se gli altri saranno costretti ad utilizzare il clacson infastidendolo o peggio ancora lasciandolo nella grande indifferenza, cosa volete che gli possa interessare se un autobus di linea non riesca a passare, vuoi mettere la comodità di “Lui” in confronto alle esigenze degli altri?
Ma come può permettersi costui di fare il “Lui” senza che nessuno lo sanzioni?
“I Vigili, la Polizia, I Carabinieri, i Finanzieri”, tutti coloro che hanno una paletta, dove sono?
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Carissimi
Lo so, avete ragione, con quale coraggio continuo a parlare di ricerca del meglio della vita, di qualità di vita, quando abbiamo problemi ben più gravi di questo voler filosofeggiare sul creato, come quello di dover necessariamente cercare consensi, facendo diventare finanche un virus oggetto di divisione politica, lo conosciamo da poco, ma vogliamo capire soprattutto se è di destra o di sinistra, come tutte le cose in questo paese, se è bene prenderselo e al limite morire (che ci sarebbe di male, pure Mozart, pure Van Gogh, pure i più grandi esteti sono morti) o vaccinarsi e tentare di farla franca?
C’è picca i fari, siamo sempre quelli del siciliano Guglielmo Shakespeare, “essere o non essere …. morire, dormire …. a proposito di dormiri … nun mi diti nienti …. anche quello è diventato un lusso e più andate avanti, peggio è, dormire tutta una tirata …. un sogno ed a proposito di sogno, è così che ogni alzata ed ogni spezzone di sonno notturno diventa anche esso come una puntata di una serie televisiva su Netflix.
Quindi non solo veniamo bombardati di giorno della stessa materia attraverso tutti i media, ma a notte nansunnamu arrieri e così ci alziamo all’orario anticipando la sveglia, anzi ci facciamo trovare assittato nel letto accanto al comodino nell’attesa che questa suoni per comprendere se il fatto stesso di essere seduto è un sogno del fatto che siamo seduti o perché ci siamo già svegliati.
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Carissimi
Quando entrò in casa mia quel libro lo lessi tutto d’un fiato rimanendone affascinato, guardando a quelle vicende impiegatizie con tanto divertimento. Il ritrovarlo sullo schermo nell’interpretazione del suo autore che trovò il coraggio di cambiar vita, prendendo le distanze da un ambiente così lontano dalle speranze di un giovane sognatore mi metteva tanta allegria.
Ma quando un personaggio diviene icona di uno status e esso stesso un aggettivo per intendere una condizione, penso proprio che l’intenzione dell’autore di ironizzare su un ambiente ben conosciuto e oggi guardato dal di fuori, aveva raggiunto lo scopo.
Il giorno in cui anche nella mia vita si profilò accidentalmente l’occasione di finire dietro una scrivania per uno dei tanti dimenticato concorso per titoli il mio allora datore di lavoro mi disse in maniera disarmante: “andrai a fare il Fantozzi anche Tu”.
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Carissimi
“Il silenzio è la conversazione di chi si ama”, diceva qualcuno che ne sapeva di più di me.
Eppure difficilmente oggi si rimane in silenzio per paura di non esser notato, Se poi vogliamo anche aver ragione non ci rimane che gridare più del nostro interlocutore, grazie anche al fatto che se gridassimo da soli, in una piazza nessuno si porrebbe oggi il problema di tacciarci per pazzo, poiché a differenza del passato penserebbe comunque che da qualche parte noi nascondiamo un auricolare e un microfono.
Il telefonino ci ha tolto anche questa soddisfazione, soprattutto certezza, quella di identificare qualcuno come pazzo perché parla da solo.
Se i pazzi quindi non parlano da soli, non gridano da soli, chi sono oggi i pazzi?
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Carissimi
“Eligere” è uguale a scegliere e scegliere è fare la differenza, poiché scegliere e non essere scelti è segno di autorevolezza, il poter scegliere è segno di libertà, saper scegliere è segno di qualità e grandezza.
Sto scrivendo molto sul futuro di questi tempi poiché dopo un tunnel come quello attraversato non può che esserci davanti a noi una luce, questa si chiama futuro.
Scegliere vuol dire spesso anche affidarsi, affidarsi è certamente fidarsi e consegnarsi, avviene così nell’amore, avviene così nell’amicizia, ma non solo, vi immaginate come sarebbe il mondo se fosse popolato soltanto dai nostri amori o affetti e dai nostri amici?
Purtroppo basta una cellula messa nel posto diverso ed ecco che davanti a noi si pone un altro individuo, una persona diversissima da noi, un altro per il quale devo mettere in piedi tutte le condizioni proprie …
Non so se anche voi curate come me siate dotati del così detto pollice verde, se così fosse sapete bene quanta cura necessitano le piante nell’attesa di rigogliose fioriture, eppure spesso dobbiamo fare i conti con i parassiti e con le malattie delle piante.
La nostra città è come una bella pianta ammalata e piena del “mal bianco”, un grosso parassita che tarpa qualunque fioritura e che non permette ai fiori di schiudersi.
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Libertà, che bella parola!
Mi sono riempito la bocca da sempre di questa parola, fin da quando adolescente approfondivo la conoscenza delle vite di personaggi importanti della storia o di grandi pensatori.
Liberi, però chi per un motivo e per un altro avevano finito per fare una brutta fine per la difesa di questa loro libertà o addirittura chi nelle proprie battaglie di principio avesse vinto raggiungendo il proprio scopo, alla fine sarebbe rimasto vittima del sistema perdendo qualunque ideale, o diventando a sua volta il persecutore delle libertà altrui.
Anche io oggi schiavo delle convenzioni del vivere in comune, dell’educazione, dei fogli di transito, delle carte d’imbarco, dei green pass per gli accessi, il tutto stando attento a non violare le norme per la privacy, sono libero, di certo rendendomi orgoglioso quando lo scrivo, eppure la notte non dormo più schiavo dei pensieri causati dalla mia libertà.
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Carissimi, questi sono i discorsi che sento sempre soprattutto a ridosso delle campagne elettorali e per i quali io non posso fare a meno che sorridere.
“La città è sporca”,
“Si signora, ma quale è la città pulita e su quale base valuta la pulizia di una città, su ciò che trova per i marciapiedi o sulla pulizia di chi la vive?”
Ho vissuto tanti slogan delle precedenti campagne elettorali e dei candidati a sindaco, finanche di quei candidati che si divertono a candidarsi per avere un momento di notorietà ed essere intervistato e partecipare ai dibattiti con i candidati più forti, certi che in famiglia, nel proprio nucleo familiare non prenderanno neanche un voto.
Tutta l’ironia dei pubblicitari si scatena ed escono fuori “santini elettorali” improbabili di persone che non hanno mai alzato il proprio “culo” da una sedia e che per una campagna elettorale si propongono come risolutori di tutti i problemi, è perché?
Perché loro amano la propria città, come se noi altri di contro ce ne fottessimo altamente.
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Carissimi
Mio zio Gabriele, tutto tranne che un arcangelo, per fortuna non ha avuto molto condizionamento sulla mia formazione.
Dice: “Ma quanti zii hai?”
Assai, ne ho avuti molti perché le famiglie dell’epoca erano veramente numerose e gli zii come le zie monache erano all’ordine del giorno, poi in questo caso Gabriele era uno zio acquisito e non poteva non esserlo con l’indole che si ritrovava.
Se lo avessi frequentato di più sarei diventato un uomo di grande successo, ma un “cannavazzo” come a lui.
Nella vita non aveva mai fatto una puntata non vincente, poiché era diventato un maestro a giocare solo quando la partita aveva un risultato acquisito. Si reputava pertanto un vincente e non perdeva un attimo, prima di buttarti nella spazzatura, nel momento in cui prendeva consapevolezza che tu non gli servissi più e che fossi caduto in disgrazia.
Lo trovavi in seconda fila sorridente facendo spuntare la sua faccia in tutte le foto di gruppo dei consessi peggiori, ma vincenti, della storia di questa città, foto che teneva ben custodite e mai esposte se non il tempo necessario in cui tali personaggi erano stati in auge.
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Carissimi, dice …. “che ci fai in una città?”
Quello che ci fanno tutti! Ci nasco, ci cresco, ci studio, mi diverto, ci lavoro, ci muoio!
“Bello, allora tutte le città sono uguali.”
Arasciu (adagio) andiamo piano con le conclusioni. Tu mi vorresti dire che Palermo è uguale a Londra, a Parigi o Berlino?
“Si, e perché no?”
Certo se vuoi nascere lo fai dovunque, pure sotto il cavolo, natura è. Puoi nascere su un aereo, puoi nascere su un taxi per strada, quando è il tempo e soprattutto se è destino, nasci da migrante in un barcone o sotto i bombardamenti. Mi rendo conto che i problemi vengono un istante dopo, ma tu per pronto accomodo sei nato.
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Carissimi, un gentiluomo subisce la sua offesa senza reagire così come paga i suoi debiti.
Chi sa perché si diceva così? Un uomo che dalle nostre parti subisce una offesa e non reagisce viene da sempre tra il popolo definito “debole” e debole non ha a che vedere con aspetti di natura costitutiva ma soltanto di natura caratteriale, e “debole” scoprii anni fa essere parola di grande offesa, trovandomi davanti allo stadio in fila per acquistare biglietti per la partita della domenica quando due “gentiluomini” avvezzi alla “professione del bagarinaggio” trovarono modo di giungere in contraddittorio verbale, quando il primo dei due si rivolse all’altro appellandolo “cornuto” che sapete bene vuol significare che la moglie di costui non abbia brillato tanto in fedeltà coniugale.
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