Archivio per la categoria: Editoriale Settimanale

L’Importanza del Mio Natale

Carissimi

Rivedo ancora quella tavola imbandita con tanta dignità, frutto di più tavoli uniti per l’occasione, le tovaglie migliori, persino le brocche dell’acqua e del vino che venivano tirate fuori per l’occorrenza, la cena di Natale era sul tavolo e la famiglia, allargata agli zii era tutta lì.

Le donne si erano date da fare per una giornata in cucina accollandosi un lavoro enorme sostenuto dalla voglia di riunirci, di non far perdere il senso della famiglia anche se ognuno ormai era per casa propria.

Passo in mezzo a loro, seduti come ologrammi in una realtà virtuale frizzata e mi chiedo: che cosa ne è stato di tutto ciò?

Mi vedo bambino seduto in mezzo ai “grandi” e sfoglio tutte queste “assenze” sedute li ancora nel pieno della loro vitalità, con i loro vestiti sempre rispettosi del contesto, gli uomini che non si toglievano mai la giacca e la cravatta a tavola e soprattutto in quelle occasioni. Che ne è stato di tutto ciò?

Come può essere ancora Natale, senza loro? Come può mettersi insieme la gioia per il Natale e il dolore per l’assenza?

Sarebbe toccato a quelli che in queste “foto” stavano dentro la culla perpetrare la tradizione ed essere Natale per gli altri e a conservare questi nostri riti cristiani.

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Mi posso riposare? Permettete?

Carissimi

Perché abbiamo deciso di identificare due periodi dell’anno per il riposo e/o i festeggiamenti e alla fine lavorativamente li facciamo coincidere con tutte le scadenze e gli adempimenti, da mandare a femmine perdute qualunque atteggiamento di buona volontà ed apertura verso il prossimo, accompagnato da un meritato riposo?

Combatto da sempre per la difesa del riposo. Molte cose naturali e necessarie stanno diventando nella ns. società dei peccati.

Mangiare è peccato, divertirsi è peccato, riposarsi poi è peccato mortale.

Da ex atleta ho imparato subito l’importanza del riposo e del recupero, pari a quella dell’allenamento.

A quel tempo si allenava il cuore al sostegno degli sforzi e gli si permetteva subito dopo, di recuperare i suoi ritmi, allo stesso modo nella vita normale, dopo una settimana di lavoro ci vuole sempre un meritato riposo, dopo un anno di lavoro ci vuole ancora un meritato riposo.

Allora mi chiedo: per quale motivo i bilanci preventivi delle pubbliche amministrazioni si approvano a fine anno?

Allora mi chiedo ancora: per quale motivo qualunque riorganizzazione viene varata a Ferragosto o a Natale? Ce l’avete con il vs prossimo? Mi viene in mente il solito motto “picciotti organizziamoci”, tariamo ed allineiamo i ns. sforzi e se proprio non ci riusciamo, allora cambiamo le regole, festeggiamo l’inizio dell’anno a marzo ed andiamo in vacanza estiva a novembre, ma facciamo in modo che questi momenti stressanti non coincidano con i momenti dedicati al rilassamento e festeggiamento.

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Il Mio Zukunft

Carissimi

Ancor più di un ragazzino sognatore o di un adolescente, oppure di uno studente universitario sono qui a questa età matura a chiedermi ancora che ne sarà del mio futuro.

Proprio oggi, mentre tanti hanno smesso di lottare, mentre molti tirano le somme di vite giunte al capolinea lavorativo, detto pensione, non solo vedo personalmente ormai distante questo traguardo poiché non voglio aderire ad alcun compromesso morale (non vedo perché dovrei farlo proprio adesso), ma ho ancora sogni nel cassetto che potranno riempirmi questo stimato ultimo quarto (in piena facoltà mentale) di vita.

Guardandomi indietro trovo tante di quelle soddisfazioni, esperienze o delusioni, da riempire più vite, forse sette (come i gatti), ma sono ancorato molto nel presente e ciò credetemi condiziona tanto il mio umore poiché se c’è una cosa nel quale questo momento storico si caratterizza è proprio “l’indeterminatezza e il precariato”.

Mai come adesso la scarsezza (e/o assenza) di una classe dirigente, in un paese “non paese”, basato sull’arte dell’arrangiarsi e della sopravvivenza, dell’individualismo puro, dell’egoismo, della raccomandazione, delle scorciatoie rende per tutti, qualunque generazione, una vita di incertezze.

L’ho detto mille volte, non siamo un paese serio, ma ciò che fino ad oggi ci ha permesso di andare avanti, fin dal dopo guerra, è stata la capacità di saper sognare, di poter scommettere sul nostro futuro, di avere la speranza di poterci riuscire e di poter “scontare qualunque cambiale avessimo firmato per il nostro futuro”.

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Mi scusi l’orario

Carissimi

Preparo il fine settimana sistemando carte accumulate nelle scorse settimane sulla mia scrivania.

Trovo il biglietto della colazione, trovo il post-it con il numero di un cellulare non accompagnato dal proprietario che già da subito mi terrorizza, ma sono certo che mi farà impazzire per tutto il fine settimana, nella ricerca mentale di chi possa esserne il padrone, fin quando non deciderò drasticamente di distruggerlo.

Ma mentre faccio ciò, il telefonino sulla scrivania squilla riportando un numero che io non conosco e al quale per tale motivo non rispondo, alimentando il mito che mi accompagna da sempre, cioè “tu non rispondi mai al telefono” che insieme a quello del “tu non ti fai sentire mai” dovrebbe spingermi a provare rossore, vergogne e mortificazione.

Ma scusatemi: “vi ho detto io di inventare il telefonino?” Io ero tranquillo con il duplex appeso in corridoio.

Chi si arroga il diritto di poter contattare chiunque e a qualunque ora? Anche il concetto di telefonino d’ufficio (per chi lo possiede) o personale è completamente scomparso, ormai bisogna difendersi dalle telefonate a qualunque ora e quasi sempre da numeri sconosciuti, come dalle telefonate da numeri anonimi seguiti dal messaggio doppiamente fastidioso: “Ing. Mi scusi l’orario ma le telefono per una cosa di lavoro”.

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Servitore del popolo, per finta?

Carissimi

Che mondo è quello nel quale senti al telegiornale o nei talk con tanta naturalezza che da un momento all’altro può scoppiare una guerra mondiale, nell’attesa di conoscere di che “marca e nazionalità” fosse un missile che sconfinando, aveva ucciso due persone in territorio “NATO”, non appartenente ai due contendenti in conflitto?

Io sono certo che un eventuale annuncio indesiderato, qualora fosse accaduto, sarebbe giunto con una interruzione pubblicitaria, di prodotti pertinenti alle conseguenze di un attacco nucleare, che so, una crema di protezione solare 50 o sarebbe comunque stato accompagnato da una lunga diretta di Mentana, in attesa del lancio e delle esplosioni che avrebbero in sostanza cancellato l’umanità, con i poveri Celata e la Sardoni in esterna sui luoghi, in attesa di polverizzarsi sotto il fungo nucleare.

Si, “diciamolo”, senza necessariamente essere Ignazio, oggi si riesce a confondere il tutto tra realtà e fiction, scopri a volte che attori che recitano in una di queste serie televisive su Netflix o piattaforme similari, riescono ad essere più convincenti di gente che ha cariche politiche, a tal punto che da qualche tempo, per non confondersi, i comici fanno i politici per permettere ai politici di fare i comici.

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A tutto c’è una motivazione

Brunetto figlio di Buonaccorso e nipote di Latino Latini, appartenente ad una nobile famiglia toscana, visse nel mille e duecento, qualche secolo fa.

Dai documenti dell’epoca e da fonti storiche, è testimoniata la sua partecipazione attiva alla vita politica di Firenze e il suo mestiere di notaro.

È certamente appurato che fu inviato alla corte di Alfonso X di Castiglia per chiedere l’aiuto per i Guelfi durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini, purtroppo mentre era in missione, sfortunatamente per lui, giunse la notizia del “2” in schedina, causa la vittoria a Montaperti, il 4 settembre 1260 dei Ghibellini e con questa il conseguente invito-consiglio “statti unni sì”.

Seguirono sette anni di esilio nei quali Brunetto si dovette arrangiare a svolgere la sua professione di notaio in Francia, sempre meglio di fare l’usciere al comune.

Il cambio d’aria gli fu propizio e d’ispirazione per scrivere le sue principali opere: il Tresore, il Tesoretto e il Favolello.Non chiedetemi di cosa trattino, certamente avranno avuto per l’epoca una interessata utenza se i loro titoli sono giunti fin ai giorni nostri. I pregiatissimi storici potranno se vorranno correggermi visto che le mie fonti sono del tipo “novella mille e duecento” dell’epoca.  

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“Quest’Anno chi ti Purtaru i Muorti?”

Carissimi

Non mi aspetto più grandi cose positive dalla vita, in più di quelle che fino a qui ho ottenuto, ma essendo condomino di un mondo, non devo limitarmi alla mia visione egoistica delle cose ma vorrei pensare anche alle regole che ci permettono di vivere bene in comunità e allora qualche desiderio l’avrei espresso anche io in questa commemorazione dei defunti.

Vorrei come sempre che il mio paese diventasse più serio e aldilà dei soggetti “eletti” dal popolo chiamati a governare questo paese, mi aspetto un processo continuo di moralizzazione delle strutture di questo paese, un collaudo “tecnico” che giunga alla verifica dei “bulloni” che tengono in piedi la “nave paese”, ai “serraggi”, le “saldature”, la presenza di “corrosioni e ruggini” che ci portiamo dietro da anni e che mortificano il lavoro dei pochi “giusti” che ogni mattina escono da casa per guadagnarsi un tozzo di pane per se e per la loro famiglia, o peggio per vigilare e garantire che questo possa continuare a verificarsi.

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Rieccoci, non cambi mai “perfida Albione”

Carissimi

Mentre ognuno si chiude su stesso e difende quella sola idea o risorsa che possiede, solo chi ha dimostrato nei secoli creatività può oggi avere il coraggio di uscire la testa fuori dal fango che ci ha ricoperto tutti, per tirare fuori altre idee, altre risorse affinché con il dovuto ottimismo, accompagnato da una dose di prudenza, si possa guardare al futuro.

Non può una prima seria difficoltà mettere in crisi un progetto, non può una errata idea di comunità distruggere il sogno, di grandi pensatori, di creare un’unica famiglia europea che mutualizzi gli sforzi, difenda la pace, crei una generazione senza frontiere.

Alle prime difficoltà abbiamo “richiuso le frontiere”, abbiamo pensato agli egoismi nazionali, abbiam mandato all’aria i principi di solidarietà e ci siamo fatti trascinare in un conflitto fornendo armi, in una via che rischia di essere di non ritorno, invece di sforzarci sopra ogni sforzo di diventare operatori di pace costringendo i contendenti a sedersi ad un tavolo e dichiarare tregua.

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Una donna che “pensa differente”

Carissimi

Ho seguito con attenzione in questi giorni le interviste al direttore d’orchestra Beatrice Venezi (già conosciuta in passato perché aveva rifiutato e banalizzato la richiesta di accettare il termine “direttore d’orchestra” al genere, su suggerimento della Boldrini) e oggi tacciata di essere vicina all’On. Meloni e quindi all’ambiente della destra, spattando uno dei teoremi fondanti del “radical-chic pensiero”, artista brava, donna di successo, addirittura anche bella e quindi di sinistra.

Forse, per la prima volta, chi ha vinto ribaltando lo storico primato intellettuale della sinistra, potrà se ci crede, presentarsi con una propria classe dirigente e una rete di consulenti e figure di prestigio (che per logica esisteranno anche se non necessariamente radical-chic) e saprà governare, consapevole che qualora dovesse fallire, avrebbe perso una storica e irripetibile occasione per cambiare il paese.

È giunto quindi il momento, come diceva una pubblicità di una nota casa produttrice di computer, di “pensare differente”. Puliamoci la mente dai ricordi di modelli del passato dimostratisi non più al passo con i tempi e superati. 

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Cosa porterei con me nel futuro? Di certo una penna

Carissimi,

i geni non si arricchiscono, hanno delle idee fantastiche, brevettano invenzioni che cambiano il mondo e non hanno le capacità imprenditoriali per sfruttare la potenzialità delle loro idee.

Quante volte in passato abbiamo sentito dire: “passami la penna Biro”?

Si al tempo, la penna sfera che tutti noi abbiamo sulle nostre scrivanie o addirittura addosso, prendeva il nome dal cognome del suo inventore, László József Bíró.

Ma chi era Ladislao José Bíró? Nacque a Budapest, in Ungheria, il 29 settembre del 1899, in una famiglia di origine ebraica e da giovane fece diversi lavori. Si iscrisse alla facoltà di Medicina, ma al primo anno coltivò una grande passione per la tecnica dell’ipnosi, di grande successo nei primi anni venti del novecento, scoprendo in sé un grande talento come ipnotizzatore e guadagnando molto supportando alcuni medici nel trattamento dei propri pazienti.

Fu così che abbandonò gli studi per dedicarsi ad altre svariate attività, come il pilota di automobili, il doganiere, l’agente di borsa, il pittore di quadri surrealisti, lo scultore e il giornalista.

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