Carissimi
Rivedo ancora quella tavola imbandita con tanta dignità, frutto di più tavoli uniti per l’occasione, le tovaglie migliori, persino le brocche dell’acqua e del vino che venivano tirate fuori per l’occorrenza, la cena di Natale era sul tavolo e la famiglia, allargata agli zii era tutta lì.
Le donne si erano date da fare per una giornata in cucina accollandosi un lavoro enorme sostenuto dalla voglia di riunirci, di non far perdere il senso della famiglia anche se ognuno ormai era per casa propria.
Passo in mezzo a loro, seduti come ologrammi in una realtà virtuale frizzata e mi chiedo: che cosa ne è stato di tutto ciò?
Mi vedo bambino seduto in mezzo ai “grandi” e sfoglio tutte queste “assenze” sedute li ancora nel pieno della loro vitalità, con i loro vestiti sempre rispettosi del contesto, gli uomini che non si toglievano mai la giacca e la cravatta a tavola e soprattutto in quelle occasioni. Che ne è stato di tutto ciò?
Come può essere ancora Natale, senza loro? Come può mettersi insieme la gioia per il Natale e il dolore per l’assenza?
Sarebbe toccato a quelli che in queste “foto” stavano dentro la culla perpetrare la tradizione ed essere Natale per gli altri e a conservare questi nostri riti cristiani.