Carissimi
Dobbiamo ammetterlo, non ci sono più le censure di una volta.
Dico di più, non ci sono più le censure di una volta in RAI, a maggior ragione che oggi non esiste solo la RAI che entra nelle case degli italiani.
La censura è da sempre stata il metro dell’idiozia portata avanti da compiacenti burocrati idioti custodi della morale protempore o del libero pensiero.
Ma ammetto di non aver incontrato molti Voltaire in vita mia, ma piuttosto pusillanimi che davanti a palesi ingiustizie si sono voltati dall’altra parte per non perdere la “priorità acquisita”. Oggi nessuno è disposto a dare la propria vita per permettere all’interlocutore di dire la sua, questa è l’epoca del “se lei mi fa parlare, io non l’ho interrotta”.
Oggi accade il contrario, che un monologo censurato, finisce per essere riportato da tutti gli strumenti di comunicazione e addirittura declamato nei propri canali social dalla persona oggetto dell’accusa che avrebbe portato alla censura, avendo l’effetto contrario di spostare accendendo i riflettori della notorietà “sul soggetto pensante al posto dell’oggetto pensato”.
Lo ammetto si è fatto tanto schiamazzo sulla vicenda e sul nome dello scrittore del monologo identificandolo come vittima del sistema, del potere regnante che controlla una RAI occupata, ma io non conoscevo costui, del resto sono tante le cose che ancora oggi non conosco e oggi non posso non conoscerlo, oggi mi si perdonerebbe la non conoscenza dei promessi sposi, ma non il nome di costui.
Che censura è questa?