Archivio per la categoria: Epruno – CULT (Rubrica su CULT Magazine)

Epruno CULT – Dicembre 2012

Carissimi …. Non passa giorno da qualche tempo nel quale alzatomi non vada a rendere il buon giorno alla mia città, dalla finestra della mia casa, affacciandomi e guardando in lontananza il sole che cresce dal mare. Cammino per Palermo in questi giorni, mentre la città si prepara ad un periodo natalizio e rimango sempre impressionato dalla mia grande città, dal suo centro storico e dalla storia che rinasce dalle sue pietre nei piccoli vicoli oggetto sempre più frequentemente di lavori di restauro.

Palermo sembra essere “una città stato” a se stante, davanti ai problemi portati dalle globalizzazioni e dalle speculazioni internazionali, davanti alla povertà dilagante che sta contagiando un continente, dopo averne contagiati altri. Qui e solamente qui c’è tanto ottimismo.

Si ma dove si basa la fonte di tale ottimismo? La fonte di tale spirito positivo va cercato nella fiducia che i palermitani e soprattutto le classi più deboli, ripongono nel “prossimo”, ma non nel prossimo qualunque, ma nel “prossimo politico”! Cioè nel prossimo che deve venire! Qui le competizioni elettorali si risolvono tutti con “consensi bulgari” anche se il “prossimo” invece di essere un uomo del futuro, dovesse essere un uomo del “futuro anteriore”, ma basta che sia il prossimo.

Sono interpretazioni, sono punti di vista locali ma che comunque risultano efficienti se una terra come la nostra, sulla carta ricca di risorse paesaggistiche e naturali, ma in pratica produttrice in larga scala di pubblico impiego, ancora oggi, riesce a trasmettere segnali vitali. Come me, che inizio la mia giornata guardando il mare, anche il palamito tipo guarda il mare, inteso come mezzo di arrivo di qualunque soluzione dall’esterno.

Ci siamo beati tanto nei millenni, attraverso dominazioni di tutti i tipi, dovremmo iniziare proprio adesso a prendere in mano il nostro destino?

Geneticamente è una situazione improponibile. Ognuno che è passato da questa terra, ha lasciato tracce importanti della propria cultura e noi siamo stati li a guardarli fare, convinti che tutta questa operosità alla fine dovesse finire, sarebbe arrivato il momento in cui tali soggetti stranieri si sarebbero dovuti stancare e andare via.

Ecco probabilmente la nostra forza è stata nel farli stancare.

Immagino il periodo in cui gli arabi ci costruivano gli acquedotti, parti dei quali sono integrati nelle nostre attuali reti idriche. Certamente davanti a tali imponenti opere, ci sarà stato un palermitano seduto all’ombra della canicola estiva a criticarne il tracciato ed a lamentarsi che voleva più acqua.

Immagino grandi cantieri per costruire le splendide chiese barocche, e qualcuno seduto all’ombra accaldato ed annoiato dal far nulla a criticare la circostanza che la facciata era troppo alta. Immagino il Caravaggio dipingere e qualcuno seduto stanco, nella stanza a criticare che certi quadri erano troppo scuri. Immagino ampie discussioni di piazza, all’ombra, seduti sugli scalini di quelle chiese barocche prima realizzate, volte a criticare il fatto che questi Borboni non erano molto bravi nella realizzazione delle strade, ma che tutto sommato se non aumentavano le tasse. E si carissimi, il siciliano ed ancor più il palermitano, abitante della capitale, ha avuto da sempre una vocazione per la critica così spiccata che nella spasmodica ricerca della perfezione ha dovuto sacrificare l’operatività! Io non sono uno storico, non sono un economista, sono l’uomo della strada e questa teoria mi convince se è vero come è vero che “cu nnesci arrinnesci”, perché non sono le potenzialità che mancano in questo individuo, tanto che quando emigra per andare a lavorare in un contesto dove tutto è già organizzato, lui emerge. Ed allora se emergiamo fuori, perché mettendo insieme tutte queste teste non facciamo qualcosa di importante, qui nella nostra terra? Ovvio, perché ci stiamo ancora pensando e soprattutto, perché il modello non è ancora perfetto! E che volete? Fa caldo .……Un abbraccio, Epruno.

Epruno CULT – Novembre 2012

 

Carissimi …. Certo che noi siciliani siamo veramente unici. Ne sono stato sempre convinto ma a maggior ragione in questi periodi ne ho acquisita la piena certezza. Sembrerebbe, a sentire le cronache attraverso i mezzi d’informazione che il mondo attorno a noi stia cambiando rapidamente, preso da una crisi economica globale che investe tutto il pianeta e per la quale se un grosso colosso finanziario fallisce in America settentrionale, le conseguenze si piangono anche nello Zambia (per fare un nome a caso) figuriamoci in Europa, figuriamoci in Italia, per non parlare delle conseguenze per la Sicilia.

Il Siciliano è sempre lontano da tutto ciò che succede intorno a loro e per secoli ha imparato solo a lamentarsi, ma è lontano dall’indignarsi e quindi dal dare una determinante e partecipe svolta alla sua condizione. C’è chi ha attribuito questa peculiarità alla storica predisposizione della Sicilia alle dominazioni susseguitesi. C’è chi ha tentato di vedere l’Italia in quanto nazione unione di un frazionamento di principati e di stati feudali come una continuità dello status di dominazione per una terra che ha ospitato il parlamento di Federico II e che ne conserva i resti, dimenticando che anche lo “stupor mundi” era uno straniero.

Ma come dicevamo il Siciliano è unico e lo si comprende anche in quelle gustose interviste per strada fatte dalle TV locali. In queste circostanze e come se lui si guardasse aldilà dello schermo prendendo le distanze da se stesso.

Quante volte abbiamo visto un “omone” lamentarsi perché ad esempio, davanti casa propria, il cassonetto dei rifiuti trasbordava di sacchetti della spazzatura e perché la “gente” approfittando della mancata raccolta lasciava in modo scomposto e incivile

l’immondizia per strada. La cosa divertente per me è stato sempre il notare come in questi filmati, accanto a colui che denunziava i fatti, c’era anche un capannello di persone che si associava alla protesta annuendo e spesso esclamando: “schifiu”!!!!

Ecco, vedendo ciò, si ha chiara la natura del siciliano e del suo concetto di “gente” che più esteso potrebbe definirsi “cosa pubblica” dalla quale prendere le distanze come qualcosa che non ci appartiene, ma imposta dall’alto, da fuori comunque.

Sembrerebbe, paradossalmente, ascoltando interviste come queste che il soggetto addetto alla raccolta della spazzatura, sia lo stesso, che per “sfregio”, la notte, depositi l’immondizia davanti casa nostra, come se non fossimo “noi cittadini” stessi, trovando il cassonetto pieno, a buttare il sacchetto della spazzatura per strada fuori dagli appositi contenitori. Quindi, essere in grado di creare il
Per loro sempre un posto in prima fila, da spettatori passivi, pronti a dire “vinciemmu” o “pirdieru”!!! Forza Sicilia, Forza Palermo ……Un abbraccio, Epruno.problema spesso per una cattiva educazione civica e poi prenderne le distanze e lamentarsi della situazione finché, un soggetto esterno non intervenga, con “noi” spettatori, a risolverci il problema! Avendo fatto una riflessione su questo aspetto caratteriale, siamo in grado di motivare il tutto, a partire dal rapporto che il siciliano ha con la politica, con il potere di delega. Se vogliamo anche il rapporto che i palermitani in questo caso, abitanti della capitale della Sicilia, hanno con la propria squadra del cuore, risorta dalle ceneri e portata ai successi della serie A grazie all’intervento d’imprenditori “esterni“, venuti da fuori e figlio di questa logica.

Epruno CULT – Luglio 2012

Carissimi …. Che caldo che fa e come se non bastasse, uno deve avere problemi pure con la televisione. Direte che c’entra?

Molti di noi hanno un anziano parente, un genitore, un vicino di casa più grande che è entrato in paranoia con questa “seccante” vicenda dello “switch-off”! Tra le tante cose, “benedetti cristiani” non potevano dargli in partenza un nome “italiano” alla problematica? Stiamo parlando ovviamente dello spegnimento delle trasmissioni analogiche per i canali televisivi per trasferire il segnale sulla piattaforma digitale. A Palermo dal 4 Luglio, come direbbe il mio amico Nunzio, l’elettricista: “astutaru a luci”!!

Questa tematica del passaggio dall’analogico al digitale ha messo in crisi un’intera generazione di gente tranquilla che aveva come unica certezza l’accensione della TV sul primo canale e che ha dovuto vivere nel tempo come una violenza l’uso di un cambia canale.

Il sottoscritto che ha visto nascere il secondo canale e che ricorda ancora la prima volta che alle 19.00 Rai 3 Sicilia dava inizio alle sue trasmissioni, il sottoscritto che vide la conquista del cambia canale ad ultrasuoni che ci permetteva di passare dal primo canale RAI al secondo canale RAI senza doversi alzare da tavola, (certo con tutti i disaggi connessi, quale il cambio di canale accidentale a una caduta di una posata a terra), ha dovuto accusare qualche disaggio!  Come si fa a parlare di decoder digitale terrestre con chi ha già poca dimestichezza con le cose terrestri, figuriamoci con il concetto di digitale, poi non parliamo se a tutto ciò, dobbiamo aggiungere il concetto della parola “decoder”.

Per chi aveva fatto il grande salto con la TV satellitare spinto dalla necessità di poter vedere i calciatori negli spogliatoi mentre si preparano a una partita, oppure a imparare a memoria film come “I Pirati dei Caraibi”, il decoder significava soltanto SKY e costui ti guardava pure male pensando che gli volessi fare spendere soldi “inutili” come quelli utilizzati per l’acquisto della fibra ottica che aveva tracciato le scale dei condomini per appurare in seguito che lo stesso segnale potesse passare da un doppino telefonico.

Fu cosi che non appena al Cav. Lo Stimolo pensionato abitante al 2° piano del mio condominio gli fu imposta la necessità di doversi attrezzare con un nuovo decoder per continuare a guardare i soli canali nazionali, questi venne preso da un raptus di follia.

Si racconta che il “povero cristianeddru anziano” inizio a tirare nella direzione del tecnico, il cambia canale del suo vecchio TV bianco e nero alimentato con batterie da 9v per darvi l’idea del peso e successivamente nell’ordine, il largo cambia canale del videoregistratore VHS (a nastri), il cambia canale di STREAM, il vecchio cambia canale di SKY e per finire, colpendolo in piena fronte, il cambia canale che neanche lui sapeva a cosa servisse, avendoglielo venduto come la soluzione e sintesi dei cambia canale precedenti e che lui chiamava il MELICONI, ma che non aveva mai saputo fare funzionare.

Come dargli torto se dietro la sua porta di casa da quel momento aveva fatto affiggere un cartello con scritto “Attenti al Cane! E’ Ghiotto di Tecnici della TV”! Da quel di, ogni sera, più puntale di una influenza stagionale, il Cav. Lo Stimolo bussa al porta di Don Michele, il nostro custode chiedendo: “Don Michele, disturba se vengo a seguire il notiziario di RAI 1 mentre mangiate? Sa io da quando ci fu quello “switch-off”, io non vedo più una beata minch….”! Mi auguro Amici che Voi abbiate risolto diversamente …. “Poi dici ca unu s’incazza!!” …. Un abbraccio, Epruno.

Epruno CULT – Giugno 2012

 

 

Carissimi …. Ero seduto come ogni primo martedì del mese, nelle sedie della barberia di Salvatore attendendo il mio turno e sfogliando la solita stampa che in genere si trova sul tavolinetto del barbiere. Percepivo dall’insolito silenzio e dalla mancanza di interlocuzione nei miei confronti che qualcosa era successa e che l’atmosfera era alquanto tesa. Finito di sfogliare il quotidiano locale e letto la parte più importante, lo sport ed i necrologi, mi volto alla mia destra verso il Cavaliere Lo Stimolo che stava attendendo il suo turno come me, nel suo caso soltanto per il taglio della barba, e gli chiedo: “Ma che succede Cavaliere?” Il cavaliere era un personaggio di questa comitiva improbabile che si riuniva periodicamente nel locale del nostro barbiere di fiducia. Era un simpatico pensionato della zona che aveva fatto per anni l’usciere all’intendenza di finanza e si era guadagnato oltre che nel gruppo, anche nella zona, il titolo di cavaliere a seguito della sua elezione a capo condomino dello stabile da lui abitato e quindi era uno che la sapeva lunga. Il Cavaliere, mentre Salvatore continuava con le sue sforbiciate a tagliare i capelli del cliente di turno, sottovoce avvicinandosi al mio orecchio, mi rispose: “Niente! E’ da quando sono finite le elezioni, che Salvatore è nerboso con tutti e non ci si può parlare!” Le elezioni forse avevano fatto una vittima collaterale. Come sempre capita nel momento in cui si è un po’ più rilassati e questo è il caso nel quale si attende dal barbiere il proprio turno, messi da parte qualunque problema, si trova anche il tempo per “scuncicare il prossimo” e così, rompendo il silenzio chiedo a voce alta al mio barbiere intento a completare il servizio al cliente: “Salvatore, cosa abbiamo? C’è cosa?” Ma a tale richiesta nessuna risposta. Ribadisco quindi “Salvatore, ma cosa è questo silenzio? Per caso le abbiamo fatto qualche cosa? C’è un’atmosfera funereaoggi in barberia. Se dobbiamo continuare in questa maniera me lo dica che cambio barbiere.”. A questo punto Salvatore alza gli occhi nella mia direzione e mi da un’occhiata molto severa. Era chiaro a questo punto per me che la causa del “mutriamento” era il sottoscritto. Tutto ciò, conoscendo bene l’amico, mi dava maggiore forza per continuare a “scuncicarlo” e così continuo a chiedere: “Allora è seccato con me? Posso sapere almeno di che si tratta? Io non penso di averle fatto qualcosa.” A questo punto Salvatore che ovviamente non vedeva l’ora di parlare, sbotta con un tono polemico nei miei confronti e mi dice: “Vossia, non lo sa perché sono seccato con Lei dottore? Non ci arriva? “ Non nascondo che superato il primo momento di imbarazzo tale tono mi arrecava un certo fastidio, tanto che a questo punto anche il sottoscritto si fa serio e chiedo: “Salvatore, è inutile che ci giriamo intorno. Mi dica che cosa avrei fatto di male nei suoi confronti e poi discutiamo.”. Il barbiere fermatosi nella sua opera, con le forbici in mano decide di svelare la causa del malumore nei miei confronti: “Dottore, io mi fidavo di Lei! Si ricorda quando un paio di mesi fa vennero qua quei “cristiani” a propormi la candidatura al consiglio comunale e Lei mi consiglio di no, dicendomi Salvatore lassassi perdiri?” Ed io “Certo che mi ricordo ed allora?” E Salvatore continua”Erano chiddi della lista di lo sa fare! Io dapperora con 180 voti m’attruvassi a fare il consigliere comunale, ppi ascutare a Lei, e no a continuare a tagghiari capiddri!!!” Ed io ridendo “Salvatore, continuassi a fare u Barbieri, mi creda, meglio è visti i tempi!” E lui “Dottore, andiamoci piano ed un po’ di rispetto per i Barbieri, che nella storia del consiglio comunale hanno avuto la loro importanza!” Vero è …. Un abbraccio, Epruno.

Epruno CULT – Maggio 2012

Carissimi …. Immaginate di volervi godere la nostra Palermo avventurandosi in una passeggiata in bici all’interno di quello che era da sempre detto centro storico. Procedendo con prudenza ed avendo la possibilità di godersi la passeggiata non di corsa, potendo guardare con il naso all’insù, scopriremmo una città bella, pregna di storia, diversa da quella che di fretta quotidianamente ci si pone davanti gli occhi.

Si, mi direte voi, ma chi è quel folle che guidando, anche la semplice bici, si può permettere di alzare gli occhi in alto con tutte le insidie che la viabilità odierna ti offre?

Pur sorvolando sulla insidia arrecata dalla distrazione dei conducenti delle “auto-cabine” telefoniche dove ormai con regolarità ed impunità i conducenti guidano utilizzando una sola mano, mentre l’altra è intenta a sorreggere il telefonino, pensate che andare in strade sgombere da traffico, oggi, nella nostra città, risulti un esercizio semplice e sicuro?

La risposta e pleonastica. Una di quelle cose nel tempo è veramente peggiorata in queste città è la qualità delle strade e soprattutto della sua manutenzione. Avendo girato molto, mi viene difficile in Europa, ricordare condizioni dell’asfalto stradale più brutto di quelle di Palermo, neanche nelle strade di campagna dei vari paesi comunitari. Eppure, abbiamo fatto abitudine anche a ciò. Prima possibilmente ci imbattevamo in strade che presentavano un tale livello di degrado in piccole traverse nelle periferie, oggi questo accade nelle centralissime strade. Chi cammina in auto, o meglio in questi nuovi “furgoni” chiamati S.U.V. con i nuovi potenti ammortizzatori, probabilmente poco risente dell’influenza delle buche.

Per chi come il sottoscritto cammina in moto o per chi peggio pretende di circolare in bici, oggi è costretto a mettere a repentaglio la propria incolumità continuamente. Girando in moto, ci si fa una cultura sulla pavimentazione stradale, passando dall’asfalto usurato, alle vere e proprie voragini per finire ai subdoli incanalamenti delle corsie preferenziali creati dai pesanti autobus, nei quali una volta entrati è difficilmente possibile uscirne per cambiare direzione. Ma dove non ha potuto il frutto dell’usura temporale, “grandi scienziati” ci hanno messo del proprio, attraverso il posizionamento di “dissuasori”, “occhi di gatto”, “catarifrangenti” e capolavoro dei capolavori, quelle pericolosissime “piramidi maja”, in via Libertà, in corrispondenza degli attraversamenti pedonali. Chi come me aveva fatto buon allenamento con la vecchia pavimentazione di via Roma, con i suoi cubetti di porfido, era cresciuto in una generazione di motociclisti e guidatori con il “collo taurino”, forgiato con le vibrazioni causate alla muscolatura dei polsi o le sollecitazioni alla cervicale, pensava di essere abituato a tutto! Che dire infine delle vere e proprie “balate” della Discesa dei Giudici o Via Lattarini che in occasione di particolari condizioni meteorologiche diventano delle vere e proprie piste di pattinaggio, a maggior ragione se hai la fortuna di transitarvi dopo che un auto o camion abbia perso dell’olio o fortuna delle fortune, mettendo la ruota su una di quelle lattine buttate ineducatamente per terra! Il tutto non può che lasciarci una certa rabbia perché tra le tante cose, tra i tanti servizi che una gestione amministrativa e tecnica di una città ti fornisce, la strada è il servizio più “democratico” di tutti, poiché la strada la usiamo tutti, ricchi o poveri. Pertanto, a prescindere che si voglia fare i turisti nella nostra città, vuoi vedere che risulta più prudente una sana passeggiata a piedi? …. Un abbraccio, Epruno.

Epruno CULT – Aprile 2012

Carissimi …. In questa stagione, quando i primi giorni di primavera hanno manifestato tutta la loro bellezza ci si rende conto del perchè la nostra città di Palermo nella storia è stata così amata dai tanti viaggiatori e del perchè alcuni di loro ci sono fin qui arrivati e non sono più partiti.

Per chi ha avuto il piacere di ricevere ospiti stranieri o soltanto provenienti da altre terre concorderà con me di come costoro sono rimasti meravigliati di cotante bellezze, della nostra ospitalità e della nostra cucina. E’ vero che a questi graditi ospiti abbiamo riservato la visione ed il godimento del meglio di noi stessi, ma è anche vero che coloro che non hanno goduto di tali attenzioni e si sono trovati da soli a giungere ed a girare per la nostra città, sono usciti comunque da questa esperienza, a meno di sporadiche eccezioni che confermano la regola, con entusiasti ricordi di usanze e luoghi fisici che questa volta hanno lasciato noi un pò perplessi.

Evidentemente, il nostro modo da abitanti di vedere la realtà che ci circonda, ed il loro modo da studiosi, turisti o viaggiatori è completamente differente e suscita emozioni diverse. La meraviglia da parte nostra di trovare, all’interno di un museo di arte moderna tedesco, una “panaro di babaluci” ritratto in una foto presa in un mercato, non è pari alla gioia dell’incauto fotografo che con costose attrezzature si era addentrato magari in uno scorcio poco raccomandabile, pur di trovare un soggetto così particolare da ripagare l’intero viaggio.

Per l’abitante locale, il solo pensiero di girare in alcune ore del giorno e magari mostrando evidentemente attrezzature o materiale appetibile per malintenzionati, invoglia naturali preconcetti e paure che certamente potrebbero esser dominate. Del resto quante volte noi da turisti ci ritroviamo a girare la sera per quartieri di città straniere notoriamente definiti malfamati? C’è poco da fare, l’incoscienza spinta dal desiderio di conoscere del viaggiatore ed il preconcetto di colui che abitandoci guarda sempre all’erba del vicino difficilmente si incontrano.

E così, quello che per noi è un sovrapporsi di interventi edilizi abusivi con sopraelevazioni fatte senza criteri e facciate non intonacate, per il viaggiatore straniero sono “esempi di architettura spontanea” da fotografare, per noi sono soltanto obbrobri che ti spingono a volgere lo sguardo da tutt’altra parte. Ma tra i due estremi, ci sta sempre il cittadino qualunque, ed è inutile dire che Salvatore, il mio caro barbiere li rappresenta tutti. E fu così che la scorsa mattina, dovetti intervenire davanti alla saracinesca della sua “barberia” con l’intento di calmarlo, mentre intento a minacciare degli ignari turisti, agitando un bastone, urlava …. “No foto! No foto! Vinni aviti agghiri!” Io del tutto meravigliato di questo suo comportamento sopra le righe, gli chiesi, approntandomi a difendere soprattutto i poveri malcapitati turisti, cosa fosse successo ed il buon Salvatore prontamente mi rispose “Dottore e menzora che sono qua davanti a fotografare questa catasta di munnizza, ridendo!!!” Ed io “ed allora? Per loro è un modo per memorizzare una inusuale esperienza!” E lui “Dottore, sono inglesi! Questi, neanche conoscono il bidet, e vengono a sfottere noi per un “poco” di munnizza non raccolta da cinque giorni? Si andassero a fotografare la loro regina!” E si, come dargli torto, in un attimo di orgoglio, stava per provocare un incidente diplomatico. Ma noi siamo fatti così, riusciremmo a farci sommergere dall’immondizia se qualcuno da fuori, non ce lo facesse notare, allora presi dall’orgoglio, dall’abitudine e dalla lagnusia  ……Un abbraccio, Epruno.

Epruno CULT – Marzo 2012

Carissimi …. Avevo terminato da poco di spiegare il significato della parola “Spreed” al mio portiere, il sig. Michele, al proprietario del mio bar di mia fiducia, il sig. Giuseppe e perché no, anche al mitico mio barbiere Salvatore che ecco costoro, attribuendomi un fama di persona istruita adesso da me si aspettavano che io spiegassi loro cosa significasse il termine “sobrio”.

E fu così che l’altra mattina, proprio prima di recarmi al lavoro, entrato nel bar, mentre un video al plasma appeso nella parete in alto, come ogni mattina lasciava scorrere le immagini del notiziario, mi sento chiedere a voce alta dal sig. Giuseppe come sempre seduto alla cassa, mentre i soliti avventori si ammutoliscono ad ascoltare, “Dott. ci potrebbe spiegare come al solito, a suo modo, cosa significa realmente la parola sobrio che per adesso sentiamo da tutti i notiziari, quale nuovo modello di vita?

Ed io un po’ in imbarazzo ed evidentemente sorpreso rispondo: “Caro sig. Giuseppe, con il termine sobrio si intende un soggetto moderato, parco nel soddisfare i bisogni e gli istinti naturali.

A questo punto il sig. Michele, posando la tazzina di caffè sul bancone del bar interviene: “parco, chi ci trasi u parco con il professore?” Ed io,”veda Michele, la lingua italiana ha molti termini, però può anche capitare che una parola abbia più di un significato, in questo caso parco, vuol dire si ciò che lei stava pensando, uno spazio naturale verde, ma anche moderat. Ad esempio si dice essere parco nel mangiare oppure  riferito al vitto, inteso come frugale o non abbondante, una parca cena.”

Percepivo che a quel punto che il gelo era sceso all’interno del bar e che il sottoscritto era divenuto in un attimo il centro dell’attenzione e finanche il caro Salvatore, aveva posato la copia del quotidiano che stava leggendo sul tavolinetto, per dire la sua: “Dott. lei vorrebbe regalare le perle ai porci, qui parla con termini difficili, sobrio, parco, frugale …… si ricorda chi ci vosi per faricci capire spreed? Qui lei soltanto di pallone può parlare, contropiede, fuorigioco….

A quel punto divertito dal siparietto che si era creato, vado avanti nella mia spiegazione “sono convinto che il termine parco, non è difficile da comprendere, ad esempio può essere inteso come parsimonioso, avaro come essere parco nello spendere oppure una persona che parla lo stretto necessario per il quale si dice essere parco di parole.” A questo punto il ragazzo che sta dietro il bancone, mentre prepara i suoi caffè, si sente incoraggiato ad intervenire: “Dott. noi non siamo persone istruite  e come lingua straniera conosciamo appena l’italiano. Quanto vale una parola in siciliano o un detto delle nostre nonne, non varrà mai uno di questi termini difficili in italiano. Ad esempio, quale avaro, lei tirchiu nnavi a diri? Quale parco di parole? Lei deve dire, uno ca si accatto u parra picca!

Vede” interviene nuovamente il sig. Giuseppe “il ragazzo ha ragione. Abbiamo l’intenzione che il volere rispolverare questo italiano, diciamolo pure, per gente studiata, e come un volere scoraggiare noi povera gente ad interessarci di queste cose della politica! Per qualche altro magari più ignorante di noi e come un volersi riempire la bocca per darsi importanza…” Proprio mentre stavamo parlando, il bar si era svuotato dagli avventori e così mentre mi avvio a pagare il mio caffè alla cassa, il sig. Giuseppe, mi chiede “Dott. paga anche lei per Michele e Salvatore?” Ed io “Ma come sono andati via senza pagare?” Ed il sig. Giuseppe: “Dott. lo sa lei che u Zu Michele è parco”, interviene il ragazzo che fa i caffè aggiungendo “no dott. più che parco è fangu!” Ed io mio mentre metto mano al portafoglio per pagare per tutti rifletto e penso che anche la lingua siciliana non è male, un termine quanto mai appropriato come “fangu” meriterebbe una intera pagina in italiano per spiegarlo..……Un abbraccio, Epruno.

 

Epruno CULT – Febbraio 2012

Carissimi …. Una mattina ci siamo svegliati ed abbiamo saputo dalla radio che non avremmo avuto più il governo eletto alle ultime consultazioni, ma sebbene mancasse più di un anno alla scadenza naturale della legislatura, da quel momento avremmo avuto un governo di “professori” o meglio del “professore”. Qualche mattina dopo ci siamo svegliati ed abbiamo saputo dalla radio che non avremmo avuto più il sindaco eletto alle ultime consultazioni, ma sebbene mancassero pochi mesi alla fine del suo mandato, da quel momento avremmo avuto un “commissario”.

Certo, mi viene ancora poco semplice spiegarmi il perché di ciò ed io passo tra quella parte della popolazione così detta “di cultura”, ma penso sempre cosa ne possano pensare di ciò, coloro che più modestamente da sempre vengono definiti il “popolino”, la gente per intenderci intervistata nei mercati popolari che spesso ci fa sorridere con quel loro modo di esprimersi in un italiano, misto al dialettale e pieno di errori.

E’ indubbio che è molto meglio risvegliarsi con notizie radiofoniche del genere che preannunziano un “giro di valzer” e la continuità gattopardesca del tutto con altri attori, senza che nulla cambi che svegliarsi come accadeva in alcuni stati sudamericani o zone chiamate politicamente instabili, al suono di marcette militari.

Eppure, la mia grande sorpresa è stata nel constatare che in questa città, la gente, senza alcuna distinzione sociale o culturale, ha subito questi cambiamenti di “guida” politica, senza batter ciglio, senza mostrare grande preoccupazione ed interesse. Proprio mentre nei bar mi attendevo le esternazioni piene di attributi colori non sempre riportabili all’indirizzo di colui che andava via (soltanto dopo averne precauzionalmente appurato la veridicità della notizia dell’abbandono), la gente era intenta a prendere posizioni sulle riflessioni venute fuori a seguito dell’ennesimo plastico mostrato a “Porta a Porta” o su quale fosse il comportamento più corretto per un comandante di una nave da crociera. Il cambio di una guida per la città da sempre accompagnata da manifestazioni accese, da facili ironie, in alcuni casi “più disperati” da festeggiamenti e manifestazioni di giubilo, benché fosse da molti, a giudicare certa stampa o certi mezzi di informazione, auspicata, questa volta è passata nel silenzio e nella quasi indifferenza o diciamolo meglio, “rassegnazione”.

La città si è “Zamparinizzata”, cioè è riuscita ad abituarsi al cambio di guida così come avviene negli ultimi anni per gli allenatori della squadra di calcio del Palermo, come se nulla fosse, come se dovesse e potesse accadere in ogni momento. Mi viene forte pensare, che i miei concittadini si siano convinti che chiunque giunga alla loro guida, poco potrà fare per invertire la tendenza di una città destinata a lottare tra la zona retrocessione o la metà classifica senza poter ambire ad un miglioramento della qualità della vita. Si riprenderebbe e per ulteriori cinque anni dunque con i cassonetti dell’immondizia stracolmi per giorni, o riversati nei blocchi stradali di urlanti manifestanti del precariato? Certo le premesse non sono confortanti se ad oggi i grossi schieramenti politici custodi di un consenso tale da esprimere candidati vincenti, non si sono fatti trovare pronti con un’alternativa, non sono riusciti con serenità e determinazione a convergere su un candidato a parer loro vincente, manifestando una certa “litigiosità” al loro interno. Salvatore “mio saggio barbiere” tra una sforbiciata e l’altra ha sentenziato: “Dottore, a me sembra che nessuno vuole vincere! Ed anche quando, se hanno avuto difficoltà a mettersi d’accordo adesso, si figuri quando dopo la vittoria si dovranno sedere per governare!” …… Ahh Salvatore che ne sarà del buon senso se un giorno chiuderanno le “barberie”?  .……Un abbraccio, Epruno(www.epruno.it – ogni Sabato alle 11.00 anche in radio con “La Voce di Epruno” i particolari sul sito)

 

Epruno CULT – Gennaio 2012

Carissimi …. Quante volte le domande dei figli o dei bimbi in genere vi mettono in imbarazzo? Quante volte è capitato di ricevere un’innocente domanda alla quale non avete facilmente saputo dare una risposta?

Eppure alcune volte sono queste domande che vi fanno comprendere il tempo che passa o il gap generazionale con i vostri figli, con coloro che si apprestano a diventare i giovani di domani.

Mi è capitato recentemente di ricevere da parte di una mia cara amica una strana richiesta, in quanto, per chi ha la mia età ha dato la sensazione di essere incredibile. Questa mi ha chiesto: “So che vai a Roma per il fine settimana, mi faresti una cortesia? Potresti fotografarmi una cabina telefonica, se ne trovi una, poiché mio figlio che frequenta le elementari ha ricevuto dalla sua maestra il compito di fare una ricerca proprio sulle cabine telefoniche e non ne ha mai visto una in vita sua?

Vi confesso che sono rimasto di sasso, poiché a primo impulso mi è sembrato impossibile che un bambino non sapesse che cosa fosse una cabina telefonica, poi successivamente mi sono guardato intorno e non ne ho trovato neanche una.

La nuova generazione non conosce quelle anguste cabine vetrate con le due porte cigolanti che si aprono in entrambi i sensi e che dentro contenevano “lui”, il mitico telefono a gettoni ……. Si i gettoni, anche loro un mitico elemento di antiquariato!

Le nuove generazioni non conoscono il rumore della tariffa della conversazione telefonica che scorre con il cadere dei gettoni nella vaschetta interna. I giovani d’oggi, non conoscono la differenza tra una chiamata urbana ed una chiamata interurbana (spesso costosissima), figuriamoci la chiamata internazionale o intercontinentale, oggi loro hanno Skype.

I nostri figli, non sanno cosa significa uscire, ritardare ed andare alla ricerca di una cabina telefonica per avvertire casa.

Poveracci, loro sono schiavi del telefonino che li perseguita fin dal momento che mettono piede fuori casa.

Mi sembra ieri che con gli amici si partiva alla conquista delle capitali europee e si lasciava detto a casa, “ti chiamerò, una sera si ed una no, alle 21.00”, promesse non sempre mantenute perché non sempre era facile trovare la cabina a portata di mano e soprattutto ricordare il prefisso internazionale.

Oggi non si attende neanche che l’aeroplano termini il rullaggio all’atterraggio che già accendiamo il telefonino per comunicare il nostro arrivo.

E che ne sarà della generazione di mezzo che ha conosciuto i telefoni con le schede magnetiche, divenute oggetto di scambio tra collezionisti. Cose che hanno fatto parte del nostro quotidiano, sono diventate oggetto di modernariato e si sono perse nella nostra memoria.

Eppure, per molti di noi, basterà sentire dire la frase di richiesta “hai un sippino”, per definire un’epoca, un luogo preciso della nostra città, delle facce divenute ormai rispettabili professioni padri a loro volta di famiglia, forse qualcuno già nonno. A quel punto un sorriso o una lacrima scenderà sul nostro viso consapevole di aver vissuto un periodo difficilmente ripetibile, dove un “vespino” diventava un mezzo di libertà, un’alcova in molti casi e un “sippino” presso le comitive “fricchettone”  identificava inequivocabilmente il mitico “gettone telefonico della SIP” per pochi intellettuali l’acronimo di Società Idrica Piemontese compagnia telefonica monopolista antesignana delle compagnie concorrenziali di telefonia mobile …… Altro che Internet! .……Un abbraccio, Epruno(www.epruno.it – ogni Sabato alle 11.00 anche in radio con “La Voce di Epruno” i particolari sul sito)

 

Epruno CULT – Dicembre 2011

Carissimi …. Guardo il vassoietto di cartone con l’essenziale addobbo natalizio ed il bigliettino con scritto “Buone Feste”, posto sul piano di lavoro di Salvatore, il mio barbiere che ormai conoscete da tempo, che mi ricorda che siamo già a Natale. Sono stato un po’ distratto poiché gli addobbi luminosi della città, in verità sempre più scarsi, anche quelli per inerzia messi dai negozianti nelle loro vetrine, mi dovevano far pensare che ormai eravamo nuovamente vicino alle sante festività. Ma diciamocelo, non ci sono più le decorazioni di una volta, non c’è più l’attesa di una volta, e siamo sinceri fino all’ultimo, forse non c’è più il Natale di una volta. Mi chiedo spesso se ciò è frutto del fatto che sia cresciuto io o del fatto che sia cambiato il mondo intorno a me. Forse un po’ di tutte e due le cose. Il Natale è la festa della famiglia ma è anche e soprattutto la festa dei bambini e non essendo più io bambino, ecco che magari vivo questa festa con uno spirito diverso, ma di contro anche il modo di sentire la famiglia non è più lo stesso ed in questo caso è il mondo ad essere cambiato. Ma torniamo alle luci nelle strade, quelle luminarie che vogliono sfidare qualunque idea di crisi, quelle luminarie a volte non spontanee, quelle luminarie novelle stelle comete che ci accompagnano all’oggetto del nostro interesse, la vetrina dove sta esposto l’oggetto del desiderio di questo anno. Ci saranno tredicesime da spendere, ci saranno incassi disastrosi di negozi da rimpinguare, ci saranno produzioni da smaltire, ci sarà un solo desiderio, il “consumare” anche per dimenticare chi ci punisce con la speculazione internazionale, se mettiamo soldi da parte. Ci sarà ancora questo Natale, inversamente proporzionale al tenore della ricchezza, poiché è vero che un regalo tecnologico o un gioiello, ci aiuteranno a stare bene, per qualche ora, ma non arriveremo mai a trovare quelle sensazioni da grande riunione familiare, tipica di quando stavamo molto peggio, di quando l’evento finale della serata era la “tombolata” con le cartelle di cartone ed i fagioli secchi a segnare i numeri che erano usciti. Non ci saranno più quei Natali in bianco e nero, quei Natali in 600 multipla, quei Natali con lo stesso cappotto riadattato per più anni. Non ci saranno più quei Natali “poveri” ma permettetemi di dire “felici” passati in famiglia nel cenone e nel pranzo della domenica di Natale, perché è vero che non avevamo computer, SUV, telefonini e schermi al plasma, ma avevamo una ricchezza che oggi è persa: “la capacità di sognare un futuro migliore”. Avevamo la speranza che il domani sarebbe stato migliore e questo sogno ci aiutava ad affrontare qualunque sacrificio, questo sogno ci ha aiutato a diventare una “Grande Nazione” in barba a qualunque sorrisino internazionale. Nell’attesa del mio turno, mi volto verso Salvatore intento a tagliare la barba ad un altro cliente e gli chiedo: “Salvatore, parte per queste feste?” La risposta, senza distrarsi dal suo lavoro non tarda ad arrivare. “Di testa dottore! E dove dobbiamo andare? Dove sono i soldi? Staremo in famiglia……..come ai vecchi tempi”. Come sempre, la semplicità di Salvatore mi suggerisce pensieri ben più profondi. Prendendo spunto dal suo suggerimento questo Natale, riunite le nostre famiglie, regaliamoci un “sorriso”, sarà un modo positivo per investire sul futuro “sostenibile” dei nostri figli, con una certezza: “Siamo una Grande Popolo” e nella storia abbiamo dimostrato di essere stati più grandi di qualunque avversità naturale o umana ed in questo meraviglioso spirito “unico e raro”, sapremo ritrovarci per un domani migliore! Tanti Auguri di Buon Natale ed un Sereno Anno Nuovo a Voi ed alle Vostre famiglie.……Un abbraccio, Epruno.