Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

Curriculum Vitae

Carissimi,
Ma a che serve un curriculum oggi? Siamo in un’epoca dove vige la meritocrazia? Siamo sicuri i primi noi di avere scelto il meglio?
Per chiudere una settimana con quattro quesiti come questi bisogna essere molto tormentati, ma per fortuna a differenza del sottoscritto il popolo del “futtutinni” e ampiamente predominante, a loro basta vantarsi di averne mangiato di più al burro o con carne per saziare anche la loro curiosità.
Si sentono spesso nomi di esperti, consulenti politici, assessori, consiglieri di amministrazione di enti pubblici, presi dal sacchetto della tombola ed è in questo rito che si perpetra almeno la tradizione natalizia.
Nel mondo che ha funzionato per millenni, si è sempre fatto riferimento al parere dei vecchi saggi, difficilmente ci si affidava a giovani saggi o chi avesse u “viecchiu dintra”.
E’ vero che la vita media era molto breve e quindi i vecchi saggi erano una rarità, oggi che abbiamo la fortuna di invecchiare in tanti non è difficile incontrare anche il vecchio idiota e pensate che fortuna se oltre ad essere idiota è anche utile. Se è vero che costui ha il privilegio di poter assumere mansioni certo che a quell’età potrà evitare il carcere, pensate a quale danno possa fare in quei rari momenti consentitogli nel momento in cui possa dire “io penso”.
Sono convinto che noi siamo soltanto il “presente” poiché quello che siamo stati, oggi non interessa a nessuno e il curriculum non è altro che l’album delle fotografie di ciò che siamo stati.
Non è vero che oggi si chiede un curriculum per giustificare una scelta già fatta (parlo ovviamente nel pubblico) e non per creare una reale competizione?
Che valore hanno tali curriculum se la sequenza degli incarichi non è frutto di meritocrazia e di leale confronto con i competitor?
Mi chiederete adesso: “Vuoi dirmi che un curriculum si può costruire ad arte?”
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Certo rimango basito (perché ho ancora il privilegio di scandalizzarmi) quando sento estrarre da quel sacchetto nomi presi con logiche a noi sconosciute da quel “mondo di sopra” rappresentato a meraviglia nell’inquietante film “Upside Down”.
Molti rimangono interdetti quando i nomi di questi generali ci appaiono del tutto sconosciuti non avendoli mai visti combattere almeno per un giorno in trincea accanto a noi, generali che hanno conosciuto la guerra solo nei manuali. Del resto il termine condottiero è rimasto sepolto nella storia, di capi alla testa dei loro eserciti ne sono piene le lapidi e la letteratura romantica.
Con il passare del tempo i generali si sono scelti il privilegio di stare al riparo su una collina a osservare la battaglia e a mandare al macello i loro eserciti mantenendo la propria incolumità. E’ vero, di nessuno di loro la storia ha decantato le gesta eroiche, ma è pur vero che non hanno lasciato proprie vedove e orfani alle spalle e che hanno vissuto tanto con i loro privilegi per se e per i propri figli.
Se chi comanda non è più il migliore, solo ai pazzi saranno consentite le gesta eroiche.
Se abbiamo scelto e continuiamo ad affidarci ai mediocri, perché meravigliarci se costoro giunti sulla loro collinetta al riparo da tutto dovrebbero mettere mano alla riduzione dei loro privilegi? Perché dovrebbero aggiustare e migliorare questa società? Perché dovrebbero togliere le ingiustizie, se questo mondo e con queste regole li ha portati a quella collinetta con vista privilegiata?
Lungi da me il fare il Savonarola, non sono così bigotto, ma ho il sospetto che sia il tempo, la chiave di tutto e che a questo gli abitanti di quel “mondo di sopra” e di quel “mondo di sotto” non diamo lo stesso valore, ecco perché continuano a distrarci su lunghi dibattiti su argomenti che non costituiscono reale priorità, ecco perché l’orchestrina continua a suonare mentre il Titanic affonda.
Ah dimenticavo, imitando il Marchese del Grillo prima di salire sulla sua carrozza: “Il nostro vero valore è frutto della qualità dei collaboratori e consulenti di cui ci attorniamo.”
Un Abbraccio Epruno

Lectio Magistralis

Carissimi,
Seduto comodamente in poltrona davanti al mio albero di Natale, luccicante oltre modo, ma molto personalizzato tanto da non sembrare asettico con quei fiocchetti dorati e le palline tutte di un unico colore, ma pesantemente addobbato dalla storia delle nostre famiglie, con palline tutte differenti comprate, dovunque negli anni e tante lucine colorate, da produrre un inquinamento luminoso distinguibile dagli astronauti nello spazio e sotto una cesta per i regali ancora vuota.
Che cosa vorrei per Natale? Io sono una persona semplice!
Mi basterebbe che sotto la mia finestra un domani le cose andassero meglio, vorrei continuare dall’alto a vedere il panorama che ogni giorno mi convince che la mia è la città più bella del mondo e vedere di contro giunto al piano terra una città che assomigli a Londra, quanto meno non per il suo clima (mi terrei il mio) ma per i suoi servizi e la sua qualità di vita.
Vorrei vedere per strada gente operosa, che si muova con una meta, vorrei non vedere capannelli di gente giovane nei tavolini dei bar durante il giorno perdere il loro tempo a guardare la gente che passa.
Vorrei vedere incroci presidiati non da zingari questuanti ma da “puntunieri” in divisa invernale con il loro tradizionale cappottone nero, casco e guanti bianchi a dirigere e alleggerire il traffico delle auto.
Certo se fossi Miss Italia chiederei la “pace nel mondo” pesantemente messa a rischio da due “bambini spuntuliddri” con capigliature strane e dire che per anni inconsciamente avevamo temuto e temiamo ancora il ritorno dei pelati e invece ci troviamo a fare i conti con “due soggetti spriggiusi”.
Ad esempio, perché in un mondo attaccato con “le spingole” uno (a caso) la mattina si sveglia, si sistema il riportino biondo e dice tra se e se, cosa posso fare per mettere “legna al fuoco?”
Cerca un formicaio e lo allaga con l’acqua. Potranno a questo punto le formiche incazzarsi come matti?
Che motivo c’era di andare a “incuitare” chi in questo momento vive un equilibrio reputato instabile?
Per intenderci i matematici in passato si sono “addannati” l’anima a dare definizioni di equilibrio, ad esempio per loro “il punto di equilibrio instabile” è esemplificato in questa maniera:
“se una sfera si trova “ferma” in equilibrio su una “vetta” di energia potenziale (tipo il punto più alto di una guida circolare) e viene spostato di poco dalla sua posizione di equilibrio, tenderà ad allontanarsi ancora di più da tale posizione”.
Quindi si ha equilibrio instabile quando “l’energia potenziale è massima” (immaginate milioni di braccia che spingono da un lato e dall’altro questa sfera per farla stare ferma, pareggiando le proprie forze, in quel punto in alto di equilibrio.
Certo ci sarebbe da chiedersi ma come mai la sfera andò a finire lì sopra, ma non siamo qui per fare considerazioni storiche, ma fisiche, il fatto sta che con la sfera lì sopra, quattro religioni convivono nella città Santa e che il “Muro del Pianto” e anche il muro di sostegno della “Spianata delle Moschee”.
Di contro se, l’organizzazione più paracula del mondo, l’ONU, nelle sue mappe non indica nessuna capitale di Israele, (neppure Tel Aviv) e la proclamazione da parte di Israele di Gerusalemme come capitale non è riconosciuta da diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nessuno Stato fino ad ora aveva deciso di aprire l’ambasciata in tale città, ci sarà stato un motivo?
Nessuno aspettava “Totò Termini Biondo”.
Questo risultato è sempre verificato in natura, dove notiamo che in una situazione di equilibrio instabile il corpo rigido (la sfera), spostato appena da questa posizione di equilibrio, non vi ritorna più spontaneamente, significa che una delle due parti che spingendo in contrapposizione tiene quella sfera esterna, a causa di un fenomeno esterno (per ciuffettino biondo la parola “fenomeno” è da usare con cautela), cede sopraffatta dall’altra e ciò da che mondo è mondo non avviene mai in modo pacifico.
A quel punto, la “sfera lasciata al suo destino, cadere al suolo è vero che tenderà a portarsi nello stato di minima energia potenziale gravitazionale possibile (nulla quando raggiunge il suolo), ma a che prezzo?”
Un Abbraccio Epruno

Scusi è suo il Cane?

Carissimi,
ogni mattina nel mio “percorso di guerra” che mi porta al lavoro, penso a quel padre di famiglia di Bagdad al quale ogni notte gli Americani “portavano la democrazia” il quale affermava: “Ma scusate, vi avevo chiesto qualcosa?”
Penso a un padre di famiglia abitante della via Crispi il quale certamente sarà insignito della medaglia d’oro al valor civile per aver sacrificato i suoi polmoni e il suo udito per il bene di “un’intera città” e penso di contro a Moustafà con i suoi baffoni che da solo seduto beato su una delle panche nella grande isola pedonale del centro può godersi la vendita globalizzata delle sue mercanzie.
Il padre di famiglia di via Crispi continuerà a chiedersi se il “sole 24h” nelle sue statistiche per stilare la classifica sulla qualità della vita abbia parlato anche con Moustafà del centro storico.

Questo “santo cristiano” al quale nessuno aveva chiesto nulla non si lamenta degli scavi per i cantieri, poiché sa che in qualche modo e in qualche data alla fine termineranno, non si lamenta della circostanza che un anello ferroviario sotterraneo gli permetterà di prendere il treno accanto all’ingresso del porto, se mai arriverà a godersi l’inaugurazione, non si lamenta della confusione di “lape, carrozze e City Sightseeing” per l’arrivo giornaliero delle grandi navi da crociera, ma continua a chiedersi: “perché?”

Immaginate adesso un grande politico stratega che decide di dedicarsi alla viabilità della città e forte della sua laurea in ingegneria e in architettura, esperto di urbanistica e di economia, con la sua matita rosso-blu, traccia un cerchio nella cartografia cittadina (non è un vero e proprio cerchio, poiché per conoscere il cerchio bisogna ricordarsi di chi fu Giotto e noi sostituimmo Giotto con John Lennon, a meno che il termine cerchio non venga utilizzato solamente per indicare quel “perimetro magico”).
Costui, guardata questa zona perimetrata da mura invisibili afferma compiaciuto: “Questa sarà un’isola pedonale. Questa sarà un’isola felice. Qui la qualità dell’aria sarà fantastica, non vi saranno polveri sottili nell’area (sempre che il vento ci assista), qui transiteranno soltanto biciclette e fuori da tutto ciò scriveremo ic sunt leones”.

Mi pare fantastico se a differenza di Moustafà e il suo kebab o di chi acquista una casa lungo quegli assi e potrà farsi la passeggiata serale come si fa nel corso principale del paese, fuori da quelle mura ideali, il “leones” sono io e centinaia di migliaia di palermitani i quali in buona parte non hanno interesse a mettere piede al centro storico ma ne rimangono comunque condizionati nella loro giornata da scelte non coordinate che non tengono conto del disagio contingente mirando soltanto ad una visione futuribile che in pochi hanno chiara.

Personalmente prendo le distanze da alcune posizioni politiche sull’argomento poiché non sarò mai contrario ad un ammodernamento e pertanto alla realizzazione delle grandi infrastrutture cittadine, ma in questa programmazione dell’oggi e della quotidianità vedo l’assenza di un sistema città e dire che le autorità cittadine, accademiche, culturali impegnano il loro tempo nell’organizzazione di convegni per discutere se “9 x 9 fa ancora 81”. Basterebbe consultarsi in fase preliminare e non a fatto compiuto, basterebbe parlarsi, ascoltarsi e poi operare con ordinanze.

In conclusione avete dubbi sul fatto che se un grosso centro storico rimane chiuso, chi esercita ancora la libertà e il diritto di utilizzare la propria auto o moto (in attesa che una visione futuribile di questa città contenga mezzi pubblici all’altezza delle esigenze) tutto il traffico, oltre a quello ordinario, dovrà riversarsi nel perimetro circostante? Chi si è mai posto il pensiero di controllare l’inquinamento dell’aria e acustico in questi assi (certamente triplicato) e come può questo non riversarsi nella limitrofa area pedonale? Chi si è mai posto il pensiero che lavori che rendono parzialmente fruibili o inutilizzabili gli assi alternativi non sono facilmente compatibili con la contemporanea chiusura di giorno dell’isola pedonale? Perché i cortei e concentramenti degli stessi non sono autorizzati solo all’interno del perimetro pedonalizzato? Perché negli assi resi fruibili continuano ad esserci le doppie e triple file? Non c’è bisogno di una laurea in ingegneria!
Quanto sopra sa di dispetto per il cittadino e non fa che allontanare il concetto di cosa pubblica dall’uomo comune che sa bene che le infrastrutture e le chiusure al traffico si fanno in ogni città, ma la qualità della vita è determinata dall’intelligenza di chi nel frattempo prende misure straordinarie e alternative che arrechino il minor disagio alla popolazione. Nell’attesa che anche questa città diventerà bellissima nel frattempo, riempirò i miei polmoni in via Crispi sulla motocicletta e forse uno di questi sabati, “la sera”, andrò da Moustafà ad assaggiare il suo kebab.

Un Abbraccio Epruno

Certo che Andiamo Bene

Carissimi,
Sono preoccupato. In questo periodo mentre mi distraevo con la mia Palermo è l’Italia che sta andando male. Io pensavo di averla lasciata in buone mani solide palermitane, un Presidente della Repubblica che in America con quello che stanno vedendo, ci invidiano e un Presidente del Senato magistrato e tifoso del Palermo, con due come loro, anche se a primo ministro ci mettete che so un tipo come Gentiloni, con una difesa di quelle, come facciamo a prendere goal.
Eppure, abbiamo parlato la scorsa occasione dell’onta svedese i quali ci hanno fatto pagare in un sol colpo tutte le matitine fregate in quell’ipermercato di assemblaggio di mobili in legno, poi però abbiamo visto le foto dei precedenti mondiali ed il colore e calore del tifo femminile svedese e ce ne siamo fatti una ragione.
Ma diciamolo francamente, quello che più ci ha dato fastidio e ci ha offeso diventando oggetto di discussione per strada e nei bar, tanto da distruggere matrimoni, famiglie, aspirazioni è stata la perdita dell’EMA e a maggior ragione che questa sarebbe dovuta andare a Milano al Pirellone.
Tutti sappiamo che cosa è l’EMA e soprattutto non passa giorno che almeno una volta non la si nomini in famiglia. Soprattutto è un aspirazione di chiunque fin da bambini poter possedere un EMA, chi non ha mai sognato di averla.
Io ricordo sin da piccolo che invidiavo il mio compagno di banco perché mi raccontava che il padre si era comprato un EMA quanto una casa e nel fine settimana permetteva al figlio di giocarci.
Noi siamo fatti così, c’è come gli inglesi che sono molto snob si stanno togliendo l’EMA e noi che anche se di seconda mano ce la facciamo fregare dagli Olandesi, i Paesi Bassi ma furbi che hanno approfittato della nostra distrazione per afferrarla e mettersi a tirarla dall’altro lato, tanto che la stavano rovinando se non fosse arrivato a mettere pace il lussemburghese dai piedi tondi che ci ha fregato dicendo: “perché non lanciate la monetina? Perché non tirate a testa e croce?”
Ora io dico, ci arrivi per primo e te la fai fregare con la monetina? La strada non ti ha insegnato nulla? Il metodo “cerebrale ostiense” non ti ha insegnato nulla? Mentre tirano, crei un momento di confusione e quando il delegato Olandese si rialza e chiede: Ma che è successo, tu e l’EMA siete già a Milano.
Niente, non abbiamo speranze, siamo perdenti anche quando giochiamo da soli facendoci con le carte siciliane un solitario.
Il problema è l’approccio. Tu vai in televisione e dici: va tutto male, ma ci stiamo riprendendo, dobbiamo fare tanti sacrifici”. Come si può sentire un padre di famiglia?
Un tempo c’è chi andava in televisione con un sorrisone a mangiare dolciumi e diceva: cribbio va tutto a meraviglia! E quando qualcuno rispondeva: mi scusi, ma a me sembra che stia andando tutto a puttane. Dall’altro lato ti sentivi rispondere: magari!
Se noi i primi, non mandiamo messaggi di sicurezza e stiamo a spiattellare a tutti i nostri difetti e problemi incentiviamo tutti a provarci contro di noi.
Ci nascondiamo dietro parafrasi ed esempi come “la palude”, “il deserto” ma la verità non sta più nell’accertamento del contesto, ma nella circostanza che siamo noi ad essere nella merda fino al collo e poi che questa sia merda di alligatore o merda di cammello, poco importa, sempre merda è!
L’unico vantaggio sta nel fatto che nel deserto ti puoi permettere di dire “prima i soldi e poi vedere cammello” nella palude non te lo consiglio, poichè gli incontri con i coccodrilli sono spesso letali.
Non posso che dare ragione al mio portiere, Don Michele che l’altra mattina avvicinandosi con un certo pudore mi ha chiesto: “Dottore, ma questo EMA di cui parlano tutti, chi minch… è? Io perora già aiu i ca… mia”
Ed io: “Don Michè e a mia m’addumanna, io u quarumaru fazzu!
Un Abbraccio Epruno

Non mi Posso Dispiacere

Carissimi,
sarà mai io ho un’altra idea di quello che voi tutti chiamate “pallone” e perché dopo la cocente e attesa eliminazione con i “mobilieri d’assemblaggio e catenacciari” svedesi, dai mondiali di Russia, tutti oggi parlano di pallone per dire “schifiu”.
Schifiu lo dico io, ma non per l’eliminazione venuta da uno spareggio tra due seconde che può anche starci, ma dico schifiu per quello che sotto i nostri occhi è diventato questo calcio pieno di personaggi in cerca d’autore.
Lo posso dire perché da piccolo, giocavo per le strade non ancora pedonali, inframezzando le azioni con l’interruzione per il passaggio delle auto.
Lo posso dire perché io ho conosciuto un altro calcio, perché posso parlare di un bambino che andava il sabato pomeriggio, davanti al cinema Golden ad aspettare l’arrivo del Palermo che veniva al secondo spettacolo per vedere il film. Oggi come ce la porti “una babele di squadra” a vedere un film?
Come me tanti altri che da lillipuziani eravamo lì davanti, con il nostro pallone Super Santos sotto il braccio e una penna, pronti a raccogliere gli autografi di questi per noi giganti che altro non erano che giovani ventenni dentro le loro divise sociali, con le cravatte tutte uguali e il bavero del cappotto alzato per darsi un tono.
Bastava che un calciatore passasse tra di noi schiacciandoci l’occhio a mo’ di saluto che non avremmo dormito quella notte e l’indomani ci saremmo vantati con i compagni di classe di aver conosciuto Favalli e noi eravamo piccoli e loro erano pure piccoli, una squadra di serie B, ma ci bastava, perché attraverso loro sognavamo.
Rivedo quei quattro squattrinati di una volta, se paragonati ai milionari di oggi, giocatori di proprietà delle società e guardo questi “simil personaggi” con i loro manager e procuratori, tutti tatuati con la cresta sulla testa, o con tagli di capelli così orribili da far vomitare lo stesso Kocis mitico barbiere della leva militare.
Guardo quei ragazzoni semplici di una volta, anti divi, stampati sulle figurine panini, con espressioni più simili alle foto segnaletiche della questura, con facce tali da terrorizzare qualunque avversario e penso: “Dove sono finite certe figurine che eri disponibile a giocarti subito allo “ppa” nelle speranza di perderle, con certe facce che ti avrebbero in questo caso tolto il sogno di notte?”
Altro che fighetti viziatacci e piagnoni dopo le batoste.
Dove sono oggi i Mascalaito con quei baffoni truci, i Festa, i Beatrice, i tignusi Udovicich e Lodetti, i Polentes, i Panzanato, i Del Neri (allora ancora più brutto di oggi) ragazzoni che sembravano “patri di famigghia” per la loro serietà e autorevolezza ad appena vent’anni?
Che ne è stato di quel calcio con le magliettine senza scritte, dove scoprivi che quella era la magliettina del Foggia perché aveva le strisce più larghe di quelle del Milan che ne è stato di quel calcio dove “l’attaccamento alla maglia”, come direbbe Ibrahimović, era fondamentale? Che ne è stato di quel calcio dove il capitano diventava una bandiera e giocava per tutta la sua carriera nella stessa società?
Oggi il calcio è “spettacolo televisivo” e i Martellini o il sacro Nicolo Carosio hanno lasciato il posto a commentatori ex giocatori con la terza elementare, oggi il calcio spezzatino televisivo è diventata una ribalta su ciò che è la nostra società con tutti i suoi difetti.
Come spiegare Rivera, Sollier o Meroni e il loro modo (oggi diremmo garbato) di contestare il sistema a chi con una bravata ignorante, i suoi baffetti alla Hitler, la sua l’effige della repubblica di Salò sotto la maglia, esulta facendo il saluto romano rievocando a Marzabotto dolori, memorie e coscienze che grondano ancora di sangue?
Che cosa c’entra tutto ciò con il pallone?
Nel mio calcio dove le partite si giocavano tutte in contemporanea la domenica, ci poteva stare che si facesse melina passando la palla indietro al portiere. Poteva anche accadere che la squadra più scarsa si chiudesse per l’intera partita nella sua area di rigore facendo il peggiore dei catenacci “alla Rocco” nell’attesa del 90° (momento certo della fine dell’incontro) e poi magari su contropiede faceva goal, ma tutti avremmo gridato …… “clamoroso a San Siro”.
Un abbraccio Epruno.

Accura

Carissimi, lo conoscete?
Io l’ho conosciuto personalmente, ma non lo vedo da un po’ di tempo, ma se qualcuno di voi lo conosce come credo e lo frequenta gli dia subito un consiglio, “se trovi qualche vassoio sulla tua scrivania, pieno di dolci con la ricotta o di cose da mangiare, non lo toccare, né tanto meno non lo spostare da una scrivania a un’altra, c’avissi a essiri qualcuno che ti fotografa in giro, in quel momento”.
Allora uno si può chiedere: “Ma scusi perché è diventato Presidente e dolci non ne può mangiare?”
Tutti quelli che vuole, ma al bar e deve pagarseli personalmente senza farseli offrire. Lo so sembra brutto, ma niente cannoli, niente babà, niente paste con la crema, il contenuto zuccherino può danneggiare la salute e a volte anche la carriera.

Già ci cominciamo male con questi “patti”, non ci bastava il “patto della crostata”, adesso pure “l’arancino”. I patti ci devono essere e l’amicizia deve essere lunga, le cose da mangiare lasciamole stare dove stanno e non voglio neanche aprire la polemica sull’arancino o sull’arancina, perché non è il luogo giusto e neanche l’orario giusto e come diceva il “sommo poeta”, “sono lontani quei momenti in cui uno sguardo provocava turbamenti”, c’erano mattinate in piena adolescenza dove un pezzo di rosticceria dietro un bancone del bar poteva portare a situazioni orgastiche. Ma come disse il tizio, “non sdivachiamo!”

Quindi abbiamo un nuovo Presidente della Regione Sicilia, viene dal catanese e questo già vi può far pensare a qualche fibrillazione nel tifo palermitano e invece no, il Presidente sembra esser persona umanamente stimata in tutta la regione e a breve inizierà il suo mandato insieme agli altri 70 deputati. Qualcuno dice che è iniziato “l’Alligalli”, qualcuno parla di “giustizia a orologeria”, ma non vi preoccupate, perché sempre 70 saranno, ne levo uno di sopra, ne subentra uno di sotto.

Certo non è un compito facile, sarà un’impresa riguadagnare l’attenzione e la simpatia dei siciliani per i deputati che siederanno all’ARS, inoltre dubito che vedremo il Presidente farsi fotografare nudo in spiaggia, “mbare nun è u tipu”, dubito che ci sarà una “arena” di turno dove andare a farsi sottoporre al pubblico ludibrio, a prescindere dal fatto che l’abbiano abolita in RAI e che sulla La7, confrontando il bacino d’utenza, sembra più un “cineforum che un’arena”.

Certo bisognerà meritare la seria attenzione delle “jena-ridens” ormai di mestiere ospiti fissi in trasmissioni di nicchia per élite, dove si twitta, per far capire loro che messa da parte l’auto attribuita “superiorità morale”, qui a furia di ghignare e litigare al loro interno siamo arrivati alla frutta e per fortuna che in Sicilia qualche albero c’è ancora e la frutta costa di meno che in altre parti d’Italia.

Adesso, dico sempre, “io non capisco nulla di politica come disse il mio presidente (pro-tempore)” ma guardando le competizioni politiche degli ultimi anni, non è stato difficile per me parafrasare pensando ad una partita di calcio, dove da una parte c’è una squadra messa sul al meglio, con facce certe volte che alla prima apparenza possono incutere timore o sorriso che aspetta al centrocampo per battere la palla al centro e dall’altro lato la squadra dei “migliori” (secondo loro) “i fighetti” con le magliettine belle pulite che invece di giocare stanno a litigare tra di loro, fin quando l’arbitro stanco di aspettare interi minuti al centro campo, non inizi a giocare al posto loro, quanto meno per far passare il tempo, una volta che il campo era pagato.

Ecco, questo è ciò che penso della politica, non so se sia così, ma da tempo la gente si sta stancando di vedere una “partita” che non si gioca mai, perché le squadre in campo litigano al loro interno e i giocatori durante la partita passano da una squadra all’altra e che alla fine dei novanta minuti, non perde mai nessuno.
Che senso ha vantarsi di stare in campo per tutta la partita se non si tocca il pallone? Presidente, lo dico a Te come lo avrei detto a chiunque dei Tuoi competitor se avessero vinto, “questo è l’ultimo treno, è arrivato il momento in cui in Assemblea si scenda in campo per giocare seriamente! Auguri.”

Un abbraccio Epruno

Si è Spenta

Carissimi, “si è spenta”.
Senti un’affermazione del genere e in città piomba il panico e in un momento di “efficientismo dichiarato”, la città dell’accoglienza e dei “nemici da cuntintizza”, la “città di Google e Alì”, la città del “percepito non a tutti visibile”, la “novella città di Matrix”, devi subito andare a caccia di notizie che probabilmente ti sono sfuggite o sono state trascurate.

Ma “si è spenta” cosa? A me un po’ “più allitterato” la frase “si è spenta” ricorda l’opera La Traviata e la famosa frase pronunciata dal dottore che constata la morte di Violetta e che come molti di voi sapranno, grazie anche al mitico film di Alberto Sordi “Permette Babbo”, non viene pronunciata più dai tempi della morte di Giuseppe Verdi. Chi potrebbe oggi osare tanto?

Può darsi che “si è spenta” l’illuminazione stradale? Quante volte incoraggiati in questa voglia di “pedonalizzazione forzata” durante le nostre passeggiate, ci troviamo a fare i conti con le nostre strade che ci sembrano buie, o poco illuminate o illuminate male con lampade alimentate a vapori di mercurio come le strade fuori dai centri abitati? Ci disturba la mancanza di una buona illuminazione stradale e la circostanza che se non fosse per le vetrine o i faretti condominiali aggiunti tutto ci sembrerebbe buio. Quante volte abbiamo la sensazione che i pali dell’illuminazione stradale siano spenti? Poi magari alziamo gli occhi e ci accorgiamo che la presenza di luce stradale è costante ma direttamente posta sugli alberi e ciò ci spiega l’innaturale presenza delle cicale tutto l’anno.

Così ci poniamo un altro interrogativo: “È nato prima l’albero o il lampione?”

Se trattasi di luce, potrebbe anche riferirsi alla notizia, riportata sui giornali locali, della “brutta sorpresa per i visitatori della Galleria d’arte Moderna di Palermo, numerosi per la mostra fotografica di Henri Cartier-Bresson che hanno trovato almeno tre stanze, rimaste completamente al buio”. Anche se la frase “si è spenta” non ci sembra attribuibile a un fatto contingente, quest’appare più un caso consono al concetto di “volere e potere”, poiché fin quando ci si ostinerà a non comprendere che il servizio pubblico è una cosa seria e in quanto tale deve offrire standard di qualità superiori al settore privato, uscendo fuori da qualunque ipocrisia e “cantonaggini”, tali contrattempi saranno all’ordine del giorno.
Che cosa costerebbe ritornare a una manutenzione affidata a global-service, ammodernando impianti di vecchia concezione, provvedendo a una trasformazione a LED di tutte le luci, ormai diffusissima e affidabilissima che abbatterebbe i costi di gestione notevoli? Il pubblico non può improvvisarsi concorrenziale sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione sostituendosi a chi fa impresa, offrendo gli stessi servizi con qualità ed economia.

Purtroppo quella che “si è spenta” e la voglia e l’entusiasmo di molti di noi che giornalmente tentano di cambiare le cose, coloro che insieme a un progetto redigono un piano di utilizzo e di manutenzione, pur sapendo e parlo con cognizione che spesso tali accorgimenti sono sacrificati alla ragion di stato con la scusa di scarsezze di fondi economici, non sapendo che poiché sono tali accorgimenti che ti permettono di risparmiare e utilizzare con parsimonia le risorse.

Questo non è un paese serio, lo ripeto da anni, si lavora male, si pensa peggio e non sarà “né Google, né Alì” né la “città fatta da individui” a portarci fuori dalla “vera palude” nella quale si è sempre vissuti, se ognuno non torna a fare ciò che sa fare, se non ritorna la cultura del lavoro e se non saremo in grado di fare veramente “sistema”.

Un Abbraccio
Epruno

Fallo Girare

Carissimi

“Fallo girare”. Ma che cosa?
Io già vivo con difficoltà il fatto di portarmi con me una suocera che non ho mai avuto che mi va ricordando le cose da fare, anche quelle che volutamente vorrei dimenticare, che mi raggiunge in ogni istante con telefonate alle quali spesso non sono in condizioni di rispondere, e-mail dai vari account che rendono inutili le stesse se le più importanti spesso se vanno in spam e dovrei avere il tempo per “farle girare”?

Una cosa è certa, l’obiettivo almeno con me giunge a conclusione perché determinati allegati che intasano la mia memoria dell’iphone riescono veramente a farmele girare se è vero che nell’istante in cui prendo questo strumento infernale per fare l’unica cosa per la quale l’ho comprato, io con il mio “telefonino-computer portatile ci lavoro”, ad esempio delle foto tecniche all’istante, mi ritrovo memoria intasata, insufficiente e perché?

Perché il tuo contatto, il più delle volte l’amico, la persona che difficilmente manderesti a quel paese ti manda la “catena di S’Antonio virtuale” dove c’è il messaggio lacrimoso o la preghiera da inoltrare ai tuoi contatti, e fino a questo punto si può anche trovare un momento di tolleranza, ma che dire quando il messaggio è di materia politica (non intendo i volantini elettorali) o le telefonate invasive di call-center e venditori vari per le quali sono state inventate delle applicazioni come il “True Caller” pronte a darci una mano, ma quelle contestazioni sui massimi sistemi o sui compensi dei deputati che ormai hanno di certo riempito la misura, ma mi chiedo più di “farle girare” o “farmele girare” perché non scendi in piazza e protesti? Perché sei sempre pronto a mettere la pistola nelle mani altrui? Perché vuoi fare sempre sesso con “gli organi genitali altrui”?

A proposito di sesso, che dire di tutti quei messaggi a sfondo sessuale che ti vengono inoltrati con procaci signorine in varie posizioni ginecologiche, o con particolari anatomici resi abnormi dal Photoshop, proprio nel momento in cui il tuo iphone è posto sul tavolo, accanto alla tua collega o al tuo dirigente, per regalarti una figura di merda incommensurabile, poiché se è vero che non sia colpa nostra è pur vero che ognuno è responsabile della gente che frequenta e alla quale dà il suo numero di telefono.

Si, ma quale razza di maniaci frequentiamo? Perché voi pensate che oggi il maniaco con internet ha lo stesso standard di una volta? Oggi è direttamente il vostro capo ufficio a mandarvi tali messaggi con scritto “fallo girare”. Vi chiederete: “Non ti piacciono le donne”? Vi rispondo: “Assai, anche quelle procaci”, ma non faccio il ginecologo e reputo volgare l’utilizzo del “nudo oggetto”, della battuta triviale, dei doppi sensi, di una ricerca dell’ilarità ormai superata per fortuna abbondantemente e relegata in una fascia d’età frutto di una “educazione baciapile”, di una ipocrisia radicata dietro personaggi di “grande moralità”.

Oggi che finanche i barbieri e i camionisti hanno tolto i loro calendari osé dai loro luoghi di lavoro, rimangono gli sfigati “vorrei ma non posso”, coloro che a parole e immagini altrui “hanno fatto tanto sesso” a cercare di sembrare simpatici con i loro “fallo girare”.

Ragazzi se avete qualche problema di sesso o con il sesso parliamone, esistono tanti specialisti in materia, non bisogna vergognarsene, pensa che ridere se “facendolo girare” finisse nel telefonino delle vostre compagne, quale prova indelebile di un vostro tradimento “virtuale ma non troppo”.

Non vogliatemi male se sotto campagna elettorale, mentre tutti criticano soltanto i vizi e i difetti della politica, io parlo di costume, la politica siamo noi.
La politica non è altro che “gente in costume che le fa girare”.

Un Abbraccio Epruno

Non mi appassiono

Carissimi, perché non mi appassiono più alle vicende elettorali?

In realtà non ho mai trovato grande trasporto per la materia, in passato mi sono cimentato con successo nelle competizioni degli organismi di rappresentanza professionale, ma anche lì non ho nascosto un certo disagio nel dover essere invasivo della privacy di colleghi, specialmente di coloro che non conoscevo, per acquisire la loro fiducia, ma erano dinamiche diverse e seppur non sia passato tanto tempo, potremmo cominciare a parlare di tempi diversi.

Le leggi elettorali amministrative sono andate sempre più verso l’emulazione delle monarchie, in alcuni casi assolutistiche, in altre nepotistiche, allontanandosi dal principio di base della rappresentatività. Ho sempre pensato che un Parlamento, un consiglio, dovessero sempre essere rappresentative proporzionalmente della popolazione da governare e non trovo alcuna logica, in funzione della tanto auspicata governabilità, l’azzeramento delle minoranze e gli sbarramenti. Non trovo logico che chi prenda più voti degli altri, seppur di poco e con una bassa percentuale di votanti, prenda tutto, lasciando gli altri da spettatori, mediamente per cinque anni.

Che passione può avere chi rimane escluso, per un sistema a pieno appannaggio dei vincenti? A mio parere la stesso che si può nutrire per la vita privilegiata delle famiglie reali, quella vita guardata attraverso un diaframma trasparente e senza possibilità alcuna di partecipazione.

Perché le masse dovrebbero spendersi per far stare bene i pochi? Soltanto coloro organici che sperano nell’elezione del “monarca” possono trovare interesse nel darsi da fare per eleggerlo e trovare passione per questo gioco? Le minoranze, a maggior ragione quelle che difendono enclave di pensiero, rimarranno a guardare nella massima indifferenza o portando avanti candidati di bandiera che non andranno da nessuna parte.

Gli altri ancora, la gente comune arriverà a chiederti: “È per me cosa c’è?”
Direte: “Ma che idea hai della cosa pubblica?”

Ho grande stima della cosa pubblica e penso anche che la pubblica amministrazione sia una cosa seria poiché dovrebbe amministrare il nostro vivere in collettività, ma lo ammetto, come tanti ho nostalgia della concertazione che portava i delegati eletti, a eleggere a sua volta il loro sindaco, il loro presidente, i loro assessori, quale frutto della mediazione tra la rappresentatività percentuale dei votanti. Da quelle mediazioni ne venivano fuori sempre una partecipazione e una suddivisione delle cariche e degli incarichi che coinvolgeva e responsabilizzava la collettività.

Non ho vergogna a pensare a quando “quel sole spuntava per tutti” se l’alternativa è “un sole per il solo vincente”.
Questa è una mia idea, io non esterno verità assolute, con questo sistema al tempo criticatissimo, ma che accontentava tutti, abbiamo ricostruito l’Italia del dopo guerra, abbiamo governato l’Italia del boom economico e abbiamo portato avanti un’Italia che seppur con le pezze nel culo, sapeva sognare e la gente era disposta a scommettere sul proprio futuro e costruire attorno alle cambiali un miglioramento sociale.

Oggi, nessuno sogna più, oggi c’è tanto scoramento, c’è molta diffidenza, però abbiamo messo in atto un sistema, dove chi vince “pensa a tutto lui” e dopo un poco e pronto a dire “si fa come dico io e basta”, quando costui e partito alla stessa maniera degli altri, senza alcun aristocratico privilegio divino.

C’è niente di male se il sottoscritto non avendo alcun interesse personale da difendere o acquisire, guardo senza appassionarmi questo “periodico concorso” che cambierà la vita di pochi?

Quello che è male è la circostanza che ormai sono in tanti a pensarla come me, vista la disillusione che chiunque giunga lassù, con questi metodi e spesso senza alcuna gavetta, possa trovare il tempo ed essere determinante nell’incidere positivamente sulle sorti della nostra terra.

Un abbraccio Epruno.

Chi Custodisce i Custodi?

Carissimi,

“Chi custodisce i custodi” in questa terra passata da Giovenale e Giovanardi come il solito dimenticandosi di tutto e tutti?
“Chi custodisce i custodi” quando i giovani vanno via per sfuggire al nepotismo feudale ancora in essere?
“Chi custodisce i custodi” quando i padri non mandano più i figli a fare gavetta dagli amici ma raccomandano ai propri clienti: “Se vuoi risolvere questa pratica affidati a mio figlio”?
“Chi custodisce i custodi” se i garanti della trasparenza poi diventano più corrotti dei loro controllati?
“Chi custodisce i custodi” se finanche i giudici, oberati di lavoro e sotto organico, seppelliti dalle memorie difensive trovano più prudente “rinviare a giudizio che entrare nel merito”.
“Chi custodisce i custodi” se in questa terra si scrive parecchio, ma si legge poco? Se la gente si finanzia la produzione dei propri libri (capolavori della letteratura della quale non resterà memoria) costringendo i parenti all’acquisto?
“Chi custodisce i custodi” se non completiamo più una conversazione e la gente si contrappone facendosi monologhi a faccia a faccia? Se ci si potrebbe anche alzare e andare via durante una conversazione sapendo che l’interlocutore continuerebbe a parlare da solo non accorgendosi di nulla?

Postiamo sui social “aforismi” di gente famosa o nostre “perle di saggezza”, stiliamo discorso con un proprio costrutto e non appena qualcuno mette un “mi piace” o una “faccina a risposta”, ci incacchiamo perché comprendiamo che nessuno si è sforzato di leggere quanto da noi scritto.

Traffico Favorita“Chi custodisce i custodi” se creiamo i percorsi UNESCO chiudendo al traffico i centri storici, costruiamo le zone pedonali nelle residue strade, apriamo cantieri nelle altre residue strade, dando l’impressione di non avere una strategia della mobilità e infine a somma di tutto ciò chiudiamo le strade alternative per cortei, presidi, visite di stato?

Ma che tipo di sudditi siamo diventati? Che tipo di sudditi siamo sempre stati?
Che concetto hanno i padroni del vapore di noi? Siamo solo dei bancomat viventi finanziatori di uno spreco che oltre che finanziario diventa mentale e strategico? “Chi custodisce i custodi” e soprattutto che tipi di custodi abbiamo? Se un allenatore perde il controllo e la stima della propria squadra una volta compreso che costui è scarso o ha perso il lume della ragione, a difenderlo restano soltanto gli scarsi e i mediocri che non accettano la competizione (perché non possono competere per un posto in squadra) e affidano l’unica speranza di “giocare” all’opera di “lecchinaggio” e di servilismo verso il “custode della baracca” solo nei suoi “sgabuzzini di potere”.

“Chi custodisce i custodi” se invece di sgominare “tutti i re che popolano la nostra realtà” denunziando che costoro “sono nudi”, i migliori decidono di abbandonare un gioco truccato che non da vincitori (come uno “zero per”) e vanno via, voltandosi dall’altro lato? Questo non è un mondo serio. Questa non è una terra seria. Il “terzo mondo è giunto a flotte” non perché abbiamo abbassato gli scudi, ma perché ormai qui si trova a casa e ritrova tutti i difetti lasciati nel proprio povero ma dignitoso paese.

Un abbraccio Epruno.