Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

L’Anno 1000

Carissimi,
ciclicamente, conoscendo la storia, si finisce per fare sempre gli stessi errori. C’è una metodicità nell’affrontare i problemi che si ripete con la stessa costanza, come un “giorno della marmotta”.

Ah se solo sapessimo utilizzare la memoria! In Europa siamo conosciutissimi per quella che loro chiamano “mancanza di stabilità” ma che io chiamerei “stato precario organizzato”. Votiamo in continuazione e per tutto. Un anno votiamo per le elezioni politiche, quello dopo per le europee, il successivo ancora (dove non sono state abolite) per le elezioni provinciali.

Continuando con la stessa cadenza voteremo ancora per le comunali e poi per le regionali, ma così facendo sono passati cinque anni e bisogna ritornare a votare per le politiche. Abbiamo costruito un sistema dando la sensazione di permanente precarietà con continue periodiche verifiche elettorali che potrebbero rimettere in discussione il tutto togliendoci qualunque possibilità di programmare il sistema nazione e da qualche tempo quel che è peggio, anche di sognare, per chi ama ancora farlo.

Dice: “Si, ma che c’entra, parliamo di amministrazioni e contesti diversi.”
Rispondo io: “Sì, ma i parenti da zita sono sempre gli stessi.”

Ma quanto sarebbe bello fare un unico “election day” e il giorno dopo sedersi e lavorare tranquillamente per cinque anni di seguito, avendo rinnovato contemporaneamente le istituzioni, avendo stabilito le interlocuzioni tra gli enti, programmato le squadre operative e insediato le burocrazie.

Purtroppo non è così e ogni grande decisione, ogni programmazione è sempre subordinata da ciò che potrà accadere nella prossima elezione. Ci siamo inventati i rimpasti, frutto della ridistribuzione delle deleghe alla luce dei nuovi equilibri di forza di volta in volta.

Immaginate un leader europeo che continuamente vede cambiare interlocutori, abituati come sono a trattare o con leader forti di mandati multipli o con leader forti di stabili consensi in patria (certo non dico che sia tutto oro ciò che luccica).

Non siamo neanche in grado di far prevalere la nostra atavica furbizia di fronte alle grandi battaglie che vedono implicato l’interesse nazionale, perché riusciamo a rappresentare le nostre divisioni anche in quei contesti, mentre i nostri competitor fanno blocco. Detto ciò cosa potrà cambiare domenica sera alla chiusura delle urne?

Anche se qualcuno dei contendenti riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta siamo certi che potrebbe cambiare il sistema? E soprattutto il sistema di chi? Cosa ci resterà in mente di tutto quanto promesso in campagna elettorale? Ma soprattutto quale sarà stata la proposta più interessante e pertanto vincente?

Avremo il coraggio, lunedì, di aprire il frigorifero senza la paura di trovare anche lì uno dei leader politici pronti a farci un comizio politico personalizzato?

Ammettiamolo, questa volta ci hanno preso per stanchezza. Non abbiamo visto faccioni nè volantini elettorali in giro, ma la continua presenza a ciclo ripetitivo dei leader, a testimonianza di come palesemente questa legge dica vota il partito perché ci abbiamo già pensato noi a scegliere per te i deputati e i senatori.

Abbiamo visto candidature trapiantate in collegi improponibili sol perché questi ultimi erano blindati e pensate che tutto ciò abbia fatto tornare la passione all’elettore?

Che peccato, dopo aver concepito una tale legge elettorale sarebbe bastato fare un piccolo sforzo e avrebbero potuto scegliersi oltre i deputati anche gli elettori ma, purtroppo per loro, il voto rimarrà un diritto per tutti, voteranno belli e brutti, buoni e cattivi, voteranno anche gli idioti, voteranno anche i balordi, si voterà nei salotti buoni e si voterà anche nei quartieri malfamati e i voti avranno lo stesso peso.

L’unica vera rivoluzione potrebbe essere il ritorno al voto degli elettori, l’azzeramento degli astensionisti, perché come votano coloro (sempre gli stessi, gli pseudo militanti) che fino ad oggi lo hanno fatto, lo sappiamo e con loro la partita non si sposterebbe dalla parità.

Interessante sarebbe sapere come darebbero la loro preferenza chi fino ad oggi è rimasto a casa. Pertanto, rammentando cosa accadde alla viglia “dell’anno mille”, ci sentiamo di credere in chi paventa la “fine del mondo” o in chi sotto la minaccia di una tale paura sta rappresentando di sé la migliore immagine nella speranza di restare in paradiso?

L’unica certezza per me è quella che “all’alba del giorno dopo” non troveremo “rivoluzioni” perché la gente sta mediamente ancora troppo bene, non troveremo benché evocati redivivi “ducetti” o “Iosif baffoni” (al limite soltanto qualche “baffino”), perché come giustamente diceva qualcuno, costoro per il contesto e per l’epoca, erano dei giganti.

Oggi, guardandomi intorno non vedo giganti, ma nani le cui ombre si proiettano lontano soltanto per effetto di questa luce del tramonto, ma certi che qualunque cambiamento in condizioni democratiche non potrà arrivare all’istante.

Non lo vedremo certo lunedì, pertanto, dormiamo tranquilli.

Un abbraccio, Epruno.

Hai Studiato, peggio per Te

Carissimi,
Chi può si dedica alla lettura di un buon libro, altri ascoltano la musica mentre sfogliano le riviste, qualcuno grazie ad internet accede a quegli abbonamenti che ti permettono di vedere film e telefilm senza interruzioni pubblicitarie, altri incauti la sera accendono la televisione e vanno ormai indistintamente sui canali pubblici o privati dove finanche in programmi come “la vita delle balene oggi in Antartide” o “Lo Zecchino d’Argento” o “Cristianesimo e religiosità oggi” ti aspetta in agguato “lui” il leader politico, con o senza foglietti nelle mani, intervistato dalla “iena ridens” intellettuale, istituzionale, di turno. Sentiamo in ogni luogo proclami, alcuni senza filtri intellettivi che ci presentano lo spettro di un paese che sembra regredire culturalmente.
Rassegnatevi, non si scappa e sarà così fino al 4 di Marzo. Voi direte fino al 2, il Venerdì? No fino al 4 alla chiusura dei seggi diversamente che cosa li hanno inventati a fare i telefonini cellulari, gli iphone e i social? Leggi il resto dell’ articolo »

“Cu è Fissa si sta a Casa”

Carissimi,
C’è chi dalla vita ama prendere il meglio, ma con i giusti modi e la dovuta educazione.
C’è chi afferra il meglio scavalcando turni, vendendo la propria madre con la stessa sfacciataggine di chi monda il panettone delle sue mandorle tostate poste sulla sua superficie esterna, non appena questo è posto a tavola.
Costoro fidano sempre non sulla propria educazione, ma su quella altrui, poiché è chiaro che a tutti noi in puro “spirito gandhiano” verrebbe di lasciarlo a terra a seguito di un colpo di clava di pregiato marmo, ma purtroppo non è così, i fessi esistono, “siamo in tanti” e il furbastro di turno la fa sempre franca finché non ci sarà qualcuno che non abbia nulla da perdere pronto a mettere fine alla carriera dello “sgarraffato di turno”.
Non cercate nella Treccani e non chiedete all’Accademia della Crusca il significato di “sgarraffato” poiché è un termine atavico in uso “appo” le popolazioni delle montagne madonite dove “Gandi” è il diminutivo di “Gandolfo”.
Questa è la vita, una continua lotta tra il furbo e il fesso. Per ogni persona giusta che la mattina esce di casa, parallelamente da qualche altra parte della città c’è un farabutto che esce di casa per “fottere il giusto fesso”. Leggi il resto dell’ articolo »

“Sono solo parole”

Carissimi
Ma vi rendete conto che andremo a votare senza aver alcuna cognizione su programmi elettorali ma solamente dopo aver ascoltato le solite risse in tv tra contendenti di attuale opposto schieramento, poiché come ci ha insegnato la politica dopo le elezioni, potrebbero, perché nessuno l’ha ancora proibito, avvenire i cambi di casacca.
Come al solito snobberemo l’importanza del momento elettorale votando di stomaco o per ataviche convinzioni politiche senza accorgerci che i soggetti politici “padri fondatori della Repubblica”, a volte monumentali, non ci sono più, benché qualcuno si autodefinisca statista, oggi di statisti non ne vedo neanche l’ombra. Una volta esistevano i grandi leader dell’opposizione, oggi sono le opposizioni a non esistere sacrificate spesso dietro il “grande fascino dell’inciucio“, tanto come diceva qualcuno “in un fuori onda”, “fatti li fatti tua” tanto cinque anni dovranno pur passare.
Il dibattito politico come al solito è impostato sulla rissa, su promesse a chi la spara più grossa e a discutere su frasi dette a volte fuori luogo. Non comprendiamo che facendo così costoro ci chiedono un lasciapassare per continuare ad esercitare questo lavoro per il quale oggi non occorrono qualità particolari. Leggi il resto dell’ articolo »

Pretendo un Paese più Serio

Carissimi,
Oggi c’è bisogno di una seria programmazione e tanto denaro per manutenere il nostro immenso patrimonio immobiliare, infrastrutturale, scolastico, storico e artistico monumentale.
Non siamo un paese serio, continuo a dirlo, poiché davanti a questa emergenza c’è chi muore sul lavoro, c’è chi muore andando al lavoro e noi ogni volta ci risvegliamo e diciamo con meraviglia: “oooohhh!”
Oggi c’è bisogno di fare in fretta. Oggi c’è bisogno di avere tante risorse umane qualificate e tecnici competenti per dare risposte e gestire tali problematiche e la maggior parte delle pubbliche amministrazioni non si fanno trovare pronte, non risultano all’altezza e si lasciano sorprendere dalle “tragedie” che sovente accadono o semplicemente dagli inconvenienti gestionali giornalieri per l’utenza, pur sulla carta dichiarando organigrammi e strutture dedicate.
Per circa 130 anni, abbiamo avuto in Italia in vigore un “Regio Decreto” fatto subito dopo l’unità della nostra nazione, eppure per i primi cento anni e con quelle regole abbiamo fatto grandi opere civili e beni artistici monumentali ancora oggi in piedi e che tutti ci invidiano. Leggi il resto dell’ articolo »

La Memoria e la Coscienza

Carissimi,
Chi sa perché ci siamo ridotti a celebrare giornate della memoria, forse perché la cosa più importante che possedevamo prima che giungessero i computer, l’abbiamo persa?
Sentiamo spesso “per non dimenticare”, organizziamo le giornate della memoria e poi scoprire sempre più spesso che chi organizza è chi non ha dimenticato, perché non può dimenticare. Due soli soggetti non dimenticheranno mai, la vittima e il carnefice, ma mettete sul tavolo due soldi e vedete come tutti gli altri dimenticano con semplicità.

Comprendo i vizi, ma non capisco l’avidità di denaro, anche se è con il denaro si comprano i vizi.
La medicina di tutto sembra essere il denaro, qualcosa che non cresce in natura ma è nel nome del denaro che si è fatto e si continuerà a fare tutto. Eppure con il denaro si compra una vita, perché la vita è come una laurea, ha finito per perdere il suo valore in un mondo che è sempre più ingiusto.

Tutti vi commuovete un giorno l’anno sentendo i racconti dei reduci, fin quando ne resterà qualcuno e la vostra giornata sarà sconvolta dal pensiero di quei campi di concentramento, da quelle immagini sempre più vecchie o quelle dello scenario un attimo dopo le stragi, ma pochi troveranno la sensibilità di andare oltre l’orrore e non si chiederanno il perché di come un altro uomo può diventare un animale e un carnefice, barricandosi dietro la cultura dell’odio, ideali prefabbricati, ordini o codici comportamentali ai quali dovrà portare rispetto. Ipocritamente daremo colpa alle guerre, di per se già orribili, nascondendo che a muovere tutto ciò, anche in questo caso è sempre stato il denaro.

Ma quali razze? Ma quali religioni? Ma ci nascondiamo dietro una religione per uccidere, ma se esiste chi è quel Dio che può ordinare un omicidio?
Scomparivano i vicini di casa, intere famiglie, compagni di lavoro, compagni di scuola, compagni di giochi e nessuno si chiedeva nulla? Nessuno vedeva nulla? Scoprimmo che era il proprio vicino di casa a denunziarti al potere dominante, all’idiota consapevole soldato o alla polizia “speciale”, per rubarti i tuoi averi, un istante dopo il tuo arresto, e la tua vita come tutto ciò che possedevi era porta aperta.

Avranno portato fortuna o benessere a qualcuno quei soldi o quegli oggetti di valore sporchi di sangue?
Quante volte toccate quelle suppellettili avranno sentito lo sporco delle loro azioni?
Costoro sapevano che Dio non esisteva, non poteva esistere un Dio che si voltava dall’altro lato davanti ad un tale orrore, non poteva esistere un Dio di amore che aveva creato quel carnefice e quelle vittime.

Non poteva esistere un Dio che aveva concepito tali suoi ministri collusi con quegli esaltati deliranti o idioti consapevoli che vestivano senza onore quelle divise da soldato o poliziotto per applicare leggi raziali.
Noi non abbiamo vissuto tali orrori, non abbiamo vissuto direttamente questo dolore, abbiamo visto altri orrori e vissuto altri dolori a causa di altre guerre in tempo di pace, per mano di altra gente sporca prezzolata.

Abbiamo visto, in un altro tempo, trattare i resti di un individuo come si fa con stracci sporchi, abbiamo visto il progetto di una vita con tutti i sacrifici e l’amore per curarla e farla crescere devastata in un attimo, a volte non ne abbiamo potuto raccogliere neanche i resti eppure siamo ancora gli animali che fummo, una volta che entra in gioco la roba e il denaro e poi per un giorno vorremmo ricordare?

Visitate uno di quei recinti dell’orrore dove il lavoro doveva rendere liberi, l’impressione che ne trarrete sarà quella di uno spazio piccolo se messo a confronto con quanto immaginato seguendo i racconti, o leggendo i libri. Piccolo era il cancello d’ingresso, piccole erano le baracche per contenere tutta quella gente e non riuscirete mai a capire fin quando non vi troverete davanti alla raccolta di una montagna di effetti personali, di quanta gente fosse passata da li e poi fatta scomparire.

In un piccolo forno sarebbero scomparse le prove dell’esistenza di una intera famiglia e non l’appartamento andato chi sa in quali mani o i gioielli d’oro che avrebbero arricchito un vicino di casa, quello che avrà trovato conveniente non voltarsi dall’altro lato, non ribellarsi a ciò, ma denunziare, lui si “per non dimenticare” fino alle soglie del suo inferno, mi auguro.
Un abbraccio Epruno.

Per Amore del Lardo

Carissimi,
che settimana ci siamo lasciati alle spalle? Sopravvissuti alle fastidiose influenze stagionali, ci teniamo informati attraverso i giornali on line o i notiziari Tv su ciò che ci accade attorno, nell’attesa che giunga questo periodo dell’Acquario con “Saturno contro” (ma poi chi ci ha fatto mai qualcosa a questo Saturno?)
Per fortuna a distrarci da brutte notizie e gravi problemi reali, pur lasciandoci qualche dubbio, ci pensa il dibattito politico oggi sempre più nel vivo avvicinandosi la scadenza elettorale.
Così accade che ancora oggi padri di famiglia usciti di casa per andarsi a guadagnare il pane possano trovare la morte sul lavoro, perché le precauzioni e i controlli non sono mai troppe, di contro cambiando canale troviamo chi dibatte sulla possibilità o meno di abolire il canone Rai.
Così accade che qualcuno si sveglia una mattina e scopre che esiste un problema in una città mediamente opulenta del “mondo occidentale”, piena di grosse automobili e che vive di contraddizioni essendo un giorno capitale del “sogno”, il giorno dopo filiera di saracinesche chiuse. Leggi il resto dell’ articolo »

Il Mercatino delle Idee Usate

Carissimi,
“Spelacchio”, fosse lui il problema? Eppure troviamo il tempo per riempirne indignati le pagine dei giornali quale esempio di scempio e di cattiva amministrazione proprio mentre in TV è iniziata la giostra mediatica o meglio il mercatino dell’usato in vista delle prossime competizioni elettorali.
Mi viene in mente Albertone vestito da frate che nella Roma papalina tenta di fermare la folla che assalta Castel Sant’Angelo per sollecitare, avida di spettacolo, la condanna a morte di Monti e Tognetti.
Il povero frate continuava a gridare: “popolo chi sei? Tu non sei niente!”
Mai tale verità fu più attuale.
Se ci pensate ci siamo lamentati per cinque anni di non aver avuto la possibilità di votare per mandare a casa i nostri governanti, abbiamo chiesto una legge elettorale che ci ridesse la possibilità di scelta dei nostri rappresentanti e siamo stati accontentati con la possibilità di scelta pari a quella dei prodotti sugli scaffali dei Magazzini GUM prima del crollo dell’Unione Sovietica. Leggi il resto dell’ articolo »

E un giorno prese la moto

Carissimi,
Qualche anno fa scrissi un “pezzo” che si intitolava “e un giorno prese l’autobus”. Eravamo in un’epoca di “palude” e non di “visione” e quindi ciò dimostra la mia equidistanza di giudizio da chi gestisce la cosa pubblica. Il brano faceva riferimento a una frase pronunciata da un mio caro amico che ricopriva un importante ruolo politico al sindaco pro-tempore (della sua stessa coalizione) per chiedergli: Ma che città vivi? Ma che città vedi?
Era un momento storico particolare che io definivo parafrasando ben altri momenti storici più importanti come quello della “fantasia al potere”, forse perché a governare c’erano un bel po’ di persone cresciute con me sui marciapiedi, nelle scuole pubbliche e non in provetta come oggi spesso accade.
Era soltanto qualche anno fa, ma era un periodo, dove un amministratore non poteva uscire da casa fustigato com’era dalla stampa locale, attenta a riportare l’opinione dell’opposizione se non in alcuni casi a rappresentare se stessa come opposizione.
A quell’epoca gli ideali erano morti da poco sacrificati all’altare di “tangentopoli” che fornì prova di quanto nei discorsi di caffè si andava raccontando da qualche tempo. Quasi contemporaneamente finiva l’epoca dei “non personaggi” e iniziava un’epoca dei “comunicatori”. Gli ingegneri capi, i ragionieri capi, venivano soppiantati da sindaci e assessori “omni-competenti” che davanti le telecamere di TV locali (sempre di vicende di un “mondo piccolo” parliamo) continuavano a ripeterci “abbiamo detto, abbiamo fatto …” come se la cittadinanza fosse distratta dall’oggetto del contendere, come se fosse necessario avere l’imprimatur della stampa per certificare l’avvenuto o rappresentare qualcosa che nello specifico non lo era.
A lungo andare quello che prima era un anonimo assessore eletto ma noto soltanto agli addetti ai lavori, oggi è diventato un assessore nominato e una star mediatica e per di più “antipatico”, poiché suo malgrado ha finito per fare da catalizzatore di tutte le insoddisfazioni collettive. Inoltre tale antipatia si è alimentata dalla circostanza che non esiste momento pubblico nel quale non te li ritrovi presenti, in compagnia delle stesse facce, la stessa corte, lo stesso cerchio magico, lo stesso circo itinerante.
E’ un modo molto diverso di fare politica. E’ un modo radicalmente opposto a quello della prima repubblica di amministrare, se all’epoca volevi parlare con il sindaco dovevi andare a trovarlo nel palazzo di città o nella sua segreteria politica, oggi lo devi inseguire in una delle tante apparizioni di cui è fitta la sua agenda giornaliera, forse perché appare più importante essere visibili che rimanere dietro ad una scrivania a lavorare?
E dire che qualunque progetto, qualunque realizzazione nasce dall’unione di un lavoro sul campo e da un report a tavolino. A mio parere, stando sempre in giro come facciamo a non accorgerci dell’evidenza dei fatti? Di contro mi verrebbe da pensare: “ma se noi siamo sempre in giro, chi è che siede al tavolino e prende oggi le decisioni finali?” Ma questa è un’altra storia.
Io voglio bene alla mia città e gliene voglio a prescindere da chi la governa e per ciò qualunque iniziativa che abbia per oggetto la mia città, non mi vedrà mai schierato nel pregiudizio per partito preso e proprio per questo inviterei tutti ad abbassare i toni della dialettica e a ritornare ad accettare le critiche o i punti di vista diversi.
Vi sembrerà strano ma molto spesso le osservazioni che riporto nei miei editoriali nascono durante i quotidiani transiti per raggiungere l’ufficio in motocicletta, poiché è vivendo questa città nelle sue parti transitabili (e non soltanto nelle isole pedonali) che se ne può comprendere lo stato di salute senza necessariamente esser costretti a ragionar per parafrasi o peggio a raccontar favole.
“E un giorno prese la moto”, si oggi anche l’autobus sarebbe più complicato, l’importante è lasciare per un giorno a casa la scorta e vivere la città come un normale anonimo cittadino, per comprenderla meglio.
Ecco questa potrebbe essere una “nuova visione”.
Un Abbraccio Epruno

Il Regalo di Natale

Carissimi,
Tre giorni e sarà Natale. Lo ammetto, come molti di voi attendo questa sacra ricorrenza, ma fino all’ultimo momento tento di non farmi irretire da questa atmosfera artefatta per non farmi distrarre nel lavoro.
Come tanti, non ho ancora pensato ai regali e non ho ancora pensato a cosa farò in questi giorni che portano da Natale a Capodanno.
Come al solito la mia città sarà addobbata a festa, luminosa e piena di turisti e soprattutto sicura, specialmente al centro nella sua grande isola pedonale, movimentata come sempre viste le tante iniziative che in essa si svolgono e che l’animeranno.
Uno dei vantaggi che mi spingerà a vivere questo momento in strada saranno le varie opzioni messe a disposizione per la mobilità e la possibilità di trovare parcheggi e servizi lungo tutto l’anello perimetrale dell’isola a traffico limitato.
I taxi ridurranno le loro tariffe per consentirne il massiccio uso, i vigili per strada per una volta non prenderanno soltanto multe per il divieto di parcheggio o eccesso di velocità con gli autovelox, ma addirittura dissuaderanno la sosta selvaggia in doppia e tripla fila.
Riscopriremo le strade per la loro naturale larghezza e non ci saranno intasamenti perché i cantieri stradali verranno sospesi in questo periodo o lavoreranno soltanto la notte.
Le scuole saranno chiuse per le vacanze natalizie e le mammine non dovranno posteggiarsi in doppia fila con i loro SUV o TIR nell’attesa dei “bimbini”.
Vivremo bene, vivremo con qualità in collettività e lo stesso Babbo Natale potrà tornare ad esercitare normalmente il suo ruolo e soprattutto la città sarà pulita perché verrà potenziata la raccolta differenziata e la frequenza della stessa in tutta la città.
Anche gli “zingari d’ordinanza” e i “questuanti di professione” sospenderanno i loro presidi davanti ai negozi, non ci saranno più parcheggiatori abusivi e neanche i subappaltatori extra comunitari dei parcheggiatori abusivi, le strade saranno presidiate dai poliziotti o carabinieri di quartiere e persino la criminalità organizzata si prenderà una pausa festiva sospendendo la raccolta del “pizzo” e le rapine.
Sarà Natale per tutti, per i ricchi, gli onesti i poveri e i delinquenti.
Sarà Natale per i disperati senza tetto che verranno accolti nel caldo delle chiese, rifocillati e tolti dalle gelide strade almeno la notte.
Sarà Natale per le prostitute extracomunitarie della Favorita o dei Viali del Foro Italico che insieme ai loro “manager” parteciperanno alla messa di mezzanotte per la vigilia, sospendendo la loro “funzione sociale” poiché in quella notte fredda, tutti avranno una casa, una tana, un dormitorio dove ritrovare la gente a loro cara e festeggiare rievocando la nascita di un bimbo extracomunitario, figlio di profughi perseguitati politici e di una madre sposa bambina emblema di una famiglia ancora reale e moderna.
Faremo festa tutti e non dibatteremo in quell’istante se a questo bimbo nato in un posto così povero e non adatto, quale una mangiatoia, dovrà spettare o meno la cittadinanza italiana e se dovremo tassare il bue e l’asinello per esercizio improprio di attività di riscaldamento non dichiarata alla Camera di Commercio.
Guarderemo soltanto sorridere questo “povero disgraziato” che ogni anno è “costretto” a rinascere da circa duemila anni, la notte di Natale per tentare di ricordarci i veri valori della vita legati prevalentemente all’amore verso il prossimo, pur sapendo che inevitabilmente dopo 33 anni farà sempre la stessa fine, per motivi politici e per la cattiveria insita negli uomini, in chi non lo avrà capito, in chi lo avrà temuto per la sua spiazzante semplicità o in chi lo avrà tradito.
Purtroppo la mattina dopo mi sveglierò come sempre da questo “bel sogno”, ma sarà stato ancora una volta bello l’averlo potuto sognare.
Buon Natale a Tutti Voi
Un Abbraccio Epruno