Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

E se fossero i salumieri?

Carissimi

Una cosa è certa, ormai nessuno fa più il suo mestiere, ognuno si arroga la “libertà” di sforare nelle competenze altrui, di contro molti vengono obbligati e destinati a compiti non sempre necessariamente riconducibili alle qualifiche acquisite. Sarà mica colpa dell’informatica e di internet? Sarà mica colpa dell’atavica carenza di classe dirigente competente?

Ad esempio esistono professioni nate per una chiara esigenze e finite per esercitare tutt’altri compiti. Mi viene spesso di pensare: “chi inventò le scartoffie? Chi invento i documenti e gli adempimenti?”.
E così distratti dal moltiplicarsi degli adempimenti digitali e per questo proliferati, si perdono di vista i regolari compiti sia essi intellettuali che pratici della propria professione.

È vero il lavoro cambia (quello che rimane) diventa più frenetico, si assommano le competenze e si scordano quelle basilari. Immaginate di percorrere nelle ore di punta le arterie della nostra città, più esse si allontanano dalla via Libertà o dal Teatro Massimo (ormai emblema di Palermo) ed ecco il presentarsi del fenomeno delle doppie file, se non triple file che sommate a tutto quanto oggi di straordinario è presente in città contribuiscono alla paralisi della circolazione.

Premesso che ancor prima della fase sanzionatoria le figure preposte a tale compito hanno sempre la funzione educativa nel dissuadere tali incivili comportamenti, chi dovrebbe sanzionare il fenomeno?
Voi giustamente mi direste: “è ovvio, il vigile urbano.”

Eppure, questo fenomeno di cattivo costume non è mai stato sconfitto. C’è chi dice che ci sono pochi vigili per strada agli incroci poiché questi sono nei bar, come da barzelletta populistica e offensiva della professionalità di tali lavoratori, (asserzione falsa, comprovata dalla circostanza che i bar come molti piccoli esercizi, distrutti dai mega centri commerciali, ormai si contano sulle dita delle mani).

C’è chi dice che i vigili urbani siano pochi ed effettivamente per il moltiplicarsi di competenze e di servizi che oggi rendono quasi di nicchia la competenza della presenza nelle strade per dirigere il traffico, mi sento di dare ragione a costoro ma mi sento di dare torto a quello “scienziato” che fa le piante organiche delle pubbliche amministrazioni e distribuisce i compiti “ad minchiam di eoliana memoria”.

Qualcuno dice, è più comodo prendere multe nelle zone con le strisce blu e fare produzione che sottoporsi al rischio delle multe in zone popolari ma anche su questo avrei le mie remore.
C’è chi dice che esiste lo “street view” che sanziona e dovrebbe scoraggiare insieme alle telecamere, il malcostume, ma purtroppo credetemi sappiamo che queste sanzioni per chi è abituato alla “cappiddrazzu” lasciano il tempo che trovano.

Purtroppo mi sento di rimpiangere più che il vigile notificatore, Lui, il “puntuniere”, l’autorevole “punto nero” nel suo cappottone e con il casco bianco che sulla sua pedana al centro dell’incrocio dirigeva il traffico e per l’epifania raccoglieva la gratitudine della cittadinanza attorno la sua postazione. Mi sento di rimpiangere l’autorevolezza del vigile motociclista che una volta sceso dalla sua imponente Guzzi e messo il cavalletto, toglieva i guanti (alla Alberto Sordi) non facendo presagire nulla di buono.

Il palermitano più di tutti ha bisogno di sentirla la presenza delle autorità e non si accontenta di foto ricordo recapitategli insieme alle sanzioni. Ci vorrebbe un esercito di vigili urbani per strada ma questi (è vero) sono in buona parte impegnati in altrettanto importanti servizi che richiedono l’uso della polizia municipale, basterebbe far transitare questi compiti ad altri settori dell’amministrazione, liberando risorse umane propriamente assunte e formate per l’obiettivo.

Ma qualcuno questo ingrato compito lo dovrà fare, bisogna combattere le doppie file e allora visto che è umanamente impensabile che lo “scienziato” di turno che ha disegnato le piante organiche e i ruoli nella P.A. riveda i compiti (ci vorrebbe un’era geologica per giungere ad un nuovo equilibrio instabile) non resta che con le premesse di sopra, affidare ad altre professionalità oggi magari superate dalla globalizzazione e spesso disoccupate, il compito di surrogare le insufficienti pattuglie per strada.

Pertanto non giungerei a coinvolgere i posteggiatori abusivi per evidente conflitto di interesse, ma perché non affidare il compito ai salumieri, oggi distrutti dalla grande distribuzione e che con anni di presenza con le loro botteghe su strada, conoscono il territorio?

Abbiamo come sempre ironizzato per parlare di uno dei tanti problemi che necessitano di una soluzione, pertanto alla polizia municipale che gode di tutta la mia stima e solidarietà nel momento in cui si trova a fronteggiare tutte le lamentele in strada degli automobilisti e per scelte non certamente a loro attribuibili, va come a questa città, il mio migliore augurio.

Un abbraccio, Epruno.

“Uomini, Topi e Cambiamento”

Carissimi,

“Monsignori, sveglia, è finita!” Così nel suo discorso al tribunale ecclesiastico che stava per giudicare Monti e Tognini, urlava il Cardinale Colombo da Priverno (un eccezionale Nino Manfredi) nello splendido ritratto di una Roma papalina alla vigilia della breccia di Porta Pia, fatto da Magni, nel mitico “In nome del Papa re”.

Colombo aggiungeva per scongiurare una condanna già scritta con pregiudizio in un processo farsa (così rappresentato nel film), rivolto ad un assonnato, disinteressato e moralmente corrotto gruppo di cardinali, “per una volta famo i preti”, “qui non è finita perché sta arrivando Garibaldi, ma qui sta arrivando Garibaldi, proprio perché è finita!”

Questa frase pesante come un macigno la riporto spesso perché è emblematica di tutti i sistemi giunti al tramonto dove ognuno tenta di trovare scusanti al proprio cattivo risultato, accampando le peggiori scuse, addossando responsabilità finanche ai sottoposti, per la paura di guardarsi al quel “mitico specchio” ricorrente nei miei editoriali.

I sistemi finiscono perché si distruggono quasi sempre per l’ingordigia, l’incapacità, l’incompetenza e l’arroganza ma dall’interno e per chi pressa dall’esterno basta solo aspettare il momento opportuno per l’attacco decisivo che si trasforma a quel punto in una “passeggiata di salute”. I sistemi in passato cambiavano con le guerre e le rivoluzioni, oggi alle nostre latitudini per fortuna si spara di meno e non ci sono guerre e le uniche rivoluzioni (vedi mani pulite e casi analoghi) avvengo solo attraverso le vicende giudiziarie, ma anche quando si sparava e avvenivano vere guerre fratricide e non dialettiche come quelle nei salotti dei talk-show, erano sempre un manipolo di persone che si impossessavo di un sistema ormai spento e distratto, basta ricordare lo sbarco dei mille o anche la marcia su Roma.

Non è per fare la Cassandra, non servirebbe a niente, ma chi come me vive nel mondo reale senza condizionamenti intellettuali o padroni, si accorge facilmente che questa consolidata atmosfera del “tira a campare” non è più la stessa, c’è un “fragoroso silenzio”, c’è in gioco una partita a scacchi più grande dei protagonisti che ci vengono sbattuti davanti ai microfoni e alle telecamere.

Uno dei parametri infallibili per misurare la probabilità del cambiamento è il “monitoraggio dei topini”, i primi storicamente a lasciare la nave che affonda e credetemi in questo caso stanno impazzendo poiché con il tripolarismo passare da una parte o dall’altra non da garanzia di aver fatto la scelta vincente, poiché c’è ancora una terza via. Ecco che in questo momento costoro freneticamente cambiano look con la stessa rapidità dei mercati finanziari a seguito delle notizie, non è raro vedere Beniti farsi crescere i capelli lungi sulla loro orgogliosa “pelata” e farsi chiamare Benny o Iosif Vissarionovič tagliare i loro baffoni e farsi chiamare Giuseppe, ma non basta potrebbe essere la terza l’alternativa che alla fine vince e siamo certi che questi non vadano in bicicletta e non si muovano con i carri, motivo per cui non ci sarebbe spazio nei carri dei vincitori? Mi rendo conto che al mercatino delle idee usate, una ideologia di seconda mano la si compra per poco denaro, ma la dignità?

Io non so cosa sarà il domani, io non sono pessimista ma un razionale osservatore dei costumi e dei comportamenti del mio prossimo, ma grazie a ciò posso solo dire che quei “topini” di cui sopra a furia di cibarsi nelle stive dei vincitori, mimetizzandosi con l’arredo o spesso guadagnandosi un ruolo, sono divenuti nel tempo degli orribili “ratti” che hanno infettato il nostro modo di vivere, che hanno portato epidemie di comportamenti che ci hanno portato fin qui.

Pertanto “non è finita perché sta arrivando il cambiamento, ma il naturale cambiamento è arrivato proprio perché è finita” e mi auguro che chiunque arrivi faccia questa volta una preventiva e seria “derattizzazione” allontanandoli per una volta e per tutte dal “formaggio con i buchi”, avendo cura pero di conoscerne “l’intelligenza”, il loro muoversi a branco, il lasciare indietro e sacrificare il topo più anziano e comprendo che molti di loro sono diventati per noi familiari, quasi come animali domestici, ma purtroppo anche se ci ricordano quello che furono, non sono più loro e il loro tempo è passato.

Giunge sempre il momento di una esigenza di nuova moralizzazione, perché attraverso una riscoperta della dignità si possa ritornare agli antichi splendori, cosi come ciclicità della natura ci ha insegnato.

Comprendo che a molti di voi, parlando di topi hanno provato un certo schifo, non vi preoccupate se all’alba di questo cambiamento potrò ancora scrivere, tornerò a parlarvi delle tranquille doppie file nel traffico e di circenses.

Un abbraccio Epruno.

Ci salveranno nuovamente i “Responsabili”?

Carissimi
In questa fase di “stallo” politica, ci salveranno nuovamente “i responsabili”?
Siamo in attesa e nella speranza di un gesto “responsabile” e mi chiedevo in questi giorni: “chi è il responsabile?” Una frase che per decenni ha atterrito generazioni poiché nell’immaginario collettivo il “responsabile” era una sorta di agente segreto del quale se ne sconosceva l’esistenza, era una sorta di mito, un uomo ombra che viveva una doppia vita, la sera a casa integerrimo pantofolaio padre di famiglia e di giorno “responsabile” di qualcosa in una qualsiasi organizzazione.

Ci accorgevamo di lui soltanto quando a seguito di un grosso problema ci si chiedeva: “chi è il responsabile?” Ci accorgevamo di lui figurativamente, quando a seguito di una esplosione, un botto, un barattolo di vetro che si rompeva in mille pezzi in tutte le direzioni, chiunque scappava e si generava quel sordo silenzio fatto di gente che guardava da dietro le scalette delle persiane chiuse, in attesa che giungesse il delegato e chiedesse: “chi è il responsabile?”.

Per anni abbiamo creduto che il “responsabile” fosse una sorta di capro espiatorio dimenticando anche che l’esser responsabili è anche segno di persona con la testa a posto e consono dei suoi doveri e dei suoi compiti. Ci tentarono due uomini politici con finalità diverse, Bassanini e Merloni quando per legge crearono le figure importanti per la pubblica amministrazione di RP e RUP, il primo con l’intento di stanare il mezze maniche pubblico che curava il procedimento di una pratica, l’altro nel tentativo di creare un tecnico manager della pubblica amministrazione che rimanesse unico responsabile delle decisioni e dell’andamento dell’iter procedurale dall’ideazione dell’opera al suo completamento chiavi in mano.

Il primo fu osannato, il secondo fu vituperato dal sistema fino quasi ad esser proposto per l’internamento. Pensate cosa potesse significare il nominare un soggetto “responsabile unico”, manager, con pieni poteri e soprattutto la libertà di scegliere i professionisti fiduciari da incaricare. Quanta imprudenza con il senno di poi, bastava chiedersi ad esempio: “Chi comanda nella burocrazia?”. “La massima carica eletta dai cittadini?” No, illusione, le elezioni sono solo un esercizio didattico e lo dimostrano le vicende odierne. Purtroppo chi comanda è soltanto chi gestisce l’informazione, ma non quelli che veicolano le notizie, quelli dei così detti conflitti d’interesse, chi comanda oggi e da sempre è colui che negli armadi tiene conservate “le informazioni” e non le veicola, ma minaccia sempre di farlo.

Chi comanda è colui che conserva i dossier su tutti noi, senza la necessità di possedere né una Tv o un giornale, a volte senza neanche avere necessità di comparire. Pensavate che la burocrazia desse nelle mani di un solo soggetto tutta questa libertà d’azione?
Dicono che in Sicilia nel 1994 appena si paventò l’dea di dover recepire la legge Merloni, nella sua segreteria politica, l’assessore Burbazza bestemmiasse come un turco e continuasse a dire: “ohhhh ma chi vulimu metteri i puddricini o suli?”.

E sì, i grandi statisti in poco tempo fecero in modo che nel recepimento il Responsabile Unico, diventasse responsabile di qualsiasi cosa, ma dovesse poi passare dal vaglio e da una superiore firma non avendo (il più delle volte) responsabilità sulla spesa e prima che tutti si abituassero all’idea, gli tolsero subito la facoltà di nominare consulenti, ma gli lasciarono quanto meno la facoltà di richiederli.
La saggia politica avrebbe continuato a fare le scelte meritorie e così anche se alla richiesta di un consulente come Renzo Piano fosse giunto l’ultimo dei più incompetenti ma “del cerchio magico”, il RUP ne sarebbe comunque rimasto responsabile lo stesso e per tutta la vita, per sempre, come un diamante De Beers.

Chi è il responsabile? Bella domanda, abbiamo un concetto strano della responsabilità, ma se chi è responsabile non ha potere poiché ogni sua decisione deve essere vagliata da chi può e di contro le sue responsabilità sono subito additate da chi vorrebbe ma non può mentre si dimena in un acrobatico gioco a tirarsi di sotto, siamo lontani. Che mondo di irresponsabili siamo diventati se comando e non sono responsabile e di contro se sono responsabile e non conto un cazzo! Come al solito c’è qualcosa che non funziona in un mondo dove la responsabilità si riconduce soltanto alla identificazione di colui nelle cui mani si spegne il cerino.

Per fortuna ecco che ritorna la vecchia e cara politica a ridare dignità alla responsabilità arrivando a chiamare “responsabili” coloro che con grande “fanghitudine” da perdenti si vendono ai vincitori senza numeri per garantirgli la maggioranza in cambio di una poltrona.
Come non si può non guardare a tutto ciò con grande ironia?

Un abbraccio Epruno.
(continua, forse …..)

Un Giorno di Ordinaria Follia

Carissimi
Questa settimana davanti ad uno degli ennesimi blocchi della circolazione, a bordo della mia moto, ho pensato: “non è una piaga naturale, ci deve essere chi progetta tutto ciò?”
Mi sono messo con la santa pazienza a cercare percorsi alternativi per poter giungere in ufficio, ho fatto un lungo giro di almeno un paio di km e sono giunto davanti ad un ulteriore transenna con un divieto mobile che impediva il transito. Bene, non mi sono perso d’animo, ho continuato a circumnavigare il centro e la sua grande area chiusa finché ho trovato l’ennesima transenna presidiata da poveri vigili urbani intenti a litigare con automobilisti insofferenti.

Michael DouglasCredetemi, per un attimo mi sono sentito come Michael Douglas e non vi dico cosa mi sia passato per la mente, vedendo quelle pochissime strade transitabili e in direzione utile (stendendo un velo pietoso sulla condizione del loro asfalto) chiuse a causa di riprese cinematografiche, e qualche giorno prima per un concentramento sindacale. So solo che è stata forte la sensazione di fermare la mia moto, mettere le due catene, posare il casco nel bauletto e consegnare le chiavi alla vigilessa dicendo: “ci pensi lei!”.

Perché qualcuno aveva deciso di tenere me e la mia moto in ostaggio di provvedimenti senza senso? Ribadisco per l’ennesima volta che nessuno mai mi porterà a contestare l’esigenza dei cantieri per le grande infrastrutture poiché la nostra città è indietro anni luce rispetto alle omologhe nel mondo, ma nessuno potrà mai impedirmi di osservare l’evidenza e continuare a ripetere fino alla nausea che non si può sequestrare un individuo con il suo mezzo di locomozione attraverso la chiusura di strade, con provvedimenti dalla sera alla mattina, senza creare pari e valide alternative, qualunque sia la motivazione, anche il consentire libere manifestazione o addirittura riprese cinematografiche.

In un momento come questo mi permetterà il Luchino Visconti di turno se per qualche tempo Palermo non potrà prestarsi quale location per una ennesima fiction di scuola di polizie antimafia. Si ricostruiscono da sempre intere strade negli studios senza arrecare fastidi a nessuno.
Reputo democratico il fare un patto con la cittadinanza, anche con chi non ci ha votato, chiedendo pazienza per lavori straordinari che si prorogano oltre modo, ma di contro far sì che al disagio, non si aggiunga altro disagio aumentando a dismisura le aree chiuse, sia quelle facenti parte di isole “de-traficizzate” che quelle occasionali dovute quant’altro.

Quando la nostra città sarà libera da questi grandi lavori, quando la nostra città sarà diventata normale, quando la città per ogni metro quadro di viabilità sottratta alla possibilità di posteggio e transito sarà in grado di garantire pari metri quadri di pubblici parcheggi e metri lineari di metropolitana, di tram o numero sostenibile di autobus a trazione elettrica, potremo pedonalizzarla tutta la città, potremo farla diventare la Woodstock di tutti i congressi e gli eventi, potremmo trasformarla in una Hollywood permanente, ma fino ad allora io chiedo a chi può viaggiare contromano con le sirene e con le scorte, a chi può transitare dove il suo simile non privilegiato non può, a chi disegna ciò ogni mattina: “usate la testa!”.

Create le giuste alternative, calendarizzate le manifestazioni e i cortei e concentrateli nelle aree oggi già chiuse e vuote, anche in queste enormi piazze o in queste lunghe vie si può manifestare se si vuole, senza far bestemmiare quel serpentone di sfortunati costretti ad usare il mezzo proprio e per il quale si sono pagate regolarmente le tasse, costringendoli a creare file altamente inquinanti di auto in coda che ormai girano attorno al centro storico, da via Crispi al Papireto come se anche l’inquinamento da polveri sottili o sonoro, si potesse transennare.

Lamentarsi di ciò è necessariamente fare politica? Schierarsi? Non ci si può lamentare e far valere un proprio diritto? Non tutti sono privilegiati, non tutti si possono permettere di fare i ciclisti, non tutti possono prendere quei pochi mezzi pubblici e rimanere legati alla loro regolarità.
Mi sono pentito circa 30 anni fa di aver scritto quell’emendamento, da giovane laureato, per quel consigliere comunale, nel quale consigliavo per la rinascita di questo grande centro storico, di spostarvi dentro prima tutte le istituzioni affinché attorno ad esse rinascesse l’interesse per le attività artigiane e l’interesse privato per il recupero del patrimonio immobiliare al fine di rivalorizzarne un tessuto sociale.

Bene, portativi gli uffici e iniziata la speculazione immobiliare, riempito il tutto di taverne serali stiamo facendo di tutto di giorno per far scappare gli abitanti e l’utenza da questa zona della città.
Mi auguro che vi sia una logica, anche subdola. A volte sento un “rumoroso silenzio delle coscienze” frutto del raggiungimento o di un “equo compenso per le proprie idee’” o ancor peggio dell’esser diventati tutti un popolo di “tavernari”.

Un abbraccio Epruno.

Si è fatto sempre così

Carissimi
Quante leggi stupide! Quanti regolamenti stupidi! Quanti procedure stupide! Quanti modi di fare stupidi! Tutti sanciti dalla risposta “si è fatto sempre così”. Ma se una legge è sbagliata cosa ci vorrebbe per cambiarla? Mi viene da pensare che non sono solo le leggi ad essere sbagliate, è il mondo che è sbagliato o peggio, siamo buona parte di noi ad esserlo.

Certe volte ci incartiamo davanti a convinzioni che non hanno alcun supporto logico ma che ci fanno stare tranquilli. Basterebbe per una volta farlo. Se ci potessimo guardare dal di fuori mentre agiamo rivedremmo molte delle nostre convinzioni e varieremmo il giudizio che di noi abbiamo. Ho spesso parlato di quello specchio ruffiano nel nostro bagno di casa e vi ho più volte detto che esso ci dà una visione falsata perché è un primissimo piano su di noi, estrapolandoci da qualunque contesto, ma se solo potessimo allargare il campo passando gradatamente da quello americano al campo lungo, quante certezze verrebbero meno?

Mi diverto ad osservare la gente e a scriver su di loro perché per primo io su di me metto in campo tutte le regole dell’autocritica senza mortificare la stima che ho di me stesso ed è con la stessa onestà che guardo il prossimo e mi chiedo: “come fanno a non accorgersene?”. È quella sorta di autostima che mi porta subito dopo a dire: “ma siamo certi che non se ne accorgono?”.

Non c’è bisogno di essere un genio come Pirandello per avere chiara la differenza tra l’essere e la necessità del volere apparire. No, non è soltanto il nostro apparire e la ricerca forsennata di una forma fisica che voglio attenzionare poiché da ex atleta conosco bene i calvari che affrontano coloro che devono convivere con questi problemi, ma è la forma mentale di chi sta bene fisicamente o meglio la forma-mentis di chi utilizza un corpo in buone condizioni, per strisciare.

Avendo la fortuna di possedere un corpo che ci sostiene a volte (e ne vediamo spesso di esempi) molti di noi non tengono la spina dorsale dritta e preferiscono finire per fare gli zerbini con chi detiene il “potere”, non per sopravvivere (potrei ancora trovare giustificazioni) ma per mantenere privilegi o ciò che è peggio, competere slealmente con gli altri, prostituendoci, il più delle volte scacciando dalla nostra mente il concetto che in quel momento siamo delle “puttane” e neanche “Escort di alto bordo”, per cosa poi?

Chi dà grande valore alla propria persona non ammetterebbe mai di vendersi, chi è consapevole dei propri mezzi, chi riesce a trovare un equilibrio e a costruirsi un suo universo equilibrato, non ammetterebbe mai di svendersi, ma non tutti sono così, siamo realisti.
Che mondo è diventato? Ma può essere di contro che il mondo da sempre è stato così e ciclicamente siamo noi che ogni tanto togliamo il velo, alziamo la pietra e scopriamo il formicaio e diciamo ohhhh?

Quanta mediocrità e quanto servilismo nei posti che contano. Questo è un mondo livellato verso il basso e quindi privo di una sana competizione e di giustizia e un mondo dove si fanno “guerre giuste” per accaparrarsi i mercati del petrolio, è un mondo dove si droga la gente di dibattiti e chiacchiere che non portano a nulla, è un mondo dove le poltrone sono più importanti del valore della terga che su di esse dovranno poggiarsi. Non siamo ancora stanchi di vedere questi spettacoli?

È un mondo costruito ad arte a tavolino da pochi pochissimi, sfruttando i prostituti e le prostitute accomodanti e le loro omissioni, legittimando tutto attraverso la dabbenaggine di quei pochi che garantiscono il sistema, che pagano per tutti, che seguono leggi e regole a volte balorde senza avere il coraggio di alzarsi e dire: “scusate, ma non si vede che è sbagliato, non si vede che i conti non tornano?”.

Basterebbero poche e semplici regole che servirebbero a farci vedere finalmente che il “re nudo”. Purtroppo no, questo è un mondo dove è imposta per “restare sereni” la distrazione attraverso “Panem et circense”, è un mondo dove gli scenografi sono più importanti degli statisti e le sceneggiature sono ormai di bassissimo livello e poco importa se le stelle sono cinque o sono sei, ma la gente ancora non è stanca (sarebbe già successo qualcosa di irrimediabile), ma rumoreggia e questo rumore è ormai un fastidioso brusio, un inquietante brusio, ma come fanno a non percepirlo.

Intanto, come un orologio svizzero sono pronti a distrarci con guerre giuste portate in altre case. Non meravigliamoci se gli effetti delle potenti esplosioni porteranno la polvere e con se l’odio dei disperati, nelle nostre case, nelle nostre vite e fin quando asciugate le lacrime scopriremo che per l’ennesima volta ci hanno preso da tergo…

Un abbraccio, Epruno.

Ma Noi non ci Saremo

Carissimi
Vorrei che fosse una canzone dei Nomadi, ma in città oggi più che nomadi vedo anime vaganti.
Ma chi me lo fece fare? Ero stato un grande camminatore da ex atleta. Ero stato un buon ciclista da fermo avendo fatto per qualche anno spinning. Purtroppo la testardaggine, i falsi miti, i luoghi comuni tipo quello del “posto fisso” mi portarono ad acquistare a rate una macchina.

Mi sono messo i debiti da giovane con quel poco che riuscivo a raggranellare per sopravvivere non per una mia reale esigenza, ma perché in TV venivo bombardato da spot che mi invogliavano (quasi obbligavano) a comprare un’automobile per pagare i debiti di una famiglia che possedeva la squadra di calcio che ha vinto più scudetti in Italia, la quale incentivava le rottamazioni di autoveicoli paventando lo spettro di licenziamenti di massa dei propri operai, i quali in buona parte erano emigrati al nord per lavorare negli stabilimenti dove si producevano le auto, proprio dal meridione, isole comprese.

Quindi, una volta finite le casse integrazioni, una volta finiti gli aiuti di stato, anche io dovevo fare la mia parte per contribuire alla soluzione della “questione meridionale” e fu così che comprai una Panda 750 rossa con il tettuccio apribile, me la ricordo ancora, fu un amore a prima vista, mi ricordo quando con il mio amico Carmelo andammo a prenderla dall’autosalone.

Ricordo ancora la prima notte e il timore che la rubassero, ricordo quell’estate in Agosto solo per le strade di Palermo deliziarmi nel fare il giro della città, centro storico incluso, Mondello, l’Addaura, Monte Pellegrino il tutto con il tettuccio aperto (ma quale aria condizionata), ricordo ancora i suoi sedili ribaltabili.

Ricordo anche le tre volte che me la rubarono e i tre ritrovamenti dopo mesi, fino all’ultimo nel quale trovai quasi soltanto la scocca, ma la mia tenacia fu tale che la rimisi in piedi.

Ricordo quella mattina quando il carro attrezzi la venne a prelevare sotto casa per il suo ultimo viaggio verso lo sfascio per la definitiva rottamazione perché in Europa qualcuno aveva stabilito le “classi d’inquinamento” e la mia auto era di un “Euro” tale che nei centri storici (qualunque fosse lo stato di salute di questi ultimi) non ci poteva più entrare.
Tutti i miei sacrifici per aiutare una storica famiglia piemontese che oggi ha trasferito le sue sedi in Olanda e delocalizzato buona parte della produzione finanche negli Stati Uniti, non erano serviti a nulla, la mia Panda era stata ridotta in un cubo metallico da riciclare.

Nulla poté la consolazione di una nuova utilitaria, questa volta straniera per “sfregio”, comprata sempre per quei luoghi comuni che ci imponevano di “avere comunque una macchina, non si sa mai una emergenza”. Fatto sta che da allora non ho smesso mai di andare in moto (scooterone) anche quest’ultima rubata una volta e ri-assemblata (deve esserci qualcosa da rivedere in quanto a sicurezza della proprietà in questa città).

Io cresciuto facendo sacrifici, ambito ad indossare la giacca e la cravatta sempre per quei luoghi comuni che dicevano “se vai in mezzo alle persone vestiti come i cristiani” intesi come persone sistemate, cosa potevo attendermi da un amministratore delegato che incontra i potenti indossando soltanto un maglioncino blu?
Lo dovevo capire che in questo mondo le cose non vanno così come ci insegnano da piccoli.

Comunque, sta nella natura umana darsi da fare e quindi per andare a lavorare dovendo trasportare per mestiere sempre una borsa con libri insieme a me, ho deciso di girare in motocicletta.

Fino a qualche tempo fa la moto ha avuto un lasciapassare in città, ma adesso è arrivato anche il suo momento.
Mi chiedo come mai avendo già pagato tasse nell’acquisto, tasse nel bollo di circolazione, tasse nella polizza assicurativa, il proprietario di un auto deve continuare a pagare, tasse per tenere posteggiata l’auto, tasse per accedere in strade di zone a traffico limitato, dove spesso il tappetino d’usura è un ricordo romantico e non esistono parcheggi in grado di soddisfare il numero degli utenti e anche se ce ne fossero sarebbe costretto ancora a pagare per un posteggio privato o un posteggiatore abusivo, pienamente integrato nel sistema città?

Ho visto la città diminuire sotto le ruote della mia moto. Ho visto strade chiudersi nell’attesa che diventino isole pedonali (nel vero senso della parola e non kebaberie per la sera). Ho visto sensi di marcia cambiare in continuazione dalla sera alla mattina, ho viste trincee per lavori aprirsi e richiudersi continuamente. Ho visto disegni e sogni di una città che domani sarà. Ho visto creare divieti prima di costruire le alternative sostenibili. Ho visto gente piangere e disperarsi soltanto per aver avuto l’incauta idea di lasciare il suo posto in zona blu per prendere la macchina e non esser più riusciti al ritorno a ritrovare un posto e costringersi alla vita di barboni in auto, non per mancanza di lavoro o abitazione, ma per mancanza di posteggio.

A tutti è stato detto “vedrai domani quando tutti i lavori saranno finiti avremo una città piena di servizi e infrastrutture”.

Si, ma purtroppo noi non ci saremo.

Un abbraccio Epruno.

Scegliendo Barabba

Carissimi
Gli anni passano, passano i secoli, ma davanti allo stesso quesito l’umanità fa sempre la stessa scelta.
Ogni anno quando si rilegge quel fondamentale passaggio, sogno una risposta diversa, anche alla luce di tutto ciò che in questi 2000 è accaduto sotto i nostri occhi. Ma quanto sarebbe stato bello se anche in quel particolare momento storico fosse uscito un “2” in schedina?
Pensate alle conseguenze rivoluzionarie se alla domanda di Ponzio Pilato “volete libero Gesù o Barabba” la folla urlante di Gerusalemme avesse risposto come è giusto: “Gesù”!
Purtroppo, il potere dei sommi sacerdoti, i tradimenti, le invidie e la paraculagine dei romani fecero sì che un criminale (amico degli amici) fosse preferito a un predicatore che per tre anni aveva parlato d’amore, d’uguaglianza e aveva fatto gesti miracolosi davanti a masse plaudenti.
Per chi è credente come me, da tradizione familiare, costui era Gesù il figlio Dio e perno della nostra fede cristiana, per altri era un profeta, per altri ancora era uno “scappato di casa” che lascia un mestiere sicuro come il falegname, per andare in giro ad organizzare grandi eventi in compagnia di una “giunta” di tredici discepoli fatta prevalentemente di gente ignorante (pescatori) e traditori (chi per 30 denari, chi prima che il gallo cantasse). Leggi il resto dell’ articolo »

Ma vedi che pensieri hai?

Carissimi
Perché Aligi Sassu dipingeva cavalli? Voi mi direte: “perché questa domanda?”
Ci pensavo oggi mentre attendevo in una sala d’aspetto dove campeggiava una famosa litografia dell’artista.
Mi direte: “vidi chi pinsieri hai?”
Ecco subito in argomento: “vidi chi pinsieri hai”.
Sono da sempre un sognatore e ho basato sul sogno l’anticamera di tutti i progetti che ho realizzato, convinto che qualunque cosa non può realizzarsi se prima non la si è sognata e poi progettata. Assieme al sogno, in quella che ho battezzato “filosofia eprunistica” reputo indispensabili altri due concetti, il viaggio (che poi altro non è che la nostra vita) e la pazzia (intesa come estro, stravaganza, disattesa dei cliché oltre ogni limite).
Pertanto il sogno, la visione di qualcosa, è solo il primissimo passo dell’opera, ma se poi ci si ostina soltanto a sognare, senza dare seguito alle intuizioni dei nostri sogni, senza almeno provarci, si rimane “sognatori” che è sempre bello ma bisogna vedere che mestiere fai?
Se ci si ostina ad avere visioni e basta, si diventa o “santi” se si vive la nostra vita in una sorta di misticismo o nella peggiore delle ipotesi “visionari”. Leggi il resto dell’ articolo »

Pretendo Rispetto

Carissimi
come i miei colleghi avevo il privilegio alle 8 del mattino di assistere ad un momento unico, se visto oggi, a distanza di tempo con gli occhi una persona matura. La riproposizione di quello che in passato aveva rappresentato il focolare domestico la sera, quando agli inizi del secolo scorso la famiglia si riuniva dopo cena e prima di andare a letto sentiva il padre o il nonno narrare storie della tradizione popolare orale.

Il focolare era sostituito da un’aula universitaria e il nonno per noi era il Prof. Ing. Rosario La Duca che ci trasmetteva e insegnava amore per le nostre origini e ci donava un metodo d’indagine storico sociale per meglio apprezzare la storia delle nostre città.
Ho imparato attraverso i suoi racconti, i suoi scritti, ad amare la mia Palermo e benché come molti spesso alterno momenti di “amore e odio”, quest’odio non è mai stato un “odio viscerale” bensì uno dei tanti momenti di stizza fomentato dalle molte cose che spesso non funzionano ma di contro non ho mai permesso a nessuno di offendermela.

Posso dire di non aver mai tradito la mia città anche quando mi sono vergognato di Lei e quando l’ho fatto ho circoscritto questi momenti nella nostra intimità, non esternandoli con chi di Palermo non fosse, perché da sempre ho compreso che lo spirito fazioso e campanilistico che caratterizza le altre città è difficilmente riscontrabile in questo capoluogo siciliano forse a causa delle moltitudini di popoli e di razze diverse che qui hanno soggiornato.

Pertanto conosciutone la storia mi sono reso conto e preso consapevolezza di aver avuto un privilegio nell’aver lavorato per “Lei”. Anche se di me non ne resterà il ricordo è stato bello contribuire a creare o mantenere qualcosa della quale gli altri dopo di me ne potrebbero godere.
Con questo spirito, pensate a come sono stato orgoglioso nel mio piccolo quando ho dovuto rappresentarLa o molto più spesso, ho dovuto raccontarLa a chi non la conosce.

In quelle occasioni, Palermo per me è stata una unica entità dove bene e male convivevano per dare un unico risultato prevalente, quello positivo, e qualunque stortura sopperiva davanti alla preponderante bellezza, ogni deficienza veniva sepolta dalla preponderante intelligenza.
La mia città per me è stata un bella “donna dai capelli lunghi” che ha amoreggiato con tanti viaggiatori e forestieri, che ha avuto anche qualche cattiva frequenza, ma se lo ha fatto, l’ha fatto soltanto per troppo amore o per facili infatuazioni ma a nessuno, proprio per questo, è consentito mancarLe di rispetto.

Molti per egoismo si sono illusi di poterla avere tutta per sé soltanto perché Lei ha saputo mostrare in particolari momenti leggere simpatie, spesso sincere, spesso spinte da una grande solitudine.
Comprenderete perché mi fa incazzare soltanto il pensiero di chi crede di poterne fare ciò che vuole, di chi approfittando delle simpatie pro-tempore ostenta arroganza, vantando la Sua compagnia e la va mostrando a destra e a manca, vestendola nei modi più eccentrici per attirare l’attenzione, non su di Lei, ma su sé stesso.

Mi mortifica chi in suo nome ostenta volgarità o più spesso cattiva educazione, sol perché in modo insperato e non certo per suoi meriti ha avuto il privilegio di uscire con Lei e frequentarla per qualche tempo.
Il mio amore di semplice figlio va al di là di tutto, anche quando vestitaLa da sportiva, dal mercante straniero di turno, gli è stato permesso di mortificarLa per poi lasciarLa sola, sedotta, abbandonata dai suoi stessi figli.

Non potrò mai mancarLe di rispetto ma pretendo educazione da chi sfrutta il suo nome e si lascia porte, con su targhette a vario titolo, chiuse tra sé e i figli di Lei.
Non potrò mai mancarLe di rispetto, non potrò mai disconoscerLa quando c’è di mezzo il Suo nome poiché passeranno i Suoi amanti, passeranno i Suoi sfruttatori, passeranno coloro che le hanno portato violenza, passerò purtroppo anche io, ma Lei resterà lì adagiata su queste spiagge e con i capelli bagnati dal mare sotto i riflessi dorati del sole, pronta per nuovi figli e nuovi amori.
Un abbraccio Epruno.

Il Cerchio Magico

Carissimi,
Vi avevo anticipato la scorsa settimana che non sarebbe cambiato nulla. Di fatto benché ci siano stati dei risultati elettorali che abbiano dato grossi spunti di riflessione ai “seri analisti” e non agli specialisti di “Talk-Show”, l’approccio sbagliato alla problematica e alla lettura della realtà è purtroppo rimasto lo stesso.

Esistono dei sistemi in natura che si auto-proteggono e tra questi inserirei quello che ormai è da tutti nominato quale “sistema casta” e per il quale “gattopardescamente” non cambia nulla (chi mi conosce sa quanto odio e contesto la mitica frase del Principe di Salina), di contro ci sono sistemi che grazie all’aiuto dell’informatica (come ci insegna la fantascienza d’autore) sono in grado di imparare dai loro errori migliorando continuamente. Di certo questi computer non sono di sinistra.

Parliamo del vero sconfitto di queste elezioni, il “cerchio magico” il quale in realtà ha dimostrato tutta la sua vetustà per come da qualche tempo è concepito.

Sento parlare di presidenzialismo e mi viene l’orticaria a pensare che qualcuno che con tutte queste leggi già presenti “ad hoc” per garantirsi intorno dei nominati, possa anche decidere tutto.

I nostri leader attuali si guardano al proprio specchio truccato e si sentono dei giganti, ma a me sembrano più delle “rane di Fedro” che “novelli duchi valentino” auspicati dal Macchiavelli (hai voglia di mettere i rialzi nelle scarpe), eppure costoro non si sono ancora resi conto che non deve essere il populismo a far loro paura, ma la mancanza di nuove strategie che permettano la reale lettura dei primari bisogni del paese e la costruzione di una nuova classe dirigente, non essendo riusciti nel tempo in un graduale rinnovamento.

C’è bisogno che ve lo venga a raccontare io che tutte le organizzazioni guidate da “vecchi dirigenti” hanno portato alla distruzione le loro organizzazioni per l’egoismo di non cambiare, di non mollare le sedie e di non ringiovanirsi?

In questi giorni c’è stata raccontata una realtà che somiglia molto a delle foto ritoccate nei numeri da un “Photoshop”, ci hanno raccontato di un ritorno di vecchi fantasmi, ma il popolo non è più diviso in fascisti e antifascisti, sinistra e destra, “guelfi e ghibellini”, ma in “sazi e arroganti” (sparuto numero) e “digiuni, incazzati e nauseati” (la stragrande maggioranza) per i quali chi sarà il prossimo leader del PD, argomento trito e ritrito, raccontato da una informazione pilotata in TV negli ultimi anni, non gliene può fregare di meno. Le vicende interne di un piccolo club di benestanti non appassionano più nessuno.

Il voto ha voluto spazzare la riproposizione di una vecchia classe dirigente, in Sicilia ci si è riuscito pienamente, nelle altre parti d’Italia se non fosse stato per il ripescaggio al proporzionale ci sarebbe riuscito pure, ma è sembrata chiara la volontà popolare. “Cinque Stelle” e “Lega” hanno saputo interpretare al meglio il malcontento con le loro proposte.

Una cosa sembra certa, come dicevamo, non sono più i tradizionali “media” ad interpretare il sentimento popolare (almeno per le intenzioni di voto), il web e i social questa volta hanno fatto la loro parte.

Coloro che hanno creato i loro cerchi magici riempiendoli di utili idioti servili, hanno raccolto la consapevolezza della loro pochezza ai primi ostacoli, nella peggiore delle ipotesi, il tradimento al loro interno dei tanti gnomi che non abituati all’alta quota si sono sentiti dei giganti e si sono sentiti in dovere di dire la propria non avendo mai avuto un’opinione.

Non criminalizzo i cerchi magici, anche se come tanta gente dotata di carattere e contenuti ne sono sempre rimasto fuori con l’etichetta addosso di probabilmente di “pericoloso”, penso che la grande lungimiranza di chi vuole diventare statista è l’attorniarsi di grandi figure e fare un grosso lavoro di squadra, non limitandosi ad emergere, da più alto, al tramonto nel momento in cui le ombre si fanno più lunghe.

Mi vanto di contro di avere avuto probabilmente, anche io cerchi magici in scenari più modesti, mettendo insieme gente migliore di me, avendo dato loro e ricevuto umanamente grandi soddisfazioni, perché oggi la grande qualità non è più comprare consensi, ma saper mettere insieme la gente e catalizzandone l’attenzione e l’interesse. Lo avranno imparato da questo penultimo giro di valzer?

Un abbraccio Epruno.