Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

Dottore Posso?

Dottore Posso? “Mi puozzu assittari?” Grazie. Mi scuserà se anche quest’anno non sarò chi vuole “per non dimenticare”. Mi scuserà se non metterò magliette pre-determinate di alcun colore. Mi scuserà se non marcerò dietro alcuno striscione e non canterò inni, non farò discorsi, non indosserò fasce, non canterò a mia volta e non le dedicherò alcuno spettacolo.

Mi scuserà se non celebrerò riti o parteciperò a mia volta a funzioni politiche o addirittura mediatico-televisive, non mi sento degno di utilizzare un dolore familiare altrui per tentare di espiare miei dolori.

Rimarrò lì, in fondo, con gli occhiali scuri a pregare, come è da prassi in chiesa, lontano per rispetto dai parenti e dalla gente cara, perché mai e poi mai potrò eguagliare il dolore di chi perde una persona amata.
Rispetterò come sempre la dignità che richiede un momento come questo.

Non starò con chi “per non dimenticare” organizzerà qualcosa, poiché con tutto il rispetto per loro e per chi lavora per loro, io non ho bisogno di “per non dimenticare” perché io non ho dimenticato e soprattutto non dimentico, ma ogni anno cerco d’imparare dal Suo sacrificio, pur non potendo ancora cogliere in pieno il motivo della malvagità che ha potuto portare a quanto accadde quel giorno.

Ogni qual volta guardo quella Vs foto sorridenti che molti anche i più indegni mettono sotto vetro nelle loro stanze quasi a certificare la loro onestà e pulizia, mi chiedo non il perché, perché le motivazioni sono palesi, ma il perché l’essere umano sia arrivato a concepire stragi di tale ferocia, tali momenti che non possiamo nemmeno chiamare “animali”.

Quando riguardo quella foto penso a cosa si sarebbe potuto fare dopo il primo luttuoso evento affinché non accadesse il secondo, poiché seppur il primo poteva giungere inaspettato (ai pochi), il secondo in maniera rassegnata lo aspettavano tutti, per primo Lei che aveva capito e io non potrò mai dimenticare quegli occhi, ecco perché la mia rabbia mi porterà sempre a non aver bisogno di “per non dimenticare”.

A volte sembrerebbe quasi che ci sia sempre qualcuno che una volta impossessatosi dei “simboli del martirio” tracci una linea immaginaria tra i buoni e i cattivi in questa terra e abbia il privilegio essendo giunto per primo di decidere chi sono i giusti e i cattivi, in nome di, ma chi mi assicura che costui sia degno e abbia la giusta moralità per giudicare e dividere, la sola circostanza che sia giunto per primo ad afferrare i simboli? La sua capacità oratoria? La sua dote di venditore?

Oggi non lo so se sono anche io stato classificato e da chi, non so da quale parte rispetto la linea sono stato messo, ma da giornate come queste voglio non essere protagonista ma stare in silenzio ad osservare e imparare. Ho imparato che i simboli vengono spesso usati per fare carriera, o per perpetrare vendette politiche. Ho imparato che i simboli aiutano a volte a ricostruire la propria verginità.

Anche quest’anno imparerò qualcosa di più, proprio nei momenti in cui non capisco e vorrei mollare tutto alzandomi da questo tavoli di bari, proprio in uno di quei momenti che Lei ha provato nei quali non ci si può fidare di nessuno, poiché anche i “migliori” vorrebbero ma non posso, per non perdere la “priorità di chiamata”, il posto anche se non necessariamente di privilegio nel carro.

Ho imparato e mi auguro di avere il tempo di imparare ancora che la direzione è giusta non se si è o ci si sente in compagnia, ma soltanto quando si è in pace con la propria coscienza, con il proprio specchio che riflette la nostra faccia, anche quando ci guardiamo attorno e siamo rimasti soli perché gli altri nella migliore delle ipotesi arrancano, quando non sentiremo più un “bravo”, quando ci giungeranno amichevoli suggerimenti ad “avere prudenza”.

Ho imparato attraverso il Suo esempio a fare il mio dovere, qualunque sia la direzione e il consenso intorno a me, ho imparato da quei suoi occhi a non cedere mai all’ipocrisia per ottenere i nostri i fini ed è così con questo mio bagaglio di esperienze che vorrò onorarLa anche quest’anno, da persona normale a persona normale, da anonimo signor nessuno a eroe suo malgrado che avrebbe preferito continuare ad essere un normale padre di famiglia.

Strade e Scarpe

Carissimi,
ci torno spesso perché fa parte della mia qualità della vita e penso della qualità della vita di molti di voi.
Malgrado parliamo spesso di globalizzazione, migrazione, integrazione non possiamo scordarci delle identità locali e di costumi che nascono in relazione e in conformità con le caratteristiche geografiche di dove viviamo. E’ ovvio che l’esquimese vive nell’igloo, il nord europeo vive in case con ampie vetrate per catturare la luce e il calore del sole, le tribù equatoriali vivono anche nelle capanne, insomma ognuno di noi si adatta a quello che è il territorio, per cui se mi addentro nella foresta mi aspetto un pista sterrata, se mi addentro nel deserto, neanche questo, ma se vivo alle mie latitudini benché ci sia chi sogna di trasformarle in una Puerto Escondido (dove malgrado la latitudine le strade probabilmente sono tenute meglio delle nostre), mi aspetto delle strade asfaltate e bene.
Non voglio entrare nel merito di come si fa una strada poiché attirerei soltanto l’attenzione di qualche tecnico, ma dell’uso della strada ne possiamo parlare tutti. Leggi il resto dell’ articolo »

Un uomo solo è al comando

Carissimi
“Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste” bastava che Ferretti aprisse le sue radiocronache con questa frase e tutti sapevamo che il leader, il campione era in testa a comandare la gara e che non ce ne era per nessuno.

Si, ma erano i tempi di mio nonno, nel secolo scorso, dove l’uomo solo al comando era diventata quasi una costante e non sempre era stata una idea geniale, almeno alla lunga e poi non tutti gli uomini soli al comando facevano sport, ma soprattutto non avevano la maglia bianco-celeste, ma di colori che andavano dal nero più nero al rosso sangue e soprattutto di qualunque etnia e con la pelle di qualunque colore.

Non tutti si chiamavano Fausto Coppi, qualcuno si chiamò Benito Mussolini, Adolf Hitler, Iosif Vissarionovich Dzhugashvili detto Stalin, poi qualche altro Mao Zedong, Saloth Sar detto Pol Pot, Idi Amin Dada, qualche altro ancora Josip Broz Tito, Francisco Paulino Hermenegildo Franco y Bahamonde, Fidel Alejandro Castro Ruz. Chi sa perché quando sento qualcuno parlare di presidenzialismo, qualcuno che dice datemi la maggioranza e faccio tutto io, ho un brivido lungo la schiena e mi viene da chiedere: “perché?”

Ancora oggi quando vedo sistemi elettorali che danno al vincitore tutto il potere, mi chiedo: “perché? Stiamo parlando di ciclismo? Guardate che non si tratta di sport, questa è politica che è già difficile se a comandare sono in molti, pensate quando comanda uno solo?”

Anche nella nostra terra, l’aver dato i massimi poteri ai sindaci e ai governatori, ha cambiato in positivo le sorti della nostra isola? Forse avrà fatto stare bene i sostenitori stretti, i così detti cerchi magici, ma hai voglia di dire: “sarò il presidente di tutti, sarò il sindaco di tutti” …… ammettetelo mentre lo dite, ma già mentre state pensando di dirlo, vi viene già da ridere, pensando tra voi e voi …” col caz… e io avrei fatto tutto ciò per dividere con gli altri?”
“Sono lontani quei momenti, non quando uno sguardo provocava turbamenti”, ma quando il sole spuntava e spuntava per tutti, oggi il sole se spunta, spunta per pochi e per i restanti c’è un’ombra, per non dire uno scuro accussì fitto.
Però ogni tanto viene fuori qualcuno e ti dice: “non ti preoccupare, che adesso salgo io e le cose cambieranno, dimmi chi è il tuo nemico, il nero? Non ti preoccupare che ti risolvo definitivamente il problema”.

E tu ci caschi, prima di comprendere che non è il “Nero d’Avola” ma uno ancora più disgraziato di te, un extracomunitario scappato di casa al quale dare la caccia per farti sentire meglio e tu ti disperi perché quando parlavi di nero, parlavi del “nero” frutto della tanta evasione fiscale a tutti i livelli, quello che crea la discriminazione tra te a stipendio fisso, persona onesta e tutti i furbacchioni piccoli e grandi evasori.

Così ogni qualvolta il fisco ti prende ti costringe ad estenuanti sedute di sesso contro natura dove il festeggiato sei tu.

“Un uomo solo è al comando”, probabilmente è ancora così, perché l’uomo è sempre solo, ma ciò che mi preoccupa è la nebbia, quella che abbiamo nella nostra mente.
È in quel momento che ti rendi conto che dopo che per anni ti anno detto, lascia fare a noi, stai tranquillo, nel momento in cui glielo stai lasciando fare e ti viene la curiosità di andare dal comandante in cabina, per sapere come va, scopri che alla guida non c’è nessuno o peggio ti accorgi che nella poltrona accanto a quella vuota è rimasto, truccato da comandante in seconda il gregario, ma non Ettore Milano… magari, e quando gli chiedi “ma dov’è il comandante”, lui ti risponde è impegnato e allora ti viene da urlare: “ma impegnato a fare che cosa? Ci stiamo schiantando e ai comandi non c’è nessuno?”

Brutta vita quella del gregario, nella migliore delle ipotesi, ruba “ad insaputa del suo capo il vestito, millantando crediti” e va in quei posti dove non va nessuno, dove tutti aspettano il leader che non arriverà mai e dove neanche si accorgeranno di lui, anche se si è comprato le scarpe nuove per non sfigurare.
Hai voglia di lamentarti perché fai il gregario e devi macinare, come Lodetti, chilometri per far fare bella figura a Gianni Rivera, Ma anche ammesso che sei Lodetti e fai chilometri, se al posto di Rivera c’è Coronado, allora so caz… e per tutti.
Coraggio, gli anni passano più rapidamente di quando si possa pensare, i miti e i falsi miti vanno in archivio rapidamente, sembra ieri che Rivera prendeva da leader, al centro del campo di San Siro, il microfono per invitare la gente ad uscire fuori dal campo per permettere lo svolgimento della partita che avrebbe dato scudetto e stella al Milan.

Per favore in futuro non mi parlate mai più di uomini soli al comando che sistemeranno tutto.

Un abbraccio, Epruno.

C’è chi Viaggia in Terza Classe

Carissimi
Io non guardo a ciò che c’è oggi sotto i miei occhi, poiché ciò è come la luce delle stelle, giunta a noi oggi ma chi sa da quanto tempo estintasi, io guardo ai giovani e al futuro di questa città, guardo al loro futuro costruito lontano da qui e al loro desiderio di ritornare a realizzarsi nella loro terra.
La mia generazione ha dovuto mangiare tanta polvere e pagare tutto il doppio per realizzarsi “viaggiando in terza classe”, la più scomoda ed affollata, ma fatta di gente che aveva un sogno. Lo so, oggi non esiste nei treni la “terza 

classe”, ma metaforicamente è rimasta presente nella nostra vita come segno di distinzione economica e sociale.

Come può ripartire questo Paese se giornalmente regala le sue risorse mentali e giovani energie migliori, facendole scappare dalla propria terra d’origine? Li abbiamo visti e li vediamo partire ogni giorno, li facciamo crescere, alimentiamo su di loro progetti, li accompagniamo negli studi fino a farli laureare nelle nostre università che mediamente competono con il resto delle università italiane e poi li dobbiamo abbandonare ad un loro destino spesso lontano da questa terra, la loro terra, continuando a chiederci perché.
Chi governa oggi (e c’era anche in passato) ha tutte le colpe di ciò anche se tende a trovare scuse nella contingenza 

economica internazionale, fidando sulla poca memoria. Sono state fatte “scelte coscienti” che ci hanno portato a ciò, abbiamo distrutto le regole, i turni e la competizione ed ogni tanto qualcuno ci viene a parlare di meritocrazia, ma basata su cosa? Il merito di sapersi trovare il “padrino giusto e potente”?

Sono lontani i tempi del “pezzo di carta” da prendere per poter accedere ad un posto di lavoro, sono lontane le epoche dei concorsi, tutto ciò è distrutto da tempo, loro i giovani non lo sanno, ma noi che c’eravamo lo sappiamo.
Quanti ricordano la creazione ad arte il precariato e i lavori socialmente utili, “grande strumento sociale” (utilizzato male), fatti a termine come in altri paese e concepiti per particolari periodi di necessità durante l’anno ma divenuti 

quasi subito canali preferenziali per l’assunzione nel pubblico da prima a tempo determinato fino ad ambire ad una stabilizzazione a tempo indeterminato che hanno riempito la nostra pubblica amministrazione.

In molti si chiedono: “Sapevano tutti e allo stesso modo di tali selezioni, di tali costituzioni di cooperative finalizzate o come sempre si trattò di cose per quattro amici appartenenti ad altri cerchi magici?”. Poi vennero le altre stabilizzazioni, il recupero degli ex-detenuti (principio di per sé nobile) ma quando sarebbe toccato a chi aveva investito sul proprio futuro e non aveva il “padrino giusto e potente”? Nacque da qui il principio del “cu è fissa si sta a casa”. Finiamola con questa ipocrisia.
La politica ha l’obbligo di non lasciare indietro nessuno. Gli ultimi anni sono stati una lunga caccia a privilegi, il “furbismo” ha fatto sì che la forbice sociale si dilatasse ancora di più. Non voglio guardare sempre al passato, 

perché è il futuro che mi interessa più di tutto, i capipopolo oggi sulla ribalta hanno comunque una certa età e si sono formati in epoche diverse da quelle che stiamo vivendo e non riuscendo a leggere i segni del momento, l’unica loro esigenza è quella di rimanere a galla attraverso la coniazione di slogan, attraverso sensazionalismi, attraverso continui festini, ma io “sto male” e come me tantissimi ormai, con l’aggravante che molti oltre per la loro sorte, stanno male per la sorte dei propri figli e non è sostenibile un mondo che sta in piedi a forza di barzellette, vignette e imitazioni, mentre a fronte di pochi unti dal Signore, la stragrande maggioranza della popolazione “sta male”, è demotivata, sfiduciata ed in alcuni casi affamata, senza necessariamente giungere con il gommone dall’Africa.

È arrivato il momento di dire basta a questa ingiustizia perpetrata, a questo modello che massifica tutti verso il 

basso con un groviglio di leggi e incompatibilità per le quali devi solo accontentarti del tozzo di pane che ti diamo e non lamentarti, poiché devi sentirti già privilegiato, come può partire una seria ripresa se il libero professionista è giunto ad invidiare il dipendente che a fine mese ha un tozzo di pane sicuro?

Dov’è lo stimolo alla competizione? Dov’è il vero merito soppiantato da raccomandazioni, curriculum truccati o bandi cuciti sulla persona? Siamo l’Italia, terra dell’ingegno e siamo stati trasformati in una società superata fatta a modello della Cina maoista o dell’Unione Sovietica ante caduta del muro, la nostra burocrazia è diventata peggiore di quella Kafkiana.
Non ci si può ancora affidare a “prestigiatori” e “illusionisti”, coloro che ti allontanano dalla realtà attirando la tua attenzione su poche cose facili da fare funzionare, distraendoti dai grossi problemi, quelli difficili da risolvere, che interessano la stragrande maggioranza della gente e che così resteranno irrisolti, pronti e impacchettati per il prossimo che oltre il danno la beffa, dovrà assumersene la responsabilità.

Un abbraccio, Epruno.

L’Amico Scroccone

Carissimi
Avete mai avuto un “amico scroccone”? No? Allora non siete mai stati nessuno, intendiamoci “nessuno o qualcuno” dal punto vista della persona di potere, sia essa politica che mediatica.
Anche nella natura, non c’è grande animale che non porta addosso qualche animale saprofita o parassita. Non c’è Linus senza Sputnik.
Purtroppo quando si sale nella scala gerarchica, oltre al cerchio magico frequente e figlio di personaggi mediocri più simili a capi compagnia di filodrammatiche di parrocchia, esistono i consigliori, i Iago di otelliana memoria, gli amici scrocconi quelli che approfittando del fatto che il nostro cervello rimane fasciato dalle responsabilità, che il nostro ego cresce in misura proporzionale ai nostri incarichi, che le porte e le segretarie tra noi e il resto del modo prolificano, come un virus informatico ben costruito, subdolamente creato, riescono non solo a scavalcare qualunque filtro dal mondo esterno, ma si insediano nell’ultimo livello, quello della nostra stanza personale e trascorrono il tempo seduti difronte noi approfittando di quei momenti di stanca nei quali vorremmo uscire dal nostro ruolo e a volte solo sfogarci. Leggi il resto dell’ articolo »

Sbarchi: regole e ordine sono parole di “destra”?

Carissimi
Ma “regole” e “ordine” sono mica diventate parole di “destra”?
Io non mi diverto a guardare tutto ciò che ci accade intorno ed è per questo che mi chiedo: “Quale mente malsana o in mala fede vuole alimentare tutto questo sfascismo facendolo passare per falso buonismo?”
Le migrazioni umanitarie o economiche sono da sempre esistite, ma ricordate Italiani o Irlandesi giunti in America attraverso gommoni e scafisti trafficanti di vite umane?
Vedo solo dai vecchi filmati navi traghetto affollate di povera gente che dopo giorni di navigazione esultava alla vista di quella enorme signora con la fiaccola della libertà a difesa della costa di New York. Al loro arrivo venivano accolti da un sistema organizzato che li identificava e li visitava prima di farli entrare nel territorio americano. Quanta gente è fuggita dalla povertà nei loro paesi e oggi ha fatto fortuna con loro generazioni integrandosi nel tessuto del paese che li ha ospitati. Leggi il resto dell’ articolo »

Sono Tutte Stronzate

Carissimi
“Sono tutte stronzate” diceva il grande Leslie Nielsen durante una “scrollata”, avendo dimenticato il radiomicrofono aperto nel wc. Quanto abbiamo riso e forse non ci rendiamo conto che abbiamo tanto bisogno di ridere ancora per trovare la giusta positività per affrontare le contingenze.
Torniamo nei luoghi ai quali abbiamo tanto tenuto e ci accorgiamo che l’atmosfera non è più la stessa, qualcosa sembra esser cambiata e ci vuole un po’ di tempo prima che ci accorgiamo che siamo stati noi principalmente a cambiare. Il passato è fantastico perché nel bene e nel male rappresenta la nostra storia, ma se ci fate attenzione questo passato diventa terribile solo per chi fa attualmente politica poiché denuncia sempre che i mali di tutto ciò che viviamo, sono causa dei politici che li hanno preceduti, come se si fosse giornalmente davanti ad una continua ricerca di peggioramento, come se ogni giorno fosse peggiore del giorno prima e quindi come se ci fosse il bisogno di dare ragione all’ingegner Edward Murphy con il suo mitico: “sorridi domani sarà peggio”. Leggi il resto dell’ articolo »

Consideriamolo un “primo giro di Cross”

Carissimi
Come spesso cito: “Non si può dire che le ultime ore non siano state prodighe di emozioni”.
Così diceva Fernando (Bruno Ganz in “Pane e Tulipani“) nella sua cucina, davanti al bicchiere della staffa, lui personaggio di quella tenera umanità perdente che attraverso la forza e la semplicità dei sentimenti avrebbe ridato un senso alle proprie vite.
Adoro di più Ganz in questa interpretazione che in quella meritevole del Fuhrer nel bunker di Berlino ormai parafrasata, ridoppiata in mille occasioni per ironizzare su personaggi locali e sulla propaganda di una storia che volge tragicamente al tramonto malgrado la propaganda.
Ma a proposito di propaganda come dimenticare il mitico Mohammed Saeed al-Sahaf ministro degli esteri e della “propaganda” di Saddam Hussein che durante la guerra in Iraq nel 2003 affermava che non vi erano americani in città e che le truppe di Saddam stavano comodamente vincendo la guerra mentre le immagini mostravano sullo sfondo i carri armati statunitensi che scorrazzavano a Baghdad.
Sì, ho la sensazione che per qualcuno sia finita e non c’è più propaganda che tenga, ho anche la sensazione che determinati meccanismi di garanzia fino ad oggi per lo “status quo” si stiano incrinando pertanto cavalcare l’eterna insoddisfazione che alberga nella nostra società e costruire slogan ad arte per raccogliere queste insoddisfazioni e finalizzarle all’ottenimento di un consenso o di contro ingenerare altre paure attraverso l’arrivo dell’uomo nero oggi non serva neanche a fare mangiare i bambini. Leggi il resto dell’ articolo »

Le Verità Interpretate

Carissimi,
Come si fa a non restare frastornati anche se siamo qui soltanto per ironizzare su usi e costumi del nostro prossimo? Siamo convinti che si tratti di un vero e proprio periodo di cambiamento o dobbiamo lasciarci fottere per l’ennesima volta dal Gattopardo e dai suoi eredi?
Lo so, io il venerdì vi lascio sempre con tante domande ma credetemi lo faccio perché come tanti di voi io sono una persona “all’antica” della generazione 1.0 che ha ancora tante domande poiché non è saccente e in più umanamente sbaglia perché non è arrogante e in fine parla piano perché non è un urlatore.

Un “disadattato” vi verrebbe di dire con ciò che è sotto i nostri occhi, però, “cogito e quindi sono”! Il mio “cogitare” diventa sempre di più coinvolgente se è vero, come è vero che spesso vi incontro nei vari contesti professionali o privati che ancora mi permetto di frequentare e con il sorriso mi chiedete: “ma che volevi dire venerdì scorso?”. Io osservo e mi faccio un’idea, la mia idea, poiché non impongo a nessuno le mie verità perché non ho qualcosa che non esiste, “la verità”.

Ho visto questa parola “verità” essere negli anni dileggiata da tanti spergiuri che costruivano la loro verità per avvantaggiarsi su alcuni o danneggiare altri, altro che falsi o inesatti curriculum. Ho visto gente dire cose palesemente false avendoli conosciuti e osservati e perché no, seguiti nel tempo, da esser testimone di scomode verità (sempre da me denunziate) falsate da interpretazioni maldestre o mendaci da divenire a loro volta “verità vincenti” e quando le verità sono vincenti, conservare la memoria del giusto e come percorrere con la stessa incoscienza, contro corrente, la “corsa dei tori a Pamplona”.

Sono stufo di vedere attraverso gli occhiali dei direttori di giornali o degli opinionisti ospiti fissi dei talk-show, i primi impiegati di una proprietà con palesi interessi, i secondi più che opinionisti, “costruttori di opinioni” preconfezionate, spesso anche loro impiegati di altre proprietà con palesi interessi. La riprova di ciò sta nel fatto che se dici ciò che pensi di per sé può non interessare a nessuno, quante interviste ripetono ormai le stesse parole come quelli degli analfabeti calciatori alla fine di una partita?

Se di contro dici ciò che il format vuole sentire, magari non sei interrotto e non ti parlano di sopra, bollando il tutto come “una saggia verità”.
Pertanto Amici miei, quello che sta succedendo è davanti i vostri occhi e non è di certo ciò che vi stanno raccontando chi è pagato per “leggervi le favole”. Abbiamo costruito una società al ribasso affinché squallidi personaggi affabulatori potessero governarla da amministratori delegati di interessi consolidati, di coloro che i soldi li hanno da generazioni e non vanno di certo in tv, di coloro che odiano le telecamere o giornali, ma spesso li possiedono, Gattopardi che vivono in ville con siepi così alte da essere impenetrabili alla vista e mandano a studiare i loro figli all’estero nelle migliori università del mondo (tipico di sultanati o di repubbliche delle banane del terzo mondo).

Denunciamo spesso la società indiana per le caste sociali, ma credete che da noi le caste sociali non esistano? Credete veramente che come predica la chiesa “siamo tutti uguali?” Forse lo nasciamo tutti uguali, poi ognuno di noi si incanala in uno schema sociale diverso, dove c’è chi parte da zero e resta zero, c’è chi parte da zero e può arrivare soltanto a cinque, c’è chi parte da cinque e può arrivare soltanto a nove e c’è chi parte da nove per arrivare a dici. Non tutti la domenica a tavola ospitano un “cardinale”.

Quindi l’organigramma di questa società è presto fatto, il vero potere storico nascosto, un affabulatore amministratore delegato, un gruppo di utili idioti al suo servizio, un vetro blindato di grosso spessore e sotto una pletora di gente “fuddrata” che parte da zero nella speranza di giungere a cinque. Questo è lo schema che molti di noi vedono da tempo, altri sono distratti da imprese sportive, bei concerti, belle ballerine o slogan visionari di presa e a questo punto c’è chi ancora prova meraviglia in ciò che sta vivendo in questi giorni?

Come al solito, non lasciatevi distrarre dal dito, guardate la luna. Qui l’attenzione non va posta su sconosciuti che con voglia di cambiare lo status-quo affacciano nella ribalta politica, non cercate esperienze e peccati in loro, non perdete tempo a chiedervi a chi devono realmente rendere conto, non sono state le urla di un comico dai palchi nelle piazze ad avere ingenerato ciò, costui se mai ha raccolto in un continuo crescendo dei consensi tutto il malcontento di tutto quel popolo che vive compresso sotto quel vetro blindato con una energia cinetica che aumenta sempre più, in una entropia crescente che prima o poi troverà un punto di crisi in quel vetro e a quel punto trasborderà piena di odio.

Non vorrei a quel punto esser nei panni degli utili idioti signor nessuno che fino ad oggi, in questi anni hanno creduto di fare il bello ed il cattivo tempo.

Un abbraccio, Epruno.

La Sicilia è un’Isola

Carissimi,

“La Sicilia è un’isola circondata dal mare”. Questa erudita affermazione non è mia ma fu espressa da un assessore al turismo regionale in occasione di una importante manifestazione.

Questo asserto rivoluzionario cambiò da allora il mio punto di vista e quello di tanta altra gente attonita in sala quel giorno, non sapendo che il nostro uomo politico guardava ben oltre la nostra grettezza e quella del mio vicino di sedia che quel pomeriggio a bassa voce disse: “minchia! Bella scoperta”.

E no! Troppo facile vedere l’acqua tutt’attorno e sentenziare che si tratti di mare, l’abbiamo mica assaggiata? Siamo certi che sia salata?

In più, siamo altrettanto certi che tutte le isole siano circondate dal mare? E le isole pedonali?
Eppure ci fu chi ebbe un gesto di scherno in quell’occasione, poiché è insito nel nostro modo di essere o il non proferire verbo o all’opposto, proferirlo “ppi cugghiuniari”.

Il problema siamo noi, non loro. Il politico fa il suo mestiere e da che mondo e mondo, non appena sale sopra un gradino che gli permette di guardare posizionato dall’altra parte e dall’alto la folla, è più forte di lui, diventa già diverso, pronto a fare la qualunque, propinando ogni tipo spettacolo per avere gli applausi e prendere per i fondelli il prossimo.

La Sicilia in più è strana e unica, qui si aspetta a parole il cambiamento con la stessa attesa che hanno i giudei per il messia e intanto sono passati migliaia di anni, qui parliamo tutti di cambiamento perché sappiamo che non avverrà mai e come nero con nero non tinge abbiamo ospitato e ospiteremo ogni popolo o addirittura ogni scappato di casa costituito in gruppo senza preoccuparci e senza lasciarci coinvolgere più di tanto poiché come già detto in passato, prima o poi si sono stancati e sono andati via o si sono mimetizzati tra di noi diventando come noi.

In Sicilia i ratti vista la loro dimensione si travestono da gatti e fingono la caccia ai topi per non dimenticare e stare tranquilli e rispettati.

In Sicilia tutto ciò che si vede nasconde sempre tutt’altra cosa, un’altra visione oltre a tutto quello che non si vede, perché non si vuole vedere e pertanto non esiste. Non può esistere ciò che non si vede.

Aspettando cambiamenti da fuori ne traiamo alibi per continuare a far nulla, ma come dicevamo, da noi i politici hanno una marcia in più vedono oltre, hanno creatività e spesso sanno trasformare il nulla in un prodotto che ti vendono caramente e questo prodotto si chiama “tempo”.

Ottenuto in qualche modo il consenso, si chiudono all’interno dei palazzi e fanno passare il tempo, perché è vero che il tempo è denaro (certamente per loro, alla fine del mese), ma per noi è “vecchiaia”, è abbandono, è grigiore, spesso è anche morte poiché non tutti vedremo la “terra promessa”.

Siamo cresciuti nell’attesa di cambiare e ci è stato fatto notare di esser stati ingrati, di essere nemici della contentezza, poiché il cambiamento effettivo era sotto i nostri occhi, ma purtroppo il problema non era il cambiamento, ma il tempo che ci era voluto affinché questo cambiamento che avevamo davanti gli occhi avvenisse, poiché le trasformazioni che oggi stiamo vedendo, appartengono ai sogni e alle promesse fatte a chi era giovane settanta anni fa, se è vero come è vero che sotto l’asfalto di piazza Marina o Piazza Deodoro Siculo affiorano ogni tanto rotaie di tram. È ingiusto venderci i sogni dei nostri nonni.

Ecco perché oggi c’è chi da anziano si vanta del successo che ha sui giovani e non sui loro genitori, mente sapendo di mentire, perché i giovani se li porti a Disneyland si divertono e te ne sono grati per il periodo dedicato a pensare a giocare, i genitori di contro che questi anziani li hanno già conosciuti bene, avendo smesso da tempo di essere giovani e di giocare dovendosi cercare lavoro per crescere le loro famiglie e i loro figli, hanno dovuto constatare da tempo come funzionava.

La storia è piena zeppa di santoni indiani e delle loro sette e meno propensa ai santoni siciliani, benché di messia a giudicare di personaggi famosi che hanno ricoperto le più importanti cariche dello stato a Roma ce ne siano state in quantità, ma per noi sono rimasti dei “profeti” tante che continuiamo a vivere alla ricerca della terra promessa.
Adesso chiudo perché non voglio perdermi il cambiamento che verrà visto il cicalio dovuto ai messaggi su WhatsApp inviati in continuazione dal mio editore e riportante notizie di proclami relativi ad una frenetica attività “politica” in questa terra.
Un abbraccio Epruno.