Carissimi,
Il 19 Luglio commemoreremo un’altra strage, quella che più fa male alle nostre coscienze, perché non giunta a sorpresa ma annunciata in una lunga agonia di silenzi, nel quale il ricordo di un uomo solo, non al comando e con la sua maglietta verde, con quei suoi occhi pieni di rabbia, dolore, delusione ci rammenterà che cosa significa essere servitore dello Stato anche quando questo sembra dimenticarsi di te e non ti rimane che “il rispetto delle regole e delle leggi quale ultimo credo” e scenderemo in piazza, faremo dibattiti, fiaccolate, addirittura monteremo palchi, scriveremo commedie, troveremo la nostra visibilità perché è giusto stare da questa parte, sotto i riflettori.
Di contro, scenderemo in piazza ancora prima per solidarizzare con chi a un certo punto dice, io “me ne frego” delle regole perché “per me sono sbagliate” e quindi disobbedisco.
Grande ammirazione per un comandante che fa il suo dovere e va avanti per il suo credo nella sua rotta.
Basterà sovrapporre le foto senza utilizzare il Photoshop e troveremo le stesse autorità in prima fila, gli stessi intellettuali a dibattere, il solito circo mediatico.
Come cambiano i tempi, una volta il “me ne frego” era una frase il copyright era dell’uomo nero con la mascella, oggi sta da tutt’altra parte.
La disobbedienza per le leggi sbagliate, i provvedimenti sbagliati, le circolari sbagliate, gli ordini di servizio sbagliati è una tentazione che abbiamo in molti e vorremmo esser visti come eroi mandando a quel paese il potere ma non ce lo possiamo permettere, manderemmo un sistema all’anarchia pagandone le conseguenze.
Se il nostro capo è un idiota ce lo dobbiamo sorbire, perché il sistema sta dalla sua parte.
Le leggi sono sbagliate? Ma le fanno i nostri parlamentari. Perché noi snobbiamo sempre di più il momento elettorale per poi piangerci addosso?
Io mi sento come quell’assessore che chiudendo un giorno alla mia presenza una telefonata in lacrime mi disse: “io non so a chi dare ragione, siete entrambi persone preparate e perbene”.
02Esatto, non lascerei mai morire un essere vivente (non soltanto umano) se posso dare il mio aiuto, non distinguo inoltre gli uomini per il colore della pelle o la provenienza, le migrazioni vanno affrontate con grande serietà e non soltanto perché per il momento può tornare utile nel dibattito sociale accendere i riflettori, ma nel dubbio io devo rispettare le regole, anche quando mi sembrano ingiuste, perché nell’esercizio della mia funzione devo rispettarle, anche se non stimo il mio capo.
Distogliete un attimo l’attenzione dal magistrato che sa di essere ucciso a breve, ma cosa porterebbe la sua scorta ad accettare la morte, con quale logica, quale giustizia umana e divina, quali ideali?
Il dovere, il rispetto delle disposizioni e delle leggi, a telecamere spente. Decidiamo quindi non con chi stare, ma a quali principi aderire. Le leggi sono sbagliate, cambiamole, ma sino a quando esistono vanno rispettate.
Quindi non potrete sfilare in entrambi i cortei a meno che il vostro unico fine non sia quello di fare attività motoria.
Personalmente io il 19 luglio vorrò non dimenticare, vorrò fare mio l’insegnamento senza spettacoli, ma solo con una preghiera verso servitori dello stato che in un mondo sbagliato e alla deriva morale, scelsero di diventare eroi loro malgrado.
Un abbraccio, Epruno