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La disperazione e le tentazioni

Un uomo disperato, decide di suicidarsi buttandosi dalla cima di Montepellegrino. Mentre sta per prendere la rincorsa prima di un grande balzo, si sente bussare alla spalla. Voltatosi vede un uomo imponente, vestito di rosso, con uno sguardo inquietante, che gli chiede: “Cosa stai facendo!”

L’uomo intimorito ma disperato risponde: “Mi sto per ammazzare! Tu che ne sai della mia vita? Io sono disperato. Ho perso il lavoro. Mia moglie mi ha lasciato per andare a vivere con un altro uomo. Mi hanno pignorato la casa, ho distrutto la mia auto, la mia famiglia di origine mi ha ripudiato!!!!”

L’omone alle sue spalle risponde:”Io sono il diavolo! E posso risolvere tutti i tuoi problemi!!!!”.L’uomo spaventato, comincia a percepire una via di uscita dalla sua situazione, e chiede: “E come?”

Il diavolo risponde: “Se tu soggiaci ai miei desideri sessuali per una volta, io ti ridò tutto ciò che hai perso!!!!”. Il candidato suicida risponde:”Non se ne parla proprio!!!” L’omone risponde:”Ma scusa, cosa hai da perdere? Ti stavi per ammazzare ed io invece ti ridò tutto a fronte di un sacrificio!” A questo punto, dopo qualche secondo di riflessione, l’uomo si decide e dice:”Va bene! E vada come vada.” Si abbassa i pantaloni e permette al diavolo di compiere il suo atto sessuale contro natura!!!!!!!!

Finito il tutto, l’uomo si ricompone e guarda con un sorriso speranzoso il diavolo e chiede:” E allora?”

Ed il diavolo……”Allora che?”

E l’uomo, “E la mia vita, mia moglie, il mio lavoro, la casa??”

E l’omone risponde: “ Buon uomo….. quanti anni hai?”

Ed il probabile suicida risponde: “Cosa c’entra?….Comunque….. 40 anni.”

E l’omone replica” E a questa età ……. Credi ancora al diavolo?????????????”

“AGLI SVITATI, AI FULMINATI, AI DISMESSI”

“Non succede spesso, magari ci saranno cinque minuti di calma, che possono parlarsi. Certe volte parlano, come oggi, ma non sempre”.

Autodefinirsi “fulminati”, ci vuole autoironia, ci vuole realismo, ma soprattutto ci vuole la forza di cercare un centro di equilibrio fuori da se stessi. E se la vita fosse quella scriviamo? E se noi a nostra volta fossimo frutto dei soggetti scritti da qualche altro? E se davanti a qualunque pesante problema ci fosse una via di uscita attraverso una porticina su uno sfondo, proprio come accadde a Truman nel suo Truman Show? Scrivere è un modo di liberarci. Attraverso la penna, la “lettera 22” od il computer, si è in condizione di vivere altre vite in libertà. Altre volte si trova su un foglio la fine di quotidiane insoddisfazioni, la voglia di ribellarsi ad una realtà nella quale “intelligenze pure” rimangono quotidianamente mortificate da una società, specialmente in questa terra, affidata in mano ai “cretini” e per di più “cretini specializzati”. Così come William Webb Ellis ad un certo momento prese il pallone con le mani ed inizio a correre inseguito da compagni ed avversari lungo il campo, inventando il “rugby”, così l’ex “ineffabile” prese a scrivere insegnando a tutti che c’è sempre una seconda alternativa, c’è sempre il modo e l’opportunità di dare una ribalta ai contenuti che custodiamo e coviamo dentro da tempo. Risultato, come già detto in settimana, non siamo noi che scendiamo dal “carro della società” sempre dritto su quei binari disegnati da chi ha interesse a farci vedere la realtà in una determinata maniera, ma è la società che scende dal nostro “autobus”…………. ciò vuol dire essere svitati? Vuol dire essere fulminati? O soltanto spiriti liberi?

Auguri “ineffabile” e complimenti

Epruno

Caro Mario………. Fai scuola!!!!!!

palermoallavoro