Eh, sì dottore sa cosa penso? Leviamoci mano. Anche quest’anno si avvicina l’anniversario, anche quest’anno è naturale che, mentre si staranno preparando i soliti noti, i soliti spettacoli, la solita commozione, le tante manifestazioni, sa che le dico, io ho deciso di levarci mano.

Come si dice dalle nostre parti, sa benissimo che, quando si discute con qualcuno argomentando e questo qualcuno si rifiuta di sentire le argomentazioni, o peggio non arriva a comprendere le motivazioni altrui, arriva un momento in cui ci si guarda negli occhi e ci si dice leviamoci mano.

Riflettevo sui pochi giorni di distanza che ci fossero tra il “Festino” e “Via Damelio” e atteso che ad oggi si continui ancora a girare in tondo sulle responsabilità e su i mandanti del nefando attentato, di una cosa mi sono convinto traguardando le manifestazioni commemorative attraverso quelle pagane, chi ha deciso, chi ha partecipato, chi ha spalleggiato un attentato come quello era con tutta probabilità a festeggiare affidandosi alla “Santuzza”, la quale per costoro avrebbe dovuto proteggere non le vittime, ma i colpevoli, perché questa città è un grande minestrone dove alla fine siamo tutti accanto.

Io sono certo che sarebbe bastato per onorare il ricordo, almeno “seguire l’esempio”, sposare la moralità di chi è stato martirizzato, ma qui come sempre, superati i due anni, ognuno ha dimenticato tutto eccetto coloro che del “non dimenticare” ne hanno fatto una professione, offendendo due volte, dopo il danno la beffa.

A me sembra che qui non si sia imparato nulla da ciò che è già accaduto, vedo il proliferare di gente senza scrupoli convinta di poterla fare franca, vestendosi ogni giorno di un colore diverso.

Io ci credevo come Lei, perché come Lei mi reputo una persona seria, ma quando ho avuto la sensazione che la partita era truccata, ho cominciato a guardarmi intorno in campo, attenzionando come giocavano gli avversari e guardando i miei compagni di squadra per vedere se qualcuno invece di smarcarsi per ricevere il passaggio, si nascondeva o faceva qualche intervento inatteso che avvantaggiava gli avversari.

In momenti come quelli guardo l’arbitro (l’unica mia garanzia) e se anche egli si gira o da un occhio in tribuna, comincio a comprendere che qualunque sforzo io possa mettere in campo per non falsare il risultato, verrà contro bilanciato immediatamente da uno sforzo uguale al contrario, per poter far sì che la partita se è truccata vada in porto come da accordi presi e allora leviamoci mano.

Leviamoci mano, se si arriva a dire che le regole non sono importanti o che “le regole le scrivo io di volta in volta e che con le leggi mi ci pulisco il culo”!

Ma a cosa mi serve un chirurgo che apre il corpo, evidenzia “i tumori” e le “metastasi di questa società” e richiude il taglio, facendo finta di niente e dicendo “tutto a posto”!

Lo hai visto il male? Forse il malato morirà lo stesso, ma vuoi dargli almeno una speranza tentandole tutte anche al solo scopo di allungargli la vita? Così è sempre il tumore che vince. Se si cambia il medico con periodicità è perché quello di prima non ha saputo fare il proprio dovere.

Guardo costoro negli occhi e penso tra me e me, se sono realmente degni di fiducia, andando oltre la meritocrazia, impossibile da ottenere se di mezzo c’è la politica, e mi chiedo se dietro i ruoli si nasconda ancora almeno una pulizia di pensiero, una autorevolezza o soltanto una corsa a mantenere poltrone, dicendo si e non rischiando, levandosi di sotto.

E allora quando il nostro boia sarà colui che avrebbe dovuto darci giustizia, quando scopriamo che nessuno si aspetta la giustezza e la qualità dell’intervento ma soltanto la convenienza, quando avendo ricevuto un input andiamo avanti scoprendo che l’unico fuoco che ci giunge sopra e del quale dobbiamo guardarci e soltanto il fuoco amico, me lo dice perché dobbiamo per testardaggine privare i figli di un padre?

Dottore qui siamo rimasti “io, me parti e u sceccu” e quest’ultimo è pure vecchio e sta male, non abbiamo più tempo per chiederci chi sono realmente gli amici e di chi dobbiamo e possiamo fidarci.

Io non ci riesco a dimenticare e ognuno porta con sé il suo dolore figuriamoci se non riesco a comprendere il dolore e la delusione di chi ha capito tutto e si rassegna all’idea di andare avanti verso il proprio destino.

Se vedessi i miei occhi in questo periodo, riconoscerebbe molto di quel suo sguardo, poiché anche io nel mio piccolo ho capito, poiché anche io mi sento tradito e quindi ho deciso di levarci mano, ma non solo perché comprendo che non esiste più la verità, ma perché comprendo che la “grande commedia” è stata scritta con un copione rigido nel quale nessuno si può permettere di far notare errori di ortografia.

Sono vecchio ormai per sperare di vedere con i miei occhi il mondo cambiare, ma dopo esser stato anche utile idiota in una commedia poco seria, fatta di gente poco seria, recitata da gente poco seria, è giusto che lasci il passo a chi forse potrà dare giustizia agli orfani della verità.

Un abbraccio Epruno

(in memoria del 19 Luglio 1992)