Lo scienziato, il genio, il mondo accademico! Quanta ammirazione ispira questo mondo del sapere ogni qualvolta nominiamo quei nomi che hanno legato a formule, teoremi, invenzioni, scoperte la eternità nel ricordo di tutti noi. Eppure, scavando nelle loro vite, troviamo storie di uomini talmente comuni da perdersi nei vizi e nei difetti dei comuni mortali. Prendiamo ad esempio un grande matematico e scienziato come Laplace. Il suo medaglione è posto insieme ai grandi della scienza francese sulla Torre Eifel. Povero di nascita, figlio di un contadino, opportunista, dovette la sua educazione all’interesse suscitato in alcuni ricchi vicini dalle sue capacità e dalla sua bella presenza. Ingrato perchè quando divenne illustre tagliò i ponti sia con i suoi parenti che con i suoi benefattori. Senza scrupoli si procura una lettera di raccomandazione da D’Alembert e ottiene a Parigi un posto nella scuola militare come docente. Pieno di se e sicuro delle sue capacità, si dedicò per diciassette anni, dal 1771 al 1787, al suo originale lavoro sull’astronomia.
Nella sua carriera scientifica non disdegna di scoprire cose già pubblicate in precedenza da altri scienziati come Legendrè, o Kant e fu anche grazie a questo piccolo vizio che verrà ricordato come il Newton francese. Pensate che nella sua opera in cinque volumi, “La Mécanique Céleste”, contenente rilevanti teorie, egli arrivò ad appropriarsi di molti risultati di altri scienziati i quali non ebbero alcun riconoscimento. Non conobbe la modestia e per questo non seppe guadagnarsi l’affetto dei sui colleghi.
Probabilmente l’inventore delle frasi tanto amate dagli studenti durante la lettura di astrusi trattati quali: …”è lasciato al lettore..” oppure “con ovvi passaggi..”. A detta del suo stretto collaboratore, Biot, quando anche lui frequentemente risultava incapace di ritrovare i dettagli nel ragionamento dimostrativo, ricorreva a tali espressioni.
Opportunista, mutò spesso orientamento politico. Al potere Napoleone, abbandonò i suoi principi repubblicani (partito al potere) e implorò il primo console di dargli il posto di ministro degli interni, carica mantenuta per meno di sei settimane, prima di esser defenestrato dallo stesso Napoleone. Successivamente, divenuto senatore, nel 1814 sentendo vicina la caduta dell’Impero, si affrettò ad offrire i suoi servigi ai Borbone. Durante la restaurazione fu ricompensato con il titolo di marchese.
Il disprezzo che i suoi colleghi sentivano per la sua condotta era palese, ma le sue indubbie conoscenze gli furono utili per la partecipazione in numerose commissioni scientifiche. L’incoerenza politica di Laplace, differì dalla volontà di mantenere indipendenza riguardo temi quali la religione, la filosofia o la scienza, anche quando tali posizioni potessero risultare non gradite al potere di turno. Di contro si guardò bene dal render noto pubblicamente, con le sue opere, le proprie opinioni religiose. Che Laplace fosse presuntuoso ed egoista non viene negato dai suoi più appassionati ammiratori così come la sua condotta scorretta nei confronti di Legendre e Fourier e Young, depredati dei loro risultati e che non verrà non verrà mai dimenticata in vita da costoro. In Matematica egli studio e introdusse la così detta “trasformata di Laplace” chiamata così in suo onore, benché la teoria della probabilità, su cui si basa fu scoperta originariamente da Eulero