Carissimi
Ho conosciuto le vere autorità, coloro che lavoravano su strada, coloro che portavano avanti le loro botteghe, coloro che decidevano chi potesse entrare o ancor peggio, chi potesse citofonare e cioè quella figura mitologica denominata “portiere” (non il moderno portiere custode) ma il portiere di portineria.
Quanti ricordi, mi piaceva così tanto l’idea di poter giocare con libertà sul marciapiede con i loro figli, senza il dover costantemente salire e scendere da casa che giunsi da piccolo a fare una proposta in famiglia: “perché non ci compriamo una portineria?”
Il fascino di quei piccoli alloggi multifunzionali, quasi quanto la cucina di Norimberga, nei piani semiinterrati, nei quali oggi non avrei alcuna difficolta a mandare l’ASP e l’ufficio del lavoro per sigillarli, ma che al tempo erano mitici covi di libertà, è stato per me di esperienza vitale, facendomi crescere non schifiltoso.
Che ne è stato di queste figure “mitologiche, mezzo uomo e mezza guardiola”? Sono rimaste in poche e con il passare del tempo con l’avvento dei videocitofoni, gli inquadramenti contrattuali e diciamolo pure il braccino corto di molti condomini, una volta che anche la stessa posta è diminuita viaggiando per i vettori informatici, hanno fatto perdere di autorevolezza queste figure abolendole.
Ormai nei nostri quartieri residenziali sono tantissimi i portoni chiusi, ma prima non c’era portone che non avesse un portiere. Ci fu un periodo addirittura in cui questi portieri venivano da colonie geografiche ben identificate, ad esempio non era difficile trovare nei quartieri residenziali di un certo tipo, portieri provenienti dalle Madonie, dall’Agrigentino, poi il mondo del lavoro è cambiato grazie alle assunzioni nel pubblico attraverso una formazione mirata, così da avere oggi da questi territori più direttori generale che mancati “portieri” con una “portineria avviata” per dirla alla Totò, ma di certo con meno autorevolezza.