Carissimi
Capita spesso che qualcuno che ci conosce, ma non è dalle nostre parti, ci faccia ingenuamente una semplice domanda: “come si vive a Palermo?”
La risposta nella maggior parte dei casi è: “bene, a Palermo si sta bene ……. Dipende…..”
Oppure ci chiedono: “come si sopravvive a Palermo?”
Anche in questo caso, la risposta è semplice: “oh questo sì, si riesce a fare, dopo un poco di tempo e con esperienza, si riesce a fare”.
E se in questa informale intervista l’interlocutore non si sente appagato dalle nostre risposte sintetiche e continua: “ma Palermo mediamente una città ricca?”.
La nostra risposta è: “certo, mediamente, ciò vuol dire che ci sarà una persona ricchissima accanto a un morto di fame, ma mediamente faranno due persone ricche”.
E se insistono: “ma da dove viene tutta questa media ricchezza?”
Vedete non è per “snobberia”, ma noi non amiamo parlare di noi stessi, perché dalle nostre parti si dice “cu picca parra, picca sgarra”, perché non sappiamo mai realmente chi ci sta di fronte e con chi abbiamo a che fare, del resto, sempre la saggezza impone “non dire allo tuo amico nsocchi sai, pensa se un giorno nemicu l’avrai.”
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Carissimi
“Il largo è stretto” come si dice da queste parti con un ossimoro contraddittorio, lo “spazio è stretto”, ma per il palermitano poco importa poiché qualunque siano le condizioni climatiche, in qualunque fila, qualunque spazio, “t’avi a stari incapu” (ti deve stare di sopra, attaccato, appoggiato facendo diventare qualunque fila una tragedia).
Figuratevi la depressione e quanto tempo per abituarsi quando le poste (ad esempio), tolsero la fila fisica per introdurre il numerino e figuratevi ancora quale trauma aggiuntivo nel momento in cui oltre al numerino aggiunsero la lettera dell’alfabeto di davanti nel pizzino della prenotazione, pensate che c’è ancora qualcuno che gira sala, sala da anni non avendo capito a quale sportello bisognasse rivolgersi.
Ma torniamo allo spazio, è più forte di lui, la necessita di dover stare sempre ncucchiato.
Ad esempio, da tempo, perché prescrittomi, sono tornato in palestra, una di quelle “fighette” (ma non voglio fare alcuna pubblicità), pensate che è così grande che ci saranno negli spogliatoi almeno 1000 armadietti, ebbene appena ne scegli uno tutti gli altri ti scelgono quelli accanto a ridosso, ppi strisciarsi non c’è nulla da fare, cosi come per le file alle casse dei supermercati, a matula che la cassiera mette sul nastro trasportatore la barra separatrice, chi viene dopo ti deve stare incugnato per non perdere la priorità acquisita.
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“Un tè con l’autore”, la rassegna a Palazzo del Poeta.
Ricomincia ufficialmente la rassegna letteraria (giunta alla terza edizione) che apre la stagione autunnale il 15 settembre 2024.
Dopo esser stato ospite della prima edizione, ricevo l’invito della cara Amica Rosa Di Stefano per Domenica 13 Ottobre 2024.
L’appuntamento è quanto mai gradito poiché accompagna il mio ritorno in pubblico e che avrò il piacere di condividere con gli amici.
Carissimi
Chi di noi per motivi vari bazzica sui social e ha un profilo Facebook avrà notato come nel tempo si sia trasformata l’utenza di questo strumento.
Non nascondo che inizialmente utilizzandola con parsimonia e non estendendo “le amicizie” oltre modo, sono riuscito ad entrare in contatto e mantenere “corrispondenza” con gente interessante e che soprattutto condividesse con me il principio del “serio cazzeggio”.
Ho agganciato anche gente importante, costruendomi un contesto gradevole, a volte protetto, dove poter scambiare opinioni su temi non necessariamente di alto profilo o esternare istantaneamente su cose che mi infastidivano, il tutto senza dover litigare con nessuno e quando qualcuno rispondeva sopra i toni a qualcosa da me scritto, restavo in silenzio, senza replicare e soprattutto senza cancellare poiché dovevo pur sempre andare alla ricerca di un estremo inferiore.
Essendo una persona che nella vita reale ricopre ruoli pubblici e il più delle volte di grande responsabilità, non ho mai voluto espormi su situazioni lavorative di certo fuori contesto in un social, non essendo di certo il mio “profilo” un profilo ufficiale, di una autorità nell’esercizio del suo ruolo, ma un profilo di un qualunque individuo fuori dal suo impegno lavorativo.
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Carissimi
Ognuno mediamente nasce dotato per poter vivere in autonomia senza ricorrere all’aiuto di nessuno, poi è la vita che ti spinge a prendere in considerazione il supporto degli altri a seconda di ciò che scegli di fare, quali ambienti decidi di frequentare, quali ambizioni coltivi.
In una Nazione come la nostra, “l’ascensore sociale” è stato dotato da qualche anno, a sorpresa, di gettoniera per le dieci lire, con la circostanza che ormai le dieci lire sono introvabili e a parte quelle ritirate da anni dalla Banca d’Italia i residui esemplari in giro sono nelle mani dei “collezionisti” ……. Quindi chi ha ambizione e non conosce alcun “collezionista”, sa po’ fari a piedi!
Così facendo come cambi la tua sorte, studiando?
A mio parere, da matematico questa è una “condizione necessaria, ma non sufficiente”.
Diceva una grande saggia disinteressata, la Mia Mamma: “figlio mio, la fortuna di un uomo è un altro uomo”.
In questa semplicità di espressione era contenuta una grande verità, fin dai tempi dei “cappottoni grigi”, di quel passato ma non molto remoto dell’Italia che si ricostruiva nel dopoguerra, tu conoscevi l’On. Burbazza, frequentavi la sua segreteria politica, manifestavi le tue necessità e l’On. In qualunque modo ti avrebbe nel tempo presentato una opportunità e ti avrebbe detto “figlio mio, che titolo di studio hai, afferrati questo posto, intanto entri e poi farai carriera”, e così era, bastava un titolo da ragioniere per arrivare ai vertici della pubblica amministrazione e tu rimanevi devoto a quell’uomo che aveva fatto la tua fortuna.
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Carissimi
Tanta socialità finisce per stimolare la mia asocialità.
Prima di scrivervi ho passato un poco di tempo a rivisitare il numero dei miei contatti su Facebook che è rigorosamente tengo intorno ai 1600 ma per un vecchio vezzo, più che un’esigenza, che nacque quando mi deliziavo nel fare i programmi radio, avendo l’opportunità in quel caso di conoscere una serie di contatti interessanti, perlopiù di persona normali che come me gradivano quella passione e di conseguenza mi ritrovavo spesso e volentieri a dover accettarne le richieste di amicizia.
Grazie al cielo, non sono stato mai un uomo di spettacolo per i quali come sapete il mezzo social è importante, i quali finiscono per accettare qualunque tipo di richiesta saturando quelle che all’epoca era il limite dei 5.000 contatti ed essendo nelle condizioni di poter aprire un profilo due e un profilo tre collezionavano quanta più gente per farsi conoscere, cosa lontana dal mio interesse che esercito sul social con i conoscenti il “serio cazzeggio”.
Pochi ma buoni.
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Carissimi
Intontiti dal caldo che come sempre a questa latitudine riesce a dare il meglio di sé ci stiamo apprestando alla fine della nostra estate, intesa astronomicamente, e non passerà una settimana che quasi tutti saremmo ritornati alle nostre consuetudini, ai nostri lavori, alla nostra vita quotidiana.
Certo, sento anche io i notiziari parlare di controesodo e di chi ha atteso fino adesso per poter andare in ferie (poi mi spiegheranno che tipo di lavoro fanno costoro), probabilmente c’è chi si può permettere di assentarsi quando tutti gli altri rientrano o perché è padrone della baracca o perché non conta un caz.. nella stessa baracca e la sua assenza potrà tranquillamente passare quasi inosservata.
Ma oggi vorrei occuparmi di chi decide di passare la sua estate, anche se non necessariamente in stato vacanziero, in quella che è la sua città.
Esiste ancora una città che e riesce ad avere due configurazioni, quella estiva è quella consueta per tutto l’anno, e quindi basterebbe fare una fotografia di alcune strade per poter identificare a posteriori in quale stagione questa sia stata scattata.
A prescindere dalle zone blu, dai vari pass, in questo periodo si trova facilmente posteggio e non è poco per chi non riesce a fare a meno di muoversi con l’auto, probabilmente invogliato dalla presenza all’interno dell’auto dell’aria condizionata.
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Carissimi
Ammettiamolo, siamo troppo ipercritici nei nostri confronti e rappresentiamo i peggiori censori dei nostri difetti e dei nostri errori. Se ciò avviene in quanto italiani figuratevi cosa accade nel momento in cui da palermitani ci mettiamo sulla ribalta internazionale.
Gli altri popoli sono abituati a mettere sotto lo zerbino la spazzatura, noi non solo la esponiamo con grande sdegno ma indichiamo a tutti quanto ciò non è corretto concludendo sempre la ricerca delle cause in una entità esterna, forse sovraumana che crea tutto ciò.
Siamo stati in molti spettatori dell’evento olimpico parigino e ci siamo beati in più occasioni della esposizione della bellezza di una città che da sempre ci ha affascinato per la sua specificità, per la sua unicità e il suo speciale modo di accoglierti e farti sentire bene in un’aria di grande romanticismo.
Siamo stati in molti testimoni di lamentele su alcune cose anche evidenti che non hanno funzionato, l’ambizione di fare gare di nuoto per la lunga distanza nella Senna per la quale il fiume Oreto nelle sue condizioni di “piena” sarebbe stato a confronto acqua distillata, il mangiare per gli atleti non all’altezza delle aspettative, i letti di cartone ma il tutto tenuto sommessamente a bada dall’organizzazione.
La cosa importante era giungere al risultato finale, mostrare come sempre la “grandeur francese” la “città della lumier”, la torre Eiffel illuminata con i cerchi olimpici, quel grande dépliant da sbattere in faccia al mondo con la consapevolezza (da parte loro) di essere i migliori.
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Carissimi
L’attendiamo per nove mesi, quasi fosse un parto, ma quando arriva non tutti manifestiamo lo stesso grado di gioia, poiché essendo di memoria corta, dimentichiamo che dalla nostra latitudine, estate significa caldo, tanto caldo, caldo disumano, eppure, ad esempio io penso che qui nella mia terra l’estate sia una stagione di sofferenza, poiché è solo caratterizzata da caldo, prevalente siccità, non più una stagione nella quale ormai la gente decide di andare in ferie, lavorando in maniera random 365 giorni all’anno, e quindi una piaga da superare.
Se devo dire come la penso, la vera estate per me è l’autunno, poiché per noi siciliani rappresenta quello che è l’estate climaticamente per buona parte delle popolazioni del continente, difatti non è di rado vedere turisti fare il bagno a ottobre o novembre a Mondello davanti allo sguardo allibito dei passanti (noi che attendiamo che sia fine novembre inoltrato per poter pensare di mettere un maglioncino sopra la maglietta a maniche corte).
Ma i tempi cambiano e noi con loro, il caldo c’è sempre, stato facciamo di tutto per dimenticarlo, ma schiacciati come sardine nell’autobus che ci portava a Mondello (ma quale aria condizionata), uscivamo fuori come gatti impazziti alle fermate prestabilite e cominciavamo a fare strada verso il nostro varco, in base a dove avevamo posizionato il nostro “cortile”.
Quale bellezza della lingua italiana, il poter identificare un modo di chiacchierare in compagnia parlando male di chiunque con la corte sulla quale si affacciavano le capanne di legno anch’esso chiamato cortile.
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Carissimi
E se fosse finito tutto veramente e da tempo?
Una verità che tarda ad arrivare, dopo 32 anni, inizia a lasciare in me realmente il sospetto che quella persona autorevole, in lacrime e con il cuore devastato dal dolore, prima di chiudere lo sportello della macchina, nel rispondere a chi voleva strappargli una dichiarazione, nel dire “è finito tutto” avesse ragione.
Che tristezza, che sconfitta il dover accettare che in questi anni, a prescindere dalle parate di rito e dall’alternarsi delle autorità nelle manifestazioni di cordoglio o di commemorazione, in realtà il tutto fosse già finito e da tempo.
Non è vero che nessuno è indispensabile, o meglio che in tutti i ruoli e in tutti i contesti, basti alternare l’uno con l’altro che si possa andare avanti con lo stesso risultato, perché esistono i fuori classe che non sono coloro in grado di stupirci con gesti funambolici, ma a volte e a seconda dei contesti, soltanto con elementari “gesti”, coloro che rompono l’immobilismo prudente, garanzia di carriera e di apprezzamento, coloro che non scaricano sugli altri la responsabilità pur di non sbagliare, coloro che non stanno li a fare le comparsate e attendere l’osso o il biscottino e la carezza, e agiscono, fanno.
Pensate forse che a costoro non sia salito un brivido lungo la schiena durante l’azione nell’incontrare alcuni nomi, nel riscontrare alcuni probabili coinvolgimenti, nel ricostruire alcune parentele?
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