Carissimi,
dovremmo diffidare da chi chiede “pieni poteri” o si attribuisce “pieni poteri nell’interesse della collettività”, non siamo tutti uguali (forse soltanto davanti gli occhi di Dio), ognuno di noi ha la sua storia e il suo pensiero.
Non possiamo pretendere, seppur indottrinato, un unico pensiero o addirittura di non pensare.
Ho dubitato sempre da chi si è messo in prima fila e abbia detto: “Ci penso io!”
Qualunque sistema elettorale che elegga un uomo solo al comando, non mi convince più, lo trovo solo come un alibi sulla “governabilità”. Mi spiego meglio. Oggi chiunque giunga ai vertici della politica, anche quando non possegga un carisma, una storia, uno spessore da statista, prova a chiedere per sé i pieni poteri per poter governare, visto che il dissenso diventa un ostacolo, anche dopo aver scelto per nomina i suoi compagni di viaggio.
Oggi si vota continuamente senza incidere sulla guida del paese visto che sovente le coalizioni e le alchimie utilizzate per governare si discostano da quelli che sono gli esiti delle urne.
Oggi si cerca di governare il paese demonizzando l’avversario politico invece di dimostrare con il proprio operato di essere più bravo del “competitor”.
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Carissimi
Quando questa città avrà un Auditorium degno di questo nome o un complesso riconducibile ad una vera e propria città della musica? La città da qualche tempo mi sembra matura e pronta per la sua voglia di musica, le sue storiche istituzioni musicali per poter ospitare una struttura moderna dedicata alla musica, ai grandi numeri e ai grandi eventi.
Più volte ho contestato il modo semplice di utilizzare il termine “eventi” nel campo dello spettacolo e dell’arte, a maggior ragione quando questo è preceduto dall’aggettivo “grande”.
Probabilmente bisogna tornare indietro fino a “Palermo Pop 70” per trovare una manifestazione degna di utilizzare un termine “grande evento”, seppur negli anni recenti abbiamo avuto strutture pubbliche con uffici dedicati che hanno portato questo nome, ma non sono molti in questo recente periodo gli spettacoli che siano passati alla storia per la loro unicità o valenza per definirsi “eventi”, momenti indimenticabili quasi storici.
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Carissimi,
Facendo rassegna stampa in questi giorni e tenendomi al passo con i social, mi sono fermato un attimo a sorridere ironicamente pensando come al solito a quanto siamo bizzarri, a quanto siamo fantastici zuzzerelloni per non dire “cazzoni”.
Eccezione fatta per coloro che costantemente “curnutiano” il nostro borgomastro e poi periodicamente lo votano perché dicono che “indubbiamente è una grande intelligenza e oggi non c’è di meglio in giro”, tolti coloro che si “apprecano” all’immondizia lasciata a “svaporare” sotto casa, all’asfalto delle strade pericolosissimo nel suo progressivo deterioramento a causa di usura o di continui scavi, non considerando coloro che manifestano tutto il loro disaggio per le zone a traffico limitato o isole pedonali e strade chiuse per i cantieri, c’è chi alza lo sguardo fuori dal “cato” e guarda oltre. Si ma cosa vede?
Certamente le preoccupazioni per le elezioni in Emilia Romagna che cambieranno le sorti di una élite, ci sono coloro che vivono fortemente la preoccupazione se “Gigino” o i suoi compagni di avventura potranno durare alla guida del paese, mentre il loro leader ideologo dietro le quinte, fa video augurali di buon anno scavando le fosse.
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Carissimi.
Siamo stati tutti giovani e volente o nolente, abbiamo sognato tutti.
Il sogno ci ha aiutato a crescere, anche quando eravamo svegli.
Abbiamo immaginato attraverso gli scritti e le immagini ereditate un mondo migliore che ci avrebbe potuto dare l’opportunità non solo di realizzarci, ma di potere aiutare chi era stato più sfortunato di noi, perché pensavamo che la vita non sarebbe stata solo compromessi e che nel quotidiano una percentuale di sana competizione insieme a un po’ di merito, avrebbe potuto dare a tutti la possibilità di raggiungere un risultato consono alle proprie capacità.
Siamo stati derubati non solo dei nostri sogni, ma anche del nostro futuro.
Siamo stati derubati dell’eredità che dovevamo trasferire ai nostri figli, nella speranza almeno che costoro non abbiano avuto mai il dubbio che i loro genitori, nel credere in un mondo migliore e in sani principi, non siano stati dei veri e propri idioti.
Questo mondo che giorno dopo giorno ci sconvolge nella legittimazione di tutto ciò che fino ad oggi sono state le deroghe alle nostre tradizioni, alla nostra morale e al nostro concetto di società fatta di persone per bene, ci lascia soltanto una speranza nel voler credere che ci siano altri posti in altre latitudini dove le parole, “merito”, “onestà” e “giustizia” abbiano ancora un radicato significato.
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Carissimi,
Abitare in queste latitudini offre il vantaggio che anche in inverno, se non c’è vento e non piove, di godere di giornate soleggiate e di quel cielo azzurro che mette tanto ottimismo. Vorremmo lamentarci perché fa freddo, (non sapendo cosa sia il vero freddo) ma sappiamo benissimo che tranne qualche “pazzo” che già lo fa, tra tre mesi massimo saremo a mare. Pensate quindi che ci possa venire in mente di cambiare il tutto?
Il Gattopardo la sapeva lunga, ma io che ho sempre visto nell’affermazione gattopardesca e in quel mondo fatto da “gente inutile possidente” che mai aveva lavorato, tanto, ma tanto fastidio, mi sono reso conto con il passare del tempo che non ci lamentiamo più seriamente per paura di passarcela peggio. Vediamo gente in strada in Francia, ad Hong Kong e pensiamo a quanto siano tosti e determinati costoro da tenere sotto scacco i loro governi nella speranza (non remota) di ottenere il soddisfacimento delle loro richieste. Qui non è più così.
Operando sulla memoria, cancellando i file, truccando i ricordi invertiamo finanche la verità. In una regione che non cresce riusciamo ad addossarne la responsabilità al fato ealla sventura, pregni di “quell’ottimismo dei Malavoglia di Giovanni Verga”, poi scopriamo che in passato abbiamo fatto delle scelte, alimentate dalla cattiva politica a 360° gradi e scopriamo di aver abbandonato il merito (i concorsi) per creare attraverso “l’amico degli amici la fabbrica del bisogno” dei precari, forza lavoro selezionata con criteri clientelari per far fronte a “lavori di pubblica utilità” per un lasso di tempo determinato. Leggi il resto dell’ articolo »
Carissimi.
Uno degli auguri migliori che io possa fare a tutti noi è quello di spogliarci un po’ tutti e a qualunque livello di tanta arroganza e saccenza, peraltro ingiustificata ed affrontare i problemi della vita con tanta modestia.
Sapete bene che l’orgoglio e l’ignoranza spesso sono deleteri ed a volte anche mortali.
Se solo pensassimo a quanta gente sia passata prima di noi su questa terra e a quante cose costoro avrebbero da raccontarci per evitarci errori o brutte figure.
Non mi piace parlare di fatti in particolare poiché le nostre considerazioni finirebbero sepolte con gli eventi, ma a proposito di eventi non posso non fare una personale riflessione.
Si è voluto quest’anno per contingenze logistiche dividere i festeggiamenti in piazza in due luoghi antitetici creando non solo tanta perplessità ma a manifestazioni finite constatando il fallimento di una tale idea, poiché la gente (come è legittimo) a preferito convergere nei festeggiamenti del centro città.
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Carissimi.
In occasione di questo ventesimo anno di attività per Epruno, ho riunito la mia redazione e abbiamo fatto un incontro straordinario per la verifica della linea editoriale, sia in funzione di quelli che dovrebbero essere gli appuntamenti speciali di questo 2020, sia di una ricerca di una rinnovata convinzione di rimanere visibili attraverso i mezzi mediatici.
Una cosa è certa, fin quando ci sarà libertà di espressione, di critica, di satira la presenza settimanale come da tradizione con un editoriale del venerdì sul web, mi accompagnerà fin quando avrò voglia di scrivere ma soprattutto la forza di farlo.
Discorso diverso e quello riguardante la mia presenza fisica.
Chi mi conosce sa che non tengo ad apparire, sa che preferisco che chi lo voglia abbia la volontà di leggere ciò che penso e condividere con me forti emozioni nel segno di trovate affinità elettive, pertanto, almeno durante questo 20° compleanno ad eccezione dell’appuntamento annuale del 25-Ottobre-2020 in teatro per Leggendo Epruno, perdonatemi se rifuggirò la mia presenza.
Per quanto concerne questo appuntamento radiofonico, fin quando lo gradirete, fin quando la linea editoriale di Radio Time lo riterrà opportuno, fin quando Mario Caminità mi darà disponibilità (non esiste una “voce di Epruno” senza Mario) ma più di ogni cosa, F.Q.N.S. noi saremo qui, in qualunque orario il palinsesto ci vorrà riservare, con tutta la voglia di divertirci con chi vorrà divertirsi con noi in pieno spirito eprunico.
Un abbraccio, Epruno
In occasione della fine dell’anno 2019, in diretta dagli Studi di Radio Time , a reti unificate (Facebook profilo “La Voce di Epruno”; Facebook gruppo “Io leggo Epruno”; Facebook gruppo “Gruppo d’Ascolto di FQNS – La Voce di Epruno”; Facebook pagina “Epruno, il Bello della Vita”; blog “www.epruno.it/”)
“Questa è l’ultima puntata del 2019 e quei pochi fortunati, i miei fedelissimi “24 lettori” la staranno ascoltando in diretta alle ore 21.07 circa di lunedì 30 dicembre, gli altri più comodamente la staranno ascoltando in replica già nel nuovo anno e saremo nel 2020.“
Carissimi
Nel 2020 Epruno farà 20 anni di attività e sembra così strano che questo fantastico appuntamento mediatico editorialistico, trasformatosi successivamente in questo appuntamento radiofonico dal 2010, abbia visto già passare un ventennio del nuovo secolo.
Non vi nascondo che mi approccio al nuovo anno con tanta rabbia dentro consapevole del fatto che questo mondo a differenza delle aspettative, in questo periodo, non sia migliorato per nulla, benché imbonitori e venditori di pentole ci propinino giornalmente le loro visioni positive di ciò che starebbe accadendo, mentre la loro incapacità rispettare anche gli obiettivi minimi è sempre colpa di chi c’è stato prima.
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Carissimi,
Si chiudono gli “anni dieci”, qualcuno potrebbe dire: “finalmente”.
Purtroppo sono stati degli anni difficili, ma non unici nel loro genere. La contingenza economica ha caratterizzato una crisi globale del pianeta, azioni scellerate portate avanti dalle potenze occidentali negli scenari già caldi quali quelli mediorientali e del nord africa, hanno portato alla guerra civile in Siria e all’uccisione di Gheddafi con la destabilizzazione della Libia e del nord africa e tutto ciò ha portato il proliferare dello stato islamico e del terrorismo, quest’ultimo per fortuna negli ultimi anni parzialmente fronteggiato.
Ci hanno lasciato grandi artisti, abbiamo subito calamità naturali, disastri, abbiamo visto le dimissioni di un Papa e di un Presidente della Repubblica, la nuova cancellazione del Palermo calcio, ma tutto ciò è nella ciclicità della natura, ma quello che ancora suona strano per la mia generazione è il confrontarsi con queste date.
I millenniers ovviamente si trovano a loro aggio ma io ero cresciuto con detti che suonavano come: “ma comu si du 2” (ma come sei dei 2) intendendo: “sei nato nel 1902? Sei antico”.
Il 2002 era stato di contro quasi 20 anni fà ed eravamo già grandi, o il pensare al 2020 come centenario degli anni 20 se riferiti al 1920, decennio che vide la nascita del ventennio e di “storie” ancora oggi non metabolizzate.
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Carissimi,
Ce li facciamo gli auguri di Natale?
Ogni anno celebriamo la nascita e attraverso questa ricorrenza, festeggiamo una perenne rinascita dell’essere umano affidando ad esso tutti i buoni propositi di cambiamento. Dobbiamo cambiare, vogliamo cambiare e attraverso questo auspicio lo trasmettiamo agli altri con gli Auguri.
Eviterò come sempre gli Auguri “obbligati” tra quelli che si sono definite “autorità” ma che non hanno alcuna “autorevolezza”.
Gli Auguri a mio parere dovrebbero avere un costo affinché li si possano spendere con raziocinio, non comprendo perché bisogna fare degli auguri generalizzati, ipocriti a sconosciuti o a gente che non conosciamo.
Perché si fanno gli Auguri? Chi ha bisogno di Auguri? Cosa sto facendo per cui la gente debba farmi gli auguri? C’è una perdita di valori in tutto finanche nelle parole.
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