“Lettera a Babbo Natale Caduta dal Sacco”

“Carissimo Babbo Natale

Non fare finta di non conoscermi, io sono un bambino.

E sono un bambino anche un po’ seccato nei tuoi confronti perché ogni anno finisco per essere dimenticato da te ad ora dei regali.

Capisco che non nasco allo ZEN e non nasco neanche in Via Libertà e quindi non ci saranno né organizzazioni che vogliono pulirsi la coscienza né famiglie che stanno bene dietro te a finanziarti i miei regali, io sono figlio di un operaio disoccupato e di una impiegata a tempo parziale (non chiedermi che significa, ricordati che ho sempre dieci anni).

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Tradizionale Discorso di Fine Anno di Epruno alla Nazione

In occasione della fine dell’anno 2020, a reti unificate (Facebook profilo “La Voce di Epruno”; Facebook gruppo “Io leggo Epruno”; Facebook gruppo “Gruppo d’Ascolto di FQNS – La Voce di Epruno”; Facebook pagina “Epruno, il Bello della Vita”; blog “www.epruno.it/”)

Carissimi

Chiudiamo a fatica questo 2020. Chi paventava tanto dall’assonanza numerica di cose accadute nel secolo scorso con questo ventennio, mai poteva pensare che l’unica similitudine sarebbe stata con una delle più grosse tragedie pandemiche accaduta appena cento fa con l’avvento della devastante spagnola. Chi pensava a svolte populistiche e alla riproposizione del ventennio “dell’uomo nero”, chi come me pensava all’Art Nouveau o al ballo del Charleston ed ecco ripiombare invece in un incubo terribile che per la prima volta ci ha fatto assaggiare il concetto reale di globalità e non soltanto da un punto di vista economico.

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“Zio Felice e la scatola di latta”

Carissimi,

Non posso pensare al Natale, senza pensare a Zio Felice.

Felice di nome perché nei miei ricordi di bambino, Zio Felice era sempre “ncazzatu”, benché nei miei confronti godesse di una sorta di predilezione data al più piccolo dei nipoti che lo aveva per empatia scelto come zio di riferimento soprattutto nelle festività natalizie, in quel periodo che si apriva con la notte del 24 dicembre e si chiudeva il 6 gennaio, dopo un lungo periodo di visite ricambiate, di tavolate luculliane e di giocate a tombola o al mercante in ferie, dove per rispetto gli veniva dato il compito di “tirare i numeri” o estrarre le carte.

Lo Zio Felice era quello che oggi non potremmo definire “un congiunto”, poiché zio acquisito, avendo sposato una cugina dei miei genitori, ma molto vicina alla famiglia.

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“Il Destino di una Goccia”

Carissimi

“Se lei non mi fa parlare……. Io l’ho fatta parlare!”

“Per essere è bella, ma chi l’ha fatta questa cosa? Certamente il sindaco di prima.”

Lo so va di male in peggio e come direbbe il poeta “tira a campare, non cambierà!”

Sono stato da sempre un “medico” che ho deciso di rimanere a fare il “missionario tra la mia gente” e che il migliore dei complimenti che ho ricevuto è stato: “ma uno come te che ci stai a fare ancora qua?

Che ci sto a fare qua? Ci sono nato e vorrei esser da sempre determinante per la mia terra, la mia gente. Ho studiato non perché mi interessasse mettere un titolo davanti al mio nome, per essere importante, testimonianza ne è che per scrivere neanche lo uso il titolo, a lavoro neanche lo uso il titolo e chi mi vuole fare prio mi chiama “architetto”, al limite “dottore”. Quel titolo che mi porto dentro di me ancor prima di averlo acquisito, me lo porto fin da bambino quando non avevo dubbi sui miei sogni.

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“All’Ombra dei Cipressi e dentro le Urne”

Il Caro Foscolo non si dimentica mai, qualcuno tra di voi “malpensanti” pensava che sto per parlare del cipresso quale albero scelto per fare prio ai palermitani durante le festività natalizie in piazza politeama?

Mi dispiace deludervi, ma volevo parlare di tutt’altro partendo da una poesia tra le più belle della nostra letteratura e legata ad un mio momento di grande soddisfazione agli esami di maturità scientifica.

Quei cipressi alti e la rimembranza, mi ricordano quel periodo in cui stavo preparando gli orali della maturità e mi lasciai convincere dal mio amico Tony che vive beatamente in Olanda da decenni, facendo il ristoratore, ma che allora era uno studente mio coetaneo che sperimentava le frontiere della nuova istruzione, preparando più anni in uno e studiando la notte dovendo di giorno ottemperare ad altri obblighi.

Tony mi assicurava che alzandosi presto ancor prima dell’alba, verso le ore 4.00 si poteva raggiungere la massima concentrazione, studiare fino alle 10.00 del mattino ed avere di davanti una giornata per potersi divertire ed andare al mare con gli amici.

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“Credete che stiano dormendo?”

Carissimi

Una deliziosa pubblicità televisiva della mia infanzia iniziava con due genitori davanti ad una porta chiusa, di sera che stavano a domandarsi, il perché ci fosse silenzio e cosa facessero i figli, dicendo rivolti alla camera: “credete che stiano dormendo?”

Quale stupore in loro nell’aprire la porta e vedere i bambini che giocavano, saltando sul letto, dandosi colpi di cuscino, il con un motivetto stupido di sottofondo che risuonava come “bidibodibu, bidibodibe” ….

Divertente. Ma sono meno divertito oggi pensando in questo momento a cosa facciano certe “persone grandi” che dovrebbero avere buon senso per loro e per tutti, dietro quella porta (più prestigiosa) in quelle stanze dei bottoni, sapendo che adesso tanto silenzio ci disturba in questo caso, non perché i grandi non abbiano diritto anche loro di distrarsi, ma non in questo momento che hanno nelle mani le sorti della collettività, in questo caso dell’umanità.

Sono passati almeno 10 mesi ormai. L’allarme per questa pandemia che ci ha cambiato la vita è stato costante 24 ore su 24 Ore, non ci sono stati media che non abbiano dedicato al largo spazio all’argomento, eppure dopo tutto questo tempo, il silenzio di chi dovrebbe parlare e non di quelli che non hanno nulla da dire, mi infonde un brivido sulla schiena e non trattasi d’influenza, cosa scongiurabile, poiché qualunque influenza potrebbe risultarmi fatale. Leggi il resto dell’ articolo »

Si Può Dire, “è Figlio a Me!”

La gente, diciamolo francamente, ha bisogno di crearsi e credere nei propri idoli, poiché anche se a volte agnostica di facciata è convinta che i miracoli esistono e che solo un miracolo li possa salvare.

C’è stato da sempre spazio per gli urlatori e i populisti, coloro che a parte l’aizzare o raccogliere rabbia ed insoddisfazione altrui per il solo loro tornaconto, o per la loro vanagloria, non fanno nulla di altro per la collettività e che dopo averti regalato grandi amori, grandi speranze, sono destinati a deluderti e a lasciarti disfiziato non creando alcun mito di sé stesso.

Lo è stato e in alcuni casi purtroppo lo è ancora, per alcuni personaggi della politica e del governo delle nostre città che hanno “irretito” e poi deluso profondamente, incidendo non poco nella distruzione dei sogni e nei destini altrui, limitandosi a rimanere determinanti per i pochi a loro vicini.

Ecco perché oggi non mi posso approcciare con ironia e banalità all’isteria collettiva argentina o dei napoletani manifestata per la morte di Maradona, personaggio atipico che verrà consegnato alla storia con un bagaglio di errori in una vita privata spesso sregolata, ma dotato di due grandi qualità, la prima, quella che lo ha reso noto ed unico, il sapere toccare e giocare con la palla e la seconda, un cuore grande che paradossalmente alla fine lo ha tradito.

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Giotto e i Messicani

Non c’è cosa peggiore di chi in difficoltà e non si vuole fare aiutare, specialmente se ormai non ha alcuna speranza di salvarsi.

Quante volte avete offerto la vostra disponibilità consoni del fatto che sareste potuti essere di aiuto per qualcosa che sapevate fare bene e di cui ce n’era necessità?

Penso che ognuno di noi ha una sua storia, una sua competenza specifica, eppure al difuori della mercificazione del nostro lavoro, quando questo è oggetto di interesse pubblico, o meglio quando questo va fatto per la collettività, sono in pochi a trovare la modestia e la disponibilità di mettersi a disposizione anche se il più delle volte ciò non comporta alcun guadagno.

Bene anche questo tipo di disponibilità o aiuto viene spesso scambiato per ambizione e ci può stare se non fosse che una seria ambizione ha la sua età. Non si può essere per sempre ambiziosi poiché c’è una fase della vita in cui si studia, una fase della vita in cui si fa gavetta mettendo in pratica le nozioni, emulando la gente più preparata con la quale si entra in contatto, c’è la fase di realizzazione e di raccolta dei frutti e poi c’è la maturata saggezza, nella quale non abbiamo nulla da dimostrare se non metterci a disposizione, se non fosse che la politica non permette ciò senza che questa disponibilità anche quando si diventa premi Nobel, non sia etichettata e schierata.

Avete visto uomini soli e liberi giungere ai vertici di qualcosa in questa amata realtà.

Pertanto anche se rispondete ad un annuncio di tipo Kennediano e vi chiedete “cosa potete fare per il vostro paese” inevitabilmente vi verrà chiesto: “A cu appartieni?”

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Mi sono chiesto questa notte: dov’è l’Idaho?

Carissimi,

questa notte nel tentativo di prendere sonno pensavo: “Ma lo stato dell’IDAHO, dove cavolo sta e soprattutto con chi confina?”

Lo so, prima che me lo chiediate voi me lo chiedo io: “Ma che ca*** di problemi hai?”

A voi sembra una cosa da poco, ma a me piace sempre “stare sul pezzo” e in momenti come questi dove se disperatamente pressate il tasto di un cambia canale e vi trovate davanti ad un notiziario o si parla di emergenza Covid con tutte le paure che comporta o si parla dell’altra paura (ovviamente per chi non lo supporta/sopporta) e cioè, la possibilità che “ciuffettino biondo” possa essere riconfermato per un secondo mandato (cosa scontata per gli ultimi presidenti, ma ormai numericamente impossibile quest’anno).

I pensieri ormai sono solo geografici poiché questo periodo straordinario sta sembrando una alfabetizzazione elementare su cose basilari e semplici, quali lavarsi le mani (e qui la D’Urso ha aiutato tanto l’Italia), conoscere la geografia, gli stati e le regioni per riuscire a comprendere il DPCM, cosa che ormai insieme alla parola “ordinanza” e sulla bocca di tutti, come le esternazioni colorate sull’albero genealogico del presidente del consiglio.

Paradossalmente se all’uomo di strada chiedi, cosa ha fatto il Palermo, oggi potresti sentirti rispondere “non lo so”, ma se chiedi cosa è un DPCM all’operatore ecologico della tua zona ti sentiresti rispondere: “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.). Trattasi di una fonte normativa secondaria in forma di atto amministrativo, adottato per mettere in pratica cose previste in norme precedenti, o per varare regolamenti attuativi.”

Ti verrebbe di rispondergli: “estiquatsi!”

Ricevendo di contro una risposta; “e ci credo, dopo che è otto mesi che in TV ma fannu a turruni”.

Il significato è chiaro senza necessità di traduzione, ma il tutto evidenzia una partecipazione popolare consapevole, frutto di un indottrinamento forzato e pertanto io che ho speso venti anni a scrivere su domande del tipo “che cosa è l’uomo”, sono giunto alla considerazione di dovermi chiedere ancor prima di “cosa debba fare l’uomo”, la domanda delle domande “che cosa debba sapere l’uomo?

Per il momento è necessario che tutti sappiano cosa sia un “virologo” e cosa significhi “curva di contagio” a prescindere se sarà il Prof. Galli a presentare il prossimo Sanremo, ma fin quando questi numeri rimangono ballerini è interessante occuparsi della politica estera, della politica americana perché qui dalle nostre parti parlare di politica è tanto appassionante quanto parlare dell’estinzione della Capra Ibex.

Scopriamo tutti, ma non per curiosità, ma perché tutte le TV non parlano d’altro, il meraviglioso esempio di democrazia che è l’America (U.S.A.) e questo dentro i propri confini, poiché quando esporta questa democrazia all’estero con droni e bombe intelligenti, bisogna non solo limitarsi a conoscere la geografia politica, ma bensì conoscere anche la geografica economica (quella parte camurrusa e antipatica studiate ai tempi della scuole), scoprendo che questa democrazia si esporta generalmente non dove c’è fame, migrazioni e guerre per il cibo, ma dove ci sono ricchezze nel sottosuolo, ci sarà un motivo?

Pertanto tornando al bell’esempio di democrazia statunitense dove per giungere ad eleggere un presidente per un quadriennio, c’accumincianu un anno prima e finiscono quattro mesi dopo, non ci si può non affascinare su vicende personali di un uomo che potrebbe dichiarare guerra e portare morte nelle parti più sperdute del mondo, se ciò coincide con il desiderio di portare la democrazia, ma rischiare di contro di esser costretto alle dimissioni se scoperto sotto la scrivania della stanza ovale a fare sesso con una stagista.

Mi direte, ma queste cose in Italia, “in Paliermu” come vengono vissute? Non votate anche voi?

La situazione è più complicata, in America si vota per posta, di presenza, si fanno primarie, qui si fa tutto lo stesso, ma per finta, poiché lì si sceglie l’uomo più potente del mondo che rappresenta regolarmente due modi di vedere la gestione dello stato, quello dell’elefantino rosso repubblicano e quello dell’asinello blu democratico che altro non sono che due stili di vita diversi e spesso ci si rifà ai padri fondatori.

Qui a prescindere che chi si candida non rappresenta uno storico modo di pensare o un particolare modo d’intendere la gestione della cosa pubblica (intesa come bene collettivo), chi lo fa o cerca soltanto di risolvere la propria vita o lo fa con un progetto di accaparramento di tutto ciò che è pubblico con i propri uomini, lasciando il problema irrisolto alla fine del mandato e dando la colpa a chi lo ha preceduto e il tutto motivato da un manifesto nel quale ci si erge a paladino per la difesa o la memoria di disgrazie accadute negli anni remoti e dei quali non si è neanche stati testimoni.

Quindi capirete la differenza di passione che può mettere un elettore nello scendere da casa sapendo che il suo voto sarà determinante per orientare la politica di una nazione e di conseguenza del mondo e un elettore locale che esprimerà una preferenza per dare una parvenza di democrazia al momento elettorale e per consolidare di fatto un auto referenziato gattopardesco gruppo di gestione di “un circolo privato”.

Un abbraccio, Epruno

 

P.S. Lo stato dell’IDAHO, confina a nord con il Canada, ad est con il Montana e il Wyoming, a sud con Nevada e Utah e a nord con Oregon e lo stato di Washington ed esprime 12 grandi elettori. Anche questa è cultura in tempi di segregazione compartimentata anti-covid.

E se gli Alieni fossero già tra di Noi?

Colpito come molti dalle serie televisive di fantascienza, mi sono sempre appassionato a quelle vicende in cui gli alieni sono nascosti tra gli esseri umani, mimetizzandosi e copiandone le sembianze e il più delle volte queste storie non sono a lieto fine, ma mi consolo con la rassegnazione che ciò non può esistere nella realtà e come diceva una persona a me molto cara concludo il ragionamento con l’affermazione: “fatti veri non successi”.

In questo ventesimo compleanno di scrittura, anno dei festeggiamenti aperto lo scorso 25 ottobre, mi sono cimentato a fare una raccolta di quanto da me scritto per tenerlo custodito in ordine, tranquilli, una promessa e una promessa e io ho una parola sola e se volete ve lo dico in aramaico, “io non scriverò mai un libro nelle vesti di Epruno”.

Comunque tornando a quanto prima detto, risistemando pezzi e file ho scoperto che io di questi alieni ho parlato tanto in questi anni, non volendomi accorgere di averne fatto cenno mentre parlavo dell’essere umano del mio mondo quotidiano e non vi nascondo che ho avuto un po’ paura nel prenderne consapevolezza, poiché questi alieni non sono altro che una nostra mutazione genetica, ben mimetizzata, una sorta di copia dell’essere umano perfetto (irriconoscibile se non lo si vedesse all’opera) alla quale manca qualcosa.

Vi annuncio quindi che l’essere del domani, la nostra evoluzione, l’umanità vincente rispetto a noi avrà dei pezzi interiori in meno, degli organi in meno, ma riuscirà a vivere lo stesso.

Ne abbiamo fatto di straminie al nostro corpo esternamente, tatuandolo, inserendo piercing, rovinandoci i capelli, rifacendoci con protesi parti del nostro corpo, ma questo è un peccato veniale rispetto a ciò che ci aspetterà e siccome non riesco a mantenere un segreto con voi, sto fremendo per raccontarvi quanto ho scoperto.

Costoro, nascono senza fegato e campano, voi mi chiederete: “e come è possibile?

Eppure anche ai giorni d’oggi con quanta gente che il fegato, non lo hanno mai avuto, avete incontrato?

Vi dirò di più, ho conosciuto gente che oltre a non avere il fegato per fare il proprio dovere, addirittura non avevo neanche l’organo genitale maschile, piatti, come i bambolotti di plastica e sono certo che li avrete conosciuto anche voi, questi “alieni sulla terra”, coloro che come si suole dire “vorrebbero fare sesso utilizzando l’organo genitale di qualcun altro”, coloro che si lamentano sempre utilizzando i verbi riflessivi del tipo: “si dovrebbe fare qualcosa, è il momento che ciò finisca!

Bravo, tieni qua il bastone e vai a fare la rivoluzione, non fomentare altri stando sempre dietro le quinte di chi va in prima linea affrontando il problema.

Ma ci sono altri che nascono senza cervello e campano, si ma “che ve lo dico a fare” quanti ne incontrate di questi balordi al giorno d’oggi, come quelli che continuano a non rispettare le regole mettendo in pericolo se stessi ma molto di più gli altri, come quando passano con il semaforo rosso, o come quando ancor peggio continuano a disattendere tutte le disposizioni per il rispetto della salute collettiva.

Ma la categoria di “alieni” più brutta è rappresentata da coloro che nascono senza cuore, addirittura non con il cuore a destra, ma senza questo organo che in casi eccezionali dovrebbe sopperire non dico la mancanza, ma alla presenza di cervelli, seppur sottosviluppati e invece, costoro non tengono alcun cuore e li sgamiamo da cose semplici non per una presenza di cinismo in loro.

Vivendo a contatto con il prossimo riescono a sviluppare un ego tale, frutto probabilmente di chi sa quali altre carenze, accentrando a sé la visione del proprio mondo e ferendo ed uccidendo il prossimo per la supremazia della specie, con i propri comportamenti, a volte ergendosi a giudice, a volte con le parole, non sapendo quanto sia importante il cuore ancor più delle corde vocali, quante volte sarebbe opportuno tacere?

Eppure in un mondo come quello nostro frastornato che ha carenze di “amore” per il prossimo, di solidarietà, di protezione dei buoni sentimenti, non riuscire a percepire ciò rende costoro “alieni” anche se essi sono “in tutto e per tutto esseri umani”. È una evoluzione della specie, vi dicevo, c’è chi alla mattina svegliandosi e specchiandosi si ritrova scarafaggio e c’è chi pronto al futuro scopre di diventare giorno dopo giorno un alieno in questa società. Un abbraccio Epruno.