
Tutto ciò che sappiamo lo abbiamo appreso da vecchi filmati in B/N, spesso da racconti riportati da gente schierata e siccome la storia la scrivono i vincitori, non c’è verso di sapere una verità obiettiva.
Una cosa certa, quando comanda uno solo, quando ti impongono distintivi nell’asola, quando devi essere iscritto ad un partito per non perdere il posto, qualunque “ideologia giusta” se ne va a farsi fottere.
Qualunque sistema tenuto in piedi dalla soppressione fisica o mentale di chi dissente si allontana ogni giorno sempre di più dalla verità e dalla giustizia ed a te anche se ci hai creduto, non ti resta che attendere l’arrivo delle “truppe alleate”, ma alleate di chi?
Oggi un Grande della Storia compie 90 Anni, malgrado il suo nome sia associato alla caduta del muro di Berlino, ogni volta che penso a Lui penso all’Amore con la “A” maiuscola e a quell’ultimo bacio dato alla moglie in quella bara aperta, penso al suo pianto nel dover dire addio per sempre a quella donna che teneva parimenti la ribalta in tutte le cerimonie di stato all’occidente, regalando una diversa visione da quella stereotipata dell’URSS dell’epoca, regalandoci l’immagine di una coppia molto legata. 
Carissimi.
Se mi doveste chiedere qual è la cosa che mi affascina tanto ma non farei mai, vi risponderei subito il sindaco della mia città.
È certamente una figura di prestigio che giunti all’ultimo terzo della propria vita, un professionista come me, potrebbe ambire a fare, anche nell’ottica di un servizio da fornire alla propria collettività, ma se dovessi soffermarmi a ciò che leggo dai giornali o vedo sui media vi risponderei subito: “Ma chi me lo fa fare?”
Non nascondo che ho avuto l’onore di servire la mia città in vari ruoli di responsabilità o di consulenza, ma grazie al cielo sono anche riuscito a ricavarmi questo spazio per scrivere e da quando ci sono i social, anche per cazzeggiare, nel fine settimana, trovandone grande giovamento e forza per affermare e mie difficili settimane lavorative ma soprattutto per saper selezionare le affinità elettive attraverso la scoperta di gente intelligente che sapesse leggere oltre le parole.
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Gli vedevo sbattere la mano su quella Bibbia posta su una importante scrivania con un antico piccolo crocifisso ligneo da tavolo posto su un piedistallo, ed un elegante sottomano con la sua preziosa penna stilografica in bella mostra, mentre gridava al suo collaboratore entrato nella stanza durante il nostro colloquio.
Più che il suo gesto d’ira era ciò che pronunciava il potente pio professionista mentre toccava quella Bibbia, quelle parole piene di livore riferite ad un impiegato reo di qualcosa o di un disatteso adempimento.
Gridava: “Io a questo per quanto è vero Dio lo rovino per tutta la vita!”
Quel nominare invano il nome dell’onnipotente per me che ero giovane credente, mentre maltrattava in segno di potere i simboli della fede, in una stanza con foto ben in mostra di incontri con i cardinali, o addirittura con il Papa, o nell’indossare il mantello durante una speciale funzione religiosa, mi colpi molto.
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Carissimi
Ma che ve lo dico a fare. Ognuno di voi la mattina esce da casa dopo essersi guardato allo specchio con quella indistinguibile sensazione di essere il migliore, con la rabbia di Chuc Norris e pieno di click come a Clint Eastwood al quale hanno fatto cadere involontariamente il suo whisky per terra.
Uscite dalla Vostra tana pronto a rivoltarlo come un calzino questo mondo, poi mettete i piedi per strada, fuori dal vostro uscio di casa e scoprite che c’è la presenza ingombrante di tutta quella pletora di individui che non siete voi e che normalmente chiamiamo gli “altri”.
Gli altri, coloro che vi portano le infezioni e le pandemie, che mangiano pipistrelli o giungono con i barconi dopo aver mangiato chi sa che cosa e con il loro iPhone che non cresce nei loro paesi sopra gli alberi (anzi li non cresce proprio niente perché c’è la siccità ma ci sono le armi e i fuori strada), vi si presentano con il cappello in mano dicendo: “amigo, devo mangiare”.
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Quella notte per mia richiesta non si spense la luce di quella commissione al quarto piano negli uffici dell’Ordine degli Ingegneri, era il minimo che potessi fare da Presidente della Commissione che in quella stanza storicamente si riuniva, per onorare un Uomo che del servizio ai colleghi aveva fatto una missione di vita, senza pretendere alcuna carica, senza sottoporsi ai riflettori e per il quale la sua modestia era grande quanto lo era la sua competenza.
Feci anche un’altra cosa stravagante per molti, aggiunsi un pensiero nel librone dei verbali subito dopo la chiusura di quello della seduta di quel martedì e ricordo che nessuno ebbe a che dire, non perché ero il Presidente, ma perché Enrico meritava tanto e pur essendo uscito dalla ritualità delle operazioni lessi in tutti un sorriso di approvazione.
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Carissimi
Questa settimana davanti allo spettacolo rituale della crisi di governo non posso esimermi di fare una riflessione con voi a voce alta, su una delle mie peculiarità, l’esperienza di amministrazione sia essa pubblica che privata, sia attraverso il lavoro professionale, sia per la mia esperienza di utente, di amministratore e/o consulente che di quella di volontario.
Stiamo lì a vedere i vertici della cosa pubblica, il parlamento, i ministri, le istituzioni, spesso dare uno spettacolo non degno del ruolo e ci stiamo a chiedere: “perché?”
Ma la “cosa pubblica” la conoscete bene o parlate perché Giletti, Mughini, David, etc. vi mettono le parole in bocca nel dare giudizi in quei tribunali populisti televisivi?
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Carissimi
Nulla è come prima, abbiamo voglia di giustificare i nostri attuali comportamenti, la nostra stranezza, pensavamo che tutto potesse accadere, che tutto si potesse fare eppure stiamo facendo tutti i conti con le limitazioni.
Chi di noi non ha avuto una infanzia pensando che quello era si un bel periodo, ma un domani, senza dovere chiedere permessi, chi sa come sarebbe stata la nostra vita.
“Chiedere permessi”, per una persona libera come me è stata una grande sofferenza e dire che non è stato sempre così, ci fu un periodo in cui smisero di darmi il permesso e io mi sentii inizialmente perso.
Passammo comunque dal permesso dei genitori, al permesso della famiglia, fino al permesso del datore di lavoro che non scaturiva dall’affetto come i due precedenti, ma dalla necessità di farti sentire debitore, di doverti fare sentire il peso di appartenere a qualcuno.
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Carissimi
Datemi un dollaro, scusate il lapsus, datemi un euro.
Ecco voi pensate, dopo esser diventati anche voi “cinture nere di serie televisive americane” che da questo momento posso assumere ufficialmente la vostra difesa.
Purtroppo no, siete e siamo indifendibili, l’euro mi serve per darlo all’eroico rider che mi ha portato la pizza a casa, sotto l’acqua e in una serata tanto fredda.
Ma voi mi direte: “perché questa ulteriore generosità visto che il servizio è già compreso del “compenso” per chi vi porta a casa i pasti d’asporto?”
Vi rispondo, perché non ho due euro a portata di mano, diversamente ne darei due, perché il riders non è il solito ragazzino, ma è un po’ “spuntuliddru” non perché è cresciuto, ma perché è un padre di famiglia che di questi tempi ha perso il posto di lavoro.
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Carissimi,
Che succede lì fuori? Inizio a sospettare che ciò che mi raccontate non sempre sia la verità.
A breve farà un anno che siamo sottocoperta e non si hanno notizie certe di cosa succederà a breve.
Ho scherzato spesso in questo anno nel mio blog personale sulle analogie che legano questa nostra condizione agli arresti domiciliari e nell’ironizzare su ciò sono stato realmente “scorretto”, mai nulla potrà essere paragonata alla perdita di libertà per una detenzione, ma a maggior ragione, questa anomala condizione a noi qualcosa rode.
Vedere i festeggiamenti di folle in Cina a Wuhan, senza necessariamente essere “il nemico numero uno di turno degli odiatori del web” (Salvini), non dico che mi rode, ma mi fa notevolmente incazzare, come quando vi tagliano la strada mandandovi a sbattere, senza farsi nulla e vi chiedono scusa.
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