Carissimi
“Ammettetelo, non mi dite che non cacciate, un poco, ma cacciate” così nel periodo universitario un mio conoscente, amante della caccia in un viaggio nella mia amata baviera un giorno disse alla famiglia che ci ospitava (nemica delle armi), alla vista di splendidi paesaggi boschivi durante una passeggiata salutare nel pieno della splendida natura.
A poco valse la reazione stizzita del mio amico tedesco, davanti le insistenze del mio compagno di viaggio, poiché non c’era cosa peggiore del preconcetto e delle idee già formate (fissazioni) che trovano più facile fare di tutta l’erba un fascio che fermarsi a riflettere ed approfondire il tutto prima di esprimere un giudizio, pur sempre rivedibile.
Amiamo le “verità assolute” e troviamo comodo il fidarci di ciò che ci raccontano che approfondire personalmente la conoscenza dei fatti e delle persone e non per “lagnusia”, ma per pochezza mentale a volte.
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Carissimi
Oggi parliamo di politica. Mi chiederete ma perchè Epruno deve parlare di politica, cosa ne capisce? Epruno non si occupa del senso ironico della vita?
Esatto, visto che è risaputo che non capisco nulla di politica qualunque mio discorso non potrà che essere ironico e fare sorridere coloro che “ne capiscono” o come spesso dico “ca sinni sientinu“.
Io vivo tra la gente e a Palermo, poi per un caso fortuito faccio il “dipendente” e devo stare attento a non rilasciare qualche giudizio che entri in conflitto d’interessi con il mio ruolo e di fatti non mi sogno minimamente di dirvi quali siano “i wc che mi abbiano dato più soddisfazione nel riparali nella mia funzione d’ingegnere“, per me i “cessi sono tutti uguali” ed alla stessa maniera non mi ruberete mai il “segreto di sapere per chi voto”, per me gli amministratori sono tutti uguali ed eroici, qualunque sia la loro provenienza ideologica ed il loro posizionamento tra gli scranni di Palazzo delle Aquile.
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Carissimi
Stavamo per tirare le somme di un lungo “incidente” che in questi due anni ci aveva di certo sconvolto le vite e personalmente riflettevo da qualche giorno su cosa mi avesse lasciato da custodire per il futuro questa terribile pandemia e non nascondo di aver preso tanti appunti su quel foglio di carta, prima di dover giungere ad una sintesi.
Non avevo purtroppo ancora recepito e metabolizzato la notizia dell’aggressione russa all’Ucraina, quella che tutti chiamano “guerra” ma che io continuo ancora a chiamare “barbara invasione”, in quanto una guerra è una contrapposizione biunivoca tra due forze e non mi risulta che gli ucraini ad oggi stiano bombardando città russe, ma non mi voglio qui soffermare su un tema che merita ancora oltre tanto sdegno, doveroso approfondimento e vedo che già in tv gli esperti di guerra hanno sostituito i virologi nei dibattiti e pertanto preferisco per il momento ascoltare e tentare di capire.
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Carissimi
Cugino Pietro, lui si che aveva capito tutto della vita, ma non era stato semplice neanche per lui arrivarci.
Aveva dovuto attendere l’avvento dei capelli bianchi e anche le sopracciglia e quando il pesante occhiale da vista imperava su un naso importante i suoi occhioni blu e profondi ti parlavano parallelamente, su una seconda traccia mentre la bocca coperta mitragliava migliaia di parole che lo ammetto io avevo difficoltà a seguire visto il repentino voler saltare da un argomento all’altro.
La vita non gli aveva dato tutto, non aveva figli, ma tutto il resto se lo era guadagnato e preso da solo, non erano mai stati i soldi il suo problema, anzi in molti avevano approfittato di questo suo status per spillargli aiuti di tutti i tipi ai quali non aveva saputo sottrarsi.
Oggi che aveva compreso come gira la vita era come un anziano animale ferito che soffocava il dolore dentro di sé ogni qualvolta vedeva che il suo amore verso il prossimo veniva sconfitto dall’egoismo e dalla voglia di capitalizzare la qualunque cosa e renderla monetizzabile, specialmente dalle persone più vicine a lui, i suoi sentimenti più puri, la “famiglia”.
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“Io non vi dico per quale partito dovete votare, ma basta che sia un partito democratico e contemporaneamente cristiano”.
Che bei tempi, quando i “parrini” tuonavano dal loro pulpito arringando la folla di vecchiette vestite a nero tra i banchi della chiesa, “tra un padre nostro e una estrema unzione” e tutti sapevamo che se si votava lo scudo crociato avevamo la protezione e la benevolenza della chiesa e soprattutto un occhio di riguardo da parte di Dio.
E come erano belle le domeniche in chiesa con il pio ”On. Burbazza” in prima fila con tutta la famiglia a farsi la comunione ed a pregare in ginocchio di fronte l’altare e noi sapevamo che quelli erano governanti benedetti dal Signore a differenza di quegli altri mangia preti e soprattutto mangia bambini senza alcun rispetto per la chiesa e che vivevano in modo promiscuo, senza essere sposati e facendo sesso tra uomo e donne e avendo bambini fuori dal vincolo del matrimonio, famiglie allargate, sesso libero e fumavano roba che ti faceva scoppiare il cervello e portavano le minigonne neanche fossero nude con tutte cosce di fuori.
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Carissimi
Quando si parla di pazienza spesso si parla di Giobbe, perché?
La nostra religione annovera nell’Antico Testamento, nel “libro di Giobbe”, un uomo molto “pacinziuso”, ma no di poco? Giobbe, questo era il suo nome, era una persona che aveva una fede smisurata in Dio e tutti gli amici lo conoscevano, ne parlavano bene, in vita e non come si fa in genere rispondendo ai giornalisti quando intervistano le persone che hanno conosciuto la vittima o l’autore di efferati delitti, definendola persona da tutti conosciuta come “tranquilla, riservata e gentile”.
Con chiunque ne parlavi, Di Giobbe, normalmente ti veniva detto che era un “uomo saggio, onesto, sincero, ricco e molto devoto a Dio” (pure ricco, ma “molto devoto di Dio”) e come spesso capita, è proprio per questa devozione che ti attiri l’attenzione del diavolo che ci vuole mettere il suo zampino per capire se trattasi di “devozione vera a qualunque costo” o delle solite devozioni di noi cristiani che ci battiamo il petto la domenica in chiesa e di settimana facciamo un sacco di nefandezze, tanto poi ce le confessiamo e veniamo assolti. Con questo sistema rischiamo di trovarci accanto in paradiso (per chi avrà la fortuna di andarci) Adolf Hitler il quale alla fine si è pentito e ha chiesto scusa, come Johnny Stecchino a Cozzamara, e noi che ne sappiamo? Mica c’eravamo?
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Carissimi
Questo è un momento particolare per la socializzazione, lo possiamo dire senza pericolo di essere smentiti, sentendo la tv tutti dobbiamo avere il terrore dell’untore e di essere unti non più dal Signore, ma dall’idiota di turno.
Uscire da casa, rischia di diventare una remota probabilità per chi non è obbligato a farlo, per chi come me aveva l’abitudine del “cusciuliamento” e ne aveva fatto una ragione di vita, per chi come me se la sera non era “aperitivo”, non era “serata”, insomma per tutti quei discendenti della “Palermo da bere”, della “Palermo le un bel Palermo”.
“Abituati c’eravamo!”
Scusatemi, lo so da qualche tempo mi scappa qualche “momento casual” dovuto ad espressioni dialettali che poco si sposano con gli inglesismi ma io non me ne vergogno perché le mie radici, oltre la mia nascita, sono legati a questa terra e non solo, ma il mio alto grado di istruzione si sposa con la voglia non soltanto di fagocitare il dizionario dell’enciclopedia Treccani ma anche quello di riuscire a comunicare anche con l’uomo della strada che ha dovuto ripetere la prima elementare tre volte prima che il bidello (neanche il maestro) gli dicesse: “levaci mano che non è cosa per te l’istruzione”.
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Carissimi
Decidere sembra una cosa facile e scontata, ma rimane pur sempre una cosa rara, poiché una decisione comporta una assunzione di responsabilità e allora cosa c’è di meglio che temporeggiare lasciando nelle mani del destino o nell’iniziativa altrui (nella speranza che questi possano sbagliare) la soluzione del tutto? Ma sono esistiti uomini che hanno preso le giuste decisioni pur andando contro corrente e pagando cara questa loro ostinazione, ma costoro hanno finito per fare la differenza.
Vi è mai capitato da persone per bene, oneste e innocenti, di finire nelle maglie della giustizia?
A volte anche per situazione banali, a volte per “atto dovuto” perché ricoprite un ruolo, a volte perché siete stati ingannati da qualcuno in cui ponevate la vostra fiducia, a volte per un collaboratore disonesto. Qualunque sia stata la motivazione, finite per esser risucchiati in un contesto lontano dal vostro essere che finisce per deprimervi, per segnarvi profondamente prima che le sanzioni e la giustizia abbiano fatto il proprio corso scagionandovi pienamente.
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Carissimi
Potessi svegliarmi domani mattina, e potere dire, chiuso un anno si ricomincia da capo, sarebbe bello, ma sappiamo tutti che solo per motivi Amm.vi il 31 dicembre e diverso dal 1° gennaio che segue, diversamente sarebbero solo due giorni consecutivi in una mattinata.
Se si potessero trattare gli anni come si fa con la contabilità, potremmo tirare righe, bilanciare e andare a capo, potremmo ancora accontentarci di rivivere un “anno della marmotta”, ma sappiamo bene che i danni e i pregi dell’anno precedente li ritroveremo pari, pari nell’anno successivo.
Vorrei a volte operare con la vita come si fa con un nastro di un registratore a bobine, mandando avanti e indietro il tutto, cancellando le parti che non mi convengono, ma non si può.
Non avrò mai la forza di perdonare chi per i più svariati motivi, se mai si sapranno, ha messo in discussione il nostro modo di vivere sociale, in mezzo agli altri, l’unica cosa che ci distingue da altre popolazioni più fredde che non ne sentono la necessità.
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Carissimi
Come da tradizione, anche io rivolgo il mio messaggio di fine anno 2021.
Io non ho un mandato che mi scade, rimarrò Epruno fin quando il Signore lo vorrà e pertanto le mie considerazioni sono scevre di scenari legati a scadenze.
Chi rischia di scadere è l’uomo, lo abbiamo visto con la sua fragilità messo a rischio nelle cose che più lo divertivano, il sesso (aids) e i rapporti collettivi, le partecipazioni ad eventi, gli stadi e le movide (il covid) se a questo aggiungete la circostanza che la tavola era stata bandita da qualunque dietologo e rimane vincolata alle sue evocazioni mediatico-televisive dei “si chef” dei “master chef” dei “ristoranti in competizione televisiva” ……. Vi chiederete “che vita!”
Non vi voglio neanche evocare ciò che è stato l’anno vissuto poiché abbiamo parlato soltanto di contagi e già potremmo chiudere qui questo discorso se non ci fosse stato chi dietro questa quinta mediatica abbia continuato ad esercitare male un ruolo pubblico, o si sia trovato le opportunità per speculare, il mondo cattivo è andato avanti, il mondo buono ha perso alcuni pezzi.
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